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Diffonde foto hard della moglie attraverso whatsapp: prima le inoltra al figlio per denigrarla e poi si spinge al punto di mostrarle ai giudici che si stavano occupando del procedimento di separazione legale per provare a danneggiarla.

Per un cinquantaduenne, adesso, si profila il rischio di un processo per l’accusa di revenge porn ovvero “diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti”.

L’udienza preliminare per decidere sulla richiesta della procura, rinviata preliminarmente un paio di volte, si terrà davanti al giudice Stefano Zammuto.

I fatti al centro della vicenda giudiziaria sono accaduti il 15 febbraio dell’anno scorso. L’imputato, secondo la ricostruzione dell’episodio, aveva ricevuto da un’amica le foto della moglie dal contenuto sessualmente esplicito. La donna, in particolare, sarebbe stata immortalata in biancheria intima e in pose sessualmente inequivocabili.

Le foto, secondo l’accusa, erano destinate a restare private e, invece, sarebbero state diffuse illecitamente senza il consenso dell’interessata. In particolare sarebbero state inviate via whatsapp all’utenza del figlio “al fine – è l’atto di accusa – di denigrare la donna nel suo ruolo materno”.

Ma non solo: le stesse foto sarebbero state poi fatte vedere ai giudici che si dovevano trattare il loro procedimento di separazione. Le foto, in particolare, sarebbero state allegate nella comparsa di costituzione e risposta e in una successiva memoria allegata al fascicolo.

L’accusa di revenge porn è aggravata “dall’avere commesso il fatto ai danni della coniuge”

Morta suicida a 17 anni dopo essere stata costretta a fare sesso di gruppo, mentre la scena veniva filmata.

E’ l’ipotesi della Procura di Palermo che ha fatto notificare l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, per i due maggiorenni coinvolti nell’inchiesta.

“Nessuno di voi sa e saprà mai con cosa ho dovuto convivere da un periodo a questa parte Quello che mi è successo non poteva essere detto, io non potevo e questo segreto dentro di me mi sta divorando”: iniziava così la lunga e struggente lettera

“Ho provato a conviverci e in alcuni momenti ci riuscivo così bene che me ne fregavo, ma dimenticarlo mai.. E allora ho pensato Perchè devo sopportare tutti i momenti no, Che pur fregandomene, sono abbastanza stressanti, se anche quando tutto va bene e come dico io, il mio pensiero è sempre là? Non sono una persona che molla, una persona debole, io sono prepotente, voglio cadere sempre in piedi e voglio sempre averla vinta, ma questa volta non posso lottare, perché non potrò averla vinta mai, come però non posso continuare a vivere così, anzi a fingere cosi’…”.

La Squadra mobile, indagando su questo episodio, avvenuto il 18 maggio del 2017, dopo avere scartato alcune piste come, ad esempio, quella delle sette sataniche, è risalita ad alcuni video che immortalavano la diciassettenne, due anni prima, mentre faceva sesso di gruppo con quattro ragazzi, di cui due all’epoca minorenni. I quattro giovanissimi – è l’atto di accusa dei Pm della procura di Palermo Luisa Bettiol e Giulia Amodeo – avrebbero abusato delle sue condizioni di inferiorità fisica e psichica “legata al consumo di sostanze alcoliche”.

Nonostante la ragazza avesse manifestato apertamente il suo dissenso i quattro giovani, a turno, l’avrebbero costretta a subire un rapporto sessuale completo e un rapporto orale mentre la scena veniva filmata con il telefonino.

All’accusa di violenza sessuale di gruppo ai danni di minore si aggiunge quella di produzione di materiale pedopornografico: ed è questa l’ipotesi di reato che ha fatto scattare la competenza della Procura di Palermo, alla quale i colleghi di Agrigento hanno trasmesso gli atti. Ai quattro indagati si contesta di avere realizzato e prodotto materiale pedopornografico con una quindicenne costretta “con violenza e abuso” a subire i rapporti.

Due le aggravanti contestate: l’avere realizzato i video con una minore di 16 anni e l’averlo commesso “in piu’ persone riunite”.

I pm della procura di Palermo hanno concluso le indagini preliminari per i due maggiorenni coinvolti nell’inchiesta, entrambi 27enni, di cui si omettono le generalità a tutela della privacy della presunta vittima, mentre per i due minorenni sta procedendo la procura minorile.

Con l’avviso di fine inchiesta i difensori dei due indagati – gli avvocati Daniela Posante e Antonio Provenzani – avranno venti giorni di tempo per prendere visione di tutti gli atti, produrre memorie, atti difensivi o sollecitare ulteriori atti di indagine.

Il passo successivo potrebbe essere la richiesta di rinvio a giudizio.

Sono stati confiscati beni per circa 1 milione di euro ad esponenti delle famiglie mafiose di Bolognetta e Carini. Le indagini dei Carabinieri già nel giugno e luglio del 2020 sono sfociate nell’emissione da parte della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo di un provvedimento di sequestro beni a carico di Pietro Cireco, poi deceduto a 84 anni, e di un altro provvedimento di sequestro beni a carico di Benedetto Pipitone, 49 anni. Cireco era stato inquisito nell’ambito dell’inchiesta antimafia “Jafar” perché sarebbe stato parte della famiglia mafiosa di Bolognetta. Pipitone invece è stato inquisito nell’ambito dell’inchiesta antimafia “Destino” perché sarebbe stato parte della famiglia mafiosa di Carini.

La Divisione anticrimine della Questura di Agrigento ha notificato 8 Daspo “Fuori contesto” a carico degli altrettanti giovani già denunciati penalmente alla Procura di Agrigento perché responsabili della violenta rissa insorta in via Pirandello, nel centro storico di Agrigento, la notte tra venerdì e sabato scorsi. Il Questore, Maria Rosa Iraci, con l’applicazione dei Daspo “Fuori contesto” ha vietato ai destinatari l’accesso agli stadi ed agli impianti sportivi, presenti su tutto il territorio nazionale, in cui si svolgono incontri calcistici a qualsiasi livello, nonché ai luoghi interessati dal transito dei tifosi ospiti e delle squadre, per periodi variabili dai 3 ai 5 anni, calibrati in base agli eventuali rispettivi trascorsi giudiziari.

Prosegue il lavoro della regione siciliana per calmierare le tariffe proibitive dei voli aerei da e verso la Sicilia.
Una nuova compagnia aerea, Aeroitalia, da questa primavera sarà il terzo vettore a operare voli da e per Roma Fiumicino e Milano Orio al serio, sia da Palermo che da Catania, spezzando di fatto quel duopolio che ha fatto schizzare i prezzi dei voli, specie nei periodi di festività quando i nostri giovani studenti e lavoratori fuori sede per raggiungere le famiglie sono costretti ad acquistare biglietti con tariffe degne di un volo intercontinentale.
Sono fiduciosa che altri vettori possano seguire l’esempio di AeroItalia, così come la continuità territoriale potrà rappresentare lo strumento per attivare sconti per i residenti in Sicilia. I nostri aeroporti meritano una seria riorganizzazione in ottica sinergica, l’ho sempre sostenuto, e ora si sta avviando anche grazie alla lungimiranza del governo Schifani e del Sindaco Lagalla. Così che in futuro a farla da padrone non sia la concorrenza tra i nostri scali ma la rispettiva competitività nei confronti delle compagnie aeree.
Sono certa che il presidente della Regione, Renato Schifani, e l’Assessore alle Infrastrutture, Alessandro Aricó, non trascureranno la tutela degli aeroporti minori come Lampedusa, nell’ottica del potenziamento dei trasporti aerei.

Il Museo archeologico Griffo di Agrigento si riempirà di dei e dee, ognuno nascosto sotto la propria maschera d’effetto. Ormai siamo al Carnevale, ed ecco pronta un’attività divertente, creativa e colorata di CoopCulture dedicata ai giovanissimi tra 6 e 12 anni. Domenica prossima (19 febbraio) alle 16 è in programma il laboratorio “Gli dei in maschera al museo Griffo: creatività, forme e colori”. Dopo aver scoperto le figure di eroi e divinità riportate sui reperti archeologici esposti, i piccoli artisti si cimenteranno nella decorazione di alcune maschere con carta, colla, tempere e pennelli. Alla fine, ciascuno porterà a casa la propria maschera. L’obiettivo è quello di sviluppare capacità relazionali di ascolto, incoraggiare la comunicazione interpersonale con il linguaggio verbale, avere comprensione di sé.

Appuntamento presso l’aula didattica del Museo Griffo e tra le vetrine della collezione.

La partecipazione laboratorio costa 5 euro.

La Questura di Agrigento, tramite la propria Divisione Anticrimine, nell’ambito di una incisiva azione preventiva tesa a contrastare atti di violenza che frequentemente si registrano presso gli esercizi pubblici frequentati da giovani, ha in esecuzione la notifica di 8 provvedimenti D.A.Spo c.d. “Fuori Contesto”, nei confronti di altrettanti giovani che si sono resi responsabili della rissa aggravata commessa in data 11.02.2023, presso questa via Pirandello, per cui sono stati denunciati in stato di libertà alla Procura della Repubblica.

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catania, Luca Lorenzetti, ha convalidato l’arresto di Luciano Valvo, 55 anni, colui che in automobile avrebbe accompagnato Salvatore La Motta, 63 anni, l’omicida, poi suicida, delle due donne a Riposto. Valvo, in particolare, avrebbe accompagnato La Motta nel luogo del delitto di Melina Marino, 48 anni. L’altra vittima è stata poi Santa Castorina, 50 anni. Il killer, ergastolano in permesso premio, si è ucciso sparandosi un colpo di pistola alla tempia innanzi alla caserma dei Carabinieri dove si sarebbe recato per consegnarsi.

I carabinieri di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, hanno arrestato due minorenni di 15 anni accusati di aver violentato una minore di 12 anni e di aver filmato la scena con il cellulare. L’episodio sarebbe avvenuto in una piccola frazione di un paese nell’hinterland 7 dicembre. La ragazzina di 12 anni sarebbe stata costretta a seguire i due adolescenti per poi subire gli abusi. I due sono ai domiciliari.

I militari dell’Arma, hanno dato esecuzione ad una ordinanza applicativa della misura cautelare che è stata emessa – su richiesta della Procura del Tribunale per i minorenni di Messina – dal Giudice delle indagini preliminari dello stesso Tribunale, Rosa Calabrò. I due coetanei hanno avuto applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari in due diverse comunità alloggio per minori della Sicilia orientale. Ai due quindicenni di Barcellona viene contestata la violenza sessuale e la diffusione di materiale di pedopornografia minorile. I due avrebbero diffuso il video con amici.