Tribunale Catania, decreto sequestro e confisca beni per 150 mln
Tra i beni dell’imprenditore catanese Mario Ciancio, di cui il Tribunale di Catania ha decretato di sequestro e confisca, su richiesta della Dda, vi è l’intero gruppo editoriale che fa capo all’editore tra cui il quotidiano ‘La Sicilia’, la maggioranza delle quote della ‘Gazzetta del Mezzogiorno’ di Bari e due emittenti televisive regionali, ‘Antenna Sicilia’ e ‘Telecolor’. Il Tribunale ha nominato dei commissari giudiziari per garantire la continuazione dell’attività del gruppo. Il decreto riguarda conti correnti, polizze assicurative, 31 società, quote di partecipazione in altre sette società e beni immobili. Mario Ciancio Sanfilippo è attualmente sotto processo per concorso esterno all’associazione mafiosa.
I dettagli dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà domani mattina, alle 11,30 presso la sala stampa della Procura etnea.
Nutre un certa curiosità cosa scriveranno alcuni, se non qualcuno dei giornalisti del gruppo Ciancio Sanfilippo della sede di Agrigento, che in passato si è reso capace di anticipare (in modo incauto e del tutto autonomo, nonché sostanzialmente demenziale) i reati di una vicenda che riguarda l’indagine su oltre settanta persone agrigentine nell’ambito di una inchiesta che vede coinvolta Girgenti Acque, e che il giornalista in questione, a quanto pare, fosse il vero titolare dell’inchiesta a scapito del dott. Salvatore Vella, Procuratore Aggiunto ad Agrigento, che sta curando minuziosamente le indagini.
Giova ricordare che Mario Ciancio Sanfilippo ha costituito una fondazione che si chiama DSE che si propone di, tra altre cose, anche di organizzare corsi di alta formazione riservati in modo particolare al mondo giornalistico e ai docenti per favorire una maggiore consapevolezza del contesto in cui i media si trovano ad operare e dell’effetto dei nuovi mezzi di comunicazione sui fruitori.
La Fondazione intende perseguire un obiettivo solidaristico bandendo borse di studio per giovani meritevoli, sia nel campo scolastico-universitario sia in quello giornalistico.
La replica di Ciancio non si è fatta attendere il quale dichiara che il “patrimonio è frutto del suo lavoro. E c0ntinua:
“Nell’ambito del procedimento di prevenzione a mio carico ritenevo di avere dimostrato, attraverso i miei tecnici e i miei avvocati, che non ho mai avuto alcun tipo di rapporto con ambienti mafiosi e che il mio patrimonio è frutto soltanto del lavoro di chi mi ha preceduto e di chi ha collaborato con me. Ritengo che le motivazioni addotte dal Tribunale siano facilmente superabili da argomenti importanti di segno diametralmente opposto, di cui il collegio non ha tenuto conto”. Lo dice l’imprenditore Mario Ciancio Sanfilippo dopo il sequestro e confisca dei beni.
“I miei avvocati – aggiunge – sono già al lavoro per predisporre l’impugnazione in Corte di Appello. Sono certo che questa vicenda per me tristissima si concluderà con la dovuta affermazione della mia totale estraneità ai fatti che mi vengono contestati, come dimostra la mia storia personale, la mia pazienza e la mia ormai lunga vita nella città di Catania”.