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Anche quest’anno l’ Amministrazione Comunale aderisce alla Notte dei Musei, insieme a tutte le più importanti città d’arte in Italia. Per questa occasione sarà possibile visitare, al costo di 1 euro per sito, il Museo dei Filippini e il Museo di Santo Spirito, in orario serale dalle 20.00 alle 24.00. L’evento è previsto per il prossimo sabato 19 maggio. 

“La Notte dei Musei – come scrive l’assessore Beniamino Biondi – è diventata con gli anni una bella tradizione italiana che ha messo in rete un ampio numero di spazi espositivi che è possibile visitare il fine settimana in orario serale. Un’occasione per consentire a tutti di godere dell’immenso patrimonio di beni ed opere culturali”.

Egregio Signor Presidente,

lo scenario sociale, economico e politico emerso a seguito delle elezioni del 4 marzo  mostra  una realtà difficilissima e paradossale. 

Da un lato  numerosi indicatori  che rilevano  una ripresa che sembrerebbe consentire  all’Italia di lasciarsi alle spalle quasi dieci anni di crisi.

Dall’altro lato, una gravissima ferita: disoccupazione, soprattutto giovanile e femminile ai limiti dell’emergenza  e un dilagante numero di persone che vivono in povertà.

Fotografa un  contesto, caratterizzato da tante eccellenze ma, al tempo stesso, attraversato da lacerazioni profonde e da un disagio crescente.

Manifesta una realtà nella quale confliggono due blocchi: al nord quello composto dal sistema produttivo che reclama nuova semplificazione, meno burocrazia e meno tasse.

Al sud un blocco sociale composto prevalentemente da un numero elevatissimo di persone che non lavorano e da nuovi poveri che attendono di avere qualcosa.

Nord – Sud: una visione così plastica del Paese non si era mai vista. Un  affresco di un Paese incerto, volatile che ha bisogno di una classe dirigente pragmatica,  competente e impegnata, in grado di affrontare le emergenze. Non di qualunquismo. Non di forze settarie che utilizzano il tema securitario, le paure e il bisogno al solo fine elettorale.

Certamente non un ceto politico che mostra tutti i propri limiti ed ha prodotto una situazione di stallo e di incertezza: una impasse che potrebbe condurre  il Paese verso una pericolosa deriva.

La politica deve avere  l’ambizione, il coraggio, il dovere, la capacità di ascolto e di dialogo e di dare risposte concrete attraverso una piattaforma programmatica, alla domanda che proviene dai cittadini.

Una piattaforma  che preveda in primo luogo investimenti infrastrutturali a partire dal Sud, vere misure per l’occupazione per il sud e una significativa riduzione del  cuneo fiscale per le imprese. 

Un antidoto per  neutralizzare il cambiamento che asseconda le linee radicali ed estremiste. Che in definitiva sono le  ragioni della sconfitta della politica: mancata interpretazione della esclusione, della paura e della solitudine.

Soprattutto al  Sud  dove il voto denuncia un estremo disagio di una parte del Paese che non ce la fa più a sopportare  il peso del sottosviluppo e un establishment in cachemire che se ne frega o peggio non ha la capacità di assicurare le politiche di sviluppo che il Paese richiede.   Il colore giallo del Mezzogiorno la dice lunga sulla sfiducia nel futuro e quindi sulla protesta. E fa il paio con realtà diffuse.

Risentimento e ribellione delle periferie e di coloro che si sentono periferici :  Le Pen in Francia, Brexit in Gran Bretagna, Donald Trump negli Stati Uniti. 

Nonostante l’evidenza delle criticità emerse, si assiste  a un impianto irresponsabile che non offre una prospettiva e che, piuttosto che dare il giusto peso  al grido di dolore, porterà  il Paese a nuove elezioni.

E, presumibilmente,  al totale stallo.

Un impianto che non considera  le politiche internazionali, la “questione economica”  e le presumibili reazioni degli investitori.

Che non considera  la sensibilità del mercato: vero  tiranno. Un impianto che potrebbe causare  gravissimo danno all’economia e all’interesse generale.

Appunto per le superiori questioni l’economia per offrire un orizzonte, potrà servire da orientamento – bussola per la politica e  considera re soprattutto, una variabile dirimente: il Paese che cresce meno di tutta l’eurozona e si trova in grave stato stato di confusione, è nelle condizioni di scegliere politiche conservatrici o deve piuttosto promuovere politiche progressiste e riformiste.

D’altrocanto l’esperienza insegna che risulta indispensabile svolgere  una analisi diagnosi corretta sulla reale situazione del Paese che come emerge da recenti rilevazioni è il Paese con i più bassi livelli di istruzione dell’eurozona e che, come ricorda l’Ocse l’Italia è il Paese con le più alte diseguaglianze della zona euro.

Che è il Paese che favorisce la rendita e  scoraggia il merito.

Che la questione più grave è la il divario Nord – Sud.

Che il Mezzogiorno è la parte del Paese cresciuta significamente meno negli ultimi vent’anni, quella con i più bassi livelli di istruzione, quella in cui le diseguaglianze sono più alte, quella con la più alta disoccupazione, la più alta emigrazione, la più alta povertà. 

Data  la “gravità” dell’attuale situazione socio economica – che registra un  Sud devastato economicamente e socialmente –   sarebbe risultato  ragionevole aspettarsi dalle classi dirigenti, dai partiti, dai movimenti un maggiore senso di responsabilità e programmi adeguati. 

Perché chi  assume la responsabilità di un gravoso impegno politico deve avere un realismo lungimirante e il coraggio di indicare e di motivare, dove necessario, anche passaggi faticosi e difficili per arrivare a soluzioni vere e durature per il bene di tutti. 

Temi assenti dai programmi politici e dal dibattito. Basterebbe  accennare solo alcuni dei temi cardine della convivenza civile e delle condizioni per uno sviluppo sostenibile. 

Che avrebbero dovuto offrire  motivazioni  agli elettori, per  esprimere  la propria partecipazione alla vita del Paese e rafforzane il senso democratico. 

Adesso gli elettori si sono espressi con la protesta. La politica ha il dovere di dare  risposte.

La lista delle cose più urgenti: il Sud – che è stato  lasciato indietro, che negli ultimi 15 anni ha registrato la progressiva erosione del reddito pro capite e l’insopportabile aumento dell’ emigrazione (1,7 mln) e che, parte più debole di un Paese che ha subito una lunga  crisi  – oggi  è in evidente “allarme” per l’incidenza della  povertà  assoluta,  più che relativa,  tra i giovani a rischio.

Tutti gravissimi problemi che richiedono risposte nette e non soluzioni semplici a situazioni complesse. I  giovani non vogliono elemosine e assistenzialismo ( anticamera delle clientele) cercano opportunità, cercano di essere protagonisti  e attori del loro futuro.

Infrastrutture e Lavoro sono  la vera priorità.  La definizione del Corridoio Berlino – Palermo è una priorità. La moderna infrastruttura ferroviaria è una priorità. L’autostrada è una priorità. La rete dei porti è una priorità. Il contenimento del dissesto idrogeologico è una priorità. La sostenibilità è una priorità. La riconversione dell’industria che inquina è una priorità. Il Digital divide è una priorità. La infrastruttura scuola – università è una priorità. La mobilità e la mobilità sociale sono una priorità. Creare lavoro dignitoso è una priorità. E’ fortemente radicata l’idea che creare lavoro sia, prima di tutto, il compito delle imprese, ma non basta. Lo Stato deve concorrere e assicurare condizioni favorevoli e infrastrutture fisiche ed immateriali perché le imprese germoglino e creino occupazione.

La necessità di acquisire nuove competenze durante la vita professionale e di migliorare l’incontro fra domanda e offerta sul mercato del lavoro rendono urgente il completamento dei percorsi  iniziati sulle politiche attive: Stato e Regioni devono insieme impegnarsi perché chi cerca lavoro non sia lasciato solo, valorizzando le agenzie del lavoro.

Promuovere politiche dirette a utilizzare con maggiore efficacia  i fondi strutturali e i finanziamenti europei, potenziare la formazione e l’accompagnamento dei giovani, risulta essenziale per attenuare l’ elevato tasso di giovani che non lavorano, non studiano  (Neet). 

Sembrerebbe “ragionevole” affrontare il tema dell’abbassamento del costo del lavoro e della defiscalizzazione al Sud, misure dirette ad  attrarre investimenti effettivi e non solo quelli di “impresari” interessati allo sfruttamento dei contributi, per poi andarsene.

Non per reintrodurre le cosìdette gabbie salariali ma per avvicinare il costo del lavoro  alla più bassa produttività del Sud. 

Altro tema scottante e preoccupante è la Scuola: è scandaloso che nel Paese il gettito dell’Irpef vada per oltre il 22% per spesa pensionistica e solo il 10% per l’istruzione.

L’altissimo tasso di dispersione scolastica e la lunga la transizione tra la conclusione degli studi e l’inserimento nel mondo del lavoro sono elementi estremamente preoccupanti. Occorre pertanto porre particolare attenzione e ripensare un vero investimento nella Scuola.

E’ necessario rafforzare e qualificare ulteriormente il metodo dell’alternanza scuola lavoro e diffondere le tipologie di apprendistato utili al conseguimento dei titoli di studio secondari e terziari durante il rapporto di lavoro (c.d. sistema duale).

E’ necessario, in particolare,  irrobustire i sistemi dell’Istruzione e Formazione Professionale (I&FP) e della formazione post-diploma come quella degli Istituti Tecnici Superiori (ITS), che sono in grado di dotare i giovani delle competenze richieste dalla trasformazione digitale e, più in generale, di quelle legate ai settori emergenti dell’economia globale. 

Formare giovani capaci di affrontare i continui e radicali cambiamenti che caratterizzano la società odierna, è necessario, come nel resto d’Europa, garantire piena autonomia alle istituzioni statali e paritarie del sistema scolastico nazionale, al fine di potenziare e valorizzare la responsabilità di tutti i soggetti protagonisti della proposta formativa. 

A tal fine, l’individuazione del costo standard per studente, il riconoscimento della quota capitaria per ciascuna istituzione scolastica e la completa detraibilità fiscale delle spese sostenute per l’istruzione dalle famiglie sono traguardi imprescindibili della politica. 

Perché non bisogna dimenticare che la politica è importante. La politica deve creare alleanze con  la società civile perché deve comprendere che quanto più una situazione sia difficile, tanto più è importante l’impegno di ognuno e il dialogo. 

Così diventa possibile contribuire senza illusioni e senza rassegnazioni alla faticosa  costruzione di un futuro migliore per il  paese all’interno della casa comune europea e valorizzare le numerose esperienze che documentano quanto impegnarsi per il bene comune contribuisca davvero alla crescita sociale e contrasti la tentazione del risentimento, della rassegnazione o della ribellione. 

A tale proposito risulta estremamente utile  ricordare lo straordinario impegno delle reti familiari e dell’associazionismo  – i corpi intermedi della società – che hanno contribuito a garantire stabilità sociale. A cui va aggiunto il contributo decisivo di migliaia di imprese e di imprese sociali.

E’ indispensabile che la politica costruisca  una vera rete con le persone e le  tante  realtà associative per un sistema educativo capace di valorizzare le aspettative  e i talenti dei giovani, per un welfare solidale e sostenibile e per una crescita economica orientata all’interesse generale.

Una realtà  che reclama  la necessità di una politica che abbia come scopo il sostegno alle iniziative sociali, culturali ed economiche presenti nella società.

Statalismo e assistenzialismo possono sembrare soluzioni efficaci nell’immediato, ma relativizzano inevitabilmente l’unica fonte di uno sviluppo reale e duraturo: l’iniziativa libera e responsabile della persona, vissuta in modo solidale all’interno di relazioni stabili.

Nella lista delle urgenze, il  tema della famiglia è centrale.

Di fronte al disagio di tante famiglie e a una denatalità sempre più preoccupante, si deve favorire, con strumenti fiscali e adeguate politiche di welfare, chi si assume la responsabilità di formare una famiglia. Devono essere valorizzate le imprese che si stanno già impegnando in nuovi progetti anche di welfare aziendale per conciliare tempo della famiglia e tempo del lavoro, favorendo al contempo il benessere della persona e la produttività. 

L’ impresa  è una leva insostituibile. E, pertanto, è urgente uno Piano di sviluppo straordinario che ponga al centro delle politiche nazionali i bisogni e la necessità di sostegno del Sud. Un piano che consideri, tra l’altro, anche le politiche territoriali: trasformazione e rigenerazione urbana.  Il piano Industria 4.0 ha prodotto effetti positivi per le imprese, aumentando la loro capacità di creare nuova occupazione e di ottenere miglioramenti nella produttività.

Ma è evidente  che ha funzionato al nord e poco o nulla al Sud. Occorre, pertanto, tempestivamente  ripensare la programmazione ed inserire  risorse ed azioni di carattere solidale, per favorire le imprese del Sud notoriamente deboli e sottocapitalizzate, per renderle  competitive  e orientarle verso i nuovi mercati che l’innovazione continua ad aprire.

Il  metodo potrebbe essere applicato anche in altri settori, ad esempio nel turismo.

Il potenziamento, la diversificazione ed la razionalizzazione del processo produttivo tramite il rafforzamento e la qualificazione dell’offerta di posti letto e di molteplici servizi potrebbe intercettare un mercato in continua espansione con effetti occupazionali ragguardevoli e  notevole valore aggiunto.

Rimangono centrali ulteriori impegni per la semplificazione delle disposizioni fiscali e la velocizzazione delle procedure nel rapporto con la Pubblica Amministrazione per togliere pesi inutili alle imprese. Sostenere chi crea lavoro deve essere la vera priorità politica. 

Ci appelliamo pertanto al Suo ruolo di Garante della Costituzione e alla Sua sensibilità istituzionale perché intervenga nei modi che riterrà più opportuni, al fine di evitare i gravi rischi per  l’Italia.

Questa mattina, nella sala Giunta del Palazzo di Città, si è svolto un tavolo di confronto per proposte e contributi, per la redazione del Piano di utilizzo del demanio marittimo. Presenti: Alfonso Cimino, presidente dell’Ordine degli Architetti di Agrigento (unico Ordine professionale presente alla riunione); Giuseppe Grimaldi, coordinatore della commissione sul Pudm dell’Ordine degli Architetti di Agrigento; Giuseppe Maragliano, dirigente dell’Uta di Agrigento; Claudio Lombardo dell’associazione MareAmico e Angela Zicari, della Consulta delle associazioni per i disabili; Elisa Virone, assessore all’Urbanistica; Giuseppe Principato, dirigente comunale e i tecnici del Comune che stanno lavorando alle linee guida.

Un tavolo di confronto chiesto dall’amministrazione comunale per raccogliere idee e suggerimenti utili a tracciare le linee guida per la redazione del progetto del Piano di utilizzo del demanio marittimo.

“Il Pudm è uno strumento utile per lo sviluppo e il rilancio del territorio e del turismo. Noi, oggi, e in questa fase, possiamo prendere atto delle valutazioni sullo stato di fatto analizzate dai tecnici comunali, ora occorrono scelte tecniche. Saremo lieti di supportare l’Amministrazione comunale e in tal senso abbiamo istituito un’apposita commissione sul Pudm, ma, ripeto, in questa fase, non possiamo intervenire. Credo che questa discussione, debba essere rimandata al momento in cui saranno pronti il progetto, anche a grandi linee, e la relazione con la quale si dettaglia cosa si vuol fare. Per idee e suggerimenti, oggi, si potrebbe fare riferimento al concorso di idee “Water front”, tenendo anche conto che il Piano dovrà completarsi con le attività che questa Amministrazione comunale dovrà regolamentare, mi riferisco ad esempio, ai parcheggi, alla viabilità, alle spiagge perfino al piazzale Giglia, che dovrà essere inserito in una programmazione complessiva”.

Si apprende dagli organi di stampa dei recenti avvisi di garanzia notificati dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta nei confronti di venti persone tra dirigenti e funzionari regionali, a funzionari dell’ATO CL6 ed amministratori e responsabili dell’azienda Caltaqua S.p.A. che notoriamente si occupa della gestione della rete idrica in fatto di distribuzione, raccolta e trattamento delle acque reflue. Queste indagini e questi avvisi di reato, laddove dovessero essere confermati, insieme ai recenti risultati su Girgenti Acque, società che gestisce lo stesso servizio idrico nella provincia di Agrigento, e che ha portato alla notifica di ben 72 avvisi di garanzia ad omologhi dirigenti e funzionari, dimostrano, qualora ve ne sia bisogno, che la gestione privata della risorsa idrica ha dimostrato e continua a dimostrare evidenti limiti.

Il Tavolo tecnico dell’acqua costituito da liberi cittadini, dai rappresentanti dei Comitati di quartiere e del Forum regionale acqua e beni comuni, è da diversi anni impegnato nell’interagire e confrontarsi con l’amministrazione comunale (il tavolo tecnico è stato anche convocato in quattro sedute dalla III Commissione “Ambiente” del Consiglio Comunale) ed ha sempre puntualmente messo in evidenza le criticità del sistema di gestione della risorsa idrica, tra le quali lo stato della depurazione a Caltanissetta. A fronte di una tariffa che ha continuato a subire aumenti, soprattutto nella sua parte fissa nella quale sono anche contemplati i canoni relativi alla depurazione, nella nostra città circa il 30% degli abitanti sversa i reflui in deroga alle leggi ed ai regolamenti comunitari non usufruendo così da anni del servizio fondamentale di trattamento delle acque reflue; il depuratore di C.da Cammarella ha oramai raggiunto i suoi limiti strutturali di funzionamento, e per stessa ammissione di Caltaqua, ha bisogno di importanti interventi di ammodernamento, ampliamento e lavori di messa in sicurezza; mai entrati in funzione i depuratori di Santa Barbara, oramai in stato di degrado totale e il San Filippo Neri, opere fondamentali per l’ottenimento di una situazione, che è eufemistico, volere ritenere normale; a completare il quadro, rimane paradossale l’immobilismo di Caltaqua causato dall’attesa di anni (e più volte richiamata a giustificazione!) per la mancata erogazione dei “contributi pubblici regionali” per opere da attuare quali l’adeguamento delle linee di raccolta delle acque reflue, la realizzazione degli impianti di sollevamento e relativi collettori del quartiere S. Francesco/Stazzone-Angeli e del potenziamento del collettore Fungirello, e comunque come se da contratto non fosse prevista la realizzazione, anche di parte di queste importanti opere, con le somme previste ed incluse nelle salatissime fatture che trimestralmente paghiamo. Importante sottolineare, in ultimo, che questa situazione determina per la città di Caltanissetta di essere oggetto di procedimenti di infrazione della Comunità Europea, per non avere assicurato l’adeguato trattamento e raccolta delle acque reflue, in attesa di essere trasformati in Sentenza da parte della Corte Europea con il conseguente rischio sanzioni che, guarda caso, verranno caricate sulle fatture degli incolpevoli utenti/cittadini.

Più volte il Tavolo tecnico ha incontrato il sindaco del comune capofila della provincia di Caltanissetta Giovanni Ruvolo ed i diversi assessori che nel tempo si sono succeduti con la delega all’acqua, e più volte ha ricordato che non è assolutamente ipotizzabile la gestione di un bene comune pubblico, primario e non assoggettabile a finalità lucrative, come appunto la risorsa idrica, ad una società privata e che agisce in regime da monopolista senza che vi sia una reale e puntuale azione di controllo da parte di chi è chiamato a tutelare gli interessi della collettività. È formalmente dal 2010 che l’ATO Idrico CL6 è commissariato e con esso l’assemblea dei sindaci della provincia, l’importante e fondamentale organo deliberativo con il ruolo di vigilanza, controllo e verifica sull’operato della società in tema di corretta applicazione della tariffa, valutazione dei bilanci economici di gestione, di livello di attuazione dei Piani d’Ambito e, non ultimo, di individuazione e revisione delle possibili inadempienze contrattuali del gestore del servizio idrico. È comodo per tutti, chiaramente, lasciare le cose nelle more di una legge regionale, che è stata destrutturata e svilita di ogni significato di riordino e razionalizzazione del Sistema Idrico Integrato a livello regionale, e lasciare agire nel ruolo istituzionale decisionale e deliberativo la figura del commissario straordinario.

In un contesto così definito, si capisce bene, perché il completamento nel 2017 della procedura di restituzione della quota parte della tariffa fissa relativa alla depurazione non avvenuta, continuativamente pagata dagli utenti ed indebitamente introitato da Caltaqua da circa 10 anni, possa essere ritenuto dall’amministrazione comunale un importante risultato ottenuto. Si dimentica, però, che Caltaqua ha restituito gli importi calcolati negli ultimi 5 anni, mentre la Sentenza della Corte Costituzionale n.335/2008 e il successivo D.M. del 29/09/2009 prevedevano questa azione già a partire da quel periodo e quindi ci sarebbero gli estremi per richiedere e pressare per il rimborso, a prescindere dalle prescrizioni, non solo per gli ultimi 5 anni, ma dal 2008. Lo stesso riferimento normativo deve essere preso per la pubblicazione obbligatoria sul sito istituzionale della società dell’elenco ufficiale delle vie e dei numeri civici delle zone della città non servite dalla depurazione, come dovrebbe essere fatto per legge e per ogni parte della provincia, e che ancora, a discapito di quanto richiesto e messo ripetutamente in evidenza dal Tavolo tecnico, non è stato ancora fatto.

In un contesto così definito, ancora, si capisce bene, perché l’amministrazione comunale reputi un successo, tanto da doverlo enfatizzare con una conferenza stampa all’inizio dell’anno, l’incremento delle utenze che possono beneficiare dell’approvvigionamento idrico continuo 24 ore su 24, portando il totale degli utenti nisseni che possono vantare questo “privilegio” all’incredibile traguardo del 20% del totale!  Si dimentica però che Caltaqua aveva previsto il raggiungimento della distribuzione dell’acqua in città h24 al 100% della popolazione entro il quinto anno di gestione e quindi entro il luglio del 2011; probabilmente anche in funzione di questi obbiettivi, ampiamente disattesi, la società Caltaqua ha vinto l’appalto di gestione idrica per la provincia di Caltanissetta nel lontano 2006.

Ed in ultimo, ci si domanda, che fine ha fatto l’insediamento della Commissione tecnica nell’ATO CL6, i cui componenti sono già stati designati, ed il cui scopo in base alla legge regionale, è quello di verificare eventuali inadempimenti contrattuali del gestore idrico sulla base delle convenzioni stipulate ed alla luce della normativa al fine di prevedere la revisione o la risoluzione del contratto? Crediamo che alla luce di quanto sia avvenuto ed a prescindere dai tempi e iter della giustizia, affrontare la questione sia di estrema attualità.  

Il Tavolo tecnico dell’acqua nasce spontaneamente da un gruppo di cittadini e responsabili di associazioni senza alcuno scopo di lucro, abbracciando quel modello partecipativo tanto sbandierato e con l’unico impegno di mettere a disposizione le proprie competenze ed energie su un delicato tema di interesse comune al fine di creare un rapporto e confronto con l’Amministrazione Comunale. Purtroppo si deve amaramente constatare che la rarefazione dei contatti con i rappresentanti istituzionali e dell’azione di garanzia nei confronti della comunità cittadina ha portato ad uno stallo dell’azione visibile del Tavolo, ma non per questo non continueremo a lavorare e siamo sempre più fortemente convinti che rimane prioritario mantenere alto il livello di attenzione ed informazione dell’opinione pubblica, unico momento di reale garanzia degli interessi della collettività. Deve essere ribadito ai nostri rappresentanti istituzionali, ed ancor più nel delicato momento che sta vivendo la nostra città, che non è più possibile derogare dalla funzione principale di un amministratore, quella di garantire e difendere gli interessi dei cittadini ed assicurare il rispetto delle regole nella tutela del vivere sociale.

Tavolo tecnico dell’Acqua ed Osservatorio permanente

sul Servizio Idrico Integrato di Caltanissetta

 

A Palermo, all’aeroporto, nell’area arrivi è stato installato un banner luminoso con la maxi fotografia del tempio della Concordia, nella Valle dei Templi di Agrigento. Si tratta di una iniziativa frutto di una proficua collaborazione tra il Comune di Agrigento, la Gesap (che gestisce i servizi aeroportuali a Palermo) e Rfi (Rete ferroviaria italiana). Nel banner, oltre la foto del tempio della Concordia, si legge: “Bellezze da raggiungere in treno, senza traffico e stress, dando più valore al tuo tempo”. E’ quindi un invito da parte di Trenitalia ai passeggeri in arrivo ad utilizzare il treno per raggiungere comodamente la città dei Templi.

Assieme alle parti coinvolte – comunica l’assessore comunalee vice sindaco  Elisa Virone – si è avviato un confronto che, prendendo le mosse dagli studi ed analisi alla base della redazione del pudm, ha fissato alcune attività necessarie che saranno condivise con professionisti e associazioni di riferimento. Sono stati già valorizzati i primi contributi. In particolare si è posta l’attenzione sulla necessità di assicurare una piena fruibilità dei tratti di costa a favore dei soggetti diversamente abili e garantire misure atte già dalla prossima stagione ad assicurare il rispetto della normativa. Il litorale è stato ripartito in 4 macroaree ciascuna della quali andrà a recuperare una destinazione di uso che valorizzi la  fruibilità dei tratti di costa assicurandone un utilizzo pieno. Il pudm non rappresenta  solo un adempimento normativo – conclude Elisa Virone – ma una rilettura di una porzione del  territorio che va pensata un maniera integrata per esprimere  le buone opportunità di sviluppo che questi spazi rappresentano”. 

 

“I dieci anni del Cardinale Montenegro
una pagina bella e pulita che si respira quotidianamente nella società agrigentina.”

 

La Uil Provinciale di Agrigento rinnova i migliori auguri dopo i primi dieci anni di mandato del Cardinale Francesco Montenegro, che si è caratterizzato subito per un modo semplice e spontaneo di interfacciarsi non solo con tutta la diocesi agrigentina ma soprattutto con la società e le varie problematiche di cui soffre.

“Possiamo affermare con assoluta certezza che Don Franco, come vuol farsi chiamare da tutti, è una delle pochissime figure presenti in questo territorio, un esempio e punto di riferimento per tutti.
Ha dimostrato con fatti concreti quanto sia vicino agli ultimi, al disagio, alla sofferenza e di come la Chiesa viene incontro a chi è rimasto indietro.
Ha utilizzato e attuato un confronto con tutti alla stessa stregua, non si è mai arroccato all’interno dei palazzi ovattati del clero ma è stato sempre in piazza e ovunque ci fosse bisogno di un intervento.
Lo storico viaggio a Lampedusa del Papa Bergoglio, per denunciare al mondo il dramma dei migranti e delle morti innocenti nel Mediterraneo, ha visto Don Franco in prima linea senza risparmiarsi un momento.
La sua nomina a Cardinale per certi versi inaspettata, è stata il prosieguo del lavoro svolto sempre con diligenza e sobrietà per la nostra comunità.
Le marce per la riapertura della Cattedrale sono state pagine che non si possono cancellare e che sono sempre servite da stimolo per le istituzioni, in primis quelle politiche, a dare una netta sterzata rispetto talune volte a rimpalli e a lungaggini senza fine.
Nelle crisi in campo lavorativo è stato sempre pronto a difendere la legalità e le tutele del lavoro.
Ha avuto un dialogo e un confronto con le organizzazioni sindacali di apertura e di attenzione massima alle dinamiche sociali ed economiche, dando sempre il massimo apporto e sostegno alle battaglie in difesa degli ultimi.
Per questo il nostro auspicio è che il Cardinale Montenegro possa continuare a lavorare sempre con maggiore vigoria, perchè dimostra non solo l’autorevolezza del ruolo ma ha una capacità di ascolto e di sintesi che facilita le soluzioni delle varie problematiche che sono tantissime nella provincia di Agrigento e dà una traccia e un percorso virtuoso alla crescita sociale dell’intera comunità”.

 Costituire un tavolo di concertazione per sostenere le imprese in difficoltà finanziaria e vessate dalla criminalità o dagli usurai. È la richiesta che l’Assci (Associazione per lo sviluppo e la salvaguardia del credito alle imprese) ha presentato alla Banca d’Italia e all’Abi (Associazione bancaria italiana). Tra le proposte anche l’attivazione di una “moratoria”, della durata almeno di 36 mesi, nell’applicazione degli accordi di Basilea, abbassando i criteri di accesso al credito per le imprese.

«Sostenere il credito verso le imprese – spiega Giuseppe Spera, presidente dell’associazione – significa anche creare un sistema virtuoso che permette alle aziende di crescere e di poter ripagare il proprio debito con le banche senza andare in sofferenza. La stretta sul credito degli ultimi anni, invece, ha innescato una grave tensione finanziaria, soprattutto in un territorio depresso come quello siciliano che ha spinto le imprese verso la chiusura, generando povertà e disoccupazione, o verso l’usura. Tutto questo va evitato». Tra le richieste presentate a Banca d’Italia e Abi anche quella di fare chiarezza sull’uso dei fondi erogati dal Ministero dell’Economia e Finanza ai confidi per sostenere le imprese e le famiglie a rischio usura.

Queste iniziative sono il primo passo per attuare le proposte contenute nel protocollo di intesa che Assci ha firmato con diverse associazioni di categoria lo scorso 17 aprile a Palermo proprio sulle tematiche dei finanziamenti alle imprese. L’Assci, inoltre, ha proposto alla Regione siciliana la creazione di un fondo di rotazione per le aziende vittime di usura ed estorsione.