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Udienza, ieri in Tribunale, del processo a carico di Calogero Condello, l’empedoclino arrestato nell’aprile dello scorso anno per lesioni personali aggravate e interruzione di pubblico servizio.

L’uomo è accusato di aver picchiato un 55enne di Raffadali, segretario di una commissione per invalidi civili dell’Asp, e di avergli provocato una frattura al cranio.

Nella seduta di ieri, sono stati sentiti tre poliziotti del Commissariato di Porto Empedocle.

Condello riferì, dopo l’arresto, di essersi sentito preso in giro per non avere ottenuto quanto, a suo dire, gli sarebbe spettato alla luce della sua invalidità.

 

Gianfranco Infantino, l’agrigentino di 32 ani, finito in manette per violazione degli obblighi derivanti dalla misura della sorveglianza speciale, va agli arresti domiciliari.

Lo ha disposto il gip del Tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto dopo la richiesta del pm Alessandra Russo che aveva chiesto la convalida dell’arresto.

Infantino fu fermato dalle forze dell’ordine, la sera della festività di Ognissanti, in via XXV Aprile in orario non consentito.

 

Ancora un crollo nel centro storico di Agrigento. A cedere è stato il tetto di una palazzina fatiscente, e dunque disabitata, frapposto tra le vie Neve e Sanso, e il cortile Coniglio, a due passi dalla via Atenea.

 Il fatto è accaduto ieri, intorno all’ora di pranzo, quando un boato a spaventato i residenti della zona che hanno lanciato l’allarme.

Sul posto sono giunte pattuglie della polizia e dei vigili del fuoco che hanno effettuato alcune verifiche sull’immobile abbandonato all’incuria già da diversi anni.

Il proprietario della palazzina è stato diffidato a mettere lo stabile in sicurezza.

 

Ad Agrigento, gli agenti della sezione Volanti della Questura sono dovuti intervenire in una traversa di viale Leonardo Sciascia, al Villaggio Mosè, per sedare una lite fra due persone, una giovane di 29 anni e un pensionato.

Sembra che poco prima dell’arrivo della pattuglia i due abbiano dato origine ad una vera e propria baruffa con la ragazza che avrebbe tirato un mastello, utile alla raccolta dei rifiuti, in testa all’uomo. A scatenare la lite sarebbe stata la musica troppo alta proveniente dall’abitazione della 29enne e le rimostranze del pensionato. A lanciare l’allarme una telefonata al 113.

 

Al Villaggio Mosè, popoloso quartiere a sud della Città dei Templi, ignoti hanno danneggiato un ristorante chiuso da un anno. Ad essere distrutte tutte le vetrate dell’esercizio commerciale che si trova in una zona periferica del quartiere.

Sul posto sono giunti gli agenti della Sezione Volanti della Questura che hanno verificato quanto accaduto. Ora, dopo la conta de danni, si cerca di capire la motivazione del gesto e se si tratta di un danneggiamento voluto e dell’azione di qualche balordo.

 

Dovrà scontare il carcere, Salvatore Camilleri, 21 anni, di Agrigento. Il giovane era stato arrestato nei giorni scorsi dai poliziotti della sezione Volanti della Questura della Città dei Templi.

Per il giovane, la difesa aveva chiesto l’applicazione di misure alternative, ma l’istanza dell’avvocato Serena Gramaglia è stata respinta.

Camilleri, noto alle forze dell’ordine per diversi fatti di cronaca, sconterà la pena nel carcere minorile “Malaspina” di Palermo.

 

La Squadra Mobile di Agrigento, guidata da Giovanni Minardi, ha arrestato in flagranza di reato Giovanni Volpe, 35 anni di Agrigento, e Angelo D’Antona, 35 anni di Raffadali, con l’accusa di ricettazione. 

 I due avrebbero venduto, per un iniziale corrispettivo di 1500 euro poi sceso a soli 500 euro ma con l’aggiunta di 100 euro validi come pagamento dell’intermediazione, un Piaggio Porter e un autocarro frutto però di una truffa ai danni di una coppia agrigentina. 

Le operazioni della Squadra Mobile, coordinate sul campo dal commissario capo Giovanni Franco, sono durate diverse ore con alcune perquisizioni svolte sia ad Agrigento che a Raffadali.

Volpe e D’Antona, difesi dagli avvocati Daniele Re e Alba Raguccia, si trovano attualmente agli arresti domiciliari. In sede di perquisizione, disposta dal sostituto procuratore della Repubblica Chiara Bisso, sono anche stati trovati (e sequestrati) 300 euro.

 

La popolazione siciliana invecchia, un po come tutte le altre popolazioni. Ma da oggi al 2050, secondo le proiezioni dell’Istat, la Sicilia avrà perso un milione di abitanti a causa della progressiva diminuzione delle nascite ed emigrazione; quindi la quota percentuale degli anziani risulterà più alta che nel Nord d’Italia.

Già nel 2030 le soglie di vecchiaia saranno come quelle delle Regioni del Centro-Nord. I dati emergono dalla ricerca “La risorsa anziani e la Sicilia. Le condizioni sociali degli anziani in Sicilia: da elemento residuale ad attore protagonista”, realizzata dall’Istituto di studi e ricerche Ires “Lucia Morosini” per conto dello Spi Cgil Sicilia e presentata durante il XII congresso regionale dell’organizzazione sindacale.

La ricerca dell’Ires dimostra che nel 2018 il 30 per cento dei pensionati siciliani (circa 271 mila unità) ha un reddito di pensione inferiore ai 750 euro lordi (in Italia il 23 per cento) e il 43,2 per cento ha una pensione inferiore a mille euro (il 34,3 per cento il dato italiano).

Se si guarda alle donne la situazione è ancora più grave: il 39,3 per cento delle donne siciliane over 65 nel 2016 aveva un reddito da pensione che non raggiungeva i 750 euro mensili, a fronte del 19,6 per cento degli uomini della stessa fascia di età.

Questo è frutto della mancanza di lavoro, della discontinuità lavorativa e del lavoro nero. Oggi in Italia sono pensionati il 97,1 per cento degli ultrasessantenni, mentre in Sicilia solo l’81,5 per cento. Ciò significa che c’è una parte consistente di anziani senza copertura assicurativa. Se guardiamo alle pensioni da lavoro, la media italiana è del 62,5 per cento mentre in Sicilia siamo al 40,9 per cento”.

Dall’indagine dell’Ires si rileva che i Comuni siciliani spendono per i servizi sociali in genere il 50 per cento in meno del parametro delle grandi Regioni. Inoltre, a fine 2017 solo il 12,4 per cento della spesa di tutti i Comuni è stata destinata agli interventi per gli anziani, il valore più basso dopo le Marche. 

 
Questa mattina, dinanzi il Il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Palermo, Dott. Marco Gaeta, si sono presentati numerosi imprenditori capaggiati dal Presidente di Libero Futuro Agrigento Gerlando Gibilaro i quali hanno chiesto di costituirsi parte civile.
Dichiara il Presidente Gerlando Gibilaro: <<Oggi è iniziato il processo contro quella parte della mafia agrigentina coinvolta nell’operazione “Montagna” realizzata dai Carabinieri nel gennaio di quest’anno.
L’associazione Libero FUTURO Agrigento ha assistito numerosi imprenditori di varie provincie siciliane coinvolti come vittime con l’aiuto anche delle altre associazioni della Rete NOMAFIE.
Il numero elevato di imprenditori che hanno collaborato con gli investigatori, ci incoraggia a proseguire l’azione di sensibilizzazione che da oltre due anni la nostra associazione, composta da numerosi imprenditori denuncianti, svolge con grande sacrificio e impegno.
Invitiamo tutti gli imprenditori agrigentini che non sono più disposti a sottostare alle prepotenze mafiose a prendere esempio dai colleghi che oggi si sono costituiti parte civile con il sostegno della nostra associazione e di mettersi a disposizione delle Forze dell’Ordine e della Magistratura denunciando i mafiosi e facilitando le indagini.
Naturalmente noi di LiberoFUTURO Agrigento siamo sempre disponibili a dare una mano e un incoraggiamento a tutti coloro che vorrebbero denunciare ma non trovano il coraggio per farlo. In questi ultimi tre anni abbiamo già assistito numerosi imprenditori sviluppando una collaborazione costante con le Forze dell’ordine e
auspichiamo che molti altri si aggiungano nel prossimo futuro>>.
Questa mattina, assistiti dall’Avv.Luigi Troja, si sono costituiti parte civile l’Associazione Libero Futuro Agrigento e Palermo, nonché gli imprenditori Giuseppe Milioti e Antonino Pollara.

A seguito dei danni causati dal maltempo in territorio di Agrigento, anche il sindaco Lillo Firetto è intervenuto a sostegno della richiesta avanzata oggi dall’Anci Sicilia al Governo nazionale perché si proceda con la dichiarazione dello stato di emergenza. “Il Comune di Agrigento – afferma Firetto – ha fatto fronte al disastro con le proprie forze, soccorrendo cinquanta famiglie in difficoltà e aiutando gli sfollati, in una notte da incubo per tutta la Sicilia che sarà impossibile dimenticare. La macchina del Comitato operativo comunale di protezione civile ha funzionato anche con il sostegno di tanti volontari e sono stati scongiurati danni alle persone. È necessario e urgente ora – prosegue il sindaco – che i Governi nazionale e regionale intervengano congiuntamente per aiutare anche la nostra città nella messa in sicurezza delle strade e delle zone della città più colpite, oltreché per sostenere tutte le attività produttive che hanno subìto danni ingenti. Sono sicuro che non rimarremo soli e inascoltati in questa gravissima circostanza. Gli effetti delle piogge torrenziali e dell’esondazione dei fiumi e dei torrenti sono devastanti. L’inverno non è ancora arrivato ed è già emergenza. Occorre intervenire subito – conclude Firetto – per fronteggiare l’attuale situazione e per prevenire nuovi rischi per il territorio e per la popolazione”.