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Il 12 giugno del 2018 a Palma di Montechiaro Francesco Gueli, 43 anni, avrebbe sparato, ferendolo all’addome, contro suo cugino, Leandro Onolfo, 26 anni, al culmine di una lite insorta in un bar del paese. Adesso, accogliendo le istanze del difensore, l’avvocato Giovanni Castronovo, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, ha scarcerato Francesco Gueli, ristretto ai domiciliari per tentato omicidio. Il giudice ha riconosciuto affievolite le esigenze cautelari. Gueli intraprenderà un’attività lavorativa presso un’impresa edile di Verona. Gli è stato imposto il divieto di dimora a Palma di Montechiaro per evitare contatti con la persona offesa.

Il Tribunale di Agrigento ha rigettato il ricorso di Cosimo Antonica ed ha confermato Gaetano Di Giovanni quale Comandante della Polizia Municipale di Agrigento. Antonica ha impugnato il provvedimento di revoca dell’incarico di Dirigente – Comandante della Polizia Municipale con assegnazione ad altro settore, ed il provvedimento di nomina di Di Giovanni. Si sono costituiti in giudizio il Comune di Agrigento e Gaetano Di Giovanni, difesi dagli avvocati Girolamo Rubino e Mario La Loggia. Il Tribunale di Agrigento, condividendo le tesi degli avvocati Rubino e La Loggia, ha ritenuto che Antonica non avrebbe potuto vantare nessun diritto all’assegnazione definitiva e senza limiti di tempo di un incarico di natura dirigenziale quale è quello di comandante della Polizia Municipale. Il Tribunale, inoltre, citando un precedente del Consiglio di Stato, richiamato dagli avvocati Rubino e La Loggia, ha ritenuto irrilevante la circostanza che Gaetano Di Giovanni non appartenesse, prima della nomina, al corpo della Polizia Municipale.

I poliziotti del Commissariato di Sciacca hanno denunciato alla Procura C C, sono le iniziali del nome, 47 anni, di Sciacca, per possesso di oggetti atti ad offendere allorchè sorpreso armato di coltello nel corridoio del Pronto Soccorso dell’ospedale di Sciacca. Il coltello è stato sequestrato.
Ed ancora i poliziotti del Commissariato di Sciacca hanno arrestato C L, sono le iniziali del nome, 48 anni, di Sciacca, per evasione dagli arresti domiciliari.

Lo scandalo sui falsi Modigliani dopo Genova approda anche a Palermo. Su delega della Procura della Repubblica di Palermo, i Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale hanno sequestrato due dipinti falsamente attribuiti al maestro Amedeo Modigliani esposti a Palermo a Palazzo Bonocore, dove, da novembre fino a marzo, è stata allestita una mostra con un percorso artistico basato su proiezioni fotografiche multimediali di alcuni capolavori del maestro livornese. E sono state esposte due opere, adesso oggetto del sequestro, risultate false. La mostra palermitana è stata organizzata dalla società Navigare, di Salvatore Lacagnina, in collaborazione con l’istituto Modigliani di Spoleto retto da Luciano Renzi e che ha come direttore Alberto D’Atanasio. Secondo i dati della Fondazione Caponnetto sono circa 800 i falsi Modigliani in circolazione sul mercato per un valore approssimativo di 8 miliardi di euro.

A causa dell’emergenza provocata dalla chiusura del centro di compostaggio di Belpasso, il calendario della raccolta dei rifiuti per i prossimi giorni sarà modificato nel seguente modo:

– Sabato 20 aprile raccolta congiunta dell’indifferenziato secco residuo e dell’umido con esclusione del vetro;

– Lunedì 22 aprile non si svolgerà nessuna raccolta per il giorno festivo;

– Martedì 23 aprile plastica;

– Mercoledì 24 aprile carta;

– Giovedì 25 aprile giorno festivo raccolta congiunta dell’ umido e dell’ indifferenziato secco residuo.

Rapina stamattina al supermercato PAGHI POCO di  via Sant’Angelo a Favara.

Un ignoto ha atteso l’apertura dell’esercizio commerciale per entrare all’interno del supermarket e chiedere ai cassieri di consegnargli il denaro in contante.

L’uomo si è poi immediatamente dileguato nelle vie cittadine.

Sul posto si sono recati i carabinieri della tenenza di Favara che stanno lavorando per raccogliere le informazioni del caso.

Ieri sera era stato rapinato il supermercato CONAD di viale dello Sport di Favara.

L’aspirante collaboratore della giustizia, Mario Rizzo 32 anni, di Favara, è stato interrogato dal capo della Squadra Mobile di Agrigento, Giovanni Minardi, su delega del procuratore aggiunto di Agrigento, Salvatore Vella, e, senza esitazioni, ha dichiarato: “Mi sono inventato tutto, ho fatto una falsa collaborazione con la giustizia. Conosco il ristoratore empedoclino Saverio Sacco perchè andavo sempre a mangiare da lui quando ero in Belgio, ho saputo che gli avevano sparato da altre persone. Lo avevano ferito a una gamba. Mi sono inventato questa storia perchè ero in conflitto con mio cognato Gerlando Russotto. Non voleva che mi mettessi con sua sorella ed è la ragione per cui ho inventato tutto. Sapevo quali erano le modalità dell’agguato perchè me le aveva raccontate Saverio Sacco, era stato lui a dirmi che gli aveva sparato Prestia. Mi sono auto-accusato anche io per rendere la storia più credibile. Le armi a casa di mio cognato gliele ho messe io, nel sottotetto del condominio dove abita lui. La pistola l’ho portata dal Belgio nel 2016 e il fucile a pompa l’ho comprato quella stessa mattina da un nordafricano”.
 

Niente porto d’armi per Giuseppe Cutrò, figlio di Ignazio Cutrò, l’imprenditore che ha denunciato la mafia ed è divenuto testimone di giustizia.

 Ieri i carabinieri di Bivona gli hanno notificato il decreto di diniego della Prefettura di Agrigento “motivato dalla non attualità del pericolo” dice Cutrò, che punta il dito contro una “giustizia piena di ingiustizie” e chiede l’intervento del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, perché sia rivalutata l’istanza.

Lei che si batte ogni giorno per gli italiani, intervenga sul mio caso – dice -, e lo approfondisca perché ha gli strumenti per farlo e può ribaltare questa situazione”. “Se con il gessetto scriviamo sulla lavagna e poi passiamo la spugnetta – scrive in una lettera appello al vice premier -, rimangono le tracce, figuriamoci se la mafia dimenticherà mai quello che la mia famiglia ha fatto, nella normalità, e quello che lo Stato le ha tolto per causa nostra. Il ministro Salvini parla di legittima difesa e di sicurezza, ma a chi e come? Solo per pochi mi viene da pensare. Possiedo licenza e armi e mi alleno al poligono da 11 anni ormai, ritengo di essere esposto, e la percezione del pericolo l’ho sempre avuta. Non ho condanne, penso di attenermi alle regole e al rispetto della legge e di godere di buona condotta etico morale basata sulla legalità”. 

 

Per via precauzionale l’Anas ha chiuso anche il viadotto Akragas 2, l’unico tratto rimasto aperto.

La chiusura sarebbe stata necessaria per verificare una lesione presente su una parte della struttura. Per questo motivo è stata fatta sgomberare un’area sottostante il viadotto che era abitualmente utilizzata come parcheggio esclusivo ad uso di un condominio.

Sul posto i Vigili del fuoco del comando provinciale di Agrigento. Questa mattina saranno avviate le verifiche.

 

Gran gesto di solidarietà di una famiglia di Campobello di Licata colpita da un doloroso lutto.

La famiglia La Mattina-Giordano, infatti, ha dato il consenso per l’espianto degli organi di una loro congiunta, Anna Giordano, insegnante di religione all’Istituto Galilei di Campobello, deceduta a 57 anni per via di un malore che l’ha colta domenica scorsa mentre si trovava a messa nella parrocchia di cui era assidua frequentatrice.

La donna, sposata con un medico e madre di tre figli, è stata soccorsa immediatamente e trasportata all’ospedale Barone Lombardo di Canicattì da dove, vista la gravità della situazione, è stata trasferita in un ospedale di Catania dove i medici hanno riscontrato la morte cerebrale.

Grazie al bel gesto della famiglia, e all’espianto degli organi, deciso dai familiari, altre vite saranno salvate e il ricordo di Anna Giordano continuerà a vivere nel tempo.