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Siamo in un periodo dell’emergenza coronavirus nel quale, superata la fase virulenta della diffusione del contagio, ci apprestiamo, considerato l’andamento epidemiologico in corso che registra una curva decrescente di casi, a prospettare la fase cosiddetta 2. Cioè quella fase che lascia alle spalle l’estrema emergenza sanitaria per intravedere una ripresa graduale del tessuto produttivo, commerciale e anche sociale del Paese.

L’ingegnere Bruno Neri, di Sciacca ma da anni a Pisa dove è docente di Elettronica presso Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa, ci spiega a che punto siamo, sia a livello della nostra Regione, sia nazionale, con la pandemia coronavirus prospettando la fase 2. Tra l’altro, l’ingegnere Neri è impegnato in un complesso studio che riguarda gli effetti della meditazione tibetana sulle attività cerebrali con la partecipazione di meditatori in ritiro da diversi anni all’interno dei monasteri tibetani in India. L’ingegnere Neri è stato componente dello staff di tecnici sul disastro della nave Concordia per la parte civile.

Le famiglie Liotta-Guardino-Porrello-Scarpato in queste ore stanno ringraziando tutti coloro che hanno voluto unirsi al loro dolore per la prematura scomparsa di Lidia Liotta, l’infermiera saccense di 55 anni uccisa dal coronavirus che ha contratto durante la sua attività lavorativa in una casa di riposo per anziani in provincia di Bergamo.

Una messa verrà celebrata in suo ricordo domani, lunedì 20 Aprile, alle ore 18.00, sulla pagina Facebook “Frati Minori Cappuccini BMV di Fatima di Sciacca”.

Sarà un’occasione anche per la comunità di Sciacca, oltre che per quella di Predore, dove lei abitava con la sua famiglia, per ricordare Lidia, donna, madre e professionista che tutti ricordano con affetto.

Un nuovo quantitativo di generi alimentari a lunga conservazione è stato consegnato questa mattina dal responsabile della Fondazione “Agireinsieme” al Gruppo di Protezione del Libero Consorzio Comunale di Agrigento. Un ulteriore gesto di solidarietà che permetterà allo staff della Protezione civile di destinare questi beni ai Comuni che ne hanno già fatto richiesta per sostenere le famiglie in difficoltà economica. Nei prossimi giorni saranno effettuate le consegne.

Per l’occasione lo staff di Protezione Civile coordinato dal funzionario dr. Marzio Tuttolomondo ha rivolto un sentito ringraziamento alla Fondazione “Agireinsieme” e all’Associazione dei Dipendenti “Paolo Palmisano” del Libero Consorzio per aver contribuito con le loro donazioni ad alleviare le sofferenze economiche di molte famiglie della provincia, e ai volontari delle associazioni di protezione civile che si sono prodigati per permettere la distribuzione dei beni di prima necessità ai vari Centri Operativi Comunali.

Rimane attivo il numero telefonico per le emergenze: 3336141869 dell’Ufficio di Protezione Civile, al quale possono rivolgersi tutti coloro che vorranno effettuare le ulteriori, auspicate donazioni (solo beni di prima necessità, sopratutto prodotti alimentari non deperibili).

Alcuni quotidiani e siti internet continuano ad attribuire l’erogazione dell’indennità di 600 euro a favore dei professionisti iscritti alle Casse previdenziali private all’Inps.

Si ribadisce che l’Inps non ha nulla a che vedere con le competenze delle Casse private dei professionisti, alle quali il Governo ha assegnato dei fondi per la gestione delle indennità, che sono gestite in maniera completamente autonoma.

Si tratta, in altri termini, di una indennità regolata da specifiche norme di legge e affidata alla competenza delle Casse private di previdenza e non all’Istituto.

Continuiamo a ricevere segnalazioni da parte di cittadini rientrati in Sicilia durante l’emergenza coronavirus e che, nel perfetto rispetto delle norme si sono posti in quarantena ottemperando a tutti gli adempimenti imposti dalla legge. Contattati via PEC o in altra forma dall’ASP nei primi giorni di isolamento, gli è stato comunicato che in prossimità della fine della quarantena (che dovrebbe durare 14 gg.) avrebbero dovuto essere sottoposti a tampone prima di uscire. Parliamo di persone assolutamente asintomatiche e che non avevano né hanno avvertito alcun sintomo di Covid19”.

A sottolinearlo è il commissario provinciale del partito di Salvini a Palermo, Antonio Triolo.

Ho notizie, fra queste – spiega – di persone tornate per assistere parenti invalidi o per ragioni di lavoro, persino di persone che dovrebbero ripartire perché altrimenti a rischio licenziamento, e che non hanno più alcuna notizia dall’ASP da 20 o addirittura 25 giorni. Nessun tampone né alcuna indicazione. I medici di famiglia non sanno che rispondergli e i numeri di emergenza della Regione e dello Stato (1500) cadono dalle nuvole”.

       “Chiediamo che l’Assessorato alla Sanità ed i vertici dell’ASP intervengano immediatamente. La limitazione della libertà personale è un vulnus accettabile in situazioni straordinarie come quelle che stiamo vivendo, nei limiti delle norme, dello strettamente necessario a garantire salute e sicurezza e del buon senso ma ci sembra che, in questi casi, ci troviamo molto oltre questi limiti. Se non si fosse in grado nei tempi previsti, per motivi che non sappiamo, di fare i tamponi che la stessa Regione ha imposto, si proceda a lasciare uscire queste vittime di un bug nel sistema anche al limite autocertificando che, a seguito del congruo tempo trascorso, non hanno mai avuto sintomi di alcun tipo e risultano a tutt’oggi asintomatici”.

L’emergenza COVID-19 ha evidenziato limiti e debolezze di assoluta grandezza, tutti abbiamo capito quanto fragile era il sistema della vita che, come ha detto giustamente il Papa, ritenevamo sano in un mondo malato. Stiamo cambiando modo di vivere, ma è opportuno incominciare a guardare al futuro.

Nella nostra città abbiamo bisogno un piano per ricominciare, con l’assoluta necessità di proposte e progettazione. L’amministrazione comunale, così come tutti noi, non può fermarsi solo alla conta dei danni, ma capire come affrontare il drammatico disagio sociale che ancora di più ha colpito tante fasce deboli, attenuate solo in parte da buoni spesa elargiti dallo stato, sicuramente non bastevoli per una emergenza che ancora continuerà a lungo. Un aumento del tasso della povertà che rischia di diventare ordinarietà.

E allora ci chiediamo: esiste una proposta amministrativa in tal senso? Cosa e come si vuole affrontare tale dramma? Ad esempio, non sarebbe opportuno a determinate fasce con reddito basso o nullo che non percepiscono il reddito di cittadinanza, posticipare oppure eliminare la tassazione dei tributi locali per l’anno in corso? Esite un BONUS idrico, perché non crearne anche uno per la TARI?. Bisogna uscire fuori dalla logica della partita di giro.

Va rivista nella sua essenza la politica della solidarietà sociale, vanno fatte scelte attente ed oculate, in direzione del miglioramento sociale, che non può essere contestualizzato da atteggiamenti impropri ed illusori, talvolta messi in campi da taluni soggetti che ricoprono cariche di responsabilità.

Riteniamo che avere rispetto della povertà debba significare pensare alla bisogno.

È questo il momento di donare idee e progetti, magari senza scomodare Madre Teresa di Calcutta.

La nostra formazione politica e culturale ci ha imposto in modo naturale di eliminare steccati e stare accanto alle istituzioni, alla Sindaca in particolare, a cui chiediamo di stigmatizzare le posizioni di alcuni suoi collaboratori, curare personalmente l’Assessorato alla Solidarietà Sociale, per potere meglio capire quanti soldi ci sono nei vari capitoli di spesa e verificarne la corretta distribuzione, vista la crisi ora sempre più vasta.

Così come chiediamo alla Sindaca Alba di aprire un osservatorio permanente con le tante realtà locali, vedi parrocchie e associazioni varie, che meglio di altri conoscono il problema della dilagante povertà, oggi una vera e propria pandemia sociale. Non possiamo stare solo a contare i danni, bisogna capire cosa dobbiamo fare domani, tutti insieme per il bene della città di Favara.

Michele Montalbano

Giuseppe Lentini

L’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, si dice dice “sconcertato dalle polemiche sull’ospedale di Sciacca”. Lo fa in una dichiarazione in cui precisa che il “Giovanni Paolo II è oggetto di investimenti e attenzioni come non mai, da quando è in carica il governo Musumeci”.

Razza considera “molto grave  che vengano riferite notizie scientificamente infondate, che rischiano di mettere in allarme la popolazione e non è più tollerabile l’istigazione continua dell’opinione pubblica soprattutto da parte di chi riveste ruoli istituzionali”. Appare fin troppo evidente il riferimento ai sindaci del territorio che chiedono chiarezza e trasparenza sulla trasformazione dell’ospedale di Sciacca.

” Quella adottata da Firenze- stando a quanto riferisce l’assessore Razza- è una prassi attuata anche nei principali ospedali italiani, dove si opera in altissima complessità-. E’ la rigidità delle procedure e dei comportamenti a fare la differenza, questo dovrebbe essere noto a tutti proprio a Sciacca, dove si è registrato il primo focolaio ospedaliero non per la presenza di un’area Covid, ma per comportamenti poco ortodossi e fuori dalle linee guida”.

L’ospedale di Sciacca – dice Razza – è la stessa struttura destinataria di importanti interventi strutturali e del potenziamento della terapia intensiva che questa polemica pretestuosa rischia di privare. Occorre, invece, continuare a lavorare in sicurezza e rendere un servizio pubblico degno ai cittadini che è l’obiettivo affidato al servizio sanitario agrigentino”.

L’Assessore Razza dimentica che a chiedere lumi, spiegazioni, trasparenza, sono diversi sindaci del territorio, sindacati, comitati, amministratori e politici locali, compresi deputati regionali e nazionali del territorio.

Questi i casi di coronavirus riscontrati nelle varie province dell’Isola, aggiornati ad oggi, così come segnalati dalla Regione Siciliana all’Unità di crisi nazionale.

Questa la divisione degli attuali positivi nelle varie province:

Agrigento, 129 (0 ricoverati, 2 guariti e 1 deceduto);

Caltanissetta, 113 (14, 15, 10);

Catania, 612 (107, 78, 68);

Enna, 311 (171, 29, 25);

Messina, 389 (128, 52, 40);

Palermo, 342 (74, 45, 25);

Ragusa, 58 (4, 6, 5);

Siracusa, 105 (63, 60, 17);

Trapani, 112 (7, 18, 5).

“Sono risorse non sufficienti ma rappresentano almeno una forte e immediata risposta per i Comuni. Mi unisco ai sindaci d’Italia, ad Anci e Upi, e ringrazio il Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, per l’istituzione del fondo di 3,5 miliardi da destinare ai Comuni per gli effetti del Covid -19”.
Lo ha dichiarato il Sindaco di Agrigento, Lillo Firetto che ha precisato: “La preoccupazione rimane. Il Governo dovrà mantenere in vita il tavolo di confronto e di monitoraggio con i sindaci per rivalutare progressivamente le perdite derivanti da minori entrate e eventualmente rimpinguare il fondo appena istituito.
La situazione di emergenza sanitaria è diventata, oggi, emergenza economica e sociale e investe anche gli enti locali.
Come Comune dobbiamo necessariamente affrontare i mancati introiti e delineare meglio la programmazione della spesa  orientando un’attenzione maggiore alle famiglie, agli anziani, alle condizioni di bisogno.
Mancati introiti si traducono in ulteriori e drastici tagli, più di quelli che eravamo già stati costretti a subire.
Potrà essere necessario rivedere gli stanziamenti e probabilmente procedere a sospendere e alcune volte rescindere i contratti di servizio e le forniture con gli operatori economici, determinando ulteriore crisi sul nostro territorio.
Il Comune di Agrigento avrà, a causa della pandemia, un buco non inferiore a 10 milioni di euro per i mancati introiti dei tributi locali e delle entrate extra-patrimoniali che, assieme ai sempre più ridotti trasferimenti correnti dal Governo centrale, hanno finora consentito di poter gestire i servizi essenziali. Se il lockdown dovesse avere effetti più lunghi il buco in 12 mesi potrebbe tramutarsi in una voragine di 60 milioni. Una catastrofe che va scongiurata.
Peraltro, in un tessuto economico che si era orientato su turismo e cultura, la mancanza di lavoro si ripercuote anche sul Comune. Quel Comune che, invece, da quest’anno avrebbe dovuto dare maggiori risposte in termini di azioni e programmi di promozione e rilancio proprio in questo settore.
Sarebbe auspicabile una maggiore flessibilità nella gestione della spesa, liberando gli Enti da tutti quei vincoli imposti dall’armonizzazione.
Ad esempio si dovrebbe consentire di spendere gli avanzi vincolati, così come potrebbe rendersi necessario chiudere i bilanci in deficit, così come sarà di fatto concesso allo Stato. O anche rivedere l’impostazione degli accantonamenti a Fondo Crediti, che per Agrigento vale circa 25 milioni di spesa annua, per poter liberare risorse.
Il Comune non deve soltanto erogare servizi essenziali, ma in questa fase deve garantire un sostegno alla popolazione: alle famiglie e alle imprese in modo particolare. Per questo potrà essere urgente anche l’adozione di ulteriori provvedimenti. Una soluzione sarebbe allargare le possibilità di indebitamento con mutui trentennali, mettendo a garanzia anche una parte del patrimonio comunale inutilizzato, riconsiderando, vincoli di destinazione del debito in modo che siano ammesse spese correnti e spese di investimento, senza distinzione, per esempio, in questa delicatissima fase storica, tra la realizzazione di un’opera pubblica e il supporto a cultura, istruzione, assistenza sociale. Questa è una delle proposte sul tavolo e la condivido. So bene che il ricorso ai mutui trentennali per coprire spesa corrente ricorda scandalose speculazioni da prima Repubblica, pratiche giustamente non più autorizzate, ma credo che siamo dinanzi a una crisi di enormi proporzioni: l’adozione di tutte le precauzioni del caso, comprese le misure anti-corruzione, possono evitare scivoloni e garantire invece quelle risposte alla popolazione che altrimenti sul territorio difficilmente saremo in grado di dare”.

“E’ necessario garantire la liquidità ai Comuni per evitare il pericolo di un blocco della raccolta nell’isola, dato che sospensioni e slittamenti della riscossione della TARI da parte degli Enti Locali porterebbero a ritardi nel pagamento dei canoni alle imprese che, forza maggiore, sarebbero costrette a interrompere la raccolta e lo smaltimento rifiuti e non pagare le retribuzioni ai lavoratori”. Cosi i sindacati e le associazioni datoriali insieme, Fp Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti e Utilitalia, FiseAssoambiente e Confindustria-Cisambiente intervongono sulla possibilità che le imprese di igiene ambientale dell’isola, pubbliche e private, possano interrompere i servizi di raccolta e smaltimento rifiuti quale conseguenza indiretta dell’emergenza coronavirus. “Già oggi molti comuni dell’isola stentano a pagare con regolarità i servizi di igiene ambientale, le aziende vanno in sofferenza e consequenziali sono i ritardi nei pagamenti delle retribuzioni dei lavoratori che in alcuni casi raggiungono le 4 mensilità”, commentano  unitamente i rappresentanti delle associazioni datoriali di Utilitalia, FiseAssombiente e Confindustria-Cisambiente, Giuseppe Norata, Giancarlo Alongi e Gregory Bongiorno e i segretari regionali della Fp CgilFit Cisl e Uiltrasporti, Gaetano Agliozzo, Dionisio Giordano e Pietro Caleca. “Ricordiamo che si tratta di servizi talmente essenziali da renderne impossibile la sospensione, a maggior ragione in questa fase di  pandemia da Covid-19, resi attraverso l’impegno delle imprese che hanno dovuto adottare modelli organizzativi coerenti con le misure di salute e sicurezza e con le note difficoltà di reperimento di dispositivi essenziali, come mascherine e guanti, e con la responsabilità dei lavoratori impegnati in prima linea nonostante i rischi diffusi, in taluni casi  in assenza di retribuzione puntuale”.  I sindacati aggiungono: “non è un caso che la stessa Commissione di Garanzia, sull’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, da noi sollecitata sul tema, ha confermato che ‘a fronte di ritardi tali da ledere il diritto costituzionale dei lavoratori a un’esistenza libera e dignitosa, i sindacati sono invitati a trasmettere le note di attivazione delle procedure di raffreddamento e conciliazione, indicando con accuratezza il numero delle mensilità attese’, ribadendo il principio secondo cui a determinate condizioni le proclamazioni di sciopero, possono derogare al preavviso minimo e all’obbligo di svolgere comunque le prestazioni indispensabili”.  Parti sociali e datoriali esprimono poi “apprezzamento per l’ordinanza del Presidente della Regione del 27 Marzo che ha disciplinato il ricorso temporaneo ad una speciale forma di gestione dei rifiuti urbani a seguito dell’emergenza epidemiologica da Coronavirus ma precisando che: “ci saremmo aspettati anche l’intervento economico della Regione, tali diverse e specifiche modalità di raccolta dei rifiuti comportano inevitabilmente imprevisti costi produttivi, organizzativi, formativi e retributivi di cui non possono farsi carico né comuni nè imprese”. “Inoltre, auspichiamo che le previsioni dell’ordinanza relative all’accelerazione delle procedure amministrative per realizzare un adeguato potenziale impiantistico nell’isola non rimangano nell’alveo di una mera enunciazione di principi. Sul tema impiantistico la Sicilia sconta ancora notevoli ritardi”. Le associazioni datoriali e sindacali concludono “riteniamo fondamentale un immediato confronto con l’assessore Regionale all’Energia e con l’Anci Sicilia per condividere proposte e correttivi da mettere in campo con estrema urgenza. E’ necessario evitare che il perdurare delle attuali gravi condizioni finanziarie dei comuni, investano aziende e lavoratori in un settore fondamentale per la pulizia dei territori e per la tutela della salute di tutti i cittadini dell’intera regione. Il rischio di un’interruzione dei servizi di raccolta è alle porte”.