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Il “Bonus Covid-19” per il personale dell’Asp di Agrigento al momento è solo un miraggio, la Cisl Fp chiede chiarezza e provvedimenti celeri all’Azienda.

La segretaria generale Floriana Russo Introito, il segretario aziendale Angelo Farruggia e il responsabile del Dipartimento Sanità pubblica e privata, Giovanni Farruggia, hanno infatti sollecitato (da ultimo con una nota inviata al direttore amministrativo Mazzara, dopo non aver ricevuto risposte dal direttore sanitario Mancuso) informazioni “in merito alle spettanze economiche previste dai decreti nazionali e regionali per gli operatori sanitari impiegati nell’emergenza Covid e non. Come già segnalato nelle precedenti note – continuano – molte aziende sanitarie siciliane hanno già erogato indennità relative a prestazioni aggiuntive, bonus e altre formule economiche accessorie previste”.

La Cisl, in particolar modo, evidenzia come i protocolli nazionali e regionali prevedano esplicitamente l’individuazione e la destinazione di specifiche risorse finalizzate a remunerare le particolari condizioni dei lavoratori impegnati nell’emergenza Covid-19 negli Enti e Aziende del servizio sanitario nazionale.

“A tal proposito – continua la nota – chiediamo di sapere quali siano i criteri per l’individuazione delle figure preposte al fine di autorizzare l’erogazione delle somme, oltre a conoscere le eventuali tempistiche di erogazione delle somme poiché, ad oggi, non sono ancora stati erogati i 100 euro relativi alle presenze del mese di marzo e preannunciati dal presidente del Consiglio Conte ad inizio della pandemia. Si ricorda che nel momento di piena emergenza – continuano – tutti gli operatori sanitari, tecnici e amministrativi hanno garantito con spirito di dedizione e tenacia tutte le attività necessarie richieste, mettendo a repentaglio la propria sicurezza ed incolumità”. Il sindacato inoltre chiede di conoscere “se l’azienda abbia recepito tutte le indicazioni dettate dai protocolli suddetti; quali siano le unità operative identificate come Covid ( quindi gli operatori coinvolti); le tempistiche di erogazione e se esista un fondo che possa permettere l’eventuale erogazione anticipata delle risorse previste”.

La Cisl Fp, infine, in considerazione della chiusura del servizio mensa presso l’ospedale di Agrigento a causa dell’emergenza Covid-19, chiede si dia attuazione a quanto previsto dal contratto e dal regolamento interno della struttura, affinché si riconoscano ai lavoratori, in sostituzione del servizio mensa e sulla base delle presenze mensili, dei buoni pasto da spendere nelle strutture convenzionate con la ditta fornitrice.

 

 

Solo grazie al messaggino sul cellulare quattro persone agrigentine si sono accorte di essere state vittime di frodi informatiche.

Tutti si sono visti addebitare nelle loro carte di credito importi per spese che in realtà non erano state effettuate.

Da li la denuncia alla sezione Volanti della Questura di Agrigento la quale unitamente ai colleghi della Polizia Postale sta indagando sui gravi casi.

“Sento il dovere dopo aver avuto un franco e civile colloquio con i dirigenti dell’Asp, con i quali abbiamo approfondito il caso, riportato poi sui media, relativo alla positività, in sole 48 ore, di quattro nuovi casi all’ospedale San Giovanni Di Dio, di affermare che all’ospedale non esiste nessun focolaio. Infatti, questi quattro casi positivi sono il risultato di ben 929 tamponi effettuati il 7 maggio scorso a tutto il personale del nosocomio agrigentino. Ma di questo nessuno ne era a conoscenza e quindi la comunicazione dei quattro tamponi in soli due giorni aveva creato un po’ di allarmismo, cosa che non sarebbe avvenuta se avessimo avuto contezza del numero dei tamponi effettuati”. Così il sindaco di Raffadali Silvio Cuffaro dopo un colloquio con i vertici dell’Azienda sanitaria provincia di Agrigento, in seguito agli ultimi 4 casi di Coronavirus, riscontrati tra operatori sanitari e personale amministrativo, del nosocomio di contrada “Consolida”.

“La percentuale che viene fuori è quindi dello 0,4%, ed è perfettamente in linea e quindi coerente con quella calcolata su base regionale – continua Cuffaro-. Voglio fare un esempio per spiegarmi meglio: se dovessero fare il tampone a mille cittadini di Raffadali, sicuramente almeno quattro o cinque risulterebbero positivi asintomatici, così come è successo per i lavoratori dell’ospedale di Agrigento. Colgo l’occasione per spiegare meglio ciò che volevo affermare ieri sera, perché probabilmente sono stato frainteso: quando dicevo che volevo tenere i miei concittadini lontano dall’ospedale, mi riferivo all’iniziativa, intrapresa all’inizio della pandemia, che permetteva a soggetti particolarmente a rischio di non recarsi in ospedale a ritirare le medicine di cui avevano e hanno bisogno, in quanto eravamo noi a farlo, su loro delega, per loro, evitando così il rischio contagio”.

“Mi corre l’obbligo anche di ribadire che in ogni occasione non ho fatto altro che ringraziare con quanta attenzione e senso di responsabilità abbiano agito i nostri concittadini che lavorano in strutture ospedaliere. Infatti se i nostri numeri riguardo ai casi positivi sono così bassi lo dobbiamo anche alla loro cura, alla loro applicazione nello svolgere il delicato compito al quale sono chiamati, e non per nulla sono indicati da tutti come gli eroi di questo 2020. Sono rammaricato di aver urtato la sensibilità di alcuni infermieri proprio nel giorno dedicato alla Giornata Internazionale dell’Infermiere. Di questo me ne rammarico e chiedo scusa se nell’esprimermi non sono stato abbastanza chiaro.
In ogni caso non era questa la mia volontà, del resto devo dire che il lavoro che hanno fatto ad Agrigento, considerando che non abbiamo avuto particolari situazioni emergenziali all’interno dell’ospedale, è lo specchio della loro professionalità, della loro competenza e della loro preparazione”.

“Ciò premesso, e ora mi rivolgo ai miei concittadini, voglio ribadire che il pericolo è sempre in agguato; la percentuale che è venuta fuori al San Giovanni Di Dio è la stessa che verrebbe fuori a Raffadali, se facessimo i tamponi a tutta la popolazione. C’è sempre quindi uno 0,4% di asintomatici e cioè circa 50 soggetti che circolano indisturbati e inconsapevoli accanto a noi e che mai scopriremo perché non è possibile fare i tamponi a tutta la popolazione. Quindi, considerate il mio sfogo di ieri come un’esortazione alla massima attenzione, visto che ci sono questi asintomatici in mezzo a noi, che nessuno conosce. E quindi – conclude il primo cittadino di Raffadali – ribadisco il mio invito a vigilare sui nostri giovani e i nostri ragazzi che inconsapevolmente, con i loro atteggiamenti spontanei ma rischiosi, potrebbero essere il veicolo della trasmissione del virus. E questo è quello che tutti noi vogliamo scongiurare”.


L’assessore all’Ecologia, Nello Hamel informa i residenti dei quartieri Favara Ovest e Contrada Petrusa che, a partire da domani, 14 maggio, il servizio di raccolta dei rifiuti sarà effettuato con un furgone e due operatori. Il mezzo rimarrà posteggiato, nella fase iniziale, ogni giorno dalle ore 06,00 alle ore 12,00 nell’area a valle dell’ex isola di prossimità.  Si potranno conferire i rifiuti secondo il calendario ufficiale: Lunedì umido e pannolini, Martedì plastica, Mercoledì umido e carta, Giovedi secco residuo, Venerdì plastica e sabato vetro e umido. Nei prossimi giorni sarà comunicato il successivo orario definitivo.

In attesa di capire come avverranno e, in che tempi gli aiuti del Governo con il decreto aprile, slittato a maggio, non riusciamo a comprendere come sia possibile che gli aventi diritto alle 600 euro e alla Cassa integrazione con il decreto marzo, in larga parte, ancora non hanno ricevuto nulla. Siamo delusi da un Governo che ha promesso subito di mettere liquidità nelle tasche degli italiani ed invece molti hanno dovuto trascorrere anche le festività pasquali al verde.

Lo sostiene il segretario generale della UIL agrigentina Gero Acquisto che proprio ieri è venuto a conoscenza della situazione drammatica in cui si ritrovano molti autonomi, partite iva, commercianti e co co co che si sono dovuti rivolgere alla Caritas.

“Capiamo benissimo che la situazione economica del paese è drammatica a causa del Coronavirus – continua Acquisto – ma il Governo deve mantenere le promesse in tempi strettissimi altrimenti si rischiano le rivolte sociali che sarebbero peggio del Covid-19. È inammissibile che centinaia di migliaia di persone non hanno ricevuto il contributo. La burocrazia in Italia è complessa, ma è arrivato il momento di debellarla. Il Governo Conte ha i numeri in Parlamento, ebbene, facciano quello che devono fare per salvare il Paese. La troppa burocrazia uccide. Non vogliamo che altri imprenditori o semplici cittadini prendano delle decisioni estreme, purtroppo, i suicidi sono aumentati sensibilmente in questo ultimo periodo. Nella nostra provincia, ultima per reddito procapite la situazione è allarmante, qui tutto è percepito ancora peggio. Non bisogna scherzare con il fuoco, altrimenti rischiamo tutti di bruciarci”.

Secondo gli ultimi dati dell’Inps, la Regione siciliana ha trasmesso 13.973 decreti di cassa integrazione guadagni in deroga, 13.436 dei quali (il 96,15% del pervenuto e il 99,46% dei decreti effettivamente lavorabili) sono già stati autorizzati dall’istituto di previdenza.

Completano il quadro 416 decreti da annullare e 49 sospesi per un supplemento istruttorio. Il numero di lavoratori interessati è pari a 30.749 unita’ e le ore autorizzate sono oltre 6 milioni e 500 mila, per un totale di 52.796.480 euro. Restavano, alle 20 di ieri sera soltanto 72 decreti da istruire (pari allo 0,51% del pervenuto) per i quali si procedera’ entro oggi alla prevista autorizzazione, insieme ai decreti che perverranno nella giornata odierna.

 

“Il Partito Democratico, Alleanza Civica per Raffadali e Risorgimento Socialista, nell’augurare una pronta guarigione al dipendente raffadalese dell’Ospedale S. Giovanni di Dio risultato positivo al Civid-19, intendono rinnovare la massima vicinanza e solidarietà ai tanti operatori del settore sanitario che da mesi sono esposti in prima linea a fronteggiare l’emergenza”. ” Raffadali tra l’altro si caratterizza- si legge nella nota congiunta dei partiti di sinistra-  anche per l’elevata presenza di Comunità di assistenza ai disabili, anziani e migranti, all’interno delle quali lavorano centinaia di operatori sanitari che ogni giorno si espongono al rischio. Il sindaco Cuffaro a parole si dice di essere contrario alle  disposizioni contenute nella fase 2 ma per evitare il rischio decide di spostare il mercato settimanale all’interno del centro abitato in uno spazio meno capiente rispetto a quello di piazza mercato”. “Le nuove disposizioni prevedono anche la possibilità di fare attività sportiva e motoria individuale. Il Sindaco con un’ordinanza ha riaperto il Villaggio della Gioventù annunciando a parole un monitoraggio e controllo degli ingressi.Peccato però che di controlli non vi è alcuna traccia”.

Senza un monitoraggio in entrata ed uscita dal parco si rischia di creare un pericoloso luogo di contagio. Al riguardo– conclude la nota del Partito Democratico, di Alleanza Civica e di Risorgimento Socialista- chiediamo al Sindaco, che oltre a fare ramanzine online rimproverando i figli degli altri, metta in pratica quanto previsto dai decreti e predisponga un piano che intensifichi i controlli per coloro che non osservano le disposizioni che impongono di indossare i dispositivi di protezione individuale (mascherine e guanti). Considerato infinde che da giorno 18 Maggio ci sarà una riapertura di tante attività commerciali e molte di queste necessitano una sanificazione quotidiana dei locali, che graverebbe ulteriormente sulle tasche dei nostri imprenditori locali, chiediamo al Sindaco e a tutta l’amministrazione comunale di rinunciare alle proprie indennità di carica per i mesi a seguire e provvedere all’acquisto dei prodotti di sanificazione e fornirli gratuitamente”.

Federmoda Confcommercio Agrigento. Coronavirus e riaperture dal 18 maggio, i gestori dei negozi non sono obbligati a rivolgersi a imprese specializzate per effettuare la sanificazione dei locali. A renderlo noto è Alfonso Valenza, presidente provinciale di Federmoda Confcommercio Agrigento, rispondendo così alle segnalazioni di molti operatori del settore.

Ad oggi, chiarisce Federmoda Confcommercio, non è previsto alcun obbligo di sanificazione dei prodotti in capo al commerciante: le normative attualmente in vigore riguardano la sola sanificazione del negozio. Operazione che si deve svolgere utilizzando disinfettanti come l’ipoclorito di sodio (0,1%) oppure l’etanolo al 75%. Una volta riaperta l’attività commerciale, invece, le operazioni di pulizia e igiene del punto vendita devono essere svolte almeno due volte giorno, in funzione dell’orario di apertura.

Inoltre, le normative prevedono che nei locali devono essere garantiti un’adeguata aereazione naturale e il ricambio d’aria. In merito, è necessario effettuare la pulizia dei filtri dell’aria condizionata o, se necessaria, la revisione dell’impianto. Federmoda Confcommercio Agrigento ricorda inoltre che è obbligatorio avere in store dispenser per la disinfezione delle mani, con gel alcolici con una concentrazione di alcol almeno al 60%. In particolare, i flaconi riservati alla clientela devono essere collocati all’ingresso, vicino ai camerini, accanto a casse e sistemi di pagamento, tastiere, schermi touch.

Infine, non va dimenticato l’utilizzo delle mascherine e le precauzioni fondamentali come lavarsi spesso le mani; mantenere distanza interpersonale di almeno un metro; evitare il contatto ravvicinato; evitare abbracci e strette di mano. Per quanto riguarda eventuali corsi per i dipendenti occorre precisare che: non esiste nessun obbligo di formazione per i dipendenti per Rischio biologico Covid-19, ma solo obbligo di informazione. Questa informazione può essere data dallo stesso datore di lavoro .
Alfonso Valenza Federmoda confcommercio Agrigento.

“Come da copione, il governo giallorosso trova l’accordo e sforna una maxi sanatoria per gli immigrati irregolari, spalancando le porte a centinaia di migliaia di clandestini entrati illegalmente nel nostro Paese”. È quanto afferma l’europarlamentare della Lega, Francesca Donato.

“È inaccettabile: da una parte si impedisce agli italiani di lavorare, si lasciano a casa i percettori del reddito di cittadinanza – aggiunge la Donato – dall’altra si garantisce il lavoro a basso costo ai clandestini, incentivando sempre più partenze dalle coste libiche, a vantaggio delle mafie che gestiscono il traffico di migranti e ingrassano le file dei lavoratori sottopagati”.

“A fronte di un crollo disastroso di interi settori come commercio, turismo, ristorazione e libere professioni, il Governo considera prioritario alimentare il business di barchini, scafisti e sbarchi di clandestini”.

“Un provvedimento vergognoso e ingiustificabile – conclude l’europarlamentare leghista – le cui conseguenze graveranno come sempre su regioni e comuni del meridione, già allo stremo e dimenticati da Roma oltre che dall’ormai latitante Unione Europea. Gli italiani non meritano questo: la Lega non starà a guardare mentre Pd e M5s fanno a pezzi il Paese”.

L’Azienda Sanitaria Provinciale di Agrigento ha appreso, con vivo stupore, del contenuto della conferenza stampa straordinaria indetta dal sindaco di Raffadali, Silvio Cuffaro, secondo il quale l’ospedale “San Giovanni di Dio” di Agrigento rappresentaun focolaio di infezione da Covid-19.

A tal riguardo la Direzione Sanitaria di Presidio, di concerto con la Direzione Aziendale, intende rassicurare la collettività circa la piena sicurezza dei percorsi assistenziali all’interno del nosocomio.

Alla data attuale, l’ASP di Agrigento ha monitorato costantemente lo stato di salute del personale in servizio nel predetto Presidio; orbene, su 929 tamponi rino-faringei eseguiti, solo quattro risultano essere positivi, per i quali, peraltro, è in corso la validazione diagnostica.

E’ ancora opportuno sottolineare che i quattro soggetti risultati positivi, pur prestando servizio all’interno dell’ospedale, non svolgono attività in unità operative con degenza e quindi non hanno contatti con i pazienti ricoverati.

E’ appena il caso di tornare a ribadire che l’ospedale di Agrigento dispone, al suo interno, di percorsi Covid e non-Covid differenziati, finalizzati ad evitare qualsivoglia promiscuità o contatto tra pazienti NO COVID e pazienti potenzialmente positivi; inoltre tutto il personale sanitario opera sistematicamente munito di dispositivi di protezione individuale tesi a garantire la sicurezza propria e quella altrui.

In conclusione l’Azienda, nel rammaricarsi per l’asserzione del sindaco, istituzione dotata di intrinseca attendibilità, conferma l’assoluta sicurezza dell’ospedale “San Giovanni di Dio”, anche grazie alla professionalità di tutti coloro che vi operano per assicurare una efficace ed efficiente assistenza sanitaria.

Carissimi,

come tutti sapete, il 7 maggio u.s. il Presidente del Consiglio dei Ministri, il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana e il Ministro dell’Interno hanno sottoscritto il “Protocollo” concernente le «necessarie misure di sicurezza cui ottemperare, nel rispetto della normativa e delle misure di contenimento dell’emergenza epidemiologica da COVID 19, per la ripresa delle celebrazioni liturgiche con il popolo», che entreranno in vigore a partire dal 18 maggio p.v.

Nel raccomandare di osservare diligentemente e mettere in pratica, da parte di tutti, le norme contenute in questo “Protocollo”,

DISPONGO

che nella nostra Arcidiocesi si osservino tutte le norme appresso indicate, soprattutto da parte dei presbiteri che, messi a capo delle comunità, ne hanno la responsabilità morale e legale.

Dopo mesi di digiuno forzato, è una grazia poter riprendere a celebrare comunitariamente l’Eucaristia, pur nelle limitazioni che ancora questo periodo richiede e con le precauzioni da osservare con cura per rispettare le necessarie misure di sicurezza

1. SPAZI PER LE CELEBRAZIONI

  1. a)  Ogni parroco, amministratore parrocchiale, rettore o superiore religioso provveda a stabilire la capienza massima e la disposizione dei posti nella propria chiesa, contrassegnandoli con un segno identificativo, tenendo conto della distanza minima di sicurezza (almeno un metro laterale e frontale).
  2. b)  Sono permesse le celebrazioni anche in spazi aperti, mantenendo le distanze previste dall’autorità sanitaria, per garantire la sicurezza e consentire una maggiore capienza.
  3. c)  Si prevedano appositi spazi per favorire la partecipazione alle celebrazioni di persone diversamente abili. Esclusivamente in questo caso, si potranno riservare apposite aree ai componenti di nuclei familiari che vivono nella stessa casa.
  4. d)  Raggiunta la capienza massima, i volontari dovranno chiudere le porte della chiesa o del cancello.
  5. e)  Le celebrazioni potranno avere luogo: nelle chiese parrocchiali; nelle rettorie affidate a Ordini

religiosi maschili; nelle chiese non parrocchiali affidate a rettori nominati dall’Arcivescovo, d’intesa col parroco del territorio; negli Istituti religiosi che ospitano anziani, ammalati o diversamente abili; nei luoghi all’aperto di pertinenza della chiesa. Per i luoghi pubblici va chiesta l’autorizzazione alle autorità pubbliche.

2. ACCESSO AI LUOGHI DI CELEBRAZIONE

  1. a)  All’ingresso della chiesa o dell’area all’aperto in cui ha luogo la celebrazione sia affisso un cartello informativo con le indicazioni essenziali, tra le quali non devono mancare:
    • il numero massimo di partecipanti consentito in relazione alla capienza della chiesa odell’area all’aperto;

    • l’obbligo di rispettare la distanza di sicurezza di un metro e mezzo durante l’entrata el’uscita, di igienizzare le mani mediante appositi prodotti forniti all’interno e di indossare la

      mascherina che copra naso e bocca;

    • il divieto di accedere per chi abbia una temperatura superiore a 37.5°C, per chi presentisintomi influenzali o problemi respiratori e per chi sia stato in contatto con persone positive a SARS-CoV-2 nei giorni precedenti.
  2. b)  All’ingresso siano disponibili liquidi igienizzanti.
  3. c)  Si continui a mantenere vuote le acquasantiere delle chiese.
  4. d)  Per la gestione si preveda un gruppo di volontari alla porta (ai quali bisogna garantire guanti monouso e mascherine), che siano facilmente identificabili mediante appositi distintivi.
  5. e)  Dove è possibile, si utilizzino porte differenti per l’entrata e per l’uscita, così da evitare l’incrociarsi dei fedeli; dove esiste una sola porta, sia garantito il flusso alternato in entrata e in uscita.
  6. f)  Durante l’entrata e l’uscita dei fedeli le porte rimangano aperte per favorire il flusso ed evitare che porte e maniglie siano toccate.
  7. g)  Si invitino coloro che entrano a occupare i posti liberi distanti dall’ingresso.
  8. h)  Il gruppo dei volontari guidi la procedura di uscita, facendo defluire prima chi si trova più vicino alla porta e garantendo il deflusso ordinato e distanziato.

3. NORME PER I FEDELI

  1. a)  Tutti i fedeli indossino le mascherine prima di entrare e la rimuovano solo dopo essere usciti.
  2. b)  I lettori utilizzino anche i guanti; il microfono dell’ambone sia posizionato a debita distanza dalla bocca e in modo tale da non dover essere tenuto in mano o spostato.
  3. c)  È vietato l’uso di qualsiasi sussidio cartaceo.
  4. d)  È ammessa la presenza di un animatore del canto e di un animatore della musica, ma non è possibile quella del coro.
  5. e)  Si omettano la processione offertoriale e lo scambio della pace.
  6. f)  Le offerte non si possono raccogliere durante la celebrazione, ma attraverso appositi contenitori collocati in luoghi idonei.

4. NORME PER I CELEBRANTI

  1. a)  È necessario ridurre al minimo la presenza di concelebranti e ministri, che — in presbiterio — sono tenuti al rispetto della distanza prevista.
  2. b)  In caso di concelebrazione, la comunione al calice sia fatta solamente per intinzione, lasciando all’ultimo sacerdote il compito di bere direttamente al calice e provvedere alla purificazione.
  3. c)  Il diacono si comunichi sotto la sola specie del pane.
  4. d)  Durante tutta la celebrazione le particole per la comunione siano sempre coperte da una copertura idonea.

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5. NORME PER LA DISTRIBUZIONE DELLA COMUNIONE

  1. a)  La distribuzione della comunione avvenga dopo che il celebrante ed eventualmente il diacono o l’accolito abbiano igienizzato le mani e indossato guanti monouso e mascherina.
  2. b)  Riguardo ai dispositivi di sicurezza, si utilizzino soltanto mascherine chirurgiche e guanti latex free, per tutelare coloro che, anche inconsapevolmente, sono allergici al lattice.
  3. c)  Per la distribuzione delle particole senza glutine, dopo aver comunicato tutti gli altri fedeli, il ministro abbia cura di ripetere le procedure di sicurezza, igienizzando nuovamente le mani e indossando un nuovo paio di guanti.
  4. d)  Chi distribuisce la comunione ponga le particole nelle mani dei fedeli, evitando il contatto.
  5. e)  I fedeli si mettano in fila per ricevere la comunione, mantenendo sempre un’adeguata distanza di sicurezza; ricevuta la particola, si spostino lateralmente, abbassino la mascherina e si comunichino.
  6. f)  Non è consentito ai ministri straordinari della comunione di aiutare il celebrante per la distribuzione dell’Eucaristia.

6. NORME DA OSSERVARE AL TERMINE DELLA CELEBRAZIONE

  1. a)  Un gruppo di volontari aiuti il parroco a igienizzare la chiesa, la sacrestia e gli altri ambienti, mediante pulizia delle superfici con idonei detergenti ad azione antisettica.
  2. b)  Si abbia cura di favorire il ricambio dell’aria.
  3. c)  Siano accuratamente disinfettati i vasi sacri, le ampolline e altri oggetti utilizzati, compresi i microfoni.
  4. d)  Il purificatoio sia cambiato a ogni celebrazione.
  5. e)  Il “Protocollo” non richiede l’obbligo di sanificazione da parte di società specializzate, ma stabilisce la necessità di una frequente igienizzazione degli ambienti e delle suppellettili (cfr 2.1 e 2.2); tuttavia è opportuno, almeno alla riapertura e una volta al mese, procedere anche alla sanificazione della chiesa e dei locali annessi.

7. CELEBRAZIONE DI SACRAMENTI E SACRAMENTALI

  1. Battesimo
    • ‣  sia celebrato al di fuori della messa;
    • ‣  si eviti il rito per immersione, preferendo l’infusione;
    • ‣  si usino guanti monouso per le unzioni.
  2. Cresima, Prima Comunione e Prima Confessione

‣ rinviate a data da stabilirsi, in base all’evolversi dell’emergenza epidemiologica.

  1. Matrimonio
    ‣ il numero massimo dei fedeli che possono partecipare al rito dipende dalla capienza dellachiesa, al fine di garantire la giusta distanza interpersonale;

    • ‣  al termine della celebrazione sono vietati gli assembramenti per il tradizionale lancio delriso o di altro;
    • ‣  i nubendi che avessero programmato la cresima in prossimità del matrimonio, lariceveranno non appena possibile, dopo la celebrazione delle nozze.
  2. Penitenza
    ‣ sia amministrata in luoghi ampi e areati, nel rispetto delle misure di distanziamento eavendo cura di garantire la riservatezza richiesta dal sacramento;

‣ sacerdote e fedeli indossino la mascherina.

5. Unzione degli infermi
‣ il presbitero usi mascherina e guanti monouso.

6. Viatico
‣ sia portato esclusivamente dal ministro ordinato;

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‣ il ministro usi mascherina e guanti e faccia attenzione a non toccare le labbra del malato.

7. Esequie

  • ‣  viene meno il limite delle 15 persone, imposto dalle disposizioni precedenti;
  • ‣  per la celebrazione ci si attenga alle norme sopra indicate;
  • ‣  riguardo ai fiori, è consentito soltanto il copricassa; eventuali altri omaggi floreali sianolasciati fuori dalla chiesa;
  • ‣  il rito si concluda con la benedizione all’altare, evitando l’accompagnamento alla porta;
  • ‣  per le offerte del “fiore che non marcisce” si usino appositi contenitori;
  • ‣  sono vietati i saluti sia prima sia dopo la celebrazione;
  • ‣  si concordi con l’agenzia funebre l’eventuale apposizione di firme in un apposito registro,come forma alternativa alle consuete condoglianze.
  1. Messe per i defunti
    • ‣  eventuali messe per i defunti deceduti tra l’inizio della pandemia e il 3 maggio, per i qualinon è stato possibile celebrare la messa funebre, eccezionalmente si potranno celebrare al

      di fuori delle messe comunitarie;

    • ‣  rimane invariata la norma circa la celebrazione di messe per i defunti esclusivamentedurante la messa comunitaria.
  2. Corpus Domini

‣ saranno date ulteriori indicazioni, in base all’evolversi degli eventi.

10. Feste della Madonna e dei Santi
‣ sono consentite soltanto le celebrazioni liturgiche in chiesa, nel rispetto delle norme sopra

indicate;
‣ sono sospese tutte le processioni e le manifestazioni esterne.

11. Altre celebrazioni
‣ non sono ammesse celebrazioni di messe riservate a gruppi, associazioni, movimenti e

nuove comunità; si invitino i membri a partecipare alla messa comunitaria;

  • ‣  altri momenti comunitari di preghiera e di catechesi sono concessi, a condizione che sirispettino le norme previste per la messa;
  • ‣  le processioni con il Santissimo Sacramento, anche all’interno della chiesa o sul sagrato,non sono permesse.

    12. Binazione e trinazione

  • ‣  qualora se ne presentasse la necessità, è concessa ai presbiteri la facoltà di binare nei giorniferiali e trinare in quelli festivi;
  • ‣  eventuali eccezioni potranno essere autorizzate solo ed esclusivamente dall’Arcivescovo.Chiedo a tutti i presbiteri di diffondere ampiamente queste nuove disposizioni ai fedeli. Raccomando a chiunque, per diverse ragioni, non potesse partecipare alla messa domenicale e festiva, di non rinunciare alla celebrazione, partecipando almeno a quella feriale. Ricordo che laddove non fosse possibile o raccomandabile, per motivi di età o di salute, partecipare alla santa messa domenicale, ci si può unire spiritualmente alla celebrazione comunitaria, seguendone la diretta trasmessa dai mezzi della comunicazione.

    Ringrazio tutti per l’attenzione che presterete a queste norme e per l’impegno che manifesterete nell’attuarle. Vi saluto di cuore, assicurandovi la mia preghiera e la mia benedizione.