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La Corte d’Assise di Agrigento ha condannato a 26 anni di carcere ciascuno Godwin Nnodum, 43 anni, e Goodness Uzor, 26 anni, entrambi della Nigeria, imputati di associazione a delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani, sequestro di persona e violenza sessuale. Assolto il terzo imputato, il connazionale nigeriano Bright Oghiator, 30 anni. I tre africani, sbarcati in Italia il 16 aprile del 2017 e arrestati dalla Squadra Mobile di Agrigento, rispondono di aver gestito con violenze e crudeltà un centro di prigionia per migranti in Libia.

Il sig. A.M. di anni 35 di Agrigento, quale Carabiniere ausiliario presso l’8° Battaglione Carabinieri Lazio, mentre si recava alla sala mensa sita all’interno della caserma dove alloggiava, scivolava accidentalmente lungo le scale d’accesso alle camerate subendo un infortunio alla mano.
A causa dell’infortunio subito il sig. A.M. beneficiava di un periodo di convalescenza e, contestualmente, inoltrava al Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri rituale istanza tendente ad ottenere il riconoscimento della causa di servizio dell’infortunio subito.
Con provvedimento del 26 aprile 2005, il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, ritenendo superato il periodo di convalescenza massimo, disponeva la dimissione del sig. A.M. dall’Arma dei Carabinieri e con successivo provvedimento riconosceva non dipendente da causa di servizio l’infermità contratta dallo stesso, ritenendo che le circostanze di modo, tempo e luogo in cui si era verificato l’incidente escludevano la possibilità di riconoscerlo come avvenuto “in servizio”.
Il sig. A.M., con il patrocinio degli avv.ti Girolamo Rubino e Daniele Piazza, proponeva un ricorso giurisdizionale innanzi al Consiglio di Stato, che, con sentenza n°7677/2019, condividendo le tesi difensive degli avv.ti Rubino e Piazza, ha accolto il ricorso.
In particolare, il Consiglio di Stato, dopo avere chiarito che l’incidente era occorso all’interno del presidio di appartenenza, ha richiamato i precedenti giurisprudenziali citati dagli avv.ti Rubino e Piazza secondo cui devono intendersi ricompresi nel contesto del servizio tutti gli infortuni che, incolpevolmente, attingono il militare accasermato ed ha accolto il ricorso proposto.
Conseguentemente, il sig. A.M. per effetto della sentenza del Consiglio di Stato potrà richiedere la riammissione in servizio nell’Arma dei Carabinieri ed il risarcimento dei danni subiti.

La società dell’Akragas 2018 con in testa il suo presidente avv. Giovanni Castronovo, riunitasi ieri, preso atto dell’affrettata ed inopportuna comunicazione di dimissioni pubblicizzata attraverso il social network Facebook dal mister Corrado Mutolo, poiché esternate alla vigilia di una delicata e difficile gara di campionato contro lo Sporting Vallone, dopo aver tentato di far recedere lo stesso dalla sua decisione, preso atto dell’oggettiva impossibilità di proseguire il rapporto di lavoro con lo stesso, e rilevato che non sussistono più le condizioni per continuare quel progetto tecnico avviato ad inizio di stagione, accoglie le dimissioni del tecnico che sono state già comunicate all’organo federale di competenza. Augura a mister Mutolo ogni fortuna umana e professionale, sperando vivamente che possa risolvere a breve le problematiche di natura personale che sono alla base della sua scelta. È stato conferito il compito al direttore sportivo Ernesto Russello di individuare in tempi brevi la figura di un tecnico maturo, serio e preparato che possa guidare la squadra verso l’obiettivo stagionale fissato dalla dirigenza, vale a dire la conquista della promozione in serie D. La squadra proseguirà la sua preparazione in vista del prossimo impegno stagionale con il mister in seconda Francesco Nobile, collaborato dai mister Salvatore Munda e Giovanni Costantino che resteranno al loro posto.

A Sciacca, una bambina di 9 anni, Carola Benedetta Catanzaro, frequentante la quinta elementare, è morta vittima di un aneurisma cerebrale. La piccola è stata ricoverata all’Ospedale dei Bambini “Giovanni Di Cristina” a Palermo. I genitori hanno compiuto un gesto encomiabile di generosità e solidarietà: hanno autorizzato l’espianto degli organi, destinati adesso a salvare altre vite umane.

A Canicattì, un agente di commercio lungo la SS 122 , che lo doveva portare all’istituto di credito dove avrebbe dovuto versare l’incasso del periodo è stato bloccato e sotto miccia delle armi è stato costretto a consegnare l’incasso.
I rapinatori dopo aver ottenuto quanto sperato, si sono dileguati a bordo di una Fiat Panda, rubata a Canicattì, e ritrovata bruciata dopo averla abbandonata.
Il colpo messo a segno sembra essere di ingente, ma fin’ora manca una esatta quantificazione.
Secondo le prime indiscrezioni, il malcapitato era sotto osservazione da parte dei malviventi già da un po’, tanto da sapere con esattezza tutti i suoi movimenti e spostamenti.
Le indagini, ancora in corso, sono eseguite dal Commissariato di Canicattì guidato dal dirigente Cesare Castelli.

È accusato di minaccie e atti persecutori nei confronti dell’ex compagna, per questo motivo il gup, Francesco Provenzano, del Tribunale di Agrigento ha rinviato a giudizio Giuseppe Camilleri, 21enne del luogo.
Il Camilleri, in questa vicenda è accusato, tra le altre cose, di aver sferrato una testata alla ex compagna per farla abortire. Lo stesso è accusato di evasione dagli arresti domiciliari.
Il processo a carico di Giuseppe Camilleri inizierà il prossimo 17 febbraio, i capi accusatori a suo carico sono: minacce, lesioni e stalking.
Il processo sarà presieduto dal giudice Antonio Genna, l’accusa è rappresentata dal pm Chiara Bisso mentre la difesa  dall’avvocato Serena Gramaglia.

È accusato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, per questo motivo il gup del tribunale di Agrigento ha rinviato a giudizio Mustapha N’diaye, di 24 anni di nazionalità Senegalese.
L’extracomutario fu arrestato, nei primi mesi dell’anno, in flagranza di reato nei pressi della stazione degli autobus di piazzale f.lli Rosselli, ove era intento a spacciare hashish ed ecstasy. Lo stesso soggetto, era già stato segnalato per il medesimo reato ma con una diversa location, il Quadrivio Spinasanta.