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L’assessore regionale della Famiglia e delle Politiche Sociali Mariella Ippolito ha provveduto a reperire somme aggiuntive per 6 milioni e quattrocentoseimila euro per dare un ulteriore contributo alle Città Metropolitane ed ai Liberi Consorzi di Comuni per l’assistenza igienico- sanitaria, il trasporto, l’assistenza alla comunicazione e gli altri servizi agli alunni delle scuole e per i quali  l’art. 6 della legge regionale 24/2016 prevede un contributo della Regione aggiuntivo alle competenze delle ex province. La questione aveva suscitato varie mobilitazioni: a Caltanissetta era stato indetto un sit in per lunedì prossimo in Prefettura e anche Le Iene si erano occupate del caso.  L’assessore Ippolito ha proposto il reperimento di risorse aggiuntive ai 25,5 milioni già erogati dalla Giunta regionale che ha provveduto con altri 6,4 milioni. “Sarà così possibile evitare l’interruzione di un servizio indispensabile per gli alunni portatori di disabilità – ha dichiarato Mariella Ippolito – finalizzato a garantire il diritto all’istruzione. In particolare, l’impegno delle somme è stato già effettuato e lunedì 19, dopo la registrazione della Ragioneria, saranno liquidate per prime le somme richieste dal Libero Consorzio di Caltanissetta – che aveva già comunicato le maggiori difficoltà economiche”. L’assessore ha comunicato che con le ulteriori risorse si raggiungerà una erogazione complessiva di circa 32 milioni coprendo al 97% il totale del fabbisogno comunicato dagli Enti.

L’assessore ha concluso dichiarando che le ulteriori risorse dimostrano ancora una volta la grande attenzione del Governo regionale sul tema della disabilità e si aggiungono alle ingenti somme già poste a disposizione per le persone portatrici di disabilità, allo scopo di assicurare il massimo del benessere di vita possibile.

Esprimo, a nome mio e di tutto il Coordinamento di Fratelli d’Italia della Provincia di Agrigento, la massima vicinanza e piena solidarietà al Sindaco di Realmonte, Calogero Zicari, per il grave ed inaccettabile atto intimidatorio subito” così il Commissario di Fratelli d’Italia della Provincia di Agrigento a poche ore dal grave episodio di ieri che ha coinvolto il Sindaco di Realmonte Calogero Zicari.

Il Sig. D.F. di 45 anni di Siculiana, titolare della ditta “S.C.”,  esercita attività di cava nel territorio di Siculiana ed in particolare attività di estrazione ed escavazione della pietra e della roccia calcarea.  La predetta società è proprietaria di un fondo di terreno catastalmente distinto alle particelle nn. 307 e 308 del foglio di mappa n.14; la stessa società è altresì proprietaria di un fondo limitrofo nel territorio del comune di Siculiana. Con D.A. n. 7 del 29/07/2013 le suddette particelle venivano sottoposte a vincolo paesaggistico essendo (erroneamente) identificate all’interno del piano paesaggistico provinciale quali “territori coperti da foreste e da bosco”: Con istanza inoltrata nel 2014 l’imprenditore siculianese chiedeva alla Soprintendenza di Agrigento di procedere alla revisione del Piano territoriale paesistico relativamente alla qualificazione delle sopra precisate particelle allegando un’articolata consulenza di parte redatta dal Dr. Giuseppe Castellana, Agronomo,attestante l’assenza dei presupposti richiesti ai fini della loro identificazione quali aree boschive; ma l’istanza non veniva riscontrata.  L’imprenditore pertanto nel 2016 sollecitava la Soprindenza chiedendo notizie in merito all’istruttoria della pratica; la Soprintendenza laconicamente rispondeva che “sono tuttora in corso l’esame e le analisi delle opposizioni e delle osservazioni presentate all’adottato Piano Paesaggistico della Provincia di Agrigento…”. Nel 2017 allora l’imprenditore notificava un atto di invito alla Soprintendenza, invitandola alla definizione del procedimento; ma anche tale atto restava privo di riscontro. Da qua la determinazione dell’imprenditore di proporre un ricorso davanti al TAR Sicilia, con il patrocinio degli Avvocati Girolamo Rubino e Rosario De Marco Capizzi, per la declaratoria di illegittimità del silenzio inadempimento formatosi sull’istanza avanzata alla Soprintendenza, nonchè per l’accertamento dell’obbligo di provvedere mediante definizione del procedimento. In particolare gli Avvocati Rubino e De Marco Capizzi hanno lamentato la violazione della normativa sul procedimento amministrativo, laddove prevede l’obbligo della Pubblica Amministrazione di concludere il procedimento iniziato ad istanza di parte mediante l’adozione di un provvedimento espresso, citando giurisprudenza del TAR Sicilia secondo cui è conclamata la “possibilità per il privato di tutelare l’interesse all’adozione dell’atto conclusivo del procedimento mediante  una pronuncia che ponga a carico dell’Amministrazione l’obbligo specifico di pronunziarsi”. Si è costituita in giudizio la Soprintendenza dei Beni Culturali di Agrigento, con il patrocinio dell’Avvocatura Distrettuale dello Stato di Palermo, per chiedere il rigetto del ricorso. Il TAR Sicilia,Palermo, Sezione Prima, Presidente il Dr. Calogero Ferlisi, Relatore il Dr. Sebastiano Zafarana, ritenendo fondate le censure formulate dagli Avvocati Rubino e De Marco Capizzi, ha accolto il ricorso, dichiarando l’illegittimità del silenzio inadempimento e ordinando alla Soprintendenza di provvedere entro trenta giorni alla definizione del procedimento, condannando la Soprintendenza al pagamento delle spese giudiziali e nominando commissario ad acta per l’ipotesi di ulteriore inadempienza il Segretario Generale della Presidenza della regione siciliana. Pertanto, laddove la Soprintendenza non ottempererà alla sentenza entro trenta giorni, si insedierà quale commissario ad acta il segretario generale della Presidenza della regione Siciliana che provvederà in via sostitutiva a spese della Soprintendenza. 

Sono state approvate dalla Giunta Municipale, dopo l’incontro svoltosi presso la Biblioteca Comunale, le Direttive Generali per la revisione al P.r.g. di Agrigento per decadenza dei vincoli espropriativi.
Il P.r.g. tornerà in Consiglio Comunale dopo questa approvazione che ha visto mettere a frutto contenuti di un processo condiviso di confronto. Su sollecitazione dell’Amministrazione Comunale, l”Universita di Palermo, gli Ordini Professionali, le Associazioni, i Sindacati, hanno presentato una serie di proposte che ha concluso la fase di concertazione facendo emergere il loro progetto di Città attraverso un processo condiviso per rispondere alle esigenze migliori per il territorio. Nel Documento appena approvato,sono sviluppati, tra gli altri, i temi di  città al centro di un bacino territoriale sovracomunale, la Fascia costiera, il Centro Storico, mobilità sostenibile, il verde urbano e il sistema dei Parchi, i quartieri periferici, il commercio e le attività produttive, gli spazi rurali, la questione energetica, il rischio sismico ed idrogeologico, la Città a misura di bambini. Il documento passa adesso al Consiglio comunale, dopo un lavoro che è l’ espressione delle diverse forze sociali. È stato fatto dall’amministrazione un lavoro responsabile e di impegno assieme alle diverse forze che hanno partecipato ai tavoli.
A breve verrà costituito l’ Osservatorio Permanente con i partecipanti alla concertazione perché questo processo di condivisione possa continuare.

È stato appiccato il fuoco al bancomat dell’ufficio postale della succursale di Piazza della Vittoria a Favara.

Ieri sera intorno alle 22:00 ignoti attentatori hanno cosparso lo sportello Bancomat con della benzina e hanno appiccato il fuoco. Le fiamme non hanno causato forti danni poiché si è trattato di una semplice fiammata in considerazione forse del poco liquido infiammabile ma anche della natura del materiale dello sportello automatico.

Sul posto sono arrivati immediatamente i Carabinieri della Tenenza di Favara agli ordini del Tenente Giovanni Casamassima che hanno subito iniziato le indagini. Si stanno visionando le telecamere di videosorveglianza presenti in zona che potrebbero aver ripreso tutto l’attentato incendiario. Ufficio postale succursale di Piazza della Vittoria è lo stesso dove lavorava il dipendente che ha fatto perdere le tracce di sé con circa €400000 prelevati dai depositi dei clienti.

Allo stesso nei giorni scorsi e per almeno due occasioni hanno bruciato il portone d’ingresso di casa e del garage. Nello stesso ufficio postale fu perpetrata la clamorosa rapina con lo sfondamento della dell’ingresso da parte di un auto trasformate in ariete.

Il presidente dell’Ordine degli Ingegneri Alberto Avenia, a nome dell’intera categoria esprime la propria vicinanza e solidarietà al sindaco di Realmonte Calogero Zicari, componente del Consiglio dell’Ordine degli Ingegneri di Agrigento, vittima di un gravissimo atto intimidatorio.
“La correttezza e il rigore di Lillo Zicari nello svolgere il proprio ruolo politico e professionale sono per noi un’assoluta certezza – spiega -, così come siamo certi che gesti vigliacchi come quello consumatosi in queste ore non avranno alcun reale potere intimidatorio su di lui. A Lillo, e alla sua famiglia, va la vicinanza affettuosa di tutti gli ingegneri agrigentini”.

“Uccise lo zio al culmine di un litigio”, scontro fra psichiatri al processo

Il diciannovenne Giuseppe Volpe, reo confesso dell’omicidio dello zio, Giacinto Marzullo, 52 anni, ucciso a colpi di pistola per dei contrasti di natura economica, per il perito del gup, Cristina Camilleri, e il consulente della parte civile, Salvatore Bruno, è capace di intendere e volere ed è perfettamente capace di stare in giudizio. Per il consulente della difesa Leonardo Giordano, invece, le capacità mentali dell’imputato “erano gravemente scemate al momento del fatto”. Scontro fra psichiatri al processo, in corso con rito abbreviato davanti al gup Francesco Provenzano. Marzullo, agricoltore e muratore, è stato ucciso il 18 agosto dell’anno scorso. Il suo corpo è stato trovato crivellato di colpi in un appezzamento di terreno vicino alla rotonda per la località balneare di “Mollarella”, a Licata. I poliziotti della squadra mobile, due giorni dopo, su incarico della Procura, hanno sottoposto a fermo Volpe, figlio della sorella della vittima, che avrebbe fatto fuoco dopo l’ennesimo litigio.

Fra Marzullo e la sorella i rapporti si erano incrinati da tempo per questioni di natura economica. Volpe aveva confessato alla polizia, in piena notte, di avere ucciso lo zio con quattordici colpi di pistola. L’arma, detenuta legalmente, subito dopo era stata gettata in un canalone di acque reflue. Volpe e la madre, Domenica Marzullo, secondo la ricostruzione dell’episodio, erano andati a trovare nel suo fondo Giacinto Marzullo per l’ennesimo tentativo di chiarimento. Tra i due fratelli i rapporti erano pessimi da tempo, soprattutto per questioni di soldi.

 

“Uccise lo zio al culmine di un litigio”, scontro fra psichiatri al processo
„Vecchie ruggini che, quel giorno, sono sfociate nella tragedia. Quel pomeriggio la discussione, che altro non doveva essere che un tentativo di chiarimento, è degenerata e il ragazzo avrebbe estratto la pistola e fatto fuoco, centrando all’addome e alle gambe lo zio. Poi la fuga e la confessione. Il 14 dicembre ci saranno le conclusioni del processo.“

Bimbo di 6 anni scompare all’improvviso, panico e ricerche: ritrovato
„Scompare all’interno del centro commerciale ed è il panico. Per più di mezz’ora, temendo anche il peggio, di un bambino di sei anni, nella serata di giovedì, sembrava essersi persa ogni traccia. Mamma e papà lo hanno subito cercato ovunque. Temendo il peggio, è stato anche richiesto l’intervento della polizia di Stato. E gli agenti della sezione “Volanti” della Questura di Agrigento – così come tante altre persone presenti nel centro commerciale “Città dei Templi” – si sono immediatamente mobilitati per setacciare ogni angolo e cercare di ritrovare il piccino. E’ stata necessaria una mezz’oretta, ma alla fine il bimbo è stato ritrovato: era al pianoterra, nei pressi del bar.“

I poliziotti della sezione “Volanti” hanno, poi, una volta ritrovato il piccolino che è stato restituito all’amore dei propri, terrorizzati, genitori, ricostruito cosa effettivamente fosse accaduto. Pare che mamma e papà stessero dando un’occhiata ad alcuni vestiti all’interno di un negozio. Il figlio non soltanto si è allontanato, ma è proprio uscito dall’esercizio commerciale. Quando i genitori hanno iniziato a chiamarlo e a cercarlo, lui non ha risposto e, di fatto, è scattato l’allarme. Sono stati in tanti, pare, vedendo i genitori in forte, inevitabile, apprensione a mobilitarsi per ritrovare – in mezzo a tanta confusione – il piccolino. Poi, appunto, qualcuno ha deciso di non perdere tempo ed ha composto il 113. Dalla sala operativa della polizia di Stato, in una manciata di minuti, è stata “dirottata” verso Villaseta la prima pattuglia disponibile. E i poliziotti della sezione “Volanti” – assieme a tante altre persone – hanno appunto cercato e, per fortuna, ritrovato il piccoletto. 

 

Il gup del Tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano, al termine dell’udiena di ieri, ha fissato la prossima per il 30 novembre.

 

Sarà in quella data che il gup deciderà sulla richiesta presentata dagli avvocati di Stefano Castellino, il sindaco di Palma di Montechiaro, accusato di abuso d’ufficio, di annullare i capi di imputazione in quanto ritenuti dagli stessi “estremamente generici” e dichiarare inutilizzabili le intercettazioni “perchè disposte nell’ambito di altro procedimento”.

Va all’attacco, dunque, la difesa del primo cittadino palmese finito sotto inchiesta della Procura della Repubblica di Agrigento, per aver fermato, secondo l’accusa, gli abbattimenti di case abusive in maniera illegale.

Castellino, che è accusato di falso ideologico, abuso di ufficio e rifiuto di atti di ufficio, ha già chiesto di essere sentito. Probabile la sua audizione subito dopo l’accorpamento dei due fascicoli.

 

Venti anni e sei mesi di reclusione. A tanto ammontano gli anni di condanna che il pm della Dda di Catania Valentina Sincero, cominciando la requisitoria, ha chiesto nei confronti di Francesco Fragapane, figlio del boss Salvatore di Santa Elisabetta condannato all’ergastolo per l’omicidio del piccolo Di Matteo, nell’ambito del processo scaturito dall’operazione “Proelio” nell’estate 2017.

 E’ cominciato ieri l’atto di accusa del pubblico ministero che in questa prima udienza ha trattato soltanto alcune delle oltre quaranta posizioni che oggi sono accusate di aver dato vita ad un traffico di sostanze stupefacenti e abigeato con la regia diretta da Cosa Nostra ragusana e agrigentina.

Le indagini hanno portato alla luce un legame economico-logistico tra il clan Fragapane ed il clan Errigo. In questo rapporto si inserivano anche esponenti di alcune famiglie calabresi come Giuseppe Piccolo, Saverio Napoli e Vincenzo Politanò, operanti a Polistena, che dalla piana reggina rifornivano di cocaina la provincia di Agrigento e Ragusa.

Tra gli agrigentini, oltre Francesco Fragapane, siedono sul banco degli imputati anche le “vecchie conoscenze” Roberto Lampasona e Antonino Mangione. Le loro posizione verranno trattate il 17 dicembre, data in cui si tornerà in aula.