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Su richiesta della Procura di Palermo, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo ha archiviato l’inchiesta per peculato, cosiddette “Spese pazze” a carico di 17 ex deputati regionali. Si tratta di Nino Dina, Salvatore Cascio, Giuseppe Arena, Salvatore Cordaro, Michele Cimino, Mario Bonomo, Giovanni Cristaudo, Raffaele Nicotra, Francesco Calanducci, Paolo Colianni, Antonio D’Aquino, Giuseppe Gennuso, Fortunato Romano, Pippo Gianni, Giuseppe Lo Giudice, Orazio Ragusa, e Santo Catalano. Alla base della decisione del giudice, Walter Turturici, vi è una sentenza precedente, del giudice Riccardo Ricciardi, risalente al 2016, resa definitiva dalla Cassazione, secondo cui non basta che i parlamentari non abbiano giustificato le spese con i soldi dell’Assemblea Regionale. Per poterli processare e condannare il pubblico ministero deve dimostrare che davvero i soldi sono stati sperperati per fini non istituzionali. La mancata giustificazione della spesa, di per sé, dunque, “non può costituire prova di un utilizzo improprio dei finanziamenti”.

La Corte d’Appello di Catania ha condannato ad un anno di reclusione ciascuno l’ex presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo e suo figlio Toti per reato elettorale. La stessa condanna ad un anno di reclusione è stata inflitta agli altri imputati: Ernesto Privitera, Angelo Marino e Giuseppe Giuffrida. Il processo è stato celebrato dopo il ricorso della Procura contro la sentenza di assoluzione con la formula “perché il fatto non sussiste” emessa in primo grado dal Tribunale monocratico di Catania presieduto da Laura Benanti. Raffaele Lombardo commenta: “Ricorrerò in Cassazione contro un vero e proprio misfatto. Ho sempre fiducia nella giustizia ma devo capire se a Catania posso continuare a difendermi in un processo. E’ una condanna pronunciata dopo una sentenza di primo grado ipermotivata di assoluzione”. I Lombardo avrebbero promesso due posti di lavoro in cambio di voti a favore di Toti Lombardo eletto con 9.633 preferenze nella lista del Movimento per le Autonomie alle Regionali dell’ottobre del 2012. Il posto di lavoro sarebbe stato promesso a Privitera e Marino a favore dello stesso Marino e di Giuffrida, poi assunto.

 

Sia reso pubblico e messo bene in evidenza cosa prevede il contratto con le ditte per il servizio di raccolta (e spazzamento ?) dei rifiuti! I cittadini devono sapere cosa pagano!

Il porta a porta non è previsto in tutte le zone e le difficoltà, come si è ribadito più volte, sono pesanti soprattutto in centro storico dove vivono numerosi anziani.

Ieri la novità dell’eliminazione del servizio porta a porta, che funzionava benissimo, a Zingarello e l’inserimento di cassonetti stradali alla mercè di tutti.

Che fine hanno fatto le isole di prossimità delimitate e chiuse a chiave? Erano state illustrate durante la presentazione dell’offerta, che è successo? Sono stati fatti dei tagli?  A favore di cosa?

I cittadini pagano e sopportano situazioni sempre peggiori. A breve non si potrà più camminare con le scarpe aperte in molte vie, dove le foglie e i frutti degli alberi non vengono spazzati da mesi per mancanza dei netturbini.

Nessuna programmazione per la pulizia di questa città. Se i “fieristi” sono stati fatti accomodare su una zona sporca (basta vedere la coltre di foglie e frutti che c’è sotto le ruote dei furgoni), i cittadini piangono i disagi della mancata e/o efficace comunicazione su dove e quando buttare cosa mentre permane il problema degli ingombranti, delle multe e delle bollette immotivate e “degli incivili”.

L’unica cosa che si muove è il protagonismo civico di persone che si accollano il rischio di pulire zone lasciate nell’incuria da anni; anni in cui si sarebbe dovuta sviluppare esperienza e programmazione.

Immersi nella “munnizza” mentre viviamo in uno spot elettorale dove le luci vengono accese solo su ciò che è bello o funziona, naturalmente non per merito del sindaco.

Sono state ripristinate questa mattina, le isole ecologiche di prossimità in località Zingarello e in contrada Misita, pochi chilometri fuori dal Villaggio Mosè, vandalizzate da ignoti incivili poco dopo essere state installate.

Oggi di buon’ora, gli operai dell’Iseda, sono dovuti  intervenire per sistemare nuovamente i cassonetti che erano stati collocati per dare ai residenti di queste aree periferiche, la possibilità di conferire i rifiuti vicino le proprie abitazioni. Ieri infatti, a poche ore dallo loro sistemazione, ignoti hanno spostato alcuni  cassonetti, altri li hanno capovolti danneggiandoli e rendendoli di fatto, inutilizzabili.

Ad Agrigento la Polizia, in collaborazione con la Guardia di Finanza, ha arrestato Gianluca Infantino, 33 anni, di Agrigento, colto in flagranza del reato di detenzione a fine di spaccio di sostanze stupefacenti. Nonostante sia ristretto ai domiciliari, Infantino è stato sorpreso, all’interno del suo domicilio, in possesso di 5,3 grammi di hashish, divisi in stecche, e di un bilancino di precisione. Dopo le formalità di rito, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, Infantino è stato nuovamente ristretto ai domiciliari.

I Carabinieri della Compagnia di Sciacca hanno arrestato a Villafranca Sicula un uomo di 25 anni sorpreso, nel corso di una perquisizione domiciliare, in possesso di un fucile semiautomatico a canne mozze calibro 12, con matricola abrasa, e relative cartucce, illegalmente detenuto. E poi alcune dosi di cocaina, per un peso complessivo di oltre 5 grammi, materiale vario per il confezionamento della droga, ed un bilancino di precisione. Il 25enne è recluso nel carcere di Sciacca.

Un vasto incendio si è sviluppato ieri a Catania quello più grave è nella zona della Playa. Un focolaio ha bruciato il boschetto, mentre è  letteralmente andato in fiamme il lido Europa. Le strutture in legno e le passerelle sulla sabbia sono andate completamente distrutte. I bagnanti sono rimasti intrappolati sulla spiaggia.

Le fiamme si sono riversate sul viale Kennedy, tra i lidi balneari e l’aeroporto Fontanarossa. La strada e’ stata temporaneamente chiusa al traffico per sicurezza e per permettere ai soccorsi di intervenire nello spegnimento dell’incendio.

Non si conosce ancora la natura delle fiamme, ma ad alimentare il rogo hanno contribuito le elevate temperature ed il forte vento di sud-est che da ieri notte soffia su Catania. Due elicotteri dei vigili del fuoco ed uno del dipartimento del corpo Forestale di Catania hanno domato le fiamme. Complici gli oltre 40 gradi ed il forte vento di scirocco, i vigili del fuoco ipotizzano che l’incendio divampato alla Plaia sia con ogni probabilita’ dovuto ai fenomeni di spotting, alla proiezione di faville incandescenti anche a grandi distanze, dalla vegetazione che bruciava alle spalle degli stabilimenti balneari dalla parte opposta della strada che stanno cercando di domare le fiamme sempre più alte a causa del vento.

Le persone che si trovavano nei lidi del litorale sono state avvertite di non allontanarsi dal mare e dalla battigia e che in casi necessari sarebbero stati recuperati via mare.

Un vigile del fuoco che operava sui lidi e’stato trasportato all’ospedale Cannizzaro di Catania . Ha accusato un malore mentre stava operando per spegnere un incendio tra le sterpaglie della località balneare.
Altri 15 bambini sono stati soccorsi al lido Le Palme e trasferiti via mare con un gommone dei vigili del fuoco. Sono decine le auto distrutte dal rogo. Sono stati allontanati d’urgenza anche i cani del gruppo cinofilo e i cavalli della polizia di Stato, che erano alloggiati nel vicino boschetto della Playa. Interventi di soccorso sono stati effettuati da vigili del fuoco, capitaneria di porto e guardia di finanza. Impegnati anche con proprie autobotti agenti della polizia di Stato e militari dell’esercito per spegnere l’incendio. In volo mezzi aerei del corpo forestale, della marina militare e dei pompieri. Impegnati nelle operazione di soccorso e assistenza anche carabinieri, polizia locale e protezione civile.

Tutto il personale in ‘campo’ e’ coordinato dalla sala operativa allestita a Palazzo del governo dal prefetto Cladio Sammartino .

Ennesimo tentativo di furto di un’altra auto parcheggiata all’interno del piazzale dell’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento. E’ il quarto colpo che si verifica in un mese a cui bisogna aggiungere anche un tentato furto di una Alfa Romeo di proprietà di uno dei medici dipendenti della struttura ospedaliera.

Anche in questa occasione ignoti hanno provato a portare via l’automobile che si trovava parcheggiata. Sembrava tutto fatto quando improvvisamente è cominciato a suonare l’allarme del mezzo che ha messo in fuga i malviventi. 

Indaga la polizia che negli ultimi giorni ha intensificato i controlli proprio nella zona adiacente all’ospedale. Quasi sicuramente gli autori sono gli stessi che nelle ultime settimane hanno messo a segno i furti. 

Nuova dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta che, dal momento in cui ha deciso di collaborare con la giustizia subito dopo essere stato arrestato nell’ambito del blitz Montagna, sta raccontando agli inquirenti dinamiche, struttura, fatti di Cosa Nostra agrigentina.

I nuovi verbali del pentito favarese, gli ultimi noti, risalgono al marzo 2018.

Come scrive il giornale “La Sicilia” Giuseppe Quaranta si è seduto davanti il sostituto procuratore della Dda di Palermo Claudio Camilleri illustrando il tentativo di ri-organizzazione della mafia agrigentina all’indomani degli arresti eccellenti di Giuseppe Falsone e Gerlandino Messina. 

Il collaboratore di giustizia fornisce nuovi spunti come ad esempio quello di confermare l’esistenza della Consiglio provinciale di Cosa Nostra, un organo superiore composto dal rappresentante provinciale, dal suo vice e dai capi-mandamento scelti dalle famiglie della provincia. 

Anche se lo stesso Quaranta afferma che il Consiglio Provinciale non si sia mai riunito nel suo periodo di reggenza ne descrive in fondo le caratteristiche: “Com’è ca c’è u consiglio comunale, u consiglio provinciale… consiglio.. esiste tutto”.

A domanda del pm che gli chiede come fa ad essere sicuro dell’esistenza di questo organo Quaranta risponde: “Perchè esiste duttù, me l’ha contato Fragapane…”.

Il Gup del Tribunale di Agrigento Alessandra Vella ha condannato alla pena di due anni e un mese di reclusione Salvatore Sicilia, 34 anni di Favara, accusato di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. 

L’inchiesta è una costola della ben più articolata indagine “Kerkent” che ha fatto luce su un presunto giro di spaccio di droga nei quartieri del campo sportivo e Fontanelle ad Agrigento. 

Nel procedimento, insieme a Sicilia, era rimasto coinvolto anche Angelo Schillaci, 23 anni di Agrigento. Per Schillaci il pm aveva chiesto il “non luogo a procedere” in quanto già processo per gli stessi fatti. L’accusa aveva invece chiesto la condanna a 2 anni e 4 mesi di reclusione nei confronti di Sicilia. 

Quest’ultimo è difeso dall’avvocato Giuseppe Barba.