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In Sicilia chiude l’aeroporto di Comiso. Questa sera venerdì decolla l’ultimo volo dallo scalo del Ragusano per Milano Malpensa effettuato da Ryanair e poi il ‘Pio La Torre’ sarà in stop. Così impone il decreto ministeriale a fronte dell’emergenza coronavirus. Comiso rientra tra i 25 aeroporti dei 42 italiani chiusi in ragione della situazione emergenziale.  Si attende adesso la pubblicazione del documento da parte di Enac che sancirà, per il mese di agosto, l’avvio dall’aeroporto di Comiso di due nuove tratte per Roma e Milano con prezzi calmierati riservati soltanto ai residenti in Sicilia.

Non si esclude che anche l’aeroporto di Trapani Birgi “Florio” possa chiudere da un momento all’altro.

“In provincia di Agrigento, specie a Favara, manca l’acqua in alcune zone da 15 giorni. Cosa fanno i commissari dell’azienda che ha in gestione le condotte e il presidente dell’Ati?

La cosa più efficace che ciascuno però può fare per contenere il contagio, a tutte le latitudini, è mettendo in atto semplici, ma fondamentali regole d’igiene e isolamento dei casi sospetti. Il primo, e fondamentale, è lavarsi le mani. Il virus infatti si diffonde per via aerea, non proprio come il raffreddore, per cui basta uno starnuto, ma anche toccando con le mani le mucose degli occhi o della bocca. Lavandosi le mani si evita che il virus venga trasferito, inconsapevolmente, ad altre persone. (tratto da https://www.doveecomemicuro.it/notizie/news/coronavirus-igiene-mani )

Questa è la prima cosa che ci hanno detto da quando è scoppiata la “pandemia Covid-19”, ma come ci laviamo se manca il bene primario ?

Vorremmo scrivere tanto, ma sappiamo che in questo omento c’è per ogni comune un ufficio di protezione civile che provvede a tutto, “Hanno provveduto ad attivarsi per chiedere più acqua nelle case ?”

Lo dichiara il presidente del movimento cittadino “Mani Libere” Giuseppe Di Rosa

Uffici chiusi da lunedì 16 a mercoledì 18 marzo, in tutte le sedi del Libero Consorzio comunale di Agrigento.

Il segretario generale dell’Ente, dott.ssa Caterina Moricca, con una sua precisa disposizione, la n. 5 dell’11 marzo 2020, avente come oggetto l’emergenza sanitaria da Covid-19 e al fine di consentire l’intervento di pulizia straordinaria e sanificazione di tutte le sedi del Libero Consorzio, anche quelle periferiche, ha infatti disposto la chiusura di tutti gli uffici.

Dovranno comunque essere garantiti i servizi essenziali come la Polizia Provinciale e la Protezione civile in questi giorni particolarmente impegnati su tutto il territorio di competenza.

Tutti gli uffici del Libero consorzio di Agrigento saranno dunque chiusi, comprese le sedi decentrate ubicate negli altri comuni della provincia.

L’attività degli Uffici dell’Ente riprenderà, salvo ulteriori comunicazioni e disposizioni, giovedì 19 marzo.

Seguiamo con costante apprensione quello che sta vivendo il nostro paese. Negli ultimi giorni il Presidente del Consiglio ha dato delle misure sempre più restrittive che si riassumano dentro l’indicazione di restare a casa e di muoversi solo per casi gravi. Tutto questo perché, purtroppo, la diffusione del corona-virus è molto veloce e il sistema sanitario rischia di non riuscire a offrire la necessaria assistenza a quanti potrebbero arrivare negli ospedali. Viviamo un’emergenza sanitaria gravissima e non sappiamo ancora fino a quando.

In questa situazione di difficoltà la comunità cristiana sta dando buona prova di sé rispettando le indicazioni e, soprattutto, intensificando la preghiera personale; ci sentiamo tutti responsabili del bene prezioso della salute nostra e altrui. In questa linea siamo chiamati a fare ancora qualche dolorosa rinuncia.

Da qualche ora la CEI sta indicando a tutte le diocesi di tenere chiuse le chiese e i luoghi di culto. Finora, potendo uscire, abbiamo avuto la possibilità di entrare nelle nostre parrocchie e di rivolgere al Signore preghiere per noi e per quello che stiamo vivendo.

Da oggi e sino a nuove disposizioni, in ottemperanza delle indicazioni della CEI, dispongo che rimangano chiuse al pubblico le chiese parrocchiali e non parrocchiali e in generale gli edifici di culto di qualunque genere. I fedeli sono in conseguenza dispensati dall’obbligo di soddisfare al precetto festivo come previsto dai cann. 1246-1247 del CJC.  Le nuove disposizioni del Governo ci chiedono di non uscire di casa per evitare qualsiasi contatto e per rallentare, in questo modo, il contagio. Ci sembra doveroso e responsabile dare un segnale che mostri coerenza con quello che il paese sta vivendo. Mentre ve lo chiedo (come già stanno facendo altri Vescovi) ne avverto tutta la pesantezza perché potrebbe passare il segnale che il Signore venga dopo cose quali la spesa, la farmacia … Lo ripeto: se scegliamo questa ulteriore misura è solo per tutelare la salute nostra e dei nostri fratelli e per evitare che il sistema sanitario vada in tilt.

Sono certo che comprenderete lo spirito di questa limitazione e, soprattutto, sono fiducioso nel fatto che l’impossibilità di recarsi in un luogo di culto stimolerà di più la preghiera nelle nostre case. Possiamo valorizzare i tanti strumenti che ci offre la tecnologia e i vari programmi religiosi trasmessi da radio, TV e piattaforme digitali. So che molti sacerdoti si stanno organizzando con dirette facebook o altro (ovviamente nel rispetto delle norme, tenendo la chiesa chiusa e collaborato dal solo operatore). Mi sento di incoraggiare questi sforzi e di valorizzarli nel migliore dei modi. Tutti potete avere la certezza che i sacerdoti continueranno a esercitare il loro ministero attraverso l’offerta della loro vita e la prossimità a quanti si trovano nel bisogno. Continueranno a celebrare come hanno fatto in questi giorni e nel sacrificio eucaristico terranno presenti tutte le persone a loro affidate.

E’ questo il tempo in cui ognuno di noi si riscopre “tempio dello Spirito Santo” (1 Cor 6, 19) e nell’intimo della propria coscienza ritrova lo spazio per il dialogo costante con il Padre, il desiderio di amarlo attraverso una fiducia incondizionata in Lui e nella sua misericordia. Siamo tutti chiesa e, adesso più che mai, chiesa domestica, chiesa che vive nelle case con l’impegno a essere “lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera” (Rm 12, 12). A proposito sento di ripetervi quanto ho proposto la Domenica della Parola. Sarebbe bello e opportuno che in ogni casa cristiana, in questo tempo di digiuno eucaristico, la Bibbia o il Vangelo trovino un posto d’onore e visibile, quasi fosse il tabernacolo della piccola Chiesa domestica. La Bibbia non è semplicemente un libro, è “il libro” che baciamo e onoriamo, è Gesù a casa nostra.

Sin da adesso vi ringrazio per la comprensione che userete nei confronti di quanto vi sto chiedendo e sono fiducioso che, con l’aiuto del Signore, riusciremo a superare questo momento di dura prova.

Con affetto vi raggiungo tutti e su tutti invoco la benedizione del Signore.

“La diffusione galoppante del contagio da Covid-19 in Sicilia, rischia di mettere in ginocchio anche la gestione dei fondi UE. O ci si muove adesso o sarà blackout totale. La Commissione avrebbe proposto di utilizzare i fondi ‘non spesi’ dei programmi operativi. Oltre a questo, però, bisognerebbe recuperare fondi aggiuntivi e non quelli già programmati nei programmi operativi. Occorre scongiurare che le Regioni del Sud, più in ritardo nella spesa, perdano risorse per lo sviluppo nel corso di questa fase delicata nell’ambito di una eventuale redistribuzione a livello nazionale. Sarebbe la mazzata finale allo sviluppo del Mezzogiorno e si allargherebbe ulteriormente il divario con le regioni del nord”. A dichiararlo è l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Ignazio Corrao che, con una interrogazione rivolta alla Commissione Europea, lancia l’allarme black out dei fondi UE per la Sicilia con il diffondersi del contagio da COVID -19.

“Chiedo alla Commissione – spiega Corrao – di aumentare in via straordinaria l’anticipo di almeno il 50% delle risorse previste dei programmi operativi per far fronte alla liquidità della Regione. Bruxelles proroghi termini di scadenza dei vari programmi operativi per lo sviluppo regionale, l’occupazione e lo sviluppo rurale e sostenga concretamente le imprese che rischiano di sparire per sempre sotto la nube del Covid-19. Tutto ciò va fatto adesso” – conclude Corrao.

Iniziative di solidarietà al tempo del coronavirus. Ad Agrigento la pizzeria La Giara ha previsto la chiusura settimanale da lunedì a venerdì con servizio solo a domicilio nei weekend, al fine di prevenire ulteriori contagi. I titolari, Gabriele e Carmelo Arcieri, hanno organizzato nel frattempo la consegna delle pizze al personale in ospedale. E spiegano: “C’è tanta gente che lavora all’ospedale ‘San Giovanni di Dio’, medici e infermieri impegnati 24 ore su 24 per fronteggiare l’emergenza del Coronavrius. Nonostante le difficoltà del momento, abbiano pensato di donare a loro delle pizze. E così questa sera, venerdì, sforneremo le pizze per recapitarle in ospedale a chi in questo momento fa tanto per noi tutti”.

di Filippo Cardinale

Nei report, provincia per provincia, inviati dalla Protezione Civile della Regione siciliana, emerge un dato che merita la massima attenzione da parte delle autorità preposte. Un dato che, siamo certi, il Prefetto Dario Caputo ha ben presente con le consequenziali attenzioni e deduzioni.

Nel dato ufficiale, delle ore 12 di ieri, la provincia di Agrigento registra 17 casi accertati. Il dato riguarda l’intera provincia di oltre 400 mila abitanti. Ma se restringiamo il campo visivo, i casi certi tra Sciacca e Ribera sono 15 (a cui bisogna aggiungere il 4° caso di positività di stamattina a Ribera). Facendo riferimento al dato di 15 tra Sciacca e Ribera, appare evidente che in termini percentuali 15 su 17 rappresenta la percentuale dell’88,23% della nostra provincia. La conseguenza del ragionamento statistico, basato sui dati reali, induce le autorità civili, quali i rispettivi sindaci di Sciacca e Ribera, nonché il Prefetto di Agrigento, a rivolgere la massima attenzione al concentramento dei casi ufficiali in due zone che contano scarsamente 60.000 abitanti. Sciacca e Ribera rappresentano il 15% della popolazione agrigentina, ma, purtroppo, registrano l’88,23% dei soggetti positivi al coronavirus.

Ciò deve indurre ad alcune riflessioni, ma soprattutto le autorità civili a rivolgere il massimo dell’attenzione sull’asse Sciacca-Ribera. Un campo ristretto con dati ufficiali alti. Molto probabilmente, è urgente una maggiore attenzione, maggiori tamponi, maggiore presenza delle forze dell’ordine, anche con supporto di un contingente inviato da fuori.

La nostra è una riflessione basata su dati certi e relative statistiche. Non è allarmismo, ma la richiesta di alzare la guardia e l’attenzione sul ragionamento esposto. I dati, così concentrati in due Comuni vicini, e che hanno avuto un’esplosione da casi all’interno dell’ospedale di Sciacca, merita attenzione da parte di tutti.

Inoltre, non può sfuggire che il dato di Sciacca-Ribera appare elevatissimo anche rapportato in proporzione alla popolazione con l’intera provincia di Palermo (26)  e l’intera provincia di Catania (49).

Ovviamente in “tutti” ci siamo anche e soprattutto noi cittadini che abbiamo il dovere di osservare scrupolosamente le prescrizioni imposte dal Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Più che scrupolosamente. Essere severi con noi stessi è la premessa affinché si possa urlare che #andràtuttobene.

Filippo Cardinale

Riteniamo utile e praticabile anche in Sicilia l’appello lanciato dall’assessore alle Politiche sociali della Regione Lombardia, Giulio Gallera (nella foto), che ha affermato: “Anche se c’è il sole e le temperature miti non usciamo sabato e domenica. Sabato scorso la situazione era agghiacciante, con tutte le persone riversate nei pub e per strada. Se riusciamo a resistere 8 giorni arriviamo ad una svolta”.

Fino a ieri sera giovedì 12 marzo in tutta Italia sono state 2.162 le persone che sono state denunciate per violazione delle restrizioni disposte dai provvedimenti per l’emergenza coronavirus. Il bilancio è stato pubblicato sul sito del ministero dell’Interno. Le persone complessivamente controllate sono state 106.659 mentre le verifiche negli esercizi commerciali sono state 18.994. Tra i denunciati vi sono anche 113 titolari di esercizi commerciali mentre 35 sono le persone denunciate per aver indicato nell’autocertificazione motivi non veri per gli spostamenti.

La Commissione Albo Odontoiatri dell’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri della provincia di Agrigento, nella consapevolezza di svolgere il ruolo di organo sussidiario dello Stato nel garantire la tutela della salute individuale e collettiva, che nel momento attuale è gravemente messa in pericolo dal dilagare in maniera massiccia dei contagi di Coronavirus, invita ad attenersi scrupolosamente a quanto previsto dall’ultimo DPCM dell’11/03/2020 recante ulteriori misure in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 sull’intero territorio nazionale.

Si evidenzia ancora di più l’importanza di rimanere a casa. Questo vale anche per tutte le cure odontoiatriche. Vogliamo rassicurare il cittadino che sarà prevista una costante assistenza telefonica da parte del proprio odontoiatra, che valuterà come gestire l’eventuale
emergenza.