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Il Tar, il Tribunale amministrativo regionale, ha respinto il ricorso presentato dalla società Girgenti Acque contro l’interdittiva antimafia imposta dal prefetto di Agrigento, Dario Caputo, lo scorso 19 novembre 2018. Il ricorso, in tale fase iniziale, è stato finalizzato ad ottenere la sospensione del provvedimento, in ragione di asserite contingenze urgenti e preminenti, in attesa poi che i giudici amministrativi si pronuncino nel merito valutando la fondatezza, o meno, dell’interdittiva antimafia che ha provocato, tra l’altro, le dimissioni del presidente del consiglio di amministrazione, Marco Campione, e il commissariamento della società. Ebbene, la decisione del Tar in riferimento alla sospensione o no del provvedimento è intervenuta oggi, e non ha ravvisato come determinanti e incombenti le ragioni della sospensiva pretesa.

L’assessore comunale ai Servizi sociali del Comune di Agrigento, Gerlando Riolo, interviene a seguito di quanto affermato, e pubblicato, venerdì scorso dai consiglieri comunali Giorgia Iacolino e Salvatore Falzone nel merito della chiusura della struttura di accoglienza per anziani “Villa Betania”. L’assessore Riolo afferma: “La struttura ha un proprio Consiglio di Amministrazione nominato dalla Regione, nel quale il Comune di Agrigento esprime un Consigliere, in atto sostituito da un Commissario, nominato sempre dalla Regione. Ha una propria autonoma gestione amministrativa, e ospita degli anziani per alcuni dei quali alcuni Comuni, tra i quali quello di Agrigento, pagano una retta o una integrazione di retta in ragione della disponibilità economica delle persone ospitate e della loro residenza. La disposizione di chiusura è stata adottata dal Sindaco Firetto a seguito del riscontro da parte dei Carabinieri del Nas di Palermo di criticità di gestione e amministrative, e per tale motivo, su indicazione dell’Assessorato regionale alle Politiche sociali, è stato un obbligo adottare la misura della chiusura della struttura. E’ fuorviante volere riferire la chiusura a problemi finanziari a carico del Comune di Agrigento che, è bene precisare, non eroga fondi per acquisto di beni e servizi, né paga spettanze ai lavoratori. I Comuni, tra i quali quello di Agrigento – ribadisco – compartecipano al pagamento delle rette di degenza degli ospiti. Nello specifico il Comune di Agrigento è in regola con i pagamenti, ed ha avuto tante interlocuzioni con l’Amministrazione di Villa Betania solo per una modesta quota, oggetto di divergenze tra Villa Betania e Inps, e che, una volta risolte, ha consentito l’immediato saldo anche di tale quota. Certamente se superficialità e inefficienze ci sono state non sono e non possono essere addebitate al Comune di Agrigento, ma alla autonoma gestione della struttura, probabilmente determinate da difficoltà economiche, certamente non dipendenti dal Comune di Agrigento. Allo stato attuale l’Amministrazione comunale esprime tutta la propria vicinanza e solidarietà agli ospiti e alle loro famiglie verso i quali c’è stata l’immediata disponibilità per la sistemazione in altre Strutture, garantendo la stessa partecipazione economica. La stessa solidarietà va ai lavoratori, verso i quali si può assicurare l’impegno del Comune di Agrigento per mettere in atto quanto di propria competenza per una pronta riapertura, naturalmente seguendo le prescrizioni e le indicazioni dell’Assessorato regionale alle Politiche sociali”.

I Carabinieri, nell’ambito dell’operazione cosiddetta “Periferie sicure”, hanno compiuto intensi e serrati controlli a Canicattì. Un uomo di 28 anni, originario di Favara, è stato arrestato perché inseguito da un ordine di cattura emesso dal Tribunale di Agrigento per scontare 6 mesi di reclusione in carcere per il reato di resistenza ad un pubblico ufficiale risalente al 2011. Identificate 200 persone e 115 veicoli. Sanzioni amministrative per violazioni al codice della strada per quasi 10.000 euro. Due denunce per guida in stato di ebbrezza, due patenti ritirate, e alcune segnalazioni alla Prefettura per consumo personale di sostanze stupefacenti.

Nuovo importante step per l’avvio, ormai prossimo, del nuovo servizio di raccolta differenziata a Canicattì e Camastra. Iniziano infatti domani i corsi di formazione per gli operatori ecologici che si occuperanno di effettuare il “porta a porta” nei due comuni dove ad aggiudicarsi l’appalto settennale sono state le imprese Sea, come azienda capofila, insieme a Iseda ed Ecoin. Domani, 26 febbraio e giovedì 28, negli uffici del centro culturale San Domenico di Canicattì, gli operatori ecologici delle tre ditte saranno suddivisi in gruppi e saranno aggiornati da personale specializzato. Una formazione specifica, finalizzata a fornire risposte adeguate alle tante perplessità che arrivano proprio dagli operatori ecologici addetti al servizio e che giornalmente, si troveranno a confrontarsi con tanti cittadini ed attività commerciali che dovranno imparare a confrontarsi ed interagire con quelle che sono le nuove modalità di conferimento e differenziazione dei rifiuti. I formatori si preoccuperanno di raccogliere i principali quesiti degli operai che effettueranno il servizio, in modo da poter trovare delle soluzioni che possano mettere d’accordo le esigenze dei cittadini con quelle del buon funzionamento del servizio stesso.

“La formazione è un passaggio fondamentale che precede l’avviso stesso del servizio – ha spiegato l’amministratore delegato di Sea Gianni Mirabile – e siamo sicuri che si riveleranno passaggi importanti per migliorare il servizio a Canicattì come a Camastra. Con la collaborazione di tutti, istituzioni, cittadini ed aziende, permetterà in breve tempo di raggiungere gli obiettivi che ci stiamo prefiggendo. Contribuire alla raccolta differenziata, significa ridurre il consumo delle risorse naturali, recuperare, riutilizzare e riciclare materiale, limitare il consumo di energia, portare a smaltimento corretto i rifiuti evitando la nascita di nuove discariche, e quindi tutelando ulteriormente il territorio e la salute di tutti”. 

Una tromba d’aria notturna ha causato paura e danni a Calamonaci, paesino dell’entroterra agrigentino.

Alne travi di legno sono volate giù da unabitazione e sono precipitate all’incrocio tra viale Europa e via Battisti. Oltre alle travi in legno sono cadute anche grosse lastre di eternit che, per fortuna, non hanno portato a conseguenze per le persone.

Danneggiate alcune autovetture, tra cui una Mercedes di proprietà dell’ex sindaco Enzo Inga che aveva lasciato il mezzo proprio nei pressi di via Battisti.

La tromba d’aria si è verificato alle ore 2.30 dell’altra notte e ha richiesto l’intervento dei vigili del fuoco.

Tragiche conseguenze del maltempo che nelle ultime ore sta flagellando la Sicilia e, in particolare modo, la zona della provincia di Catania.

Una violenta mareggiata ha investito la frazione di Santa Maria La Scala, sotto la Timpa di Acireale. Le onde avrebbero travolto un’automobile con a bordo tre giovani: si tratta di Enrico Cordella, 22 anni, Margherita Quattrocchi, 21 anni e Lorenzo D’Agata, 27 anni. 

Secondo una prima ricostruzione i tre avevano preso un caffè insieme in un bar della zona e poi avevano deciso di andare a fare quattro chiacchiere davanti al mare, all’interno dell’automobile. Un’onda improvvisamente ha travolto il mezzo, una Fiat Panda verde.

Carabinieri, vigili del fuoco e ambulanze hanno raggiunto la zona del porto per i primi soccorsi. Le cattive condizioni meteo-marine hanno impedito le ricerche in mare. Verranno avviate domattina.

Provenivano con un bus di linea da Palermo con quasi 1kg e mezzo di hashish occultato nello zaino. Una volta scesi a piazzale Rosselli, terminal degli autobus ad Agrigento, ad attenderli c’erano gli agenti della sezione Volanti della Questura di Agrigento, guidata dal dirigente Francesco Sammartino.

Dopo la perquisizione, in cui sono stati rinvenuti alcuni grammi di marijuana, sono scattate le manette, per l’ipotesi di reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, nei confronti di due giovani originari del Gambia.

Ennesimo “colpo” della Polizia di Agrigento nell’ambito dell’operazione “Periferie Sicure”: nelle ultime settimane sono stati diversi i blitz, condotti da agenti in uniforme e dunque resi ancora più complicati, in molte zone di Agrigento. Ieri, prima dell’arresto dei “corrieri”, era stato arrestato un altro pusher sorpreso con dell’hashish già “steccato” in via Vallicaldi.

Nelle scorse settimane, invece, sono state passate a setaccio diverse scuole di Agrigento con il supporto delle unità cinofile. Un chiaro messaggio e segnale di controllo del territorio al fine di prevenire e reprimere il fenomeno dello spaccio di sostanze stupefacenti.

Rapina in Corso Odierna a Palma di Montechiaro. Un giovane, con volto travisato e armato di coltello, ha fatto irruzione in una farmacia del paese del Gattopardo approfittando dell’orario di chiusura. 

Minacciando il titolare, l’unica persona presente al momento della rapina, il malvivente si è fatto consegnare 500 euro in contanti prima di uscire a gambe levate dall’esercizio commerciale. Probabilmente ad attenderlo in qualche stradina secondaria un complice.
Indagano i poliziotti del Commissariato che hanno già visionato i filmati delle telecamere di sicurezze e raccolto la testimonianza del titolare della farmacia. 

E’ il terzo “colpo” in ordine di tempo effettuato con le stesse modalità: prima in un market di Palma di Montechiaro poi una farmacia a Naro. Adesso la rapina ad un’altra farmacia.

Il sindaco di Agrigento, Calogero Firetto, ha scritto una lettera al cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, poco dopo la messa celebrativa della restituzione della Cattedrale di San Gerlando ad Agrigento dopo 8 anni di chiusura.
Ecco il testo integrale:

“Eminenza Reverendissima, Le scrivo col cuore, quale figlio di questa Chiesa e di questa terra, prima ancora che da sindaco.

Sento oggi di condividere i sentimenti e il tumulto pensieri che ha suscitato in me la riapertura della Cattedrale. Da venerdì ho in mente ancora le Sue parole: riavere la nostra Cattedrale non significa solo riaprire un tempio di preghiera, non solo uno scrigno architettonico di tesori. Riaprirne le porte ha un valore ben più profondo: ripropone una riflessione sulla storia religiosa, ma anche quella civile del nostro territorio e della nostra gente. Ripropone con forza i nostri valori ed è un appello all’unità e alla concordia, alla solidarietà e alla comunione d’intenti per guardare al futuro con più fiducia. La Cattedrale ha aperto le sue porte come una madre apre le braccia ai suoi figli. Una gioia grande”.

“Un obiettivo caratterizzante della storia della nostra città per il quale ho dato me stesso e per il quale ho passato tante notti insonni. Senz’alcun dubbio l’impegno che in questi anni più mi ha procurato tensione e preoccupazione.
Come Lei, Eminenza, ho sentito il timore di non veder più riaprire quelle porte. Ho avuto paura di dover perdere per sempre un simbolo e un valore. Non soltanto il timore di dover vedere la nostra Cattedrale abbandonata progressivamente ad un destino di rovina. Ma la paura di veder gravare sulla città un segno di resa totale: la perdita definitiva della speranza, di ogni possibilità di futuro. Come ha giustamente ricordato, abbiamo sentito a volte spegnersi ogni speranza, e anch’io, tra vacui annunci, inutili passerelle, tavoli regionali vuoti di contenuti, drammatici responsi e rimpalli di responsabilità ho sentito il soffiare di venti contrari. E in quelle circostanze devo dar atto che la determinazione, la forza incrollabile dell’intrepido Don Giuseppe Pontillo, direttore dell’ Ufficio BB.CC.EE. ed Edilizia di Culto, le sue impetuose parole mi hanno incoraggiato e spronato ad andare avanti.
È così che credo debba essere intesa una comunità: quella che lavora con buon senso, con sincero trasporto, che si sostiene e s’incoraggia a vicenda in un cammino comune di crescita; una comunità che crede nei valori che uniscono, che guarda con fiducia al bene di tutti.
C’è ancora tanta strada da fare per la nostra Cattedrale, per mettere in sicurezza il costone su cui si erge maestosa. Ma adesso possiamo essere ancor più fiduciosi, perché questo segno, la sua riapertura, ci guida verso una strada più sicura e più luminosa.
Con la mano sul cuore, Don Franco, mi sento di dirle che ancor oggi quei venti contrari soffiano su Agrigento. E non soltanto sulla Cattedrale. Non mi riferisco di certo alle critiche, sempre incombenti, o alle polemiche, alle dicerie, alle ricerche spasmodiche di capri espiatori, su tutto e per qualunque cosa. Esse sono sintomo di un malessere comprensibilissimo in una realtà così depressa come la nostra e, purtroppo, sono raccolte, neanche fossero fiori, rilanciate e sparse come semi per fomentare odio, disprezzo, livore, contro tutto e tutti. No, non è questo a tenermi sveglio certe notti.
Sono invece quegli atteggiamenti, non sempre interpretabili, di cui Lei ha riferito ai fedeli, quelle molte e deludenti parole prive di conseguenze: promesse che si traducono in intralci, ritardi colpevoli che si ripercuotono su un’intera comunità per fini, a dir poco, tornacontisti, se non spudoratamente insani per la città. Ho rinunciato a una carriera da deputato per servire Agrigento, la città in cui sono nato, la città in cui ho studiato, in cui mi sono formato, in cui ho lavorato, in cui sto crescendo ed educando i miei figli, perché credo nella bontà di un impegno fuori da schemi ingombranti e da imbarazzanti ricatti. Un percorso giusto, sano, corretto, che non è visto bene da chi non ama Agrigento e vorrebbe che questa città non guardasse mai in alto, ma fosse sempre con gli occhi fissi per terra.
Da venerdì 22 febbraio Agrigento può guardare in alto alla sua Cattedrale, può guardare alla speranza. I venti contrari spireranno invano. Indietro non si torna. Questo dice la Cattedrale. Il futuro è migliore.
È un sollievo doppio. Una speranza e una certezza: la speranza di non dover guardare più a chi riemerge dal passato per tentare di adombrare e ingombrare il nostro presente a scapito di un’intera città; la certezza, con la Vostra guida e il Vostro esempio, di poter aiutare la comunità civile a sentire il bisogno dell’unità e della concordia.
C’è ancora molto da fare. Non siamo soli. Ecco che cosa ho pensato. Possiamo credere che si può discernere le cose buone e giuste, vincere le resistenze di poteri oppressivi che non hanno a cuore Agrigento, dentro e fuori le mura.
Per tutto questo mi sento di dirle grazie, a nome mio e degli agrigentini. Grazie, Don Franco, per quell’esempio di bontà e di fede che è per la nostra comunità.
Mi unisco alla sua preghiera: che il Signore “ci doni di vivere una comunione più convinta e più operosa nella collaborazione e nella corresponsabilità”.
Non è facile, Lei afferma, Eminenza. Ed è vero. L’importante è provarci, non lasciare nulla indietro di intentato e non lasciarsi scoraggiare, non farsi abbattere. E, proprio come ha fatto don Giuseppe, imporre una strenua resistenza quando l’obiettivo è buono e giusto per tutti e non per un singolo.
“Il tempo è superiore allo spazio” ci rammenta don Carmelo Petrone, direttore dell’Amico del Popolo, citando Papa Francesco.
È così: non è stato riaperto soltanto uno spazio, un luogo di culto. Ci si è riappropriati di un principio, che è quello del Tempo. “Questo principio permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione dei risultati immediati. Aiuta a sopportare con pazienza situazioni difficili e avverse, o i cambiamenti dei piani che il dinamismo della realtà impone” scrive don Carmelo.
Priorità al Tempo.
Iniziare processi. È stato questo il cambiamento. È questo l’insegnamento che proviene dalla Cattedrale. È quel che abbiamo voluto iniziare ad Agrigento e che con fatica enorme portiamo avanti. Non si torna indietro. Non possiamo permetterlo.
Come un processo è fatto di una serie di azioni, così sono le persone che generano il cambiamento: tutte insieme, gruppi di persone, con chiaro all’orizzonte un obiettivo comune che è Agrigento in un contesto sempre più ampio e più sano. Gruppi di persone che agiscono e che non si lamentano, che non si ostacolano, ma si spronano tra loro, che condividono una visione e che non guardano più in basso per uscire dal pantano. Guardano in alto, programmano, progettano, investono, credono e lottano perché questa terra non sia irredimibile. Guardano ai migliori esempi. Senza ansia, senza fretta, ma decisi, determinati, indomiti. Non si può tornare indietro.
Eminenza, questi pensieri hanno affollato la mia mente e hanno accresciuto la mia gioia nel veder riaperta la Cattedrale. Ancor più oggi, nella festa di San Gerlando, nostro patrono. Persone e Tempo, sono le parole che sintetizzano questo mio messaggio. Il Signore ci dia la forza e illumini sempre il nostro cammino. Evviva San Gerlando. Evviva Agrigento”.

“La cosa che più mi preoccupa, nella vita come nella politica, è il silenzio assordante dinnanzi ad un grido d’aiuto. Ancor di più se a gridare è la gente della tua città”. 

A rompere gli indugi è, ancora una volta , il Capogruppo della Lega al Comune di Agrigento Nuccia Palermo che si schiera apertamente accanto ai 144 commercianti in rivolta contro la chiusura della via Atenea prevista per la domenica conclusiva della 74° Sagra del Mandorlo in fiore. 

“Siamo indignati dinnanzi alla sorda indifferenza dell’amministrazione Firetto – insiste Nuccia Palermo – sempre più lontana dai bisogni degli agrigentini , sempre più blindata nel proprio palazzo mentre la mia gente qua fuori chiude le saracinesche”. 

“Già annuncio che parteciperò all’incontro dei 144  padri e madri di famiglia, che si svolgerà martedì presso lo Spazio TEMENOS, al fine di dare ancor più vigore ad una richiesta sacrosanta: il diritto di poter lavorare senza che ciò venga impedito da scelte assurde e incomprensibili”.

“Questa  – conclude il Capogruppo Palermo – non rappresenta soltanto l’ennesima scelta che va a discapito della già fragile economia agrigentina ma è anche la dimostrazione palese che il tanto decantato rilancio  esiste solo nell’immaginazione di Firetto”.