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Aveva lasciato Agrigento  dopo una lunga e proficua guida della Funzione Pubblica, adesso  torna nella città dei templi al  timone della Cgil. Alfonso Buscemi, aragonese, 55 anni, è il nuovo Segretario Generale della Camera del Lavoro. L’elezione è avvenuta questa mattina. Buscemi, dipendente pubblico, sposato e padre di due figli, prende il posto di Massimo Raso. “E’ una nuova e stimolante sfida quella che mi attende  – spiega – e l’affronterò forte anche dell’esperienza maturata negli anni. Un bagaglio arricchito dalla fresca e positiva parentesi alla Fp Cgil Sicilia, nelle vesti di Segretario Regionale, che mi ha consentito di acquisire una visione più complessiva e aperta della materia, ma anche nuovi strumenti ed efficaci relazioni.  E  i risultati e gli apprezzamenti ottenuti anche in questi ultimi due anni rappresentano un valore aggiunto che mi porto dietro e metterò al servizio della struttura. Sono onorato per il consenso e per la condivisione attorno alla mia persona e al progetto, suggellato anche dalla piena fiducia espressa dai vertici nazionali e regionali della Confederazione. Una grossa responsabilità che avverto in tutta la sua complessità, ma che accetto con orgoglio e spirito di servizio e di appartenenza verso questa grande Organizzazione. Ma ovviamente questa nuova sfida non posso affrontarla e  vincerla  da solo. Ci sarà bisogno dell’impegno e del lavoro di tutti. Nessuno escluso. E’ necessario il contributo leale, fattivo e propositivo di ciascun componente, condizione essenziale  per  potere riavviare una nuova stagione per la Cgil di Agrigento. Io le idee ce le ho chiare, ma  il progetto va condiviso e realizzato facendo leva sul gioco di squadra. Le linee guida passano attraverso la razionalizzazione e la crescita: sarà questa la strada maestra da seguire per quanto riguarda il percorso interno. Rispetto invece ai temi di interlocuzione con il territorio, le vertenze e le emergenze – evidenzia Buscemi – dobbiamo in alcuni casi, laddove è richiesto, mostrare i muscoli. Laddove la mediazione richiede un intervento unitario, dobbiamo, così come accade a livello nazionale, assumere l’iniziativa di consolidare  il processo di unità con Cisl e Uil.  Teniamo presente che la nostra è una provincia relegata costantemente agli ultimi posti in tutte le classifiche che Istituti di Ricerca realizzano di volta in volta: dalla qualità della vita all’occupazione, dal reddito individuale ai servizi. Una provincia avvolta nell’isolamento assoluto per la mancanza di infrastrutture, priva di rapidi ed efficienti collegamenti con le altre  città.  Ecco, perché da noi fare impresa diventa davvero un atto di fede. Un grande impegno dovrà essere certamente profuso sul fronte della lotta alla criminalità organizzata, pesante piaga sociale, la cui azione finisce per  condizionare il tessuto socio-economico della nostra terra. Su questo tema occorre una reazione consapevole e una convinta e profonda  condivisione del valore della legalità attraverso il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini onesti e di tutte quelle forze sane che operano nel territorio per cercare di sottrarre terreno alle sedimentazioni criminali che non possono essere solo e soltanto contrastate dal prezioso lavoro investigativo di tanti uomini e donne in divisa, della magistratura, dell’autorità giudiziaria. A loro va il nostro sentito ringraziamento. Ma noi siamo chiamati, nel rispetto dei ruoli, a fare il nostro dovere. Sono molti, parecchi i campi di intervento – osserva ancora Buscemi – bisogna aprire ad esempio la vertenza Agrigento. Abbiamo il dovere, assieme alle altre organizzazioni  dei lavoratori, ma anche datoriali e non solo, di attivare dei Focus su argomenti di grande rilevanza sociale e di impatto rispetto all’assetto occupazionale e alle ricadute nelle comunità. E su questi – precisa  –  misurarci, confrontarci con le Istituzioni pubbliche, incalzandole e mettendole di fronte alle loro responsabilità. E’ finito il tempo di stare alla finestra. Qui bisogna agire, ed anche con una certa urgenza. Consorzio Universitario, Italcementi, gestione integrata del servizio idrico,  consorzi di bonifica, turismo, agricoltura, immigrazione ed emigrazione, scuola, forestale, igiene ambientale, edilizia, servizi e welfare.  L’agenda è fitta e di grande interesse. La Cgil – conclude il neo Segretario Generale della Confederazione di Agrigento – non vuole essere spettatrice di un film già visto. Noi vogliamo essere protagonisti di una nuova stagione attraverso  un impegno costante, puntuale, propositivo, costruttivo ed incisivo, ma se sarà necessario anche di protesta, di mobilitazione e di rottura con chi vorrà preservare privilegi e mantenere posizioni di rendita  a scapito dei diritti dei lavoratori e della crescita, dello sviluppo e dell’incremento occupazionale del nostro territorio”.

 

L’azienda sanitaria provinciale ha bandito gli attesissimi concorsi per primario in diverse strutture ospedaliere della provincia di Agrigento. Al San Giovanni di Dio si cercano primari dei reparti di chirurgia vascolare, ostetricia, ginecologia, terapia intensiva, pronto soccorso, radioterapia, astanteria.

Al Barone Lombardo di Canicattì, invece, si ricercano primari nei reparti di chirurgia, ortopedia, cardiologia e pronto soccorso. Al San Giacomo d’Altopasso di Licata, invece, primari nei reparti di chirurgia, ortopedia, pronto soccorso e cardiologia. 

Pediatria, cardiologia, terapia intensiva e ortopedia, anatomia patologica al San Giovanni Paolo II di Sciacca. 

La cocaina calabrese smerciata nei mercati dell’Agrigentino, a Lampedusa, che sarebbe stata scelta come la principale ‘piazza’ di spaccio: la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio di 15 imputati nell’ambito dell’inchiesta antidroga cosiddetta “Lampedusa”. Si tratta di: Giuseppe Bronte, 24 anni, di Palermo, Salvatore Bronte, 50 anni, di Palermo, Salvatore Capraro, 30 anni, di Agrigento, Angelo Cardella, 46 anni, di Porto Empedocle, Gianluca Gambino, 22 anni, di Cinisi, Andrea Giambanco, 54 anni, di Carini, Davide Grisafi, 26 anni, di Palermo, Davide Licata, 32 anni, di Racalmuto; Imam Maazani, 21 anni, nata e residente ad Agrigento, Francesco Portanova, 34 anni, di Palermo, Emanuele Rizzo, 33 anni, di Palermo, Gaetano Rizzo, 32 anni, di Palermo, Domenico Stilo, 30 anni, di Melito di Porto Salvo (Reggio Calabria), Ivan La Spisa, 32 anni, di Palermo, e Calogero Vignera, 36 anni, di Agrigento.

Dallo scorso 10 giugno, quindi da quasi un mese, sulla spiaggia di Ribera giace una barca utilizzata da una ventina di migranti protagonisti di un cosiddetto “sbarco fantasma”. Così denuncia l’associazione ambientalista “MareAmico”, coordinata da Claudio Lombardo, che ha diffuso un video testimonianza e aggiunge: “La barca è rimasta a riva con il motore acceso per una mezza giornata e poi, invece di essere portata nel porto più vicino, è stata trascinata a riva con il risultato di non essere più utilizzabile. Ora il suo destino sarà quello di marcire in spiaggia e i suoi rifiuti inquineranno un lungo tratto di litorale. Negli scorsi mesi MareAmico ha proposto ai Ministri competenti una modifica alla circolare di settore al fine di permettere il riutilizzo di queste imbarcazioni, ad esempio da parte dei pescatori, invece che la loro distruzione con le spese a carico dello Stato”.

CHISSA' PER QUANTO TEMPO RESTERA' IN SPIAGGIA!

Lo scorso 10 giugno all'alba, una ventina di migranti, sono arrivati in spiaggia a Ribera ed immediatamente hanno fatto perdere le loro tracce, per l'ennesimo sbarco fantasma nell'agrigentino.La barca è rimasta a riva con il motore acceso per una mezza giornata poi, invece di essere portata nel porto più vicino, è stata trascinata a riva con il risultato di renderla inutilizzabile.Ora il suo destino sarà quello di marcire in spiaggia e i suoi rifiuti inquineranno un lungo tratto di litorale.Negli scorsi mesi Mareamico aveva proposto ai Ministri competenti una modifica alla circolare di settore al fine di permettere il riutilizzo di queste imbarcazioni, ad esempio da parte dei pescatori, invece che la loro distruzione con le spese a carico dello Stato.

Pubblicato da Mareamico Delegazione Di Agrigento su Lunedì 8 luglio 2019

Polizia e tecnici dei Vigili del fuoco sono a lavoro per accertare le cause di un violento incendio che ha letteralmente raso al suolo, in contrada Grottarossa tra Canicattì e Caltanissetta, un capannone adibito a deposito ed assemblaggio di materiale per il confezionamento e l’imballaggio di merce di ogni genere. L’incendio ha impegnato per ore diverse squadre dei Vigili del fuoco di Canicattì, Licata, Agrigento e Caltanissetta ed ancora le macerie sono fumanti. I danni al capannone, utilizzato dalla “Euro Impex srl” di Rosario Vitanza di Canicattì, sono ingenti, ben oltre il milione di euro. Delle indagini si occupano gli agenti del commissariato di Canicattì in collaborazione con i colleghi delle questure di Agrigento e Caltanissetta. Al momento non si esclude alcuna ipotesi, dal corto circuito al rogo di sterpaglie fino al gesto volontario e doloso.

E’ dunque in corso l’ormai costante, ed estenuante, braccio di ferro da governo italiano e organizzazioni non governative: nel frattempo proseguono gli sbarchi isolati di migranti a Lampedusa. Tra ieri sera e la notte appena trascorsa, nell’arco di poche ore, si sono registrati due mini sbarchi: prima una piccola imbarcazione è stata intercettata intorno all’una da una motovedetta dei Carabinieri a circa un miglio dalla costa con 19 tunisini a bordo, e poi, poche ore prima, in serata, altri 10 migranti sono stati bloccati a terra dopo essere approdati con un barchino a Cala Galera. I 29 sono stati trasferiti nel centro d’accoglienza dell’isola, con capienza 97 persone, e che adesso invece ne ospita oltre 200. E il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, denuncia: “Il Comune non ha alcuna competenza in merito. Sono altre le istituzioni che devono far sì che i migranti, una volta giunti sull’isola, restino nell’hotspot non oltre il tempo previsto, che è di 24-48 ore, e quindi siano trasferiti in strutture adeguate. Invece cosa succede? Si continua a ripetere che ‘il porto di Lampedusa è chiuso’ quando invece gli sbarchi non si sono mai fermati: la maggior parte dei migranti raggiunge l’isola a bordo di piccole imbarcazioni che approdano lontano dalle telecamere, mentre si gioca una battaglia politica senza scrupoli sulla pelle delle persone che sono a bordo di navi delle Ong”.

Il veliero Alex della organizzazione non governativa italiana “Mediterranea Saving Humans” è approdato a Lampedusa dopo avere forzato il blocco che gli è stato imposto, e ciò per un asserito stato di necessità a bordo insorto a seguito della mancanza d’acqua. Il veliero è stato sequestrato a fini probatori dalla Guardia di Finanza e di conseguenza sono stati sbarcati i 45 migranti soccorsi in acque libiche. Sono indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina il capitano del veliero, Tommaso Stella, e il capo della missione, il parlamentare di Liberi e uguali, Erasmo Palazzotto, che ha presentato un esposto alla Procura di Agrigento perché l’intimazione ricevuta dal blocco italiano di recarsi a Malta come “porto sicuro” avrebbe posto in pericolo la vita dei migranti soccorsi dalla Ong.

Semaforo verde, dunque, dal governo di Malta allo sbarco dei 65 migranti che la nave “Alan Kurdi”, della organizzazione non governativa tedesca “Sea Eye” ha recuperato in mare nelle acque libiche. Il premier maltese, Jospeh Muscat, ha annunciato che i 65 saranno tutti ricollocati in altri Paesi europei, e ha spiegato: “A seguito di trattative con la Commissione europea e con il Governo tedesco, le autorità di Malta trasferiranno i 65 migranti su una nave militare che entrerà poi in un porto dell’isola. Tutti saranno poi immediatamente trasferiti verso altri Stati europei. Nessuno rimarrà a Malta, dato che questo caso non si è verificato sotto la responsabilità delle autorità maltesi”.

 

I Carabinieri della Tenenza di Ribera, dopo una breve attività investigativa svolta con pedinamenti ed appostamenti, sono irrotti all’interno di un’abitazione dove è domiciliato un uomo di 40 anni, A B sono le iniziali del nome, originario della Tunisia. Nel corso della perquisizione, nella camera da letto, da sotto un materasso sono saltati fuori 13 involucri contenenti cocaina per circa 10 grammi, banconote per un ammontare di circa 1.500 euro in contanti ed un bilancino digitale di precisione, il tutto posto subito sotto sequestro. Il tunisino risponderà di detenzione a fine di spaccio di sostanze stupefacenti, ed è ristretto ai domiciliari.