Si parla, ancora una volta di rimpasto. L’On. Carmelo Pullara del gruppo Autonomisti della Regione Siciliana interviene sui paventati rimpasti nella giunta Musumeci.
L’intervista
Gli agenti della Polizia Ferroviaria di Agrigento, in collaborazione con l’Arpa Protezione ambiente e la Provincia di Agrigento, hanno ispezionato e sequestrato un impianto di autodemolizioni lungo la strada provinciale tra Montallegro e Ribera. E’ stato riscontrato il mancato rispetto delle norme ambientali con pregiudizio per la salute dell’uomo e la vivibilità dell’ambiente. L’impianto e la sua gestione sarebbero inoltre conformi ai decreti autorizzativi. Una settimana addietro, per le stesse ragioni, la PolFer agrigentina ha sequestrato un altro impianto di autodemolizioni nella zona industriale in territorio di Favara.
Nel gruppo ConfCommercio Agrigento è stato istituito un nuovo indirizzo di riferimento, il gruppo Terziario Donna. La dottoressa Antonella Danile ne è la responsabile, col compito di favorire le opportunità di crescita e di miglioramento delle attività, attraverso l’assistenza e la consulenza nei confronti delle imprenditrici che abbiano bisogno di un orientamento. Il presidente regionale di ConfCommercio, Francesco Picarella, afferma: “Le donne imprenditrici sono in costante crescita e ad oggi rappresentano il 22% del totale. E’ un dato molto rassicurante, che segue e rafforza la presa di coscienza della capacità di fare imprenditoria da parte delle donne. Abbiamo ritenuto che la professionalità e lo spirito imprenditoriale di Antonella Danile possano far crescere il gruppo Terziario Donne della provincia di Agrigento, cogliendo tutte le opportunità utili per aiutare le donne a far crescere le proprie aziende”.
Antonella Danile commenta: “Sono felice di poter rappresentare il mondo imprenditoriale femminile della ConfCommercio Agrigento. Vogliamo, con sinergia ed entusiasmo, mettere al centro del dibattito la grande capacità e dedizione delle donne imprenditrici, con l’obiettivo di realizzare importanti progetti anche nel sociale”.
Trovano un’iguana di circa un metro di lunghezza che passeggia nel giardino di casa. E’ accaduto ad una famiglia agrigentina qualche giorno addietro la quale ha notato il tipico animale sudamericano passeggiare nel giardino della loro villetta tra San Leone e Villaggio Mosè.
Una circostanza alquanto inusuale che ha “costretto” i coniugi a chiamare i Vigili del Fuoco che sono intervenuti. L’animale è stato portato da un veterinario e sarà controllato ed eventualmente curato. Da capire da dove sia potuto scappare l’iguana.
Si reca in un bar per fare colazione e dimentica il portafoglio con all’interno carte di credito e ben 1500 euro in contanti. Sono stati momenti di panico quelli vissuti l’altro giorno da un turista residente nel nord Italia ma che sta trascorrendo alcuni giorni di vacanza proprio ad Agrigento.
Un carcere nuovo nato già vecchio. Oltre i problemi organizzativi e strutturali che attanagliano la casa circondariale “Pasquale Di Lorenzo”di Agrigento piomba lo spettro ben più grande di presunte violenze da parte di alcuni agenti della polizia penitenziaria sui detenuti nel reparto di isolamento e, più in generale, le condizioni di detenzione a cui sono sottoposte le persone. E’ quanto messo nero su bianco in un dossier in seguito alla visita nel carcere di Agrigento effettuata lo scorso 17 agosto da una delegazione del Partito Radicale guidata da Rita Bernardini e dell’Osservatorio carceri delle Camere penali. La Procura di Agrigento guidata da Luigi Patronaggio ha aperto un fascicolo d’inchiesta al momento contro ignoti in cui si ipotizzano i reati di violenza privata e omissioni in atto d’ufficio.
Nella sezione di isolamento molti detenuti denunciano di aver visto, e in alcuni casi di avere subito, comportamenti violenti da parte degli agenti di polizia penitenziaria. Un detenuto che indossa solo un paio di mutande di carta riferisce di essere stato vittima di violenze da parte della polizia penitenziaria. Lo avrebbero lasciato in cella liscia per tre giorni, ha mangiato due viti, da venti giorni le ha dentro nella pancia e ha provato anche ad impiccarsi. Un altro detenuto ancora riferisce che l’avrebbero lasciato, ammanettato, nel passeggio per una giornata e una nottata intera senza mangiare né bere e l’avrebbero preso a schiaffi e pedate. Altri ancora hanno riferito di essere stati testimoni di detenuti ammanettati e “strisciati” per terra.
Le maggiori criticità strutturali riscontate riguardano ad esempio le finestre di molte camere detentive, oltre alle sbarre, alle quali sono applicate reti a maglia stretta che limitano l’ingresso di aria e luce naturale. In molte celle, durante la visita, il blindo della porta è chiuso. I sei piccoli cortili passeggio di cui dispone il reparto sono spazi squallidi, con il wc alla turca, sprovvisti di panchine. Denunce che riguardano anche l’applicazione dell’isolamento. Un detenuto riferisce alla delegazione: “Sono in isolamento da sette mesi. Mi trovo qui perché protesto, vorrei essere trasferito in un carcere della Puglia; qui il blindo della porta è stato chiuso per una settimana; io faccio solo un’ora e mezza d’aria perché nel passeggio non c’è il wc e se torno in cella per andare in bagno poi non mi fanno ritornare al passeggio”. Un altro recluso in evidente stato di agitazione, è ristretto in una cella “liscia”, dotata soltanto di un letto e di un lenzuolo: “Sono arrivato in questo carcere sabato 27 luglio, proveniente dal carcere di Messina; al mio arrivo ho dimenticato di prendere la fornitura, il giorno dopo l’ho fatto presente perché mi serviva la carta igienica, ma mi hanno lasciato senza carta igienica fino al venerdì successivo, e non mi hanno consentito nemmeno di comprarla; sono in cella liscia dal 3 agosto”.
La relazione del Partito Radicale raccoglie testimonianze dure direttamente dal carcere di Agrigento che inevitabilmente però dovranno trovare riscontro. Certamente, a prescindere dalla genuinità delle dichiarazioni, appare innegabile che un problema alla casa circondariale di Agrigento ci sia.
Lo testimoniano i continui casi di aggressioni ai danni degli agenti penitenziari, come denunciato ieri in una relazione del sindacato, così come i sempre più ricorrenti risarcimenti dello Stato nei confronti di persone detenute in condizioni di sovraffollamento in violazione dell’art.3 Cedu. A questo si aggiunga che nell’ultime mese oltre cento agenti hanno chiesto il trasferimento in altra sede.
Nel settembre scorso presso la sede ANAS di Catania, la Procura della Repubblica guidata da Carmelo Zuccaro coadiuvata dagli uomini della Guardia della Finanzia hanno eseguito una delicata operazione di Polizia Giudiziaria, che ha dato luce a un vasto giro di tangenti e malaffare tra funzionari e dirigenti compiacenti e imprenditori.
Nella stessa operazione, poi ribattezzata “buche d’oro” rimase coinvolto l’Ing. Antonio Urso, impiegato ANAS dal 2009 e con funzioni di capo centro dal 2017.
E’ lo stesso Urso che sarà la chiave di volta, portando luce e verità alle intuizioni degli inquirenti.
Urso è un fiume in piena, le pagine di deposizione aumentano e gli omissis si moltiplicano.
L’ormai ex, capo centro racconta dell’inizio di questa vicenda, per la prima volta del sistema corruttivo.
Il suo racconto inizia sin dal suo primo giorno in ANAS e il suo rapporto con l’Ing. Giuseppe Romano – suo predecessore nell’incarico di capo centro, affermando che iniziò proprio con lui l’attività illecita nel 2015, quando si occupò del ripristino di un ponte, ove la ditta esecutrice era la Polistrade di Misilmeri, Romano il Direttore dei Lavori e lui fosse stato il Direttore Operativo. In quella prima occasione la tangente era stata di 7.000 €.
Solo due anni dopo le posizioni dell’Ing. Romano si rafforzano, divenendo RUP del settore lavori straordinari e quello di Direttore Lavori, viene affidato a Urso.
A questo punto il gruppo criminale si allarga ad altre due figure di spicco: Gaetano Trovato e Gargano, i quali ricoprivano i ruoli di Direttori Operativi.
Il meccanismo – secondo Urso, era un sistema ben collaudato e tutti ne erano consapevoli.
I verbali dagli anni 2017, risultano tutti secretati con una sfilza di omissis.
Secondo quanto si intuiste l’inchiesta e le indagini non sono arrivate al capolinea anzi, gli “omissis” hanno cominciato a tremare adesso!
Il 21 settembre 2019 la prima parte del blitz che portò all’arresto in flagranza di reato del capo centro manutenzione dell’Anas Riccardo Carmelo Contino e del geometra Giuseppe Panzica, capo nucleo B del centro di manutenzione Anas etneo. Le indagini sono proseguite e questa volta si sono avvalsi anche di una preziosa collaborazione: si tratta dell’ingegnere Giuseppe Romano, 48 anni, responsabile manutenzione programmata dell’area tecnica compartimentale di Catania dell’Anas che ha deciso di vuotare il sacco.
Il 18 ottobre 2019 Scatta il nuovo blitz, dove finisce in carcere il geometra Gaetano Trovato, 54 anni, dipendente Anas e agli arresti domiciliari: Salvatore Truscelli, 56 anni, rappresentante legale della “Truscelli Salvatore srl”, con sede a Caltanissetta; Pietro Matteo Iacuzzo, 50 anni, rappresentante legale della “Isap srl”, con sede a Termini Imerese (Pa); Roberto Priolo, 48 anni, rappresentante legale della “Priolo srl” con sede a Ciminna (Pa); Calogero Pullara, 40 anni, titolare dell’omonima ditta individuale con sede a Favara (Ag). Interdizione dall’esercizio di pubblico ufficio per la durata di un anno per l’ingegnere Antonino Urso, 39 anni, capo Centro Manutenzione “A” dell’Area Compartimentale Anas di Catania.
Gli inquirenti con l’ausilio degli accertamenti bancari, intercettazioni ambientali e dall’analisi della documentazione è stata delineato il sistema delle tangenti a favore dei funzionari infedeli.
E’ stata effettuata l’autopsia sul corpo di Calogero Avenia, il pensionato di 69 anni di Agrigento, trovato cadavere nella sua abitazione di Salita San Giacomo, nel centro storico della Città dei Templi.
Al termine delle operazione la salma è stata dissequestrata e restituita alla famiglia che potrà provvedere ai funerali.Al momento nessun indagato, la pista più accreditata è quella della morte per cause naturali.