Ci siamo lasciati il 26 luglio del 2014.
Sono passati quasi quattro anni dall’ultima volta che, grazie al mio amico Lelio, attraverso queste pagine descrivevo le vicissitudini della mia città natìa, viste da lontano.
Per un certo tempo mi sono appassionato, a volte anche con veemenza, lanciando i miei improperi verso talun fatto o taluna persona. Qualche lettore di buona memoria ricorderà qualche bel dibattito scaturito da riflessioni viste da un tizio che, scusate l’errore di ripetizione, guarda i fatti da lontano.
Ed è così che, mentre mi trovavo a chiacchierare seduto a un tavolo di un bar in Piazza Sordello a Mantova in compagnia di un carissimo amico, il discorso cadde sul Palazzo Ducale che si stagliava maestoso davanti a noi. Ovviamente, agrigentino pure lui, il paragone con i tesori di casa nostra, ne fecero l’argomento principe
Uno dei dolci tipici lombardi, più specifici del mantovano, è una torta molto particolare: in qualunque modo la si prenda continua inesorabilmente a sbriciolarsi e da qui, ovviamente il nome: Torta sbrisolona.
L’aspetto è rustico, di colore giallo ambrato, con varianti sui chiari-scuri, quasi fosse…. tufo!
A guardare quel dolce, con un pizzico di fantasia, mi viene in mente la mia amatissima città, il suo centro storico, le sue viuzze e i cortili, i balconcini, i colori e gli odori.
Le case di tufo giallo, pietre staccate con sudore e sangue dalla montagna, posate e modellate l’una sopra l’altra con maestria d’altri tempi.
I resti delle cave sono ancora visibili come enormi ferite ancora aperte perché su quella roccia non crescono prati e boschi. Tutto rimane fisso ed immutato, sempre che non ci metta le mani il peggior essere che Dio possa mai avere creato.
Con quelle pietre sono state costruite casupole, bettole, case padronali, chiese e ospedali. Con quella pietra sono stati innalzati monumenti che sfidano il tempo, la natura stessa e l’uomo.
Quelle pietre hanno resistito al tempo per mille e mille anni ancora, nonostante siano tenerissime e nonostante possano essere scalfite da un semplice temperino. E’ semplice sabbia tufacea, compressa da milioni di anni, ma pur sempre sabbia.
Sto guardando ancora la mia tortina rotonda e sottile; il semplice gesto di appoggiarla sul tavolo ne fa cadere alcune briciole dai bordi.
Alzo gli occhi per guardare la fila ordinata di turisti che aspettano pazientemente il loro turno per accedere a quella magnifica residenza rinascimentale e il pensiero torna inevitabilmente alla nostra città martoriata e vituperata dai suoi stessi abitanti. Cattiva, pessima amministrazione; cattive, pessime e incivili abitudini di una popolazione ancora molto lontana dall’essere chiamata “civile”. Nessuno me ne voglia, per carità. Fortunatamente non tutti possono essere annoverati in quell’ambito ma i risultati, andando in giro per le strade, sono visibili a tutti. E non serve dare la colpa al sindaco o al presidente della regione o a chiunque vogliate. In una democrazia rappresentativa chi è al vertice viene sempre scelto dalla base e se…tanto mi da tanto…..si sa dove si va a finire, specialmente nella nostra città.
Basterebbe poco per farne un vero gioiello, basterebbero le persone giuste nei posti giusti e un pizzico di educazione civica in più.
Tempo fa ebbi a scrivere che Agrigento è adagiata su un tappeto intessuto dai fili d’oro. Purtroppo costato che il tappeto viene usato per nasconderci lo sporco, anzi, scusate, il tappeto è usato per depositarvi “sopra” lo sporco, giusto per mostrarlo meglio ai pochi turisti di passaggio.
Si perché a guardare le tabelle del flusso turistico in Sicilia ci si accorge del netto calo delle presenze nell’ultimo anno. Calo che interessa esclusivamente la nostra Provincia e in particolare il suo capoluogo. Presto approfondiremo il modus operandi del Consorzio Turistico della Valle dei Templi e soprattutto quello del Parco Archeologico della Valle dei Templi, guidato da Giuseppe Parello, capace (grazie anche ad un pizzico di fortuna…) di ottenere risultati discreti in fatto di flussi turistici (la violenza dell’Isis nel mondo ha spostato paradossalmente nella nostra terra decine e decine di migliaia di turisti) ma altrettanto capace di far ridurre il flusso turistico solo nella Valle dei Templi di Agrigento (ultimi dati) rispetto alle altre provincie siciliane.
Parco e Consorzio hanno grandi responsabilità nella crescita (?) del settore turistico agrigentino.
Altre Realtà, anche se più blasonate, come Caserta, Galleria degli Uffizi, Pompei etc… hanno usufruito di una normativa che, responsabilizzando i Direttori incaricati, ha fatto si che, grazie alle loro competenze, siano quasi raddoppiate le presenze annue. E noi? E Agrigento? No, Agrigento cala, Agrigento aspetta.
“Ficu, cadimi mmucca”