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“La cosa che più mi preoccupa, nella vita come nella politica, è il silenzio assordante dinnanzi ad un grido d’aiuto. Ancor di più se a gridare è la gente della tua città”. 

A rompere gli indugi è, ancora una volta , il Capogruppo della Lega al Comune di Agrigento Nuccia Palermo che si schiera apertamente accanto ai 144 commercianti in rivolta contro la chiusura della via Atenea prevista per la domenica conclusiva della 74° Sagra del Mandorlo in fiore. 

“Siamo indignati dinnanzi alla sorda indifferenza dell’amministrazione Firetto – insiste Nuccia Palermo – sempre più lontana dai bisogni degli agrigentini , sempre più blindata nel proprio palazzo mentre la mia gente qua fuori chiude le saracinesche”. 

“Già annuncio che parteciperò all’incontro dei 144  padri e madri di famiglia, che si svolgerà martedì presso lo Spazio TEMENOS, al fine di dare ancor più vigore ad una richiesta sacrosanta: il diritto di poter lavorare senza che ciò venga impedito da scelte assurde e incomprensibili”.

“Questa  – conclude il Capogruppo Palermo – non rappresenta soltanto l’ennesima scelta che va a discapito della già fragile economia agrigentina ma è anche la dimostrazione palese che il tanto decantato rilancio  esiste solo nell’immaginazione di Firetto”. 

 

Si svolgerà GIOVEDI’ 28 FEBBRAIO alle ore 10 nella Sala “PIO LA TORRE” della CGIL PROVINCIALE di Via Matteo Cimarra, 23 a d AGRIGENTO, la presentazione del libro di Emanuele Cavallaro sulla storia di Ignazio Cutrò “In culo alla Mafia”.

Alla iniziativa parteciperanno oltre al Segretario Generale della CGIL Agrigento Massimo RASO, anche il Procuratore Aggiunto della Procura della Repubblica di Agrigento Salvatore VELLA ed il “testimone di giustizia” e Presidente dell’Associazione testimoni di giustizia Ignazio CUTRO’. L’incontro sarà moderato dl Giornalista Gero TEDESCO.

“Siamo particolarmente orgogliosi e lusingati – dichiara Massimo RASO – che Ignazio CUTRO’ abbia voluto scegliere la CGIL quale luogo per presentare il libro che racconta la sua storia. Una storia che dev’essere conosciuta e raccontata, la storia di un Uomo che ha scelto di non piegare la testa a “cosa nostra” e di testimoniare contribuendo in questo modo all’arresto di chi ha minacciato la sua libertà di imprenditore.

La CGIL ha sempre seguito con attenzione la vicenda di Cutrò ed è intervenuta varie volte per chiedere che non gli venisse revocata la protezione.

“Appare davvero scandaloso – conclude Raso – che lo Stato possa decidere misure di questo tipo proprio è in coro il Processo alla “mafia della Montagna” che vede Cutrò tra le parti civili (anche la CGIL lo è) e dopo che è stata resa nota una intercettazione nella quale si parla esplicitamente delle intenzioni mafiose su Cutrò”.

L’iniziativa di Giovedì, cui tutti siamo invitati a partecipare, sarà l’occasione per rinnovare la nostra vicinanza a Cutrò e ritornare a chiedere per Lui ed i suoi familiari un livello accettabile di protezione.

 

“Il Comune di Agrigento non ha alcun ritardo nel pagamento  delle ditte appaltatrici del servizio di raccolta e smaltimento  dei rifiuti in quanto ancora oggi  non è scaduto il temine di pagamento delle fatture emesse dalle stesse”, Così precisa l’assessore comunale all’ecologia, Nello Hamel che continua: ” In questo senso,  è assolutamente inammissibile che la protesta degli operatori ecologici  possa essere finalizzata a spingere  il Comune  ad effettuare pagamenti  per i quali nella realtà non c’è ancora alcuna ritardo rispetto ai termini di liquidazione. Ed inoltre  si ricorda che il Comune di Agrigento è tra i pochi comuni virtuosi  che effettuano i pagamenti puntualmente”. 

L’assessore all’ecologia informa la cittadinanza che domani lunedì 25 febbraio, la raccolta dell’umido verrà regolarmente effettuata mentre il cartone, a causa dell’assemblea dei lavoratori, potrà subire qualche limitata carenza che sarà recuperata nella giornata di mercoledì 27.  

La signora Laura Pace, di 45 anni, residente a San leone, Via Eolo, aveva depositato presso il Comune di Agrigento una richiesta di autorizzazione per la realizzazione di una recinzione in ferro battuto, con annesso cancello, in un edificio sito in località San Leone, Via Eolo, allegando un progetto redatto dall’ingegnere Laura Pecoraro. Con provvedimento a firma dell’allora dirigente del Settore Pianificazione urbanistica e Gestione del Territorio ingegnere Sebastiano Di Francesco veniva comunicato il diniego dell’autorizzazione edilizia poichè il marciapiede su cui è prevista la realizzazione della recinzione è di proprietà comunale; in ordine a tale provvedimento era stato acquisito un parere legale a firma dell’Avvocato Rita Salvago,funzionario avvocato del Comune di Agrigento,  secondo cui il privato, sebbene ancora intestatario catastale del bene, non può recintare il marciapiede o qualsiasi altro bene la cui proprietà sia stata acquistata dall’Ente. Ma la Signora Laura Pace proponeva un ricorso davanti al TAR Sicilia per l’annullamento del provvedimento avente ad oggetto il diniego di autorizzazione edilizia di cui sopra, lamentando anche  un asserito eccesso di potere per difetto di istruttoria e insufficiente e contraddittoria motivazione . Si è costituita in giudizio, con un atto di intervento “ad opponendum”, la Signora Triglia Clara Vittoria, rappresentata e difesa dall’Avvocato Girolamo Rubino, proprietaria di un immobile sito in San Leone, Via Eolo, assumendo una lesione del pacifico godimento del proprio immobile, al fine di chiedere il rigetto del ricorso. In particolare l’Avvocato Rubino ha sostenuto , aderendo al parere reso dall’Ufficio Legale del Comune di Agrigento, che il marciapiede in questione sia stato acquisito dal Comune di Agrigento per usucapione ed in ogni caso che il marciapiede medesimo sia gravato da una servitù di uso pubblico; citando all’uopo giurisprudenza secondo cui ” l’utilizzo da parte della collettività dei cittadini del camminamento… rende palese la sussistenza di una situazione di fatto corrispondente all’esercizio di una servitù di uso pubblico …”; ed altresì che la realizzazione della recinzione avrebbe determinato alla collettività  l’impossibilità di potere transitare a piedi lungo il marciapiede. Il TAR Sicilia, Palermo, Sezione Terza, Presidente e Relatore la Dr.ssa Maria Cristina Quiligotti, con recente sentenza ha respinto il ricorso proposto dalla Signora Laura Pace,  condividendo le tesi dell’Avvocato Rubino secondo cui avuto riguardo all’utilizzazione dell’area in questione quale marciapiedi deve ritenersi acquisita la servitù pubblica di passaggio, consistente nel mero fatto giuridico che il bene sia a disposizione del pubblico assoggettandolo all’uso correlativo al fine di soddisfare un’esigenza comune ai membri della collettività . Pertanto, per effetto della sentenza resa dal TAR Sicilia tra le parti, dovrà essere rimossa la recinzione in ferro battuto nelle more realizzata in Via Eolo a San Leone. 

Nino Contrino, classe ’30, portiere dell’Agrigento poi divenuto Akragas si è spento il 21 febbraio’19, all’età di 89 anni.

Il giocatore è passato a miglior vita attorno all’affetto dei suoi cari. La triste notizia si è subito diffusa nella Città dei Templi.

Contrino, è stato un giocatore dell’Akragas e la sua squadra all’epoca rappresentava una piccola compagine. Ma il calcio per un periodo era la sua passione. 

Dopo la sua avventura calcistica ha lavorato come vigile urbano e negli anni’70 decide di mollare tutto e trasferirsi New York, dove troverà la sua fortuna.

Nino, si era sempre distinto per il suo carisma e carattere, affabile e da molti apprezzato in città. Indimenticabile la grande amicizia con Gigi Casesa, Renato Mossuto, Lillo Rizzo, Stefano Barragato e l’Avv. Patti.

L’ex portiere dell’Akragas, lascia un grande vuoto tra i suoi cari e nella storia del calcio Agrigentino.

La redazione di Sicilia24h.it esprime cordoglio alla famiglia Contrino. 

Dopo otto anni la chiesa agrigentina si riappropria della sua Cattedrale.

L’arcivescovo ha iniziato la sua omelia ringraziando “i confratelli Vescovi che ci fanno sentire la vicinanza, anzi la comunione, delle altre chiese, e alle autorità tutte, civili e militari, regionali, provinciali e cittadine che, con la loro presenza, arricchiscono questa assemblea”. Tra le autorità, l’assessore regionale Gaetano Armao e il sindaco di Agrigento, Lillo Firetto.

Ringrazia, ma ricorda “anche atteggiamenti non sempre interpretabili, delle molte deludenti e insincere parole e delle tante vuote e finte promesse”.

“La nostra Cattedrale, purtroppo, resta ancora una mamma malata, ci auguriamo che, riaverla significa che almeno sia uscita in maniera definitiva dal coma. I lavori non sono completati, c’è ancora tanto da fare. Si deve completare la messa in sicurezza dell’edificio, poi dovrebbe iniziare il rinsaldamento della collina e infine ci vorrà il restauro finale dell’ edificio. Quel che conta, però, è che, dopo tanti lunghi anni, siamo oggi qui, per pregare e ritrovarci come chiesa santa di Dio”.

“È stato un momento fortemente desiderato, non tanto perché c’era l’urgenza di riaprire una chiesa, ma perché volevamo questa chiesa, la nostra cattedrale”.

La fede si sostiene ed è ricca di segni. Uno di questi è la Cattedrale che simboleggia l’unità, nel nostro caso, della Chiesa Agrigentina. Rientrarvi, pregare e celebrare l’Eucaristia, significa risentirci concretamente dentro la storia cristiana della nostra terra, storia santificata dalla fede dei credenti, dei santi e dal sangue dei martiri che ci hanno preceduto. È importante  questo tempio per riandare alle radici della nostra fede e della nostra storia. Qui siamo identificati per la nostra fede, qui si comprendono meglio e diventano nostre le parole di Pietro: ”Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”.

“Questo tempio ricorda e ripropone la storia religiosa, ma anche quella civile del nostro territorio e del nostro popolo. Potreste dirmi: ma questo non vale per tutte le chiese? Sì, però le altre chiese della diocesi sono la continuità di questa chiesa; esse non ci sarebbero se non fossero in comunione con questa. E questa Chiesa Madre, a sua volta, è strettamente legata alla Cattedra di Pietro, di cui oggi la Chiesa fa memoria. Questa coincidenza è stato il motivo per cui abbiamo scelto questa giornata per riaprila”.

“Sentiamo perciò l’orgoglio e la gioia di ritrovarci nella nostra Cattedrale: sentiamoci fieri, riconoscenti e gioiosi di essere tutti noi protagonisti di una lunga storia di fede; orgogliosi e consapevoli della nostra identità, delle nostre radici e del fatto che dalla Provvidenza ci viene affidata la storia odierna perché continui nel tempo. Ci tocca consegnarla ai nostri ragazzi e ai nostri giovani – è una bella storia, ecclesiale e civile – perché camminino fiduciosi verso il futuro”.

Sono alcune parti dell’omelia dell’Arcivescovo che offrono pienamente il senso di tutto il messaggio di un Don Franco soddisfatto del risultato traguardato per la riapertura della Cattedrale e nello stesso tempo preoccupato sul futuro completamento dei lavori di consolidamento del costone, in considerazione dell’esperienza consumata in otto anni di promesse e di attesa.

Il Voltano ha affittato, per trenta anni, un ramo della sua azienda a “Acque del Voltano società cooperativa” il 21 Giugno del 2018. 

A questo punto, non pochi si chiederanno il perché se ne parla dopo circa nove mesi. Alla precisa domanda diverse possono essere le risposte, noi diamo la più semplice: l’abbiamo saputo adesso e solo per averla cercata.

Ci occupiamo costantemente di servizio idrico nell’agrigentino e del Voltano. Dovrebbe essere un’informazione agevole con gli Enti disponibili a comunicare alla stampa, ma, in alcuni casi non è, purtroppo, così.

L’informazione di oggi non ci è mai arrivata, l’abbiamo cercata e seppure in notevole ritardo diamo la notizia all’opinione pubblica e, in particolare, ai cittadini dei dieci Comuni che fanno parte della società a capitale pubblico “Voltano”, precisamente i contribuenti dei Comuni soci, San Biagio Platani, Sant’Angelo Muxaro, Sant’Elisabetta, Raffadali, Joppolo, Aragona, Comitini, Favara, Agrigento e Porto Empedocle, che è stato affittato un ramo d’azienda. Abbiamo anche chiesto ad alcuni sindaci di questi Comuni se conoscessero la vicenda, in parte la sconoscevano, altri l’avrebbero saputo. Sembrerebbe, ad ogni modo, che non ci sia stata una assemblea convocata sull’argomento.

Ovviamente, l’affitto del ramo d’azienda è avvenuto nel rispetto della legge e delle regole.

La notizia vuole sottolineare il silenzio, il non informare adeguatamente l’opinione pubblica su fatti importanti quali sono quelli relativi al servizio idrico nell’agrigentino.

E l’opinione pubblica pretende di sapere tutto dal Voltano perché è una società a capitale pubblico e perché fa parte anche di Girgenti acque. Lo stesso amministratore unico del Voltano è l’attuale presidente di Girgenti acque.

Il Voltano, oggi, è una società che ha ceduto a copertura di un debito ad un privato il 13 per cento delle azioni tenute in Girgenti acque e nel 2009 ha anche ceduto il suo sistema acquedottistico all’Ati idrico e a Girgenti acque, tenendo per se la gestione diretta di sole 1.934 utenze.

Adesso, la società ha voluto separare le attività inerenti “la gestione del servizio idrico dalla gestione patrimoniale dell’Ente, intesa quale attività finalizzata all’adempimento dei debiti ed alla riscossione dei crediti”. Acque Voltano ha la gestione del servizio idrico reso all’utenza. E per questo il “Voltano spa intende affidare la prosecuzione del servizio ai propri dipendenti organizzati nelle forme associative previste dalla legge”.

“Il modello negoziale prescelto allo scopo è quello dell’affitto di ramo d’azienda”. In questo senso, il 5 Gennaio 2018 i dipendenti del Voltano hanno costituito la società Cooperativa Acque del Voltano.

“La durata del contratto d’affitto del ramo d’azienda è convenuta in anni trenta con inizio dal primo luglio 2018  e scadenza il 30 giugno 2048”. Mentre, “il canone annuale per l’affitto del ramo d’azienda è pattuito e determinato in misura pari al 15 % degli incassi netti realizzati dal Gestore”.

Si legge nel contratto tra il Voltano e la cooperativa, che tutto ciò è stato fatto per la “salvaguardia degli attuali livelli occupazionali”. Una finalità assolutamente nobile per la quale valeva la pena diffondere la notizia nell’immediatezza, avrebbe avuto il favore dell’opinione pubblica. Del resto, si comprendono facilmente le ragioni che hanno portato i tre dipendenti ad accettare il pesante carico pur di salvare il lavoro. E ancora, chi altri avrebbe accettato di gestire un servizio per conto di una società a capitale pubblico sulla quale i sindaci devono decidere su un eventuale scioglimento e messa in liquidazione.

Al momento, non possiamo che aspettare le reazioni dei sindaci dei dieci comuni soci del Voltano, che adesso sanno, per raccontarvi il resto della storia, ovviamente, se un resto ci sarà.

Se Porto Empedocle piange, Agrigento non ride. Mentre la vertenza empedoclina sembra ormai impantanata e non si capisce come potrà uscirsene, ad Agrigento, gli operatori ecologici sono nuovamente sul piede di guerra per via del ritardo con cui il Comune sta lavorando la fattura per i servizi svolti nel mese di gennaio alle ditte che doveva essere pagata il 15 febbraio scorso. “Ancora una volta – scrivono i sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil Enzo Iacono, Umberto Nero e Nino Stella – assistiamo al ritardo nel pagamento degli stipendi ai lavoratori che operano per conto del Comune di Agrigento. Chiediamo che, come fissato dal Contratto di Lavoro Fise, gli stipendi vengano corrisposti puntualmente affinchè i lavoratori possano programmare le spese delle proprie famiglie. Per questo motivo siamo nuovamente in stato di agitazione e lunedì prossimo 25 febbraio i lavoratori si riuniranno in assemblea nelle due ultime ore di ogni turno”. Per Agrigento dunque, si profilano nuovi disagi per i cittadini a pochi giorni dall’inizio della Sagra del Mandorlo in fiore.

Nell’ambito dell’operazione “No Fly” condotta dalla procura di Siracusa e relativa all’alto tasso d’inquinamento atmosferico cagionato dagli impianti petrolchimici che avrebbero emesso “materiale inquinante e molesto” si è proceduto, nella giornata di sta mattina, al sequestro preventivo degli stabilimenti di Versalis di Priolo e Sasol spa di Augusta, e dei depuratori Tas di Priolo Servizi Scpa di Melilli e Ias Spa di Priolo Gargallo.

L’operazione è stata coordinata dal Procuratore della Repubblica, Fabio Scavone e diretta dai Sostituti Procuratori Tommaso Pagano, Salvatore Grillo e Davide Lucignani, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Siracusa e i militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Siracusa, unitamente a personale del Noe di Catania e del Nictas dell’Asp di Siracusa, che hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip del Tribunale di Siracusa, di quattro insediamenti nel Polo petrolchimico di questa provincia, ricompreso fra i comuni di Siracusa, Augusta, Melilli e Priolo Gargallo.

Così il Procuratore della Repubblica Scavone durante la conferenza stampa: “E’ una prima tappa, un problema dalla complessità estrema perché riguarda il comprensorio di Melilli, Priolo, Augusta e Siracusa afflitti da problemi che riguardano il settore atmosferico, marino, terrestre e la dismissione degli impianti industriali. Questa indagine analizza una parte dell’inquinamento atmosferico, non è un limite ma una necessità legata alla complessità della problematica.”

I consulenti della procura Rino Felici Arpa di Milano, Mauro Sanna Arpa del Lazio, e Nazareno Santilli  dirigente del Ministero dell’Ambiente e dell’Ispra, esperti a livello nazionale,  che hanno lavorato anche al caso Ilva di Taranto, hanno accertato la natura inquinante delle immissioni aeree degli stabilimenti di Versalis di Priolo e Sasol spa di Augusta, e dei depuratori Tas di Priolo Servizi Scpa di Melilli e Ias Spa di Priolo Gargallo che, pertanto, sono stati sottoposti al sequestro.

Gli stessi consulenti tecnici hanno evidenziato di avere raccolto elementi che “inducono a ritenere che la qualità dell’aria nel territorio interessato si sia fortemente degradata”, rilevando come “nei comuni di Priolo Gargallo, Augusta e in parte Melilli si registra una qualità dell’aria nettamente inferiore a quella degli altri Comuni della provincia, avuto riguardo ai vari inquinanti presi in considerazione”.

“Abbiamo anche riscontrato, continua il procuratore Scavone, che l’Ias, Industria acqua siracusana, il cui impianto smaltisce tutti i reflui di tutto il comprensorio industriale oltre che quello dei Comuni di Priolo e di Melilli, e la Priolo servizi, non avevano l’autorizzazione Aia e hanno lavorato per anni indisturbati. Inoltre, l’Ias era dotato dal 2005 di un impianto di deodorizzazione per convogliare emissioni diffuse che seppur collaudato non è mai entrato in funzione, esclusa la parte finale con sistema di nebulizzazione per attenuare le puzze. “Un po’ come spruzzarsi il deodorante dopo aver fatto attività fisica al posto di farsi una doccia, ha dichiarato Grillo”. Una percezione che a naso negli ultimi anni era già percepita e palese per buona parte della popolazione.”

Il provvedimento, di carattere preventivo, prevede il mantenimento della facoltà d’uso degli impianti e, quindi, la continuità di esercizio delle unità in sequestro, previa disponibilità dei gestori a produrre, entro 90 giorni, un programma attuativo per ricondurre nei limiti le emissioni in atmosfera nonché il versamento di una garanzia fideiussoria pari al costo delle opere di adeguamento che dovranno essere completate entro i prossimi 12 mesi.