Arrestato, con l’accusa di omicidio aggravato, Angelo Fabio Matà sottufficiale della Marina militare, figlio della vedova Maria Concetta Velardi, trovata morta il 7 gennaio del 2014 nel cimitero di Catania. Ad incastrare il figlio sono state le prove schiaccianti del DNA e le tracce biologiche rinvenute nel luogo del delitto fornite dalla Polizia scientifica. Il movente, i contrasti con la madre che non accettava la sua compagna.
Nella ricostruzione dei fatti, la vedova Verardi abitudinaria nel recarsi tutti i giorni al cimitero per pregare e pulire la cappella di famiglia dove erano seppelliti il marito ed il figlio, venuto a mancare quest’ultimo per una grave malattia, il 7 Gennaio del 2014 fu trovata morta con il cranio fracassato da una grossa pietra lavica a pochi metri dalla cappella. Fu proprio il figlio Matà a denunciare il ritrovamento del corpo, raccontando ai poliziotti che intorno alle 17 era andato a prendere un caffè al bar; che quando era tornato aveva trovato la madre per terra, di essersi sporcato le mani di sangue per aver spostato il grosso masso di pietra e che aveva chiesto aiuto ad un custode per allertare la Polizia. Fu subito esclusa l’ipotesi della rapina poiché la donna aveva addosso una collana ed un braccialetto d’oro.
Gli investigatori della squadra mobile della Questura, coordinate dalla Procura, mise nell’elenco degli indagati oltre ad una coppia di rumeni che frequentava il cimitero e due presunti spasimanti della donna, anche il figlio Matà, il quale si dichiarò subito estraneo ai fatti avallando la tesi che ad uccidere la madre fossero stati in due, tra cui una donna.
Tre lunghi anni di indagini che hanno portato oggi all’arresto del figlio per omicidio aggravato. Le prove della colpevolezza di Matà sono state fornite, in modo dettagliato, dalla Polizia scientifica. In primis le tracce biologiche rilevate nel luogo dell’omicidio; il rinvenimento del Dna del figlio sotto due unghie della mano destra della vittima, in seguito ad una colluttazione che ha preceduto i colpi mortali inflitti con due grosse pietre; una traccia di sangue della vittima trovata nella maniglia dello sportello dell’auto di Mata’; una scena del crimine ricostruita nei minimi dettagli con la repertazione di oltre cento oggetti ed infine gli orari degli spostamenti dell’assassino rilevati dalle celle del suo telefono cellulare.
L’uomo avrebbe a lungo covato rancore nei confronti madre che non accettava la sua nuova compagna e la riteneva un ostacolo alla realizzazione di progetti di vita personale. L’avrebbe dapprima colpita più volte con un grosso mattone alla nuca; per non essere visto, avrebbe trascinato il corpo in un corridoio tra le cappelle e poi le avrebbe ripetutamente scagliato contro un grosso masso di pietra lavica. La donna sarebbe morta dopo 40/45 minuti di agonia.
L’omicidio di Maria Concetta Velardi è avvenuto tra le 15.30 e le 15.45 e il figlio a quell’ora si sarebbe trovato nel cimitero. Testimoni, inoltre, hanno raccontato di aver sentito le urla di una lite. A compiere il delitto sarebbe stata una persona con una notevole forza fisica.
Dopo aver ucciso la madre Matà si sarebbe creato un alibi: avrebbe preso l’auto e fatto un giro passando, senza un motivo, da un meccanico e da un bar; poi sarebbe ritornato ed avrebbe scoperto il cadavere della madre. Matà inoltre, secondo quanto accertato, non lasciava mai sola la madre e le telefonava molto spesso, cosa che quel giorno non avrebbe fatto neanche una volta.
Il Gip ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere con cui ha stabilito la detenzione di Angelo Fabio Mata’. Il movente del delitto, secondo una attenta ricostruzione della Squadra mobile coordinata dal PM Giuseppe Sturiale, è stato accertato essere il grande rancore che Matà covava da lungo tempo nei confronti della madre culminato, nel primo pomeriggio del 7 Gennaio 2014, con una violentissima reazione omicida, viste anche le intenzioni dello stesso di organizzare un incontro chiarificatore, promesso alla fidanzata, per il 12 Gennaio, nel corso del quale avrebbero annunciato alla madre la loro volontà di andare a convivere.
Mata’ sara’ interrogato domani mattina nel carcere di piazza Lanza di Catania, nel quale e’ stato rinchiuso. Il Gip ha fissato per le 10 l’interrogatorio, alla presenza del suo legale, l’avvocato Maurizio Magnano di San Lio, che da un anno lo difende.