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Dal medico agrigentino Giuseppe Alletto riceviamo e pubblichiamo una lettera che lo stesso aveva indirizzato alcuni giorni addietro al presidente della Regione, Nello Musumeci e all’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza.
EGR. Presidente regione Sicilia On. Nello Musumeci

EGR. Assessore alla Salute On. Ruggero Razza

Io Dott. Giuseppe Alletto, cittadino siciliano, chirurgo ospedaliero in pensione, residente in Agrigento in Via Gioeni 43, attualmente domiciliato a Milano in via Alessandro Volta 6, desidero chiedere alle S.l.I. in indirizzo, la carità di ascoltare queste poche righe, consapevole che le nostre strutture sanitarie mal sopporterebbero un carico di ricoveri nel caso di diffusione dell’infezione da Covid-19.
Sicuramente loro avranno seguito le vicende lombarde, segnatamente in ordine: Codogno, Lodi e Bergamo; tutti e tre ospedali generali monoblocco, che hanno accolto i pazienti infettati. Al di là dei cosiddetti protocolli di accesso per pazienti infettati, la cui diagnosi veniva effettuata con il paziente ospedalizzato e spesso già in trattamento intensivo, fatemi passare un modo di dire: i buoi erano già fuori dalla stalla. Parafrasando: il virus si era sparso per tutto l’ospedale, dove vi sono degenti di tutte le specialità. Bisogna aggiungere che al sovraccarico di richieste ad alta specialità, ha inciso non poco l’impianto centralizzato di climatizzazione, che come loro ben sanno non ha filtri epa capaci di essere barriera alle dimensioni virali nel caso specifico Covid-19 0,004/0,125 micron.
Gli ospedali che hanno potuto gestire meglio questa emergenza, sono state le strutture dotate di padiglioni separati. Ciò ha permesso attraverso un filtro esterno di contenere e governare la diffusione dell’infezione.
L’esperienza, anche se di altri, può tornare utile specialmente se si è consapevoli di non potere sopportare il carico e sono sufficienti accorgimenti che hanno dimostrato di contenere la diffusione, ma ancor di più di ridurre il tasso di mortalità.
Alla luce di queste piccole considerazioni, Vi supplico, per il bene che volete dei nostri concittadini, non fate gli stessi errori.
Identificate strutture ospedaliere da potere destinare in via esclusiva al trattamento di questi pazienti. Non conosco altre realtà se non quella di Agrigento. L’ospedale di Agrigento essendo un monoblocco, sarebbe un disastro;
Ribera ad es. è un ospedale con impianti adeguati la cui sala operatoria nuova, non svolge più attività chirurgica, pertanto ha gli impianti utilizzabili per la terapia intensiva rianimatoria. Obiezione, non ci sono rianimatori: si distaccano da altri servizi territoriali e si crea l’unità di crisi, naturalmente, spostando i degenti presso altri presidi. Mi scuso se mi sono permesso di dare suggerimenti, è l’amore per la mia terra e la vita che ho vissuto nelle sale operatorie della mia provincia per più di 20 anni.
Permettermi di allegarVi una brevissima intervista dell’ex direttore sanitario della Asl di Bergamo, non offendeteVi, ci aiuta a capire alcuni passaggi:
Grazie della Vs attenzione e del Vs tempo, ma Vi supplico fate tesoro degli errori, certamente non voluti, degli altri ed evitate un disastro annunciato.
Con stima e apprezzamento per ciò che riuscite a fare per la nostra amara, ma amata e bella terra.
Giuseppe Alletto

di Filippo Cardinale

“Non ho bisogno di ossigeno H24, se non alla bisogna. Ma sto bene”. La dottoressa del reparto di Medicina dell’ospedale di Sciacca è uscita dall’incubo che l’ha colpita. Un incubo che si chiama coronavirus. Era ancora l’inizio della presenza in Italia del terribile virus. Dapprima sembra una “cosa” solo dei cinesi. Quanto è distante la Cina! Ma il mondo oggi è piccolo, un villaggio grazie alla globalizzazione senza freno. E così, il virus ha viaggiato, velocemente, subdolo, senza passaporto da esibire, senza presentarsi. Si impadronisce dei corpi, in maniera subdola e veloce.

Si sta bene, all’inizio. Si dice che si è asintomatici. Cioè sembra tutto a posto. Poi i primi sintomi che ingannano poiché somigliano a quelli influenzali. Poi, all’improvviso, il virus esplode nella sua virulenza. Inarrestabile, veloce come un centometrista. Attacca i polmoni, fa mancare il respiro.

Dalla lontana Cina non poteva arrivare a Sciacca. Ne eravamo convinti. Ma il mondo è piccolo e il virus giunse anche a Sciacca. La dottoressa ne fu vittima, tanto che fu denominata “la paziente 1”. Il suo “torto” quello di lavorare in ospedale, perché medico.

Dall’ospedale saccense finì nel reparto di malattie infettive al Sant’Elia di Caltanissetta. “Passai i primi 13 giorni in isolamento- racconta- e fu il periodo più acuto. Appesa ad un filo perché rischiai di finire in rianimazione”. E mentre era in isolamento, mentre rischiava la rianimazione, voci senza freno e controllo nel cortile dei social le cucirono una sorta di lettera scarlatta. Fu messa alla gogna, idealmente lapidata e crocifissa. La si incolpava di essere stata vittima del virus e di averlo diffuso, quasi come si disperde l’incenso, all’interno della struttura ospedaliera. Quasi un disegno terroristico, da stratega di guerra biologica.

“Ho avuto paura, non lo nascondo”, racconta. E come si fa a non aver paura di un nemico invisibile, subdolo, feroce? “Ebbi tanta paura quando venne a visitarmi il rianimatore. Non venne per un saluto, venne per valutare il quadro sanitario perché ero prossima allo stadio più pericoloso, quando è necessario essere intubato, essere ossigenato con le apparecchiature”.

“Il virus è terribile- continua- inizia la sua presenza anche in modo asintomatico. Ma si fa prestissimo a passare nella fase virulenta, nella fase gravissima. Il passaggio da una fase asintomatica a quella dell’intubazione può avvenire repentinamente”.

E’ vissuta in isolamento in una stanza dell’ospedale nisseno insieme ad un’altra paziente. Collega per colpa del virus. “Ho sofferto tantissimo nel sapere la ferocia dei giudizi sui social. Hanno hanno anche insultato i miei familiari, pur avendo alcuna colpa. Ci si sente come un’untrice. E’ terribile subire l’onta, è terribile essere affetta dal virus e non avere il conforto da nessuno”.

In tale contesto infernale, la dottoressa ricorda, però, “la disponibilità dei colleghi del Sant’Elia, sono stati eccezionali”. Oltre alla terribile esperienza vissuta, adesso è stata dimessa, ha bisogno di riposo assoluto, le rimane la constatazione che “ci sono realtà sanitarie che non si sono fatte trovare impreparate, erano già adeguate all’emergenza. Altre, però, brancolano nel buio; i dispositivi di protezione personale mancano ancora dappertutto”.

Filippo Cardinale

Anche l’Ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento,a causa dello stato di emergenza dovuto al coronavirus, avrà un’area dedicata all’assistenza dei degenti e i posti letto Covid, come stabilito nella deliberazione n. 507 del 25 marzo.

Il reparto si trova nell’ala D del nosocomio agrigentino. Nel frattempo sono stati spostati nei piani sottostanti i reparti di oculistica,otorino-laringoiatria e urologia.

I degenti della medicina generale sono stati spostati, con la convenzione, alla clinica Sant’Anna.

Il nuovo reparto è stato implementato e avrà a disposizione 35 posti letto elevabili fino a 70 per fronteggiare al meglio lo stato d’emergenza.

Il personale che coprirà il servizio è composto da medici della medicina,rianimatori e medici del pronto soccorso, oltre al personale infermieristico e agli operatori socio-sanitari.

Di fatto all’interno del presidio sono state individuate tre aree operative esclusive,dedicate alla emergenza Covid 19.

A.Un’area di Pre-Triage,già operativa all’esterno della struttura ospedaliera,con la funzione di individuazione e reclutamento dei pazienti sospetti al Covid 19.

B.Un’area di primo intervento, allocata nella stanza antistante il pronto soccorso,con la funzione di esecuzione ed attesa degli esami degli accertamenti diagnostici,(tampone rinofaringeo, Rx torace) che è l’area di Radiologia del Pronto soccorso come Area Diagnostica ad uso esclusivo Covid.

C. Area di degenza dei pazienti Covid accertati o sospetti in fase di accertamento.

Divisi a sua volta  in una zona verde,dedicata a pazienti sospetti per Covid-19 in attesa di conferma/disconferma diagnostica.

E  una zona giallo-rossa di degenza ordinaria e sub intensiva,dedicata a pazienti accertati che necessitano tutte le cure del caso.

Tutto il personale del pronto soccorso ha già garantito il giusto supporto medico-sanitario ai pazienti colpiti da Covid 19.

Il tutto è stato accelerato dai dati del contagio Covid-19 in Sicilia che potrebbe nella prima metà del mese di aprile toccare il picco.

sicilialive24h.it

A fronte dell’emergenza coronavirus, e della conseguente emergenza legata alla possibilità di approvvigionamento alimentare da parte dei più bisognosi, la coordinatrice Azzurro Donna Regione Sicilia, Maria Antonietta Testone, propone il cosiddetto “carrello della solidarietà”. Maria Antonietta Testone, già assessore comunale a Sciacca, spiega: “Sono in corso momenti difficili, allorchè al dovere dell’isolamento si contrappone la necessità  di agire e di rendersi utili, con azioni concrete e rispondenti al bisogno. Ecco perché rivolgo l’invito ai supermercati e a tutti i punti vendita alimentari di  istituire il carrello della solidarietà. I cittadini che vanno a fare la spesa potrebbero lasciare un sacchetto contenente alimenti di prima necessità e di lunga scadenza. La  consegna potrebbe essere effettuata direttamente dal supermercato al richiedente munito da apposita scheda rilasciata da un terzo soggetto individuato, ad esempio Caritas, Protezione civile o Croce rossa, in modo da attestarne l’avvenuta consegna”.

Questo il quadro riepilogativo della situazione nell’Isola in merito all’emergenza Coronavirus, così come comunicato dalla Regione Siciliana all’Unità di crisi nazionale.

Dall’inizio dei controlli, i tamponi validati dai laboratori regionali di riferimento sono 13.096. Di questi sono risultati positivi 1.359 (+99 rispetto a ieri), mentre, attualmente, sono ancora contagiate 1.242 persone (+74).

Sono ricoverati 512 pazienti (+12 rispetto a ieri), di cui 71 in terapia intensiva (-4), mentre 730 (+62) sono in isolamento domiciliare, 60 guariti (+7) e 57 deceduti (+18, ma riferito agli ultimi due giorni).

Il signor F.R (sono le iniziali del nome) di Canicattì, di 52 anni, conduce in forma individuale a far data dal 1992 un’azienda agricola sita a Butera, in provincia di Caltanissetta. Nell’esercizio della propria attività, il signor F.R ha chiesto ed
ottenuto finanziamenti pubblici a valere sulle misure del PSR 2007/2013, per la realizzazione di opere di miglioramento fondiario.
Nell’anno 2011 in particolare al signor F.R veniva concesso un contributo di 349.490 euro. Senonchè l’amministrazione regionale, con successivo provvedimento, adottato a ben tre anni di distanza rispetto alla concessione del contributo, avviava il procedimento di revoca della concessione accordata, in ragione di un’informativa antimafia interdittiva resa dalla Prefettura di Agrigento nei confronti del signor F.R. Avverso il provvedimento di revoca, nonché l’informativa antimafia, veniva proposto un ricorso giurisdizionale innanzi al Tar Sicilia Palermo.
Nelle more, il signor F.R, al fine di sgravare la propria posizione e sollecitare una nuova disamina dei fatti posti a fondamento del provvedimento interdittivo, avanzava documentata richiesta di aggiornamento dell’informativa ex art. 91 co. 5, D.lgs. 6 settembre 2011 n. 159, adducendo fatti nuovi favorevoli rispetto a quelli vagliati al momento dell’adozione dell’informativa.
E tuttavia la Prefettura di Agrigento, sulla scorta di valutazioni ritenute dai difensori di F.R. totalmente non condivisibili ed errate, confermava integralmente il presunto giudizio di permeabilità mafiosa di cui alla precedente informativa interdittiva, ribadendo una pretesa attualità delle circostanze fattuali poste a fondamento del primo provvedimento interdittivo.
Nessuna valutazione veniva invero effettuata in ordine alle circostanze favorevoli rassegnate dal signor F.R nella propria istanza di aggiornamento, e nessuna idonea verifica della persistente attualità dei fatti posti a fondamento dell’ informativa adottata.
La Prefettura di Agrigento ha peraltro fondato sia la prima informativa interdittiva, sia il rigetto dell’aggiornamento, su una presunta cointeressenza tra il signor F.R ed alcuni componenti del proprio nucleo familiare ritenuti contigui alla criminalità organizzata, assumendo che i normali e naturali rapporti affettivi con i propri familiari implicassero necessariamente e obbligatoriamente la comunanza di interessi economici, valorizzando ed incentrando quindi l’ informativa interdittiva esclusivamente sui vincoli di parentela intercorrenti tra il signor F.R e alcuni familiari che, invero nessuna posizione, neanche in via di mero fatto, ricoprivano all’interno dell’azienda del medesimo.
Anche avverso il nuovo provvedimento adottato in esito alla richiesta di aggiornamento, il signor F.R si vedeva costretto a proporre motivi aggiunti di ricorso evidenziandone i ridetti profili di illegittimità. Il giudice adito in prime cure ha tuttavia respinto il ricorso proposto,
ritenendo l’informativa prefettizia immune dai vizi denunciati, assumendo verosimile una presunta cointeressenza tra il signor F.R ed i
componenti del proprio nucleo familiare. Siffatta decisione di primo grado è stata integralmente riformata dai giudici del Consiglio di Giustizia Amministrativa aditi in appello dal signor F.R con il patrocinio degli avvocati Girolamo Rubino e Lucia Alfieri.
Con la sentenza n 165/2020 il Consiglio di Giustizia Amministrativa, accogliendo le difese spiegate dai legali Rubino e Alfieri, ha
disposto l’annullamento sia del provvedimento interdittivo sia del provvedimento di revoca del contributo già erogato in favore del signor
R.F , ritenendo che il provvedimento interdittivo non fosse suffragato da elementi indiziari idonei a ritenere sussistente un pericolo di condizionamento mafioso della ditta individuale di cui il signor F.R è titolare, e ribadendo altresì il principio secondo cui “oltre al mero rapporto familiare (parentela, coniugio, affinità) occorre il concorso di ulteriori elementi, ossia di un quid pluris tale da poter dare effettiva consistenza al pericolo d’infiltrazione mafiosa, rendendolo verosimile. E nel caso in esame il Consiglio di giustizia amministrativa, condividendo la difesa degli avvocati Rubino e Alfieri, ha ritenuto insussistenti quegli elementi tali, nel loro complesso, da fornire
obiettivo fondamento alla possibilità che l’attività dell’impresa possa agevolare le attività criminali, o esserne in qualche modo condizionata.
Per effetto di tale decisione il signor F.R potrà beneficiare del contributo concesso che, ove recuperato, avrebbe causato un sicuro tracollo
finanziario e la cessazione dell’attività.

L’idea non è nuova ma in questo momento risulta essere indispensabile.
Si tratta di un sito web, che a presto diventerà anche una APP Mobile, che raccoglie le aziende disponibili a consegnare i loro prodotti fino a casa.
alcitofono.it è la nuova creatura di un gruppo di programmatori che hanno pensato bene di adoperarsi per l’emergenza coronavirus in Italia.
Il sito nasce proprio per evitare di uscire a comprare quello che serve, e farsi comodamente servire fino a casa, al citofono appunto.

Cosa c’è di nuovo nel sito al citofono?

L’idea di raccogliere i dati delle aziende disponibili non è nuova.
Nel sito “al citofono” il concetto è diverso.
L’utente indica il proprio indirizzo e il sistema cercherà, per quel dato luogo, le aziende iscritte che possono servire quella località secondo un criterio di distanza chilometrica inserito in precedenza.
In questo modo si evita di chiamare e di sentirsi dire che l’indirizzo di consegna è troppo lontano e non servito dall’azienda stessa.

Il servizio è completamente gratis?

“Assolutamente si! Non ci sono costi per iscriversi e per usare il portale. Ci auguriamo che venga utilizzato da molte aziende e altrettanti cittadini in difficoltà.
Il primo passo è fatto. La prossima mossa sarà ancora più importante.
Ci prepariamo infatti ad una crisi economica senza precedenti. Con il sito “al citofono” vorremmo coinvolgere le associazioni e le caritas italiane per fornire un fondo di supporto a quelle famiglie in difficoltà per i beni primari, come il cibo.”

“Il crescente numero di persone contagiate da Coronavirus impone la sperimentazione di nuove e più sicure modalità di esecuzione dei tamponi.
Così come sperimentato in Corea del Sud ed in altre regioni ed Aziende , tornerà certamente utile allestire in area ospedaliera uno spazio esterno attrezzato con tenda e personale sanitario, munito di elenco delle persone a cui eseguire il tampone, che giunto in macchina e dopo aver fatto in sicurezza il tampone nello stesso veicolo, possa rientrare nella propria abitazione.
Sono certa che l’Azienda sanitaria potrà garantire in un’area esterna ospedaliera individuata presso il San Giovanni di Dio di Agrigento-conclude Giorgia Iacolino-un servizio più efficiente ed in sicurezza, a tutela degli operatori sanitari e delle persone,conducente o passeggero, a cui verrà eseguito il tampone direttamente nel proprio veicolo, senza alcun ulteriore contatto,con ottimizzazione dei dispositivi di protezione individuale e con il tampone che potrà essere processato per accertare la presenza di Coronavirus con la dovuta tempestività nel Laboratorio dello stesso ospedale “

«Il dato relativo ai contagi del Coronavirus in Sicilia che abbiamo diffuso oggi, è incoraggiante, ma non deve farci abbassare la guardia. Esso, infatti, appare coerente con i report degli ultimi giorni, depurati dei piccoli focolai che si erano evidenziati, ma con uno spettro di analisi più ampio in considerazione dell’aumento dei laboratori e quindi dei tamponi processati. Allo stesso modo, va segnalato che anche il dato dei ricoveri e delle terapie intensive è cresciuto di alcune unità e non in maniera esponenziale. Tuttavia l’attenzione deve rimanere altissima, rispettando le prescrizioni previste dai protocolli».

Lo dichiara l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza.

Prima di tutto un minuto di silenzio per tutte le vittime da Covid-19.

E’ cominciata così, ieri mattina, la riunione del Consiglio dell’Ordine degli architetti riunitosi da remoto grazie a una piattaforma concessa in uso dal Consiglio nazionale degli architetti, poi proseguito con diverse e interessanti novità.

“In considerazione della grave emergenza da Sars-CoV-2– racconta Alfonso Cimino, presidente dell’Ordine degli architetti di Agrigento – abbiamo deliberato l’acquisto di due pompe siringa utili all’infusione controllata dei farmaci che doneremo ai reparti di Anestesia e Rianimazione dei presidi ospedalieri San Giovanni di Dio ad Agrigento e Giovanni Paolo II a Sciacca”.

Il presidente Cimino ha anche messo a disposizione, per i servizi tecnici e di competenza, il proprio dipartimento di Protezione civile attraverso una nota inviata alla Prefettura e agli organi di Protezione civile regionali e provinciali.

“Sono lieto – conclude Alfonso Cimino – di rappresentare un Consiglio composto da quindici professionisti che nutrono una grande sensibilità per tutto ciò che accade fuori dalle porte del Consiglio – Il nostro pensiero è rivolto ai cittadini che, come noi, vivono questa fase di emergenza capace di mettere in crisi la nostra esistenza e il nostro territorio. Ciò nonostante, stiamo continuando ad affrontare i problemi che riguardano la nostra professione, il nostro futuro di architetti, delle nostre famiglie e della nostra provincia”.