Ormai da alcuni anni, e cioè da quando il Comune di Racalmuto guidato da Salvatore Petrotto è stato sciolto per infiltrazioni mafiose, lo stesso ex primo cittadino della “Città della Ragione” ha iniziato una violentissima campagna stampa contro tutto e contro tutti.
Giudici, pezzi di Istituzioni, giornalisti, imprenditori e tanti, tanti altri personaggi che sono finiti sotto la ferocia di Salvatore Petrotto. Uno sfogo, una micidiale riluttanza nell’accettare la chiusura per infiltrazioni mafiose del “suo” Comune, rabbia, acredine? Non si conosce il motivo.
Sta di fatto che Salvatore Petrotto da quel momento in poi ne ha avuto proprio per tutti. Non ha risparmiato nessuno.
Per carità, le critiche si possono anche accettare, ben vengano se soprattutto sono costruttive. Né vogliamo entrare nel merito se lo stesso Petrotto abbia o meno ragione sui contenuti dei suoi strali. Ci sono fior di investigatori che stanno indagando a 360 gradi per far luce su molti episodi, molti dei quali fa riferimento lo stesso Petrotto.
A nostro modo di vedere, però, il “pulpito” Salvatore Petrotto non sembra il più adatto ad ergersi come il paladino della legalità per sferrare attacchi di ogni genere soprattutto quando vengono prese di mira le Istituzioni.
Insomma, un sindaco che ha avuto sciolto il proprio Comune per infiltrazioni mafiose che oggi continua a professare (verso gli altri) opere di legalità appare una mossa assai azzardata e quantomeno discutibile.
A conferma di ciò, abbiamo ritenuto opportuno pubblicare alcuni fondamentali stralci della relazione della Commissione Prefettizia che ha portato allo scioglimento dell’Amministrazione di Racalmuto guidata da Salvatore Petrotto per infiltrazioni mafiose. Un bel giorno giunse a Racalmuto l’allora ministro dell’Interno Rosanna Cancellieri e mise i sigilli nel portone di ingresso del Comune (solo quando entrava Petrotto, però) in attesa di nuove votazioni dopo un periodo di commissariamento.
Noi non commentiamo, anche perché riteniamo opportuno ci sia ben poco da commentare. Anche perché il lettore, oggi attento più che mai, sa fare le dovute e opportune valutazioni.
In conseguenza di ciò siamo anche costretti a chiudere i commenti su questo articolo onde evitare allo stesso Petrotto di inveire contro alcuni pezzi delle Istituzioni, come, purtroppo, è già avvenuto regolarmente negli ultimi anni.
Nella relazione viene trascritta anche la richiesta di archiviazione (e ottenuta) nei confronti di Salvatore Petrotto per il reato 416 bis, chiesta dalla DDA di Palermo.
Non si può non sottolineare, comunque, come alcuni passaggi descritti nella richiesta di archiviazione risultano determinanti ai fini di ottenere la stessa archiviazione. Due i fattori principali: risulta così che gli episodi raccontati dai collaboratori di giustizia sono collocati temporalmente nell’anno 1996 e quindi appaiono datati così da travolgere, per i termini prescrizionali decorsi o incombenti, eventuali formulazioni di ipotesi di reato diverse rispetto a quelle sostenute.
Dunque prescrizioni avvenute o incombenti e fatti accaduti troppo tempo prima hanno certamente limitato le indagini degli inquirenti, i quali, giustamente, lavorando nel massimo della professionalità e con la massima attenzione, non hanno potuto ricostruire perfettamente i fatti gravemente raccontati dai collaboratori di giustizia.
Fermo restando, comunque, che ciò che leggeremo di seguito, dà uno spaccato scientifico di ciò che avveniva nei periodi sottoscritti durante le amministrazioni guidate da Petrotto.
PREMESSA
1a Decreto n. 17102/128/1(9) del 12.8.2011 del Ministro dell’Interno Con nota n. 794/R/OES del 6.7.2011, il Prefetto di Agrigento ha richiesto al Ministero dell’Interno la delega ad esercitare i poteri accesso e di accertamento di cui all’1, comma 4, del D.L. n. 629/1982, convertito dalla L. n. 726/1982 e s.m.i. presso il Comune di Racalmuto. Con decreto n. 17102/128/1(9) del 12.8.2011 il Ministro dell’Interno ha delegato il Prefetto di Agrigento ad esercitare i poteri di accesso e di accertamento con le modalità e la tempistica indicata nell’art. 143 del D.Lgs n. 267/2000, come sostituito dall’art. 2, comma 30, della legge n. 94/2009, nei confronti del Comune di Racalmuto. Con provvedimento n. 2011-1013/R/OES del 29.8.2011 , il Prefetto di Agrigento ha disposto, ai sensi dell’art. 143 del Decreto Legislativo n. 267/2000 e s.m.i., l’accesso presso il Comune di Racalmuto al fine di verificare l’eventuale sussistenza di forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata o di collegamenti diretti o indiretti con la stessa. Delle attività di cui al menzionato provvedimento n. 1013 è stata incaricata una Commissione di indagine costituita da: Dr. Nicola DIOMEDE, Vice Prefetto Vicario della Prefettura/UTG di Agrigento;
Cap. N. P., in servizio presso il Comando Provinciale CC. di Agrigento;
Cap. C. D., in servizio presso il P.T./G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Palermo.
La Commissione di indagine ha iniziato la propria attività il 2.9.2011 redigendo verbale di insediamento presso la Casa Comunale, sottoscritto – oltre che dai componenti della Commissione stessa – dal Commissario straordinario Dr. Giuseppe PETRALIA, dal Presidente del Consiglio comunale S. M.e dal Segretario Generale del Comune L. S. Con nota del 26.11.2011, la Commissione di indagine ha motivatamente richiesto una proroga di ulteriori 90 giorni per l’espletamento dell’incarico, rendendosi necessario effettuare ulteriori verifiche sulle attività degli uffici comunali. Con provvedimento n. 1492/R/OES del 29.11.2011 il Prefetto di Agrigento ha disposto una proroga delle attività della Commissione d’indagine di ulteriori 90 giorni, a decorrere dal 2.12.2011. In data 2.12.2011, è stato redatto, presso la Casa comunale, verbale di presa d’atto del citato provvedimento di proroga, sottoscritto – oltre che dai componenti della Commissione stessa – dal Commissario straordinario Dr. Giuseppe PETRALIA, dal Presidente dell’organo consiliare S. M. e dal Segretario Generale L. S.
1b Procedimento penale n. 4055/2009 – Invito ex art. 375 c.p.p. al Sindaco di Racalmuto L’avvio della procedura di accesso, si riconnette al procedimento penale n. 4055/2009 RGNR della Procura della Repubblica di Palermo Direzione Distrettuale Antimafia, nell’ambito del quale quella Autorità Giudiziaria ha emesso, il 6.6.2011, invito per la presentazione di persona sottoposta ad indagini (art. 375 c.p.p.) nei confronti di PETROTTO Salvatore Gioacchino, nato a Racalmuto il 14.6.1962, per il delitto previsto e punito dagli artt. 61 n.9, 110 e 416 bis, commi 1,3,4,5 e 6 c.p., poiché: “ nella qualità di Sindaco del Comune di Racalmuto (dal giugno 1993 al dicembre 1997; dal dicembre 1997 al maggio 2002; dal maggio 2007 ad oggi), ponendo in essere condotte finalizzate ed univocamente dirette ad avvantaggiare appartenenti all’associazione mafiosa cosa nostra (quali fra gli altri DI GATI Beniamino, DI GATI Maurizio, SFERRAZZA Giuseppe) ha fornito un contributo specifico consapevole effettivo e causalmente idoneo al rafforzamento della predetta associazione ed alla realizzazione del suo programma criminoso. In particolare, per avere, tra l’altro:
richiesto ed ottenuto ad esponenti mafiosi di cosa nostra della famiglia di Racalmuto (DI GATI Maurizio) – in occasione delle consultazioni comunali del dicembre 1997 – appoggio elettorale per l’elezione, poi avvenuta, a Sindaco del Comune in cambio della manifestata disponibilità ad offrire vantaggi inerenti il suo ruolo istituzionale, quali tra gli altri, il non aver immediatamente attivato – se non dopo sollecitazione del Prefetto di Agrigento – il procedimento disciplinare a carico di DI GATI Beniamino, dipendente comunale, già sottoposto a misura di prevenzione personale con obbligo di soggiorno sin dal luglio 1993;
ritardato coscientemente la sospensione dal servizio del dipendente comunale DI GATI Beniamino, sottoposto a misura di prevenzione con obbligo di soggiorno dal luglio 1993;
ricevuto somme di denaro dagli esponenti mafiosi di Racalmuto e Grotte (il predetto DI GATI Maurizio e LICATA Vincenzo) finalizzate sia a sostenere la sua campagna elettorale del dicembre 1997, sia a rendere più spedito l’iter amministrativo e contabile di competenza del Comune (ente appaltante) nei lavori di rifacimento della rete idrica di Racalmuto, aggiudicati, con gara indetta il 29 novembre 1996, in favore dell’A.T.I………, di fatto controllate dai predetti DI GATI Maurizio e LICATA Vincenzo;
favorito imprese riconducibili agli esponenti mafiosi della famiglia di Racalmuto o da questi segnalate, nell’attribuzione di appalti di opere pubbliche e private e nell’affidamento a trattativa privata e/o cottimo fiduciario di lavori alla ditta di DI GATI Giuseppe (fratello di DI GATI Maurizio e DI GATI Beniamino, nei cui confronti erano già stati emessi decreti di applicazione di misure di prevenzione personale ex L. 576/65), ed alla ditta “AR……….. s.n.c. di Grotte o riconducibili a SFERRAZZA Giuseppe, appartenente alla famiglia mafiosa di Racalmuto (nei cui confronti erano già stati emessi decreti di applicazione di misure di prevenzione personale ex L. 576/65);
richiesto a B. G. al momento dell’apertura del supermercato “DI MEGLIO” in Racalmuto, mentre il predetto era contestualmente sottoposto a richieste estorsive provenienti dagli esponenti mafiosi locali (in particolare DI GATI Maurizio e DI GATI Beniamino), somme di denaro a titolo di tangente per ottenere il rilascio della relativa licenza commerciale;
stabilito accordi direttamente con DI GATI Maurizio allo scopo di evitare che il PETROTTO continuasse a denunziare falsamente di subire atti intimidatori ad opera di soggetti non identificati, riconducibili ad ambienti mafiosi;
con l’aggravante di aver commesso il fatto con abuso dei poteri derivanti dalla qualità di Sindaco; con le aggravanti dell’essere l’associazione armata e dell’avere ottenuto il controllo di attività economiche finanziarie con il presso il prodotto ed il profitto dei delitti. In Racalmuto, dal gennaio 1995 in poi”.
1c Dimissioni del Sindaco di Racalmuto Quindici giorni dopo aver ricevuto il predetto avviso ex art. 375 c.p.p. (notificatogli l’8.6.2011), il PETROTTO Salvatore Gioacchino ha rassegnato le proprie dimissioni dalla carica di Sindaco di Racalmuto con lettera indirizzata al Segretario comunale (prot. n. 6875 del 23.6.2011). Il Presidente della Regione Siciliana, con decreto n. 262 del 4.7.2011, nel prendere atto della cessazione dalla carico di Sindaco e della Giunta Municipale del Comune di Racalmuto, ha nominato un Commissario straordinario – individuato nel funzionario regionale Dr. Giuseppe PETRALIA – per la gestione del predetto Comune in sostituzione degli organi cessati, fino alla prima tornata utile. Nel citato decreto, risulta specificato che ai sensi dell’art. 11, comma 1, della legge regionale n. 35/1997 e s.m.i., la cessazione dalla carica del Sindaco per dimissioni o altra causa comporta la cessazione dalla carica dei componenti della rispettiva Giunta ma non del Consiglio Comunale che rimane in carica fino alla data di effettuazione del previsto rinnovo con le elezioni congiunte del Sindaco e del Consiglio comunale da tenersi nel primo turno elettorale utile.
1d Richiesta di archiviazione della D.D.A. La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo Direzione Distrettuale Antimafia ha richiesto, in data 6.9.2011, al G.I.P. di quel Tribunale richiesta di archiviazione del procedimento penale n. 4055/09 RGNR iscritto nei confronti di PETROTTO Salvatore Gioacchino sottoposto ad indagini per il reato di cui agli artt. 100, 416 bis del codice penale. Nella richiesta di archiviazione – nella quale risultano riportati passi dell’interrogatorio del PETROTTO svoltosi il 1°.7.2011 – la D.D.A. evidenzia che: “ Il presente procedimento trae origine dalle dichiarazioni di DI GATI Maurizio, DI GATI Beniamino e GAGLIARDO Ignazio, già appartenenti alla famiglia mafiosa di cosa nostra di Racalmuto e dall’anno 2006 divenuti collaboratori di giustizia; le loro dichiarazioni hanno qui riguardato i rapporti intrattenuti nel corso degli anni da PETROTTO Salvatore Gioacchino – il quale ha ricoperto la carica di Sindaco di Racalmuto dal giugno 1993 al maggio 2002 e dal maggio 2007 al giugno 2011 – con esponenti della criminalità organizzata cosa nostra operante a Racalmuto. Gli elementi sopra riportati portano a ritenere che PETROTTO ha svolto il ruolo di Sindaco di Racalmuto consentendo, di fatto, all’organizzazione mafiosa capeggiata da DI GATI Maurizio di potersi infiltrare all’interno del Comune di Racalmuto, atteso che i mancati e decisivi interventi, che nella qualità di Sindaco, avrebbe potuto realizzare in occasione della vicenda disciplinare che ha riguardato DI GATI Beniamino o in occasione dell’assegnazione di lavori fiduciari, hanno rafforzato i propositi criminosi della famiglia mafiosa di Racalmuto. PETROTTO, quando ha avuto l’opportunità, nella qualità di Sindaco, di prendere le distanze dall’organizzazione mafiosa, non ha proceduto ad isolare o allontanare gli esponenti mafiosi presenti e conosciuti in paese. Tale condotta così ricostruita ed accertata non è inquadrabile in alcuna fattispecie penalmente rilevante, non essendo prevista nel nostro ordinamento una norma che sanzioni la condotta consapevole di colui che rafforza, con i propri comportamenti anche omissivi, nella mente dei mafiosi l’idea di poter avere “ a disposizione” il Sindaco; tale è infatti il convincimento che si è formato all’interno della famiglia mafiosa di Racalmuto nei riguardi del Sindaco PETROTTO per come riferisce lo stesso DI GATI Maurizio. Nel caso che ci occupa, non emergono gli impegni – che devono essere caratterizzati da serietà e concretezza e quindi non avere carattere generale – assunti da PETROTTO a favore dell’associazione mafiosa agrigentina ed in particolare della famiglia mafiosa di Racalmuto e la mancata prova di tali impegni….osta alla configurabilità del reato, attesa l’impossibilità della verifica probatoria… Non risulta, allo stato, integrato il reato di cui all’art. 416 bis c.p…..Mancano, allo stato, elementi indiziari significativi e tali da sostenere proficuamente l’accusa in giudizio così da ritenere l’indagato in rapporto di stabile e organica compenetrazione con il tessuto organizzativo del sodalizio mafioso. Gli episodi riferiti dai collaboratori di giustizia – con particolare riguardo alla vicenda del dipendente comunale DI GATI Beniamino, alla tangente per i lavori di rifacimento dell’acquedotto di Racalmuto e al tentativo di corrompere B. G. – sono collocati temporalmente nell’anno 1996 e quindi appaiono datati così da travolgere, per i termini prescrizionali decorsi o incombenti, eventuali formulazioni di ipotesi di reato diverse rispetto a quelle sostenute. Infine, i predetti GAGLIARDO e DI GATI hanno iniziato a collaborare, rispettivamente nel marzo e dicembre dell’anno 2006, quando PETROTTO non era più Sindaco da più di quattro anni e non era ancora stato rieletto. La richiesta di archiviazione è stata accolta dal GIP del Tribunale di Palermo in data 26.10.2011. 1e Nella sopra trascritta richiesta della D.D.A. di archiviazione si ritiene assuma rilievo la considerazione che “… Gli episodi riferiti dai collaboratori di giustizia…..sono collocati temporalmente nell’anno 1996 e quindi appaiono datati, così da travolgere, per i termini prescrizionali decorsi o incombenti, eventuali formulazioni di ipotesi di reato diverse rispetto a quelle sostenute…” Alla suddetta considerazione, che attiene strettamente agli aspetti giudiziari della relativa vicenda penale, si riallacciano elementi valutativi sul piano strettamente amministrativo in rapporto all’art. 143 del decreto legislativo n. 267/2000 e s.m.i. recante disposizioni in tema di scioglimento dei consigli comunali e provinciali conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso o similare. E ciò in ragione del concetto di “attualità” quale presupposto caratterizzante – anche per consolidata giurisprudenza – l’adozione dei provvedimenti di rigore di cui al richiamato art. 143. Per tale motivazione la Commissione di indagine ha precipuamente rivolto attenzione agli aspetti gestionali del Comune di Racalmuto a decorrere dall’ultima tornata elettorale svoltasi nella primavera del 2007 che ha visto l’affermazione di PETROTTO Salvatore Gioacchino quale Sindaco e il rinnovo dei componenti dell’organo consiliare.
Non mancando tuttavia di tener in debito conto e di rapportare alla attualità il quadro informativo offerto dai collaboratori di giustizia DI GATI Maurizio, DI GATI Beniamino e GAGLIARDO Ignazio i quali – proprio perché già componenti della famiglia mafiosa di Racalmuto – hanno fornito, con le loro dichiarazioni, elementi conoscitivi su figure di rilievo criminale e loro rapporti/contatti con la Pubblica Amministrazione di quel centro.
Si è sopra fatto richiamo all’elemento della “attualità” quale presupposto per l’adozione di un provvedimento ai sensi dell’art. 143 del D.Lgs. n. 267/2000. Avuto sempre riguardo all’avvio della procedura finalizzata all’applicazione del provvedimento di rigore dello scioglimento di un consiglio comunale, può darsi per non contestato un altro presupposto applicativo dell’art. 143 d.lgs. nr. 267 del 2000, e segnatamente la forte presenza della criminalità organizzata su un dato territorio comunale. L’amministrazione comunale di Racalmuto opera in un contesto socio-territoriale che risulta essere notoriamente inquinato dalla presenza di soggetti appartenenti alla criminalità organizzata nonché da indiziati mafiosi. Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia DI GATI Maurizio, DI GATI Beniamino e GAGLIARDO, richiamate nel procedimento penale n. 4055/2009 della D.D.A. di Palermo, si incentrano proprio sulla esistenza della famiglia mafiosa di Racalmuto e descrivono un contesto criminale che non esaurisce la propria attività nella commissione di reati “comuni”, ma bensì tende ad estendere il proprio controllo – come è consuetudine delle più pericolose e pervasive associazioni mafiose – sull’economia locale e sulla amministrazione comunale.
N.B. Nutriamo ragionevoli certezze che adesso il Petrotto non lesinerà di scrivere o apparire sui social per attaccare questo giornale ed il suo Direttore.
Quando ciò accadrà, l’unico consiglio che possiamo dare ai nostri gentili lettori è quello di rileggere ancora una volta la relazione di cui sopra.
Buona lettura!
