Redazione Ag, Autore presso Sicilia 24h - Pagina 1661 di 2678
Home / Articoli pubblicati daRedazione Ag (Pagina 1661)

Ci sarebbe un’eredità contesa tra due anziani fratelli, entrambi settantenni, alla base di una rissa culminata nel sangue due giorni fa a Realmonte. Uno dei due anziani ha riportato ferite alla testa dopo esser stato aggredito dal fratello con un piede di porco. Attualmente si trova ricoverato all’ospedale San Giovanni di Dio ma non è in pericolo di vita. Al vaglio la posizione dell’altro fratello.

La vicenda nasce da una somma lasciata in eredità ai due anziani che avrebbero dovuto trovare un accordo sulla spartizione. Accordo che, evidentemente, non è stato raggiunto e dopo una discussione verbale si è passati alle vie di fatto. Mentre sembrava che tutto fosse rientrato uno dei due fratelli ha preso un tubo di ferro colpendo alla testa il fratello che è stramazzato al suolo.

 

La Corte di Cassazione, confermando i due precedenti gradi di giudizio, ha condannato alla pena di 6 anni e 4 mesi Calogero Circo, 59 anni, e Stefano Circo, 33 anni, rispettivamente padre e figlio, accusati di lesioni aggravate in concorso. Emesso nella sera un provvedimento di cattura eseguito dai carabinieri della Compagnia di Cammarata e della stazione di Casteltermini. I due, adesso, si trovano reclusi presso la casa circondariale “Di Lorenzo” di Agrigento.

La vicenda risale a sette anni addietro quando padre e figlio misero in atto una vera e propria spedizione punitiva nei confronti dell’ex genero/cognato, fidanzato ai tempi con la figlia nonché sorella dei Circo. Spedizione punitiva culminata con l’aggressione al ragazzo anche con un coltello che fu utilizzato per sfregiarlo.

Alla base della vendetta ci sarebbe stata una “questione d’onore”. L’ex fidanzato avrebbe infatti consumato un rapporto con la donna subito prima di interrompere ogni relazione.

 

Gli agenti della Polizia di Stato di Sciacca hanno denunciato per guida in stato d’ebbrezza L.G.B., 32enne del posto, dopo aver provocato un incidente con feriti in località San Marco.

L’uomo, in compagnia di un amico, avrebbe causato l’incidente rimanendo peraltro ferito. Subito dopo esser stato soccorso e trasporto all’ospedale di Sciacca il 32enne è stato sottoposto ad alcol test che ha dato esito positivo.

A quel punto è stato denunciato e gli è stata ritirata la patente di guida.

 

Un incendio divampato durante la scorsa notte poco dopo le 4 ha causato ingenti danni ad un’attività commerciale in via Roma, a Porto Empedocle.

Secondo una prima ricostruzione ad innescare il rogo sarebbe stato un corto circuito partito da un frigorifero in cucina. In breve tempo le fiamme hanno avvolto il locale danneggiandolo in parte. Sul posto carabinieri, polizia e una squadra di Vigili del Fuoco che ha domato le fiamme.

Solidarietà da parte della comunità empedoclina che nelle ultime ore si è riversata sulla pagina social del noto locale manifestando vicinanza dopo l’accaduto.

 

Cade dal tetto della casa di campagna, in contrada San Marco ad Aragona , dove, a quanto pare, era salito per effettuare dei lavori. Portato in ospedale, e’ morto Giuseppe La Mendola, 80 anni, conosciuto da tutti per essere stato il “Babbo Natale” del centro aiuto per la vita.

“Dignita’, valori cristiani, disponibilita’, altruismo erano le sue caratteristiche. Amato da grandi e piccini per il ruolo di Babbo Natale che ogni anno ricopriva in occasione delle feste natalizie per raccoglie fondi per il Centro. La sua figura era divenuta simbolo di solidarieta’ e di tradizione“, dice Anita Castellano, presidente del Centro aiuto alla vita.

 

L’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Brescia denominata “Leonessa” ha acceso più di una luce sull’operatività di un gruppo criminale di origine stiddara che, basandosi su una struttura verticistica comandata da un triunvirato di “picciotti” stanziatisi al nord, è riuscita a creare un meccanismo fraudolento finalizzato a piazzare crediti fiscali fittizi presso imprenditori disposti a beneficiare di tali crediti ponendoli in compensazione con propri debiti fiscali e previdenziali.

Nel corso dell’operazione Leonessa sono stati arrestati tre agrigentini: si tratta di Salvatore Sambito, 39 anni di Agrigento finito in carcere, la cui posizione è sicuramente quella più “complicata” in quanto accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso e di indebita compensazione con l’aggravante di aver favorito il gruppo di stampo mafioso. Sambito, intermediario abilitato al canale telematico Entrate dell’Agenzia delle Entrate, sarebbe stato uno dei “professionisti” a disposizione del clan; i fratelli originari di Sciacca Giuseppe Carlino, 46 anni, amministratore della Edil Progresso srl, e Filippo Carlino, 42 anni, mediatore nonché rappresentate della Gsa srl. I due si trovano attualmente ai domiciliari.

Oltre le tre misure cautelari che hanno “colpito” i suddetti agrigentini troviamo, tra la lunghissima lista degli indagati, altri sei agrigentini a cui viene contestato il reato di compensazione indebita aggravata: si tratta di Rosario Barragato, inteso “Gioacchino”, 47 anni di Palma di Montechiaro; Rosario Bellanti, 49 anni di Palma di Montechiaro; Gaspare Calafato, 45 anni di Palma di Montechiaro, fratello dei sicari della Stidda palmese, divenuti poi cololaboratori di giustizia; Assuntina Capizzi, deceduta lo scorso anno a 81 anni; Ilenia Castellino, 30 anni, residente ad Agrigento responsabile del Centro Odontostomatologico Castellino srlSalvatore Genova, 39 anni, originario di Palermo ma residente a Palma di Montechiaro.

 

E’ stata fissata per domani alle 15:30 l’autopsia sul corpo di Vincenzo Sciascia, l’agricoltore di 68 anni ucciso a colpi di pistola venerdì mattina.

L’esame autoptico è stato disposto dalla Procura della Repubblica che sta indagando sull’omicidio di cui è accusato il canicattinese Carmelo Rubino, 68 anni, vicino della vittima.

E’ stato il Comandante della Compagnia di Agrigento, Capitano Luigi Pacifico, a ricostruire la vicenda: ” Nello specifico, nella mattinata di venerdi, il Rubino e la vittima, come spesso accadeva, si sono incontrati nella suindicata contrada e ne è nata l’ennesima accesa discussione, per il passaggio dei mezzi di raccolta dell’uva sulla strada. All’esito della lite Rubino avrebbe estratto una pistola e fatto fuoco sulla vittima attingendolo alla testa, per poi darsi alla fuga a bordo della sua vettura. La vittima è subito deceduta. I familiari hanno avviato subito le forze dell’ordine e sul posto sono intervenuti i carabinieri della Compagnia di Canicattì’, subito raggiunti dai colleghi del Nucleo Investigativo mentre le ricerche permettevano al personale del commissariato di Canicattì e della Squadra Mobile di Agrigento di individuare Rubino e di trattenerlo in Commissariato”.

Da un primo esame, nei momenti subito dopo l’avvenuto assassinio, pare che ad uccidere l’agricoltore di Canicattì siano stati due colpi di pistola, calibro 7.65 sparati a distanza ravvicinata.

Gli esami dell’autopsia chiariranno anche questo aspetto, ma per avere gli esiti si dovrà aspettare qualche settimana.

 

Una delegazione di alunni della Scuola Secondaria di Primo Grado e della scuola Primaria del plesso “Don Bosco” dell’Istituto Comprensivo “S. Quasimodo”, sono stati i protagonisti di un incontro dibattito sul clima, l’inquinamento e il futuro del nostro pianeta,  che si è tenuto nel suggestivo ex Collegio dei Filippini alla presenza del sindaco Calogero Firetto e di una parte della Giunta tra cui il vice sindaco Elisa Virone, l’assessore Nello Hamel e Mimmo Fontana.

I ragazzi, grazie anche all’input dato dalla lettera che il ministro Fioramonti ha inviato agli Istituti scolastici, per sensibilizzare la scuola sui temi dell’ecosostenibilità e tutela ambientale, hanno preparato assieme ai docenti referenti delle domande alle quali gli amministratori hanno risposto amabilmente e particolarmente colpiti dai contenuti maturi e importanti di ciò che hanno imparato e rielaborato. Dallo scorso aprile la scuola Quasimodo é Plastic Free per un sano e intelligente, oltre che virtuoso percorso verso l’ecosostenibilità e la salute ambientale.

 

“Dovrebbe essere un luogo importante, in particolare per le giovani generazioni, che abbiano sempre vivi i valori della memoria e del vivere civile, invece, la “Piazzetta Vittime della mafia” di San Giovanni Gemini, per le condizioni in cui versa, può solo ricordare a chi si trova a passare per quei luoghi uno stato di penoso e atavico abbandono, frutto dell’incuria delle amministrazioni comunali che si sono succedute negli anni, ignorando il valore della memoria, perché ciò che è successo non debba più accadere”.

A denunciarlo è Giuseppe Ciminnisi, Coordinatore Nazionale Familiari vittime di mafiaAssociazione “I cittadini contro le mafie e la corruzione”.

“Era il 29 settembre del 1981, – dichiara Ciminnisi – quando a San Giovanni Gemini vennero uccisi mio padre, Michele Ciminnisi, e Vincenzo Romano. Due vittime innocenti di una strage che aveva come obiettivo un boss mafioso. Domani ricorre l’anniversario di quella strage. “Piazzetta Vittime della mafia”, il luogo dove dovrebbe essere ricordata, è in totale stato di abbandono. La pavimentazione divelta, gradini sconnessi, crepe nei muri, sottolinea Ciminnisi. Un luogo di commemorazione di vittime, non è mai allegro ma qui la trascuratezza   di un luogo abbandonato vergognosamente al degrado più totale, racconta del degrado morale di un paese che forse non vuol cambiare, che dimentica le tante vittime innocenti di quella metastasi della società che conosciamo con il nome di “mafia”. Una metastasi che si è sviluppata in tutto l’organismo, uccidendo sia gli uomini che quella cultura che avrebbe potuto, e dovuto, formare gli anticorpi in grado di sconfiggere il cancro mafioso.Evidentemente, conclude Ciminnisi, il ricordo di chi ha versato il proprio sangue innocente per vile mano mafiosa, per una classe politica distratta, non meritava neppure un minimo di decoro e di pulizia.La Sicilia, purtroppo, continua a essere anche questa…”.