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Ha riscontrato grande partecipazione e soddisfazione di tutti i partecipanti il primo incontro, svoltosi ieri pomeriggio, nell’ambito del percorso formativo-informativo in materia di prevenzione degli infortuni, che si articolerà complessivamente in sei sessioni per un totale di 12 ore.

Più di 200 i professionisti hanno seguito “da remoto” l’evento e molti altri hanno preso parte in presenza, presso la sede dell’ordine degli Ingegneri.

Il seminario è stato il primo di una serie di attività previste dal protocollo d’intesa sottoscritto il 13 luglio 2022 tra la Direzione territoriale INAIL e l’Ordine degli Ingegneri di Agrigento.

Il Presidente, Achille Furioso, ha ringraziato Giovanni Asaro, Direttore Regionale INAIL Sicilia, Filippo Buscemi, Direttore Territoriale INAIL AG, Salvatore Castellano, Dirigente Responsabile Spresal AG, Daniela Bellomo, Coordinatrice regionale INAIL – Contarp Sicilia, Maria Sciumè, Responsabile Prevenzione INAIL Agrigento, il collega Giuseppe Pullara, esperto in materia di sicurezza, Andrea Abruzzo, presidente della Commissione Sicurezza dell’Ordine,  la Consigliera Segretaria, Jennifer D’Anna, che ha moderato l’evento e tutta la Commissione Formazione che ha contribuito alla progettazione e realizzazione del percorso informativo e formativo che avrà sicuramente ricadute positive su tutto il territorio.

L’evento, organizzato in collaborazione con INAIL e SPRESAL, dopo i saluti istituzionali degli intervenuti, ha inteso promuovere le opportunità che offre la normativa vigente e l’INAIL per sviluppare modelli aziendali in linea con i più avanzati criteri di sicurezza nei luoghi di lavoro e che attivino le condizioni di premialità previste per le aziende virtuose che superano i requisiti minimi secondo quanto riportato nel modello OT23.

La relazione tecnica è stata condotta dall’ingegnere Massimo Montana dell’INAIL – Contarp Sicilia.

Il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Gela, Roberto Riggio, ha rinviato a giudizio tre imputati nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Giovanni Cusumano, 56 anni, di Favara, operaio, vittima di un incidente sul lavoro il 23 luglio del 2020 nella diga Comunelli, in territorio di Butera. Cusumano, dipendente della società Geo Service srl, è stato impegnato su un bob cat ad installare strumentazione di controllo della diga utile a riscontrare eventuali spostamenti dell’invaso. Il bob cat in bilico si è spostato e l’operaio, uscito fuori dall’abitacolo, è stato travolto dallo stesso mezzo di lavoro. I tre imputati sono Giovanni Messina, 70 anni, di Joppolo Giancaxio, amministratore unico della Geo Service, e Calogero Palumbo Piccionello, 60 anni, di Favara, direttore tecnico, ai quali si contesta il reato di omicidio colposo, e Giuseppe Schembri, 68 anni, di Favara, collega di Cusumano, al quale si contesta il reato di favoreggiamento personale allorchè avrebbe architettato dei sotterfugi per sviare l’accertamento delle responsabilità. Messina e Palumbo Piccionello avrebbero violato alcune norme in materia di prevenzione degli infortuni sul lavoro.

Lungo la tangenziale di Messina, nel tratto fra Giostra e Villafranca, un incidente stradale ha provocato la morte di due catanesi: Piera Pelleriti, 51 anni, e Giovanni Cosentino, 56 anni. I due sono deceduti sul colpo a seguito dell’impatto della loro automobile, una Ford Kuga, con un muro che costeggia il tratto stradale. Inutile si è rivelato l’intervento dei sanitari del 118. Sul posto sono intervenuti anche i Vigili del fuoco e le forze dell’ordine per i rilievi di rito. Indagini sono in corso sulla dinamica e le cause del sinistro fatale.

L’Associazione dei Comuni di Sicilia rivendica un confronto con Schifani e Galvagno prima dell’approvazione della finanziaria. L’intervento di Paolo Amenta.

Inizia oggi martedì 7 febbraio il rush finale per l’approvazione della finanziaria della Regione Siciliana da 16 miliardi e 500 milioni di euro. A Sala d’Ercole si avvia la discussione generale, e il voto in Aula sarà il primo vero banco di prova per il governo. Il fine prioritario del disegno di legge è fronteggiare gli effetti economici determinati dal vertiginoso aumento dell’inflazione. L’Associazione dei Comuni di Sicilia però frena: prima del voto è necessario un confronto con i Comuni, anche a fronte di ciò che accade in ambito nazionale con l’approvazione della legge sull’autonomia differenziata. Il neo presidente dell’Anci Sicilia, Paolo Amenta, ha rivolto formalmente al presidente della Regione, Schifani, e dell’Assemblea, Galvagno, la richiesta di un incontro. E spiega: “Il disegno di legge sull’autonomia differenziata è l’inizio di un percorso legislativo che ci preoccupa perché, oltre a essere un rischio reale per l’unità del Paese, rappresenta per gli Enti locali un rischio ancora maggiore, creando una separazione definitiva tra Comuni di serie A e Comuni di serie B. Su questa materia occorre definire con chiarezza se si vogliono determinare fabbisogni standard, livelli essenziali delle prestazioni e obiettivi di servizio. E contemporaneamente bisogna dire quali siano le effettive coperture finanziarie. L’autonomia differenziata, in particolare per la Sicilia, è un percorso che deve essere accompagnato da un’intesa tra Stato, Regione Siciliana ed Enti locali, che, tenendo conto dell’insularità e dell’autonomia speciale, garantisca ai cittadini servizi della stessa qualità di quelli offerti dagli altri Comuni del centro e del nord d’Italia”. E poi, in riferimento alla Finanziaria, Amenta aggiunge: “Manifestiamo la nostra insoddisfazione per il confronto che vi è stato fin qui con i Comuni, e chiediamo che si mantengano gli impegni assunti in Commissione Bilancio. I Comuni dell’Isola rivendicano di essere a pieno titolo uno degli attori istituzionali della trattativa che riguarda gli accordi tra Stato e Regione Siciliana sul presupposto che le relative risorse debbano essere destinate anche ai Comuni. Se pensiamo, per esempio, ai risparmi sulla compartecipazione per la spesa sanitaria, ci sembra paradossale che la Regione, attraverso le Aziende sanitarie, non contribuisca adeguatamente ai costi per le rette di ricovero dei disabili psichici”. Infine, il presidente dell’Anci Sicilia denuncia un preoccupante taglio ai fondi: “Per ciò che attiene alle risorse destinate agli Enti locali siamo di fronte ad un taglio netto, anziché ad un doveroso incremento delle stesse. Dal fondo per i Comuni sono stati sottratti oltre 60 milioni di euro, molti dei quali destinati a investimenti e a scelte di carattere particolare di cui non ha bisogno la Sicilia e di cui non hanno bisogno persino gli stessi Comuni destinatari. In questa fase storica abbiamo fin troppe risorse per investimenti e pochissime risorse per la spesa ordinaria, e nessuna per dotarci di professionalità capaci di far fronte alla sfida del PNRR e a quella della Programmazione 2021-2027”.

Giuliana Miccichè

La situazione dell’ospedale di Sciacca sarà al centro di una riunione con il commissario dell’ASP di Agrigento Mario Zappia che si svolgerà giovedì mattina. L’iniziativa è del Consiglio Comunale di Sciacca.

La conferenza dei capigruppo ha dato mandato al presidente Ignazio Messina che incontrerà il responsabile dell’Azienda Sanitaria Provinciale assieme ad una delegazione della commissione consiliare sanità.

A distanza di quattro anni dal rinvio a giudizio di diciassette persone, coinvolte a vario titolo nell’inchiesta Giano Bifronte che ipotizza un giro di tangenti all’istituto di credito Irfis, il processo subisce una grossa battuta d’arresto. La prescrizione, infatti, è intervenuta per la quasi totalità di ipotesi di reato di falso e anche per qualcuna di corruzione. La prima sezione penale del tribunale di Agrigento, presieduta dal giudice Alfonso Malato, ha così emesso sentenza di non doversi procedere per numerose delle contestazioni. Il risultato è che la lista degli imputati sarà inevitabilmente “sfoltita” e, peraltro, altre ipotesi di reato rischiano di andare anch’esse in prescrizione.

L’inchiesta ruota attorno a due personaggi chiave: il funzionario dell’istituto Paolo Minafò, 57 anni, palermitano, e il consulente del lavoro Antonio Vetro, 53 anni, di Favara. Vetro, secondo l’accusa, avrebbe ideato un sistema corruttivo che si serviva della società di consulenza Intersystem srl di cui lui era amministratore e Minafò sarebbe stato socio occulto. Le tangenti, necessarie perché in caso contrario la richiesta di finanziamento sarebbe stata bloccata con un pretesto oppure scavalcata dalle altre che erano state presentate dagli imprenditori che avevano pagato la “bustarella”, sarebbero state mascherate con delle consulenze all’Intersystem.

Sul banco degli imputati siedono 17 persone: Paolo Minafò, 51 anni di Palermo, il favarese Antonio Vetro, 48 anni vecchia conoscenza della Guardia di finanza, Angelo Incorvaia, 54 anni e Valerio Peritore, 50 anni di Licata; Angelo Sanfilippo, 61 anni;  Calogero Curto Pelle 61 anni, Luigi Di Natali, 67 anni; Giovanbattista Bruna 70 anni; Pietro Carusotto, 61 anni tutti di Canicattì; Vincenzo Scalise, 41 anni di Catanzaro ma residente a Canicattì; Patrizia Michela Cristofalo, 42 anni di Palermo; Nicola Galizzi, 50 anni di Palermo; Ettore Calamaio 55 anni di Lercara Friddi; Calogero Messana, 43 anni, di Ravanusa; Antonio Milioti 41 anni di Favara;  Sebastiano Caizza, 39 anni di Campobello di Licata; e Gerlando Raimondo Lorenzano, 55 anni di Aragona.

 

“Sono incazzato, per le notizie che apprendo nei telegiornali”.

E’ quanto avrebbe riferito il boss Matteo Messina Denaro a fonti sanitarie e penitenziarie all’interno del carcere di massima sicurezza dell’Aquila dove è detenuto in 41bis.

Il boss sottolinea che sul suo conto “vengono raccontate balle, ed è tutto frutto di fraintendimenti”. Messina Denaro contrariamente ai primi giorni di reclusione ora guarda con attenzione la televisione.

(ANSA).

 

Per la terza volta un emendamento al decreto milleproroghe che allunga l’età pensionabile degli operatori sanitari a 72 anni viene presentato dalla Lega, dopo essere già stato ritenuto irricevibile per ben due volte. Viene da chiedersi da chi e perché tanto accanimento. Chi ne trae vantaggio? Non certo i medici, sottopagati e sfruttati da un sistema che non è mai stato così fragile come in questo momento e che avrebbe bisogno di seri e strutturali provvedimenti per provare ad arrestarne la deriva prima che diventi irrecuperabile. Non certo i cittadini che sanno bene che i turni ospedalieri notturni e festivi, il pronto soccorso, gli ambulatori e l’assistenza non sono più da anni nelle mani dei primari ospedalieri e dei direttori delle Cliniche Universitarie, che hanno mantenuto privilegi e che si tenta di far rimanere con la scusa della carenza dei medici. Dobbiamo onestamente raccontarci la verità e cioè che la cura dei cittadini è oggi interamente gestita da medici sempre più stanchi e demotivati, che con estrema fatica ed etica deontologica continuano a garantire l’efficienza del sistema in un lavoro che diventa ogni giorno più usurante e meno gratificante. Stupisce peraltro che in nessuna delle 3 proposte di emendamenti si faccia alcun riferimento alla NECESSITÀ che i medici chiamati a persistere in attività debbano pienamente assolvere ai compiti assistenziali previsti dal CCNL per la dirigenza medica con partecipazione attiva ai turni assistenziali, guardie notturne e festive. In tutti gli addetti ai lavori aleggia invece il timore che il prolungamento dell’attività assistenziale cui questi emendamenti mirano possa essere principalmente di natura libero-professionale.
Chiediamo pertanto che, in modo trasparente, venga valutata la quantità di attività clinica all’interno del SSN in rapporto alla libera professione per escludere che questo emendamento non sia affetto da conflitti di interesse.

In due precedenti comunicati (Basta rattoppi al SSN, non sono i medici in pensione che ci salvanoBasta rattoppi al SSN) abbiamo inoltre riportato in maniera puntuale tutte le motivazioni per cui questo ennesimo rattoppo al SSN sarebbe profondamente sbagliato e pericoloso, unendo la nostra voce a quella di tanti altri colleghi che, come noi, vivono ogni giorno la trincea che è diventata la realtà ospedaliera. A questo proposito abbiamo anche lanciato una petizione e raccolta firme sui social, a cui hanno già aderito oltre 1500 medici e per la quale invitiamo tutti a partecipare (http://www.womenforoncologyitaly.it/basta-rattoppi-al-ssn-non-sono-i-medici-in-pensione-che-ci-salvano/).

È chiaro a tutti che non si può più aspettare: veniamo da 10 anni di tagli ai finanziamenti del SSN nazionale e da 30 anni di politiche poco visionarie che ci portano oggi allo stato di assoluta debolezza e fragilità in cui versiamo e tutti noi, medici e cittadini insieme, ne paghiamo lo scotto. Se questo provvedimento (ribadiamo già bocciato due volte!) venisse ora accolto, sarebbe come spargere benzina sul fuoco e scatenerebbe una protesta che danneggerebbe ulteriormente il SSN pubblico. Assisteremmo ad una ulteriore, ennesima fuga dei medici dagli ospedali e alla ulteriore demotivazione di chi ci resta per assenza di alternative. Il SSN non è mai stato così prezioso e fragile come in questo momento. Serve un preciso atto di consapevolezza e coscienza di tutti per impedirne l’ennesimo attacco da cui difficilmente si riprenderebbe questa volta.

I vigili giravano con le sirene accese per le vie della borgata, creando tanta preoccupazione. Alcuni residenti si sono subito messi in movimento con le vetture verso Partanna che si trova in collina, altri, invece, avendo appreso dalla tv che l’allarme della Protezione civile si era ridimensionato, sono rimasti a casa.

Una motovedetta libica ha tentato di sequestrare tre pescherecci di Mazara del Vallo, il “Pegaso”, il “Giacomo Gancitano” e il “Twenty Three”, ed un motopesca di Pozzallo, il “Vincenzo Ruta”, a 80 miglia a Nord di Tripoli venerdì scorso e solo l’intervento della nave militare “San Marco” che ha inviato un elicottero sulla zona di pesca ha fatto desistere i militari Nordafricani.

Il presidente del consiglio comunale di Mazara del Vallo (Trapani) Vito Gancitano su Facebook scrive: “Probabilmente 108 giorni non sono bastati e ancora una volta, assistiamo al tentativo di sequestro, da parte delle vedette libiche, di pescherecci mazaresi. Mentre il nostro governo discute con le autorità libiche sulle problematiche che attanagliano il mediterraneo, gli stessi libici tentano il sequestro. Questa volta, per fortuna, la nostra Marina militare ha evitato che ciò potesse accadere. I nostri pescatori hanno bisogno di più tutela e quei 108 giorni devono rimanere solamente un brutto ricordo”.
I segretari generali di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil Trapani Giovanni Di Dia, Franco Nuccio e Roberto Giacalone, in una nota dicono: “Ancora una volta il tema della sicurezza dei lavoratori del mare Mediterraneo torna prepotentemente nella cronaca, a significare che il problema non è affatto risolto e che, dunque, non si può abbassare l’attenzione”.

“È una situazione – affermano – che purtroppo non ha ancora trovato la giusta definizione e continua ad alimentare uno stato di difficoltà e insicurezza per i pescatori italiani. Appena una settimana – fa la presidente del consiglio Meloni, insieme ai ministri Tajani e Piantedosi, è stata in Libia, viene dunque spontaneo chiedersi se si è parlato di un argomento tanto importante e nel caso a quali conclusioni si sia arrivati”.
(ANSA).