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Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella consegnerà per la seconda volta consecutiva al giovane racalmutese Davide Marchese la medaglia di Alfiere del lavoro 2018.

Il prestigioso riconoscimento, voluto dalla Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro in occasione delle celebrazioni per il Centenario dell’Unità d’Italia, realizzato con l’Alto Patrocinio della Presidenza della Repubblica, è destinato ai migliori studenti che abbiano terminato la scuola secondaria con il massimo dei voti e che si sono distinti per l’eccellenza negli studi. Dichiara l’assessore alla Pubblica Istruzione, dott.ssa Carmela Matteliano: “Apprendere che un nostro giovane concittadino è stato insignito della prestigiosa medaglia di “Alfiere del lavoro”, per una seconda volta, ci riempie di gioia e soddisfazione, sia per l’impegno e le capacità dimostrate da  Davide, che per i suoi genitori che hanno saputo con tanto amore e con tanti sacrifici, accompagnare il proprio figlio verso il raggiungimento di un traguardo così ambito”.

La medaglia premia Davide come massima espressione di un mondo migliore, della società che investe nella cultura e nella formazione – dichiara il sindaco Avv. Emilio Messana. Con Davide si premiano la gioia e il sacrificio dello studio e dell’impegno, la competenza dei suoi insegnanti, la forza e il prestigio della scuola, la solidarietà della famiglia. Grazie a giovani uomini come Davide, la cultura e la conoscenza diventano le chiavi per aprire le porte del mondo.”

“A Davide vanno le congratulazioni dell’amministrazione comunale e l’augurio di realizzare i propri sogni con la determinazione, la tenacia e la semplicità che lo contraddistinguono.  Ai suoi genitori, l’ing. Francesco Marchese e la Prof.ssa Maria Pia Restivo, il nostro abbraccio per un riconoscimento che ci riempie di orgoglio.”

 La medaglia e l’attestato d’onore saranno consegnati al nostro Davide giorno 8 novembre 2018 nel Palazzo del Quirinale alla presenza del Presidente della Repubblica. La cerimonia sarà trasmessa in diretta RAI.

 

 

In una nota stampa, l’associazione Mareamico di Agrigento scrive: “I fiumi mantengono sempre la loro memoria, è un dato certo. Siamo a Bovo Marina, zona balneare di Montallegro, in provincia di Agrigento. Non sempre la natura è imprevedibile e, sicuramente, non è cattiva. Doveva accadere, ed oggi è cronaca.

 
 

Il torrente Sant’Antonio, che era stato tombato, ha ripristinato il suo corso. Se la mano dell’uomo ha pensato di “insabbiarlo” e “chiudelo” adesso la natura ha ristabilito l’ordine delle cose. Ma ancor più assurdo è vedere come qualcuno ha pensato di costruire proprio li, dove una volta passava questo corso d’acqua, un chiosco attivo durante l’estate. Ecco il risultato, la concausa è il maltempo degli ultimi giorni ma, è solo una goccia che batte su un dato: molto spesso si edifica nei posti sbagliati. Poteva essere una tragedia. La struttura adesso è devastata.

La natura non è cattiva, si riprende ciò che l’uomo gli ha rubato!

 

“I gruppi folkloristici agrigentini, sono i padroni di casa, per questo è necessario che svolgano una parte attiva nel 74esima mandorlo in fiore, edizione 2019”. E’ questo il messaggio del Parco archeologico. 

Si  stanno già definendo i dettagli del programma presentato a Roma nel mese di aprile scorso, ha per questo inviato una nota ufficiale di invito a tutti i gruppi folkloristici agrigentini, sottolineando il loro importante ruolo nella  gloriosa storia della manifestazione, che da quest’anno è inserita nel Registro delle Eredità Immateriali della Regione Siciliana. Sarà una parte importante quella che svolgeranno i gruppi agrigentini che aderiranno alla manifestazione.

Oltre alla partecipazione alle tradizionali sfilate e performance, saranno i padrini dei diversi e illustri ospiti in arrivo ad Agrigento in occasione del 74esimo mandorlo in Fiore, per questo, legittimati a rappresentare al meglio la città di Agrigento, per la loro storia e il valore storico e professionale che esprimono, come portatori di un messaggio di arte, spettacolo e cultura, che gli organizzatori vogliono mostrare con orgoglio.

Sfilate e spettacoli saranno arricchite da collaterali eventi speciali di aggregazione, condivisione, festa e didattica, in cui i gruppi folkloristici cittadini, splendida espressione della nostra cultura siciliana e popolare, saranno protagonisti esprimendo il nostro patrimonio musicale e della tradizione coreutica e canora. “Non a caso uno dei primi aspetti al quale il Parco ha pensato è il coinvolgimento dei gruppi folk locali – scrivono gli organizzatori in una nota – che potranno esibirsi, secondo un programma di partecipazione da condividere, al quale ci auguriamo tutti i gruppi invitati possano dare adesione”.

Torna il sereno, dunque, tra il Mandorlo in Fiore ed i gruppi folk della città. Soltanto lo scorso anno polemiche e abbandoni erano all’ordine del giorno. Infatti, diversi gruppi agrigentini non avevano preso parte a nessuna sfilata in programma.

 

A Caltanissetta, al palazzo di giustizia, i pubblici ministeri Stefano Luciani e Maurizio Bonaccorso hanno chiesto alla giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Graziella Luparello, il rinvio a giudizio di 12 imputati nell’ambito dell’inchiesta cosiddetta “Double Face” che lo scorso 14 maggio ha provocato l’arresto, tra gli altri, dell’ex presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante. Si tratta degli inquisiti di essere stati parte, più o meno, di una rete di spionaggio e di interessi vari che sarebbe stata allestita da Montante. I 12 sono il sindacalista della Cisl Maurizio Bernava, Andrea e Salvatore Calì, titolari di un’azienda che avrebbe effettuato bonifiche negli uffici di Montante, Rosetta Cangialosi e Carmela Giardina, collaboratrici di Montante, il colonnello dei carabinieri Giuseppe D’Agata, Salvatore Graceffa, sovrintendente di Polizia a Palermo, Carlo La Rotonda, direttore di Reti d’Imprese di Confindustria, l’ufficiale della Guardia di Finanza, Ettore Orfanello, Vincenzo Mistretta, indicato come uomo di fiducia di Montante, l’allora comandante del reparto operativo dei carabinieri di Caltanissetta, Letterio Romeo, e Mario Sanfilippo appartenente al nucleo di polizia tributaria di Caltanissetta. Anche le parti civili si sono associate alla richiesta dei pubblici ministeri nisseni. La decisione del giudice è attesa per sabato mattina.

Paura a Sciacca dove uno scaldabagno, all’interno di un appartamento di via Dante Alighieri, è scoppiato improvvisamente rischiando di provocare gravi conseguenze agli inquilini.

 

Per fortuna lo scoppio no ha avuto conseguenze alcuna, se non il danno economico derivante. Precauzionalmente sul posto si sono portate le ambulanze del 118 ma non è stato necessario effettuare nessun trasporto all’ospedale.

Sul luogo anche una pattuglia della sezione volanti del locale Commissariato di Polizia.

 

Giuseppe Marchese Ragona, di Canicattì, arrestato lo scorso settembre perchè sorpreso con una piantagione di canapa indiana scoperta dalle forze dell’ordine in un suo appezzamento di terreno, a Naro, lascia gli arresti domiciliari.

 

A disporlo il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, che, accogliendo le istanze della difesa dell’uomo, ha sostituto la misura dei domiciliari con quella dell’obbligo di dimora nel comune di residenza.

Nel fondo del canicattinese, i carabinieri, a seguito di un blitz, rivennero oltre 200 piantine in avanzata fase di maturazione.

I militari hanno fatto irruzione in un garage dove hanno sorpreso l’imprenditore agricolo 44enne , già noto alle forze dell’ordine, mentre era intento a maneggiare un grosso quantitativo di marijuana già essiccata.

In un terreno adiacente, poi, l’incredibile scoperta di una maxi piantagione. Duecento piante di marijuana, alte ben oltre due metri.Centinaia di migliaia di euro il potenziale valore al dettaglio dello stupefacente sequestrato. L’uomo, che non è stato in grado di fornire alcun tipo di autorizzazione, dovrà rispondere di coltivazione e detenzione illegale di “cannabis indiana”.

 

Un incendio la cui natura è ancora al vaglio degli inquirenti ha distrutto la macchina, una mercedes, di un commerciante licatese.

Il rogo è avvenuto in via Piazza Armerina, a Licata. Ancora fiamme, dunque, nel grosso paese dell’agrigentino dove i roghi delle macchine – specialmente nell’ultimo periodo – sono all’ordine del giorno.

L’ultimo, in ordine di tempo, è avvenuto proprio negli ultimi giorni del mese di ottobre quando a bruciare fu una Hyundai di una casalinga di 50 anni.

Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco del distaccamento di corso Argentina e i carabinieri del Nucleo operativo Radiomobile della Compagnia. 

 

 

Le sezioni riunite della Corte dei Conti hanno rigettato il ricorso del Comune di Catania contro la delibera n.153 del 4 maggio 2018 con cui la sezione controllo della Corte dei conti della Sicilia ha decretato il dissesto economico-finanziario dell’Ente.

Secondo i giudici contabili il ‘buco’ sarebbe di circa 1,6 miliardi di euro e non ci sarebbe la sostenibilità finanziaria per gestirlo.

Vito Riggio, 48 anni, Domenico Friscia,55 anni, Matteo Mistretta, 32 anni, Giuseppe e Cosimo Alesi, 48 e 53 anni, Tommaso Gulotta, 53 anni, Pellegrino Scirica, 63 anni e Vito Bucceri di anni 46 e diventato collaboratore di giustizia.

Sono questi gli otto nominativi coinvolti nel blitz antimafia denominata “Opuntia” che la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ha rinviato a giudizio.

L’inchiesta, sulle cosche operanti nella valle del Belice è stata condotta dalla Compagnia dei Carabinieri di Sciacca.

Gli indagati sono tutti di Menfi, tranne Friscia che è originario di Sciacca. L’operazione Opuntia è stata realizzata nel 2016 seguita da una seconda fase che portò ad alcuni arresti anche nel vicino 2018.

La prima udienza del processo preliminare è stata fissata per il prossimo 6 dicembre.

Due giovani, Nabeel Abbas, 20 anni, pachistano, e Karim Soulib, 24 anni, agrigentino di genitori marocchini, sono stati rinviati a giudizio per essere ritenuti i responsabili di un raid vandalico che portò alla rottura di alcuni vasi ornamentali in via Neve, piccola traversa di via Atenea, di proprietà dell’associazione “Culturart”.

I due furono individuati grazie alle immagini di un impianto di videosorveglianza di un bed and breakfast del posto.

Il processo è in programma per il 28 gennaio davanti al giudice Rossella Ferraro. La difesa di Soulib ha anticipato che chiderà per il suo assistito il giudizio abbreviato.

L’associazione “Culturart” ha annunciato di volersi costituire parte civile.