Il colosso petrolifero Esso di Augusta ha presentato ricorso al Tar di Palermo per chiedere “l’annullamento” del nuovo piano regionale di qualità dell’aria ritenuto “gravemente e
immediatamente lesivo della propria posizione, oltre che palesemente illegittimo”.
Il nuovo Dgr. 268 del 18 luglio 2018 per la qualità dell’aria, varato dalla Giunta Regionale a guida Musumeci, individua 25 misure di carattere strutturale (per le quali vengono identificati i soggetti
responsabili dell’attuazione e gli indicatori per il monitoraggio di realizzazione) che incidono sui settori responsabili di emissioni di inquinanti: traffico veicolare, grandi impianti industriali, energia,
incendi boschivi, porti, rifiuti. Un importante strumento, la cui attuazione garantirà, nei prossimi anni, il miglioramento della qualità dell’aria su tutto il territorio regionale ed in particolare sui
principali Agglomerati urbani e sulle Aree Industriali.
Secondo la Esso, il nuovo piano di qualità dell’aria, sarebbe in contrasto con i c.d. Bat ( Best available techniques, ovvero le migliori tecniche disponibili, approvate con decisione dalla
Commissione Europea 10 agosto 2018, n°2018/1147Ue in riferimento allo smaltimento dei rifiuti industriali ritenuti pericolosi), penalizzando così soltanto i grossi impianti industriali ed avrebbe dei profili di illegittimità.
Da qui la decisione di ricorrere al Tar per chiedere “l’annullamento” del nuovo piano. Un ricorso presentato contro la Regione, il Libero consorzio di Siracusa, l’Arpa Sicilia e i Comuni di Augusta e
Melilli. I legali dell’impianto petrolifero affermano che la Esso, per ottenere le Aia (autorizzazioni integrate ambientali) e per rispettare i rilievi della Procura, ha già avviato ed effettuato “approfonditi monitoraggi sulle emissioni della raffineria, i cui risultati, condivisi dalla stessa Procura nell’ambito del procedimento penale, hanno dato atto di una effettiva importante riduzione delle emissioni di Cov, e più in generale delle emissioni diffuse”.
Inoltre, l’adeguamento alle Bat e il rinnovo Aia comporterebbero per il colosso industriale un costo troppo esoso di circa 200 milioni di euro. Per i legali della Essa si tratta di “misure irragionevolmente gravose a carico di pochi impianti industriali”. Le restanti misure, cioè quelle a carico degli enti pubblici, sono di natura meramente programmatica, addossando ai soli pochi soggetti privati, destinatari delle misure, tutti gli oneri derivanti dal Piano. Il tutto peraltro senza che sia dimostrata né la necessità né l’efficacia delle misure proposte e la loro proporzionalità e sostenibilità“.
Per la Esso, quindi, le misure previste nel nuovo Piano di qualità dell’aria, contenenti importanti riduzioni delle emissioni dei soli grandi impianti industriali, sarebbero incoerenti con i Bat ed
“eccessivamente gravosi e immediatamente lesivi della propria posizione, oltre che palesemente illegittimi”. Da qui, la decisione di ricorrere per vie legali per chiederne l’annullamento.