Le dichiarazione del direttore regionale di Legambiente Claudia Casa rese ieri sul fallimento della raccolta differenziata ad Agrigento suscitano alcune perplessità e necessitano alcune riflessioni.
Di certo, su un fatto siamo d’accordo con la Casa: la raccolta differenziata nella Città dei Templi è fallita. Su questo non ci piove.
Se la Casa, però, continua a puntare il dito solo ed esclusivamente su 120 operai delle ditte incaricate a svolgere il servizio, a suo modo di vedere non reso alla perfezione, commette un grave errore.
“Non si può sparare nel mucchio – come sostengono Giuseppe Di Rosa e il segretario regionale della Cgil Funzione Pubblica Alfonso Buscemi – e colpire onesti lavoratori che ogni mattina svolgono il loro lavoro fra tante difficoltà”.
E di questo anche noi siamo fortemente convinti. La caccia all’uomo, generalizzando magari fatti sporadici, è una lotta miserina. Indicare i responsabili e denunciarli (se questi ci sono mai stati) agli organi preposti sarebbe stato più opportuno.
Certo, Claudia Casa si guarda bene dal nominare il suo vecchio capo regionale di Legambiente Mimmo Fontana, a nostro modo di vedere, principale responsabile sulla disfatta agrigentina in merito alla differenziata.
Già assessore alla Ecologia, Fontana ha portato avanti per almeno un anno il progetto differenziata, nuovo per gli agrigentini. Chiaro che le difficoltà dovevano essere previste, nessuno è perfetto, ma continuare in modo imperterrito a puntare il disto solo sugli operai è un fatto assolutamente disgustoso.
Fontana ha fallito la gestione. Anzi non l’ha nemmeno iniziata perché qualche giorno prima ha deciso “per motivi personali” di abbandonare la nave proprio quando questa stava lasciando il porto per navigare in un mare in tempesta.
Su Fontana muta come un pesce. La Casa ha individuato i responsabili solo negli operatori ecologici.
La direttrice di Legambiente parla, invece, della “piattaforma di riferimento” (appartenente alla Ecoface), sita nei pressi di Ravanusa. In quel luogo, secondo la Casa, avviene ciò che dovrebbe essere svolto a monte, e cioè quella dovuta separazione dei rifiuti che, in questo caso, avrebbe un proprio costo a carico degli utenti agrigentini che “per colpa degli operatori ecologici” che non fanno rispettare questo processo preliminare.
“Poveretti” quei lavoratori della Ecoface che sono costretti a svolgere un lavoro in più a causa delle disfunzioni (secondo la Casa) che avvengono ad Agrigento.
Quella Ecoface che dovrebbe conoscere a fondo il problema in quanto se ne è discusso in un forum tenutosi nel maggio scorso ad Agrigento organizzato da Legambiente e sponsorizzato, fra gli altri, anche dalla stessa Ecoface.