Udienza, ieri, dentro l’aula bunker del carcere Petrusa del processo scaturito dall’indagine cosiddetta “Vultur” che secondo gli investigatori ha smantellato i presunti vertici della famiglia mafiosa di Camastra.
Gli imputati sono: Rosario Meli, 68 anni, considerato dagli inquirenti il capomafia di Camastra, il figlio Vincenzo, 46 anni, Calogero Piombo, 65 anni, anch’egli di Camastra, e Calogero Di Caro, 70 anni, di Canicattì, l’altro figlio di Rosario Meli, Giuseppe Meli, 44 anni.
Ieri ha deposto davanti ai giudici il titolare di un’agenzia funebre del paesino agrigentino, Vincenzo De Marco, che con le sue dichiarazioni ha fatto scattare l’inchiesta e che ha raccontato: “Giuseppe Meli mi minacciava e spesso andavo da suo padre Rosario per arlo smettere. Un giorno mi disse: vedi, un giorno quella cassa sarà per te”. De Marco ha spiegato di come “Volevavano la metà della mia metà di guadagno su ogni funerale” e parlato anche Giuseppe Condello, l’uomo assassinato da cui partirono le indagini che portarono successivamente all’inchiesta Vultur: “Condello intervenne e i Meli, per un po’, non mi diedero più fastidio. Quando però fu ucciso Rosario Meli mi disse che i soldi che avrei dovuto dare a Condello li dovevo dare a lui”. Secondo De Marco a Camastra la gente ha ancora paura dei Meli e i funerali sarebbe tutti appannaggio di padre e figlio.