Le minacce a Patronaggio: l’intervento della sezione agrigentina dell’Associazione nazionale magistrati e di tutti i magistrati degli Uffici giudiziari di Agrigento.
Proseguono le indagini a seguito della lettera di minacce di morte e un proiettile da guerra recapitati al Procuratore della Repubblica di Agrigento, Luigi Patronaggio. La busta sarebbe stata spedita ad Agrigento dalla Toscana, e verosimilmente l’autore sarebbe gravitante nell’area di estrema destra, e ciò allorchè in tali ambienti politici si sarebbe soliti definire “zecche” i comunisti. E “Zecca, sei nel mirino” è stato scritto con un pennarello nero nella lettera inviata a Patronaggio. Tanti sono stati i messaggi e gli attestati di solidarietà al procuratore di Agrigento, e, in particolare, anche la sezione agrigentina dell’Anm, l’Associazione nazionale magistrati, presieduta da Simona Faga, è intervenuta nel merito di quanto accaduto e ha scritto: “La sezione agrigentina dell’Associazione nazionale magistrati, e i magistrati degli Uffici giudiziari di Agrigento, come tutti in questi giorni, hanno assistito, con grande sorpresa e profondo rammarico, ad un fiorire di varie accuse (in ultimo addirittura di “faziosità politica”) mosse da più parti, anche istituzionali, ai colleghi appartenenti all’Ufficio della Procura della Repubblica di Agrigento in relazione alla nota vicenda della nave Diciotti. Nel respingere con forza ogni accusa di faziosità rivolta ai colleghi della Procura di Agrigento – la cui nota trasparenza e lontananza da ogni sirena politica o dai cosiddetti ‘poteri forti’ è sotto l’occhio di tutti – esprimono nei confronti degli stessi colleghi la più piena solidarietà umana e professionale, ricordando a tutti, peraltro, che lo svolgimento di indagini e l’approfondimento di una notizia di reato costituisce per il Pubblico Ministero un preciso e puntuale dovere professionale imposto dal principio Costituzionale della ‘obbligatorietà dell’azione penale’ da esercitare in ossequio al principio di uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla Legge, ferme e non pregiudicate, ovviamente, le prerogative proprie degli Organi Parlamentari che saranno se del caso assunte nelle sedi ed al momento opportuno. Riteniamo che se è certamente lecito ed a volte anche doveroso esprimere legittime critiche sull’operato di ogni singolo magistrato, non è, però, consentito ad alcuno muovere accuse -peraltro del tutto generiche, senza riscontro e senza ancora conoscere gli atti procedimentali – di assoluta infondatezza e faziosità delle indagini appena svolte, così di fatto delegittimando anche l’operato della magistratura tutta. E ciò non è consentito neppure agli stessi soggetti coinvolti in prima persona in tale vicenda o a quelli già colpiti in passato da altre indagini penali e meno che mai, infine, agli appartenenti alle Istituzioni dello Stato da cui ci si aspetta maggiore rispetto del principio dell’equilibrio dei poteri. Appresa con sgomento la notizia della recentissima minaccia nei confronti del dottor Luigi Patronaggio – verosimilmente collegata all’acuirsi delle polemiche in merito alla vicenda Diciotti – manifestiamo la più grande vicinanza e solidarietà al collega. Auspichiamo, pertanto, che tali episodi non si ripetano più, in modo da assicurare, oggi, ai colleghi della Procura di Agrigento ed ai colleghi degli Uffici Giudiziari di Palermo e, domani, a tutti i magistrati in genere di poter sempre svolgere i propri compiti in assoluta autonomia, senza inammissibili e indebite interferenze ed a garanzia dei diritti dei cittadini tutti”.
Angelo Ruoppolo (Teleacras)