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Il sindaco di Messina Cateno De Luca ha annunciato su Faceook l’utilizzo di droni nella città di Messina per controllare i diversi villaggi di Messina e richiamare i cittadini che non rispettano i divieti. “Non vedo l’ora di controllare tutti con gli schermi dice il sindaco -, droni ovunque, che come vi becca vi dirà: torna a casa, questa sarà la voce del drone”.
La voce registrata del sindaco dice: “Non si esce! Questo è l’ordine del sindaco De Luca e basta, vi becco a uno a uno. Non vi posso impedire formalmente di uscire da casa? Bene, vi impedisco di passare sul suolo pubblico, non si esce da casa, né passiu né babbiu (nè passeggiata nè scherzi ndr), non si esce”.

‹‹Cara mamma…. so che mi aspettavi.››

La lettera di Ivan D’Ignoti, giovane regista siciliano, che ha deciso di rimanere a Milano.

Continuano le polemiche sull’arrivo in Sicilia di tanti che non sono riusciti a rimanere lontano dalla famiglia. Per loro l’interrogativo era rimanere o fare ritorno a casa? C’è chi ha scelto l’una chi l’altra possibilità.

C’è chi, pur essendo attratto fortemente dalla sua terra e dai suoi affetti, ha deciso di rimanere al Nord, a Milano, e far sentire ugualmente la propria vicinanza alla famiglia e alla mamma, che vive a Bompietro, piccolo paese del palermitano nelle Madonie, attraverso una lettera.

Stiamo parlando del regista Ivan D’Ignoti. Un giovane siciliano emergente che ultimamente, oltre a viaggiare per il mondo e per l’Italia, ha curato la regia degli scherzi del programma televisivo Scherzi a Parte su Canale 5, con Paolo Bonolis.

Ivan  ha deciso di trascorrere la propria quarantena a Milano facendo viaggiare solamente le parole, scritte nella lettera che ha pubblicato sui suoi profili social, che vi proponiamo:

 

Cara mamma,
so che mi aspettavi. ????

Sarei dovuto partire nei giorni scorsi per rivederti dopo quasi quattro mesi, ma non partirò. Non posso partire. Sono qui a Milano, chiuso in appartamento. Sono stanco di guardare film e serie tv, basta videochiamate e soprattutto basta surgelati, ho voglia di lasagne ma sai che non sono capace come te in cucina. Non sai la rabbia, la frustrazione, la voglia di scappare e prendere un treno, un aereo, fregarmene delle regole. Non l’ho fatto perché mi hai educato così.
Mi hai insegnato ad essere responsabile e a non lasciarmi tradire dalla disperazione, dall’istinto e da questa maledetta ipocondria. Fa male sentire il suono dell’ambulanze che rimbomba dalle finestre, vedere i mezzi militari trasportare le salme delle vittime, fa male non abbracciarti e sentirmi dire “ce la faremo”! Ma non ti preoccupare, in questi giorni non sto ascoltando solo la paura, sto cercando di sfruttare questo momento per fare quello che nella vita di tutti i giorni non riesco a fare: fermarmi.
Ora che la testa è libera da tutti gli impegni mi rendo conto delle cose che veramente mi fanno stare bene, e tu sei una di quelle. Le tue lasagne mi fanno stare bene, come mi culli tu quando sono triste mi fa sentire al sicuro. Mi manchi, mi mancate tanto. Ma adesso veramente non posso, è arrivato il momento di diventare grandi, di diventare più responsabili. Devo imparare a cullarmi da solo quando mi viene da piangere e mi rendo conto di quanto eri brava a farlo tu mamma.
Ti prometto che tornerò presto da te e sarò più grande, più consapevole. Stavolta le lasagne le porto io, in quarantena ho imparato a cucinare anche quelle. Appena potrò riabbracciarti ti cullerò io.
Aspettami mamma!

Questa mattina sull’isola di Linosa è caduta una vera e propria ‘bomba d’acqua’ che ha provocato ingenti danni: allagamenti nel centro abitato, ed il cedimento di strade e muri di cinta”. Lo dice Totò Martello, sindaco di Lampedusa e Linosa.

“Ho contattato il Genio Civile per chiedere che si effettui una prima valutazione e quantificazione dei danni – aggiunge Martello – e per predisporre con urgenza gli interventi necessari alla messa in sicurezza delle strutture, in modo da garantire la vivibilità dell’isola e l’incolumità dei cittadini”.

”In questi giorni di grande difficoltà per il nostro Paese, i giornali, le radio, le tv e i siti di informazione locali sono in prima linea nell’informazione sul territorio relativamente all’emergenza sanitaria Covid-19. Attraverso i propri microfoni e le proprie telecamere con l’eccezionale e coraggioso impegno dei propri giornalisti e dei propri tecnici, le emittenti tengono costantemente informati i cittadini dei rispettivi territori su tutti gli aspetti dell’epidemia in atto. Il protrarsi della crisi rischia tuttavia di comprometterne la continuità aziendale, stante la gravissima contrazione della raccolta pubblicitaria che si sta verificando. Voglio ricordare ai signori ministri infatuati dalle piattaforme che l’informazione non si ferma ai social che, seppur utilissimi, non esprimono le garanzie e gli approfondimenti forniti dalle redazioni. La cosa vergognosa è che nel Decreto Cura Italia non v’è traccia di alcuna forma di sostegno economico per queste realtà pur essendo state esse stesse individuate nell’alveo dei servizi essenziali che a fronte dell’attuale emergenza bisogna continuare a garantire. In queste ore sono state formulate alcune proposte emendative che vanno prese seriamente in considerazione in Parlamento perché si scongiuri una vera e propria ecatombe mediatica e dell’informazione. Pertanto è di vitale importanza che il Mise ponga in essere ogni azione necessaria alla tutela di tutti gli operatori dell’informazione nonché delle aziende che operano a livello locale nel settore radiotelevisivo e che insistono su tutto il territorio nazionale”.

Lo afferma Vincenzo Figuccia, deputato dell’Udc all’Assemblea regionale siciliana.

“Questa organizzazione sindacale FIALS con la presente segnala e denunzia, alle SS.LL., le condizioni di palese criticità in cui i lavoratori sono costretti ad operare giornalmente, per carenza dei prescritti DPI, per affrontare le straordinarie incombenze indotte dalla emergenza sanitaria – Covid 19 – presso il P.O. Presidio di Licata ove, come è noto, ed a fondamento della presente denuncia, i dipendenti sono stati invitati a riutilizzare, previa disinfezione, il materiale monouso!!

Anche in altri presidi ospedalieri, la situazione non è dissimile ed infatti presso il P.O. di Agrigento vi è costante penuria pure dei più semplici DPI a cominciare dai normali guanti di lattice o vinile che vengono forniti, alle UO con degenza, in quantità del tutto insufficiente a svolgere, con un minimo di sicurezza, le correnti mansioni assistenziali quali: pulizia al letto dei pazienti, cambio biancheria personale e piana, esecuzione di manovre medico/infermieristiche ecc.  Si evidenzia che il personale viene “ invitato“, ovviamente verbalmente, ad utilizzare gli stessi guanti per provvedere alle necessità di più pazienti. Tale invito può che essere definito criminale!!! Ciò poiché esso costituisce una esplicita promozione della diffusione quanto meno delle infezioni ospedaliere.

Anche per le mascherine esistono le medesime difficoltà e anche in questo caso irresponsabilmente si suggerisce/invita a tenere i suddetti DPI per settimane intere.

Tale stato di cose non può ulteriormente essere sopportato dal personale che in molti casi ha provveduto in proprio acquistando personalmente guanti e mascherine.

A tal proposito la norma in materia di  Dispositivi di Protezione Individuale,  l’art. 71 del D.lgs. 9 aprile 2008, n. 81, intitolato agli “Obblighi del datore di lavoro”,  prevede con formulazione inequivoca che “Il datore di lavoro mette a disposizione dei lavoratori attrezzature conformi ai requisiti di cui all’articolo precedente, idonee ai fini della salute e sicurezza e adeguate al lavoro da svolgere o adattate a tali scopi che devono essere utilizzate conformemente alle disposizioni legislative di recepimento delle direttive comunitarie”. Obblighi che assumono una specifica connotazione nel contesto – come quello attuale – di una emergenza sanitaria di rilevanza planetaria. Il rischio di contagio, già elevato per la popolazione in generale, è, infatti, quasi una certezza per quanti operano all’interno di strutture sanitarie in assenza di adeguati dispositivi di protezione individuale con ogni conseguente responsabilità penale del datore di lavoro.

Per le suesposte ragioni si confida in un immediato intervento delle LL.SS”.

Lo scrive il segretario regionale Amedeo Fuliano.

Il sindaco di Canicattì, Ettore Di Ventura informa che oggi, al fine di tutelare la salute pubblica e monitorare le auto in entrata e in uscita dalla nostra Città, è stata trasmessa una nota a S.E. il Prefetto Dario Caputo con la quale rivolge un accorato appello di aiuto e l’invio di soldati dell’Esercito a presidio delle uscite della Città da e per Agrigento, Caltanissetta, Campobello di Licata, Naro, Delia. La presenza sul territorio dei militari dell’Esercito Italiano andrebbe ad implementare i servizi di sorveglianza già messi in atto nel territorio da parte delle altre Forze dell’Ordine e della Polizia Municipale.

Questo il corpo della lettera:

Eccellenza,

la grave situazione che stiamo vivendo in tutto il territorio nazionale e nella nostra provincia ha indotto molti di Noi a prendere decisioni drastiche, al fine di contenere il diffondersi della pandemia da COVID 19, per il bene della nostra collettività.

Malgrado gli sforzi di tutti gli operatori del settore (Polizia Municipale, Forze dell’Ordine, Volontari) la situazione è di difficile controllo, considerando che la Città di Canicattì è un centro commerciale importante per l’hinterland e da sempre vede affluire utenti dai paesi limitrofi.

A tale flusso, di carattere esclusivamente commerciale, si aggiungono: l’Ospedale, e le strutture di servizi intercomunali; il Distretto Socio-Sanitario, l’Agenzia delle Entrate, l’Agenzia del Lavoro, l’INPS, la Condotta Agraria, e tante altre strutture similari.

Inoltre il carattere strettamente agricolo dell’economia dell’Hinterland, basata principalmente sulla coltura dell’uva Italia ma anche su pescheti e albicoccheti e di aziende zootecniche, portano decine di titolari di aziende e lavoratori a spostarsi quotidianamente da e per le campagne canicattinesi.

Inoltre, la numerosissima comunità romena presente in città, la cui sussistenza si basa essenzialmente non solo su lavori di tipo agricolo ma anche di assistenza domestica ad anziani e soggetti fragili, comporta lo spostamento di molte persone anche all’interno del territorio comunale.

A ciò si aggiunge la notizia che un medico residente in un comune vicino, titolare di uno studio medico a Canicattì, trovato positivo al COVID 19, ha regolarmente svolto attività professionale nel territorio cittadino, oltre ai due casi già conclamati di positivi al COVID 19 che hanno indotto l’attivazione del COC con funzioni sanitarie.

Alla luce di quanto sopra e consapevole che è necessario salvaguardare gli spostamenti di persone fisiche che garantiscono i servizi pubblici.

Nella consapevolezza che è compito di ogni amministrazione tutelare la salute dei propri concittadini, adottando tutti gli atti consequenziali per garantire il contenimento dell’epidemia, in linea con le disposizioni emanate dal Presidente del Consiglio dei Ministri e ritenendo altresì opportuno dover attenzionare il divieto di ingresso/uscita nella/dalla città.

In questo drammatico momento è nostro compito intraprendere tutte quelle iniziative volte a limitare la diffusione del contagio anche al fine di tutelare le strutture sanitarie che, come è noto, non sarebbero in grado di sopportare strutturalmente ed umanamente un aumento, che potrebbe risultare anche incontrollabile, di concittadini che hanno la necessità di specifiche cure sanitarie ospedaliere.

Nella qualità di primo cittadino di Canicattì, Le chiedo di fare intervenire personale dell’esercito per il controllo del territorio e l’applicazione delle misure di contrasto e contenimento dell’epidemia a presidio degli ingressi da e per Agrigento, Caltanissetta, Campobello, Naro, Delia.

Con la presente formalizza la richiesta di invio di reparti dell’esercito, la cui presenza andrebbe a coadiuvare il lavoro delle esigue pattuglie di polizia municipale di cui possiamo disporre che, di concerto con le Forze dell’Ordine, stanno operando allo stremo delle forze.

Confidando nella Sua sensibilità, riponiamo alla Sua decisione la nostra richiesta.

“Giungono alla scrivente O.S. voci di una possibile chiusura del reparto di Nefrologia del Presidio Ospedaliero Giovanni Paolo II di Sciacca. Tale chiusura, pare  si renda necessaria per recuperare personale medico da dedicare al reparto covid-19 che si dovrebbe aprire con nostro grande stupore all’interno dello stesso presidio ospedaliero. Se tutto ciò fosse vero, ci chiediamo che cosa ne sarà dei tanti pazienti che da anni sono in carico al reparto di nefrologia e che domani si potrebbero trovare con un percorso assistenziale, ancora tutto da capire. Ci sembra del tutto paradossale parlare di chiusure di reparti ospedalieri che parallelamente al problema dell’epidemia del coronavirus, assicurano cure spesso anche salva la vita, a quei pazienti che necessitano di terapie dialitiche come nel caso della Nefrologia.

Pertanto esprimiamo tutte le nostre grandi perplessità, su una scelta di questo tipo, ci auguriamo ovviamente che queste voci siano del tutto infondate e che si possa continuare a garantire il rapporto di fiducia che si è instaurato tra pazienti e medici. Al neo nominato Commissario degli ospedali riuniti di Sciacca e Ribera dott  Firenze, chiediamo di farsi garante dei diritti dei pazienti nefropatici scongiurando, laddove queste voci fossero fondate, la chiusura del reparto. Ai vertici ASP, chiediamo di voler assicurare le relazioni sindacali, al fine di avere una partecipazione consapevole, su tutto ciò che riguarda l’organizzazione del lavoro”.

Cgil Funzione Pubblica

Il consigliere comunale di Agrigento, Marco Vullo, ha chiesto al Prefetto, al Sindaco di Agrigento, e alla Direzione provinciale delle Poste di ricercare soluzioni alternative a fronte della paventata chiusura di numerosi sportelli delle Poste a causa dell’emergenza coronavirus. Si tratta in particolare degli sportelli di Giardina Gallotti, Montaperto e Villaseta. Vullo afferma: “Nonostante tutta la mia comprensione rispetto alle difficoltà riscontrate dalle Poste in questo momento di grande difficoltà, chiedo alle autorità competenti di intervenire nel merito della questione soprattutto a tutela delle fasce più deboli e a rischio, trovando ove possibile delle soluzioni di apertura mirate, come uno o due giorni al mese, per il pagamento delle pensioni e delle cose urgenti, richiedendo anche, se serve, l’ausilio delle forze dell’ordine nel far rispettare tutte le precauzioni del caso”.

Emergenza coronavirus e iniziative di solidarietà. La Polizia di Stato, attraverso il gabinetto regionale per la Sicilia orientale della scientifica, ha donato 500 tute che saranno usate per la protezione individuale dei sanitari impegnati negli ospedali siciliani. Si tratta degli stessi dispositivi adoperati durante le investigazioni dagli agenti della Polizia scientifica. La Polizia di Stato commenta: “E’ un contributo importante in un momento difficilissimo. Alle donne e agli uomini della Polizia, ai quali va la nostra gratitudine per ciò che fanno ogni giorno assieme alle altre Forze dell’ordine, la riconoscenza per questa ennesima dimostrazione di vicinanza”.

A Vittoria, in provincia di Ragusa, la Guardia di Finanza ha eseguito un sequestro di circa 4.500 litri di “sanificante per le mani”, di cui oltre 2.100 litri già confezionato, privo della autorizzazione del Ministero della Salute. A produrre il sanificante è stata una nota azienda di Vittoria che, approfittando dell’attuale emergenza legata al coronavirus, avrebbe affiancato all’originaria attività di produzione di saponi e detersivi quella più remunerativa di produzione di sanificante per le mani, in assenza però delle prescritte autorizzazioni. Il titolare della fabbrica è stato denunciato all’Autorità Giudiziaria per il reato di frode nell’esercizio del commercio. L’attività ispettiva condotta e le perquisizioni nei locali della società hanno consentito il sequestro di oltre 1.500 litri di sanificante già confezionato e pronto per essere immesso in consumo nonché di ulteriori 2.300 litri circa, da riversare nelle boccette per la vendita al dettaglio.