Lunedì scorso a Palma di Montechiaro si è tenuto un convegno di grande interesse culturale sul ritrovamento del relitto dell’Almerian, piroscafo a vapore inglese del 1897, avvenuto nel 1918 durante la prima guerra mondiale nelle acque antistanti Punta Bianca ad opera di un sommergibile tedesco.
Di notevole spessore gli interventi degli illustri relatori.
Nel leggere l’invito, però, colpisce subito, l’irritualità dell’ordine degli interventi in merito ai saluti; infatti, dopo quello del sindaco, risulta in modo assai inusuale il saluto del Direttore del Parco Archeologico Giuseppe Parello al posto della dottoressa Gabriella Costantino, Soprintendente, a cui si attesta indiscutibilmente la tutela e la valorizzazione del territorio. Sono seguiti altri saluti di rito per la giusta conclusione dell’assessore regionale ai Beni Culturali.
L’organizzatore del convegno, l’architetto Pietro Fiaccabrino dell’Archeoclub di Palma di Montechiaro, di fatto ha promosso un evento culturale sconoscendo nello stesso tempo le competenze (e dunque in conflitto al ruolo che ricopre), oppure ci si ritrova dinnanzi ad una pericolosa realtà: “la cultura dell’anticultura”, volendo parafrasare “la mafia dell’antimafia”; infatti, se da una parte si promuove un evento culturale, dall’altra si pone in secondo piano il ruolo istituzionale nel territorio che si attesta alla Soprintendenza, invertendo l’ordine e dando precedenza al Parco Archeologico della Valle dei Templi. Sarà, forse, la forza del potere economico (autonomia finanziaria) dispensatore e distributore di fondi, a volte anche discutibili come è accaduto nel corso dalla ultima edizione del Mandorlo in Fiore quando i soldi relativi alla comunicazione sono andati a binario unico verso un solo destinatario?
Non si vedono, infatti, motivi di connessione di competenze tra il Parco e un bene storico quale è il relitto del piroscafo affondato nel tratto di mare di fronte a Punta Bianca.
L’unica speranza è che l’architetto Fiaccabrino abbia avuto una svista macroscopica. L’avere anteposto alla cultura (quella vera) il forte potere economico (quello del Parco) annullerebbe, di fatto, la competenza scientifica, che nel caso specifico, spetta alla Soprintendenza di Agrigento e non certamente al Parco Archeologico.
L’errore dell’arch. Fiaccabrino è stato talmente evidente che non è passato inosservato.
Non è sfuggito nemmeno a noi e siamo convinti che in effetti ci si trova dinnanzi ad una svista madornale.
