Il giudice del Tribunale di Agrigento Dott. Stefano Zammuto, a seguito dell’istanza presentata dagli avvocati della difesa Santo Lucia e Giovanni Castronovo e constata la parziale ammissione degli addebiti e che, soprattutto, ha fornito agli inquirenti specifiche indicazioni sulla scorta delle quali è stato possibile rinvenire l’arma da lui adoperata, ha disposto in data odierna, se pur con il parere contrario del pubblico ministero, la sostituzione della misura carceraria con quella domiciliare (con braccialetto elettronico) a carico di Francesco Gueli classe 1976.
Il quarantaduenne Francesco Gueli, detto “Ciciu u Malandrinu” e Giuseppe Incardona, detto “Peppi u Cafuni” sono accusati di tentato omicidio e porto illegali di armi da fuoco, fatto avvenuto nel Comune di Palma di Montechiaro.
La questione, scoppiata per futili motivi in un bar della città del gattopardo, tra il Gueli e l’Incardona, che sfocia dapprima con la prima raffica di pallottole esplose all’indirizzo della Fiat Panda del Gueli, il quale preferì rimanere in silenzio occultando l’autovettura danneggiata in un magazzino di sua disponibilità. Armatosi di tutto punto, secondo la ricostruzione degli inquirenti, pianifica la sua vendetta esplodendo dei colpi che feriranno accidentalmente Leandro Onolfo.
Tutto il quadro delittuoso viene contornato da una fitta rete di omertà che copre l’intera vicenda.
Vanessa Miceli