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Il Consiglio comunale di Agrigento ha votato favorevolmente una proposta di modifica del Regolamento di Polizia Mortuaria su cui ha lavorato costantemente il consigliere comunale Ilaria Settembrino, che afferma: “Da ora in poi sarà possibile consentire l’accesso nei cimiteri ai veicoli muniti di contrassegno per disabili. In questo caso l’accesso dell’automezzo sarà consentito solo se il disabile è a bordo dell’autovettura. Sarà parimenti consentito l’accesso ai veicoli privati di soggetti con comprovate difficoltà motorie per patologie o per età previa istanza all’ufficio ‘servizi cimiteriali’, corredata da certificato medico comprovante la condizione. I veicoli privati autorizzati potranno circolare negli orari di apertura del cimitero ad eccezione, per motivi di sicurezza, delle giornate di maggiore affluenza in occasione della ricorrenza dei defunti. E’ un importante risultato, di grande valore civile, raggiunto in seguito alle tante richieste ricevute da parte di cittadini con difficoltà motorie”.

Ad Agrigento, a San Leone, la notte tra sabato e domenica, alcuni giovanissimi hanno trascorso la serata del fine settimana secondo il copione teatrale ormai più che collaudato e praticato ovunque in Italia, ovvero ci si azzuffa, e poi il video dell’azzuffata lo si pubblica sui social, “e tutti vissero felici e contenti”. Non è una fiaba, ma solo l’amara triste realtà all’epoca della mono-cultura acquisita sugli smartphone e sui social, alla crisi della formazione umana e scolastica, e, soprattutto, per le menti più vulnerabili quali quelle dei giovanissimi, della trasposizione della fantasia nella realtà. Dunque, per la cronaca: due gruppi di giovanissimi si sono scontrati nella zona del porticciolo turistico, calci e pugni, tra i locali della movida, tra tanta apprensione e paura tra la folla. Registrato il video, virale sui social. Il prossimo video è atteso il prossimo fine settimana. Da San Leone è tutto. Altre alternative di svago, a parte l’alcol, non ve ne sono.

A Porto Empedocle, sul lido Marinella, un agrigentino di 35 anni è stato in spiaggia insieme ai suoi due cani razza “Chow chow”, classificati come cani del tutto mansueti, socievoli e giocherelloni. Lui, come raccontato alla Polizia da alcuni testimoni, avrebbe ad un tratto inveito contro uno dei due picchiandolo, e l’altro sarebbe intervenuto in sua difesa azzannando l’uomo. Lui è stato soccorso da un’ambulanza del 118, e poi trasferito in elisoccorso al “Civico” a Palermo. I cani sono stati affidati allo zio del 35enne.

Le motivazioni della sentenza assolutoria al processo “Trattativa” e i riferimenti alla mancata perquisizione del covo di Riina subito dopo l’arresto. Botta e risposta tra Caselli e De Caprio.

I giudici della Corte d’Assise d’Appello di Palermo, presieduta da Angelo Pellino, motivando la sentenza assolutoria al processo sulla presunta trattativa tra Stato e mafia all’epoca delle stragi del ’92 e del ’93, hanno scritto che i Carabinieri del Ros si sono insinuati nella spaccatura tra gli stragisti di Riina e i moderati di Provenzano, e ciò a favore di Provenzano e a scapito di Riina che fu arrestato. E che, come segnale di buona volontà a proseguire il dialogo, i Carabinieri ritardarono la perquisizione del covo di Riina in via Bernini, consentendo che fosse ripulito. Ebbene, il capitano “Ultimo” che materialmente ammanettò Riina la mattina del 15 gennaio del ’93 sulla circonvallazione di Palermo, ovvero il colonnello Sergio De Caprio, ha appena dichiarato che la mancata perquisizione della villa del boss fu decisa non dai Carabinieri del Ros ma dalla Procura di Palermo, dove all’epoca si era appena insediato il procuratore Giancarlo Caselli che adesso, a fronte delle motivazioni dei giudici sulla trattativa, ha diffuso un intervento e ha replicato così: “La perquisizione del covo di Riina, subito dopo il suo arresto avvenuto il 15 gennaio 1993, fu chiesta dai vertici dei Carabinieri del Ros alla Procura di Palermo allo scopo di permettere lo sviluppo di indagini coperte sui soggetti che assicuravano protezione al boss”. E poi Caselli aggiunge: “Segnalo che in un memoriale pubblicato dal quotidiano ‘Il Riformista’ il 26 ottobre 2021, a firma del generale Mario Mori, comandante del Ros all’epoca dei fatti, si legge che la decisione di non perquisire subito era stata prospettata dal capitano Sergio De Caprio e da lui sostenuta. Come del resto già sostenuto in un documento ufficiale del Ros indirizzato all’epoca dei fatti alla Procura di Palermo, nel quale si spiegava che il rinvio della perquisizione era stato necessario per evitare ogni intervento immediato o comunque affrettato, e per non pregiudicare ulteriori acquisizioni che dovevano consentire di disarticolare la struttura economica e quella operativa facente capo a Riina”. Già in precedenza Giancarlo Caselli ha spiegato: “Noi volevamo perquisire subito il covo ma il capitano del Ros De Caprio disse di aspettare e io mi sono fidato. De Caprio era in quel momento un eroe nazionale, che aveva messo le manette al mitico, nel senso negativo del termine, Totò Riina. Ma questa sospensione, questo ritardo subordinato alla sorveglianza del sito che fu interrotta subito senza dirci nulla è una brutta pagina. Quando arrivarono le lettere di spiegazione dei Carabinieri, dissero che avevano sospeso senza avvertirci perché rientrava nell’autonomia decisionale e operativa della polizia giudiziaria. Io mi sono fidato. E’ stato un momento pessimo, molto brutto. Nella mia mente c’erano molti interrogativi. Io ero appena arrivato e dovevo ricostruire la Procura dopo le macerie del passato”. E a stretto giro di posta, il colonnello De Caprio ha controbattuto: “Quindi, l’eroe nazionale per la lotta al terrorismo, ovvero il giudice Giancarlo Caselli, aveva sudditanza psicologica verso il Capitano Ultimo. E’ questa la vera brutta pagina che emerge oggi. Chi aveva la responsabilità e il dovere di eseguire la perquisizione nel covo di Riina se ne deve assumere la piena responsabilità di fronte a se stesso e di fronte alla storia”.

Angelo Ruoppolo (Teleacras)

820 i nuovi casi di Covid 19 registrati nelle ultime 24 ore in Sicilia a fronte di 8.495 tamponi processati. Ieri erano 1.194. Il tasso di positività è al 9,6% in diminuzione rispetto al 12,4% di ieri. La Sicilia è al sesto posto per contagi fra le regioni italiane. Gli attuali positivi sono 68.291 con un aumento di 225 casi. I guariti sono 1592 e 3 sono le vittime, che portano il totale dei decessi a 12.125. Sul fronte ospedaliero i ricoverati sono 403, in terapia intensiva sono 24.

Questa la situazione nei Comuni capoluogo: Palermo 182, Catania 135, Messina 183, Siracusa 72, Trapani 78, Ragusa 49, Caltanissetta 35, Agrigento 72, Enna 14. (ANSA).

Nessun commento, nessun articolo. Basta guardare il video, appena di ieri sera a San Leone, che fa della borgata marinara un luogo insicuro, violentissimo e che mette paura a tanta altra gente perbene “costretta” a vivere da quelle parti.

Ogni altro commento appare superfluo.

In tutto sono 6 le persone punte dagli insetti che il 118 ha dovuto soccorrere e trasportare all’ospedale Sant’Elia. Tre sono già entrate in pronto soccorso e altre tre sono in attesa di essere visitate ma nessuno sarebbe grave. Sono intervenuti i vigili del fuoco e i carabinieri, tutt’ora sul posto che hanno chiuso la strada al traffico veicolare. I pompieri stanno nebulizzando acqua per fare andare via le api e l’operazione richiederà qualche ora.

Sarà presentato venerdì 9 settembre 2022 alle 18,30 a Licata, presso il Museo Archeologico della Badia, il libro “I treni del Sud” scritto da Idelgardo, (meglio conosciuto come Armando) Sorce, autore, compositore e front man del Gruppo “Gli Iricanti”, appena pubblicato per i tipi Algra Editore. Dopo i saluti istituzionali del Sindaco, Giuseppe Galanti e dell’Assessore alla Cultura, Violetta Callea, l’autore converserà con Mariolina Di Salvo e Francesco Pira. Modera il giornalista Angelo Augusto. Alcuni brani del libro saranno letti da Luisa Caldarella e saranno proposte alcune canzoni del gruppo Iricanti in tema con il testo.

Armando Sorce è alla sua opera prima dopo i tanti successi come artista, cantante e autore di testi e musica. Laurea in Scienze Politiche, formatore e con un passato da dirigente sindacali è stato sempre apprezzato per la sua grande sensibilità, l’attenzione al recupero della memoria e delle tradizioni e l’amore per la sua città Licata e più in generale la Sicilia. La formula sarà quella del talk show animato dal giornalista Angelo Augusto, che solleciterà due amici che l’autore ha scelto per parlare del suo travolgente romanzo: il sociologo Francesco Pira, professore associato di sociologia all’Università degli Studi di Messina, dove insegna giornalismo web e comunicazione strategica, è Delegato del Rettore alla Comunicazione e Direttore del Master in Esperto della Comunicazione Digitale, giornalista e l’Assistente sociale specialista, Mariolina Di Salvo, Presidente provinciale di Agrigento del Centro Italiano Femminile, docente a contratto  del Corso di Laurea in Servizio Sociale dell’Università di Palermo e componente del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Assistenti Sociali Sicilia.

Il romanzo è scritto con passione e suscita tante emozioni, così come del resto le tante canzoni scritte e composte da Armando Sorce. Questa la sinossi del libro.

Zegìra è una città della Sicilia centro meridionale che si affaccia nel mar Mediterraneo, un medio centro che vive essenzialmente di agricoltura e pesca.

Don Agostino Li Calzi ha una sala da barba in un quartiere abitato prevalentemente da agricoltori. I fatti che si raccontano hanno come “epicentro” la barbierìa di don Agostino Li Calzi, all’interno della quale si alternano un susseguirsi di personaggi e di caratteristi che diventano, gradatamente, i protagonisti delle vicende narrate. Ognuno ha una storia da raccontare. Le vicende dei personaggi che si alternano sono racchiuse in un arco temporale che va dal ’62 al 66.

Don Agostino, barbiere per scelta di vita, ma musicista per passione.

Il figlio, Peppino che vive più dentro la barberìa, ad ascoltare i racconti e le narrazioni dei clienti, che a giocare fuori con i coetanei.

Cicco Cursello, giovane agricoltore costretto ad emigrare in Germania a seguito della grave siccità del ’62 ( non piovve ininterrottamente per circa 200 giorni consecutivi).

il Cavaliere Cesare Buonaventura, uomo anziano, che vive di ricordi legati alla sua giovinezza di militante fascista.

Don Vincenzo Scuderi che gestisce un “pizzicagnolo” a poche centinaia di metri della barbierìa di don Agostino, uomo energico ed espansivo; nonostante la sua quinta elementare possiede una cultura enciclopedica, grande appassionato dell’opera lirica, racconta come fu ferito dalla raffica di una mitragliatrice austro ungarica nel fronte lungo la linea del Piave nella prima guerra mondiale;

Saro Fernandez detto “ Cardellino” . Un personaggio singolare quanto strano ed eccentrico: riusciva ad emettere col vibrato della lingua appoggiata all’unico dentone rimastogli, un suono simile al trillo del mandolino. Personaggio ricercatissimo nei circoli di allora per i racconti improvvisati e rigorosamente in rima. Anche lui cliente di don Agostino.

Pasqualino Vitale, giovane agricoltore, fa una confidenza a don Agostino: quando era bambino e lavorava in campagna a “guardare” le pecore fu vittima di una minaccia di stampo prettamente mafioso.

Vincenzo Cibella, pensionato, protagonista di un intervento chirurgico al lobo temporale sinistro proprio dentro la barberìa di Don Agostino per mano dell’eclettico barbiere.

Le storie di tutti i personaggi si svolgono prevalentemente dentro la sala da barba di don Agostino e sono attraversate dal cambiamento epocale che segnò, negli anni sessanta, il trapasso da una società prevalentemente agricola ad una società industrializzata e consumistica. Il tutto narrato con la leggerezza del paradosso.

1.194 i nuovi casi di Covid 19 registrati nelle ultime 24 ore in Sicilia a fronte di 9.603 tamponi processati. Ieri erano 1.207. Il tasso di positività è al 12,4% in aumento rispetto al 11,3% di ieri. La Sicilia è al sesto posto per contagi fra le regioni italiane. Gli attuali positivi sono 68.066 con un decremento di 713 casi. I guariti sono 1.901 e 6 sono le vittime, che portano il totale dei decessi a 12.122. Sul fronte ospedaliero i ricoverati sono 424, 4 in meno rispetto al giorno precedente, in terapia intensiva sono 22, due in meno rispetto al giorno prima.
Questi i dati nei Comuni capoluogo: Palermo 259, Catania 277, Messina 204, Siracusa 105, Trapani 108, Ragusa 84, Caltanissetta 36, Agrigento 95, Enna 26.