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Sui social circola un video di due ragazze nei pressi di un locale pubblico ad Agrigento che affermano una di provenire da Milano, dalla zona rossa, e una da Roma, e di essere ad Agrigento. Ebbene, ovviamente il proprietario del locale si dissocia da quanto accaduto. Nel frattempo la Polizia ha individuato le due ragazze, le ha condotte in Questura, e le ha denunciate per procurato allarme. Una è di Favara, e l’altra è di Agrigento. E il proprietario del locale, il Dacanto, afferma: “In queste ore sta girando un video che ritrae due ragazze, una delle quali afferma di provenire dalla zona rossa. Il video è stato girato all’esterno del nostro locale e non appena ne siamo venuti a conoscenza abbiamo provveduto a segnalare alle competenti autorità il fatto affinché venissero individuate le ragazze riprese nel video e adottati gli opportuni provvedimenti. Tutto ciò per garantire anzitutto la salute dei nostri clienti. Teniamo a precisare che il video risale certamente ad una data antecedente all’8 marzo poiché ieri sera lo staff di Dacanto ha chiuso precauzionalmente il locale dandone oggi, prima ancora di venire a conoscenza del video, opportuna comunicazione tramite i social network”.

Il decreto Conte dell’8 marzo impone severe restrizioni agli assembramenti pubblici, al fine del rispetto dell’importante misura di prevenzione al contagio del coronavirus quale è il distanziamento sociale. Ebbene, a fronte di ciò, il Soprintendente ai Beni culturali di Agrigento, Michele Benfari (nella foto), annuncia che fino al 15 marzo negli uffici della Soprintendenza di Agrigento prosegue l’attività d’ufficio ma non si riceve il pubblico, a meno che non si tratti di dimostrati casi di necessità e urgenza.

Quanti e dove sono in Sicilia i posti di terapia intensiva a pressione negativa? Ecco la risposta: in Sicilia in tutto sono 58 i posti letto a pressione negativa, e oltre 40 si trovano nel Catanese. Nel dettaglio: 2 al Sant’Elia di Caltanissetta, 12 al Gravina di Caltagirone, 9 al Cannizzaro di Catania, 4 al Garibaldi di Catania, 11 al Vittorio Emanuele di Catania, 5 all’Umberto primo di Enna, 5 al Cervello di Palermo, 2 al Policlinico di Palermo, 4 al Maggiore di Modica, 2 all’Umberto primo di Siracusa, 1 al Sant’Antonio Abate di Trapani, e 1 al Vittorio

L’Ordine dei Medici di Agrigento, presieduto da Giovanni Vento, rivolge un accorato appello a tutti i cittadini, insieme ai familiari, che provengono dalle zona dichiarate a rischio coronavirus, ad osservare un periodo di quarantena al proprio domicilio, anche in assenza di sintomi clinici, e di informare al loro arrivo nei Comuni di residenza il medico curante o il dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria di Agrigento. L’Ordine dei Medici di Agrigento invita inoltre i medici di famiglia, in virtù del loro radicamento nel territorio e della conoscenza dei nuclei familiari, a sorvegliare coloro che, domiciliati per motivi di lavoro o di studio nelle zone a rischio, sono intenti a rientrare nei Comuni di residenza. L’Ordine dei Medici confida nel senso di responsabilità e nell’impegno di ogni cittadino al fine di garantire la salute dell’intera collettività.

“Il Messaggero” pubblica oggi lunedì 9 marzo, sulla prima pagina del quotidiano in edicola, un editoriale del giornalista e scrittore agrigentino Matteo Collura, che si sofferma sull’emergenza coronavirus in Italia legata attualmente ai rientri dal nord Italia verso il Sud, rievocati nel titolo “Gli irresponsabili che invertono il cammino”. Il titolo è allusivo al celebre film “Il cammino della speranza”, quando il “cammino” è stato al contrario, dal sud verso il nord alla ricerca di una speranza di vita migliore. A parte l’inversione del cammino, Matteo Collura sottolinea il grave risvolto di tale “irresponsabile” rientro di massa, ovvero la non adeguatezza delle strutture sanitarie del sud a sorreggere e supportare il potenziale afflusso di persone che purtroppo si profila. Il testo integrale dell’articolo di Matteo Collura:

Il coronavirus (e purtroppo siamo solo all’inizio) è riuscito in quello che nessuno avrebbe mai immaginato: ha invertito il “cammino della speranza”, quello che dalla fine dell’Ottocento ha visto spostarsi, dalle regioni meridionali a quelle del settentrione, folle di disoccupati in cerca di lavoro. È bastata qualche ora, sabato sera, perché in Lombardia (a Milano soprattutto) un gran numero di studenti e di lavoratori fuori sede provenienti dal Sud desse l’assalto alle stazioni ferroviarie e dei pullman, all’aeroporto di Linate e Malpensa, persino agli autonoleggi, per fare rotta in direzione della Puglia, della Campania, della Calabria, della Sicilia. Nello scriteriato fuggi-fuggi nessuno ha pensato che questo esodo alla rovescia avrebbe attizzato chissà quanti focolai nelle zone d’Italia finora rimaste quasi prive di contagio. Per questo è giusto definire a dir poco irresponsabili coloro che hanno fatto trapelare, prima che venisse ufficialmente divulgato, il decreto che limita la mobilità in Lombardia e in altre quattordici aree provinciali del Nord.
Come faranno adesso Sicilia e Calabria a difendersi, con i presidi ospedalieri che si ritrovano? Come faranno campani e pugliesi? Da siciliano che da monti anni vive a Milano, so che non è una semplice battuta quella che dice che il migliore medico, per i siciliani, è il pilota ai comandi dell’aereo che, in caso di malattia, li porta al Nord. In situazioni normali, sappiamo tutti che negli ospedali di Milano, Pavia, Brescia, Bologna, Verona (per indicarne soltanto alcuni) una buona parte dei ricoverati proviene del sud. Per questo, quando il coronavirus si è manifestato in Italia, con evidente concentrazione in Lombardia, in Veneto e in Emilia, ci siamo detti che questo era un vantaggio, perché in quelle regioni le strutture ospedaliere sono di buon livello (in alcuni casi di eccellente livello).
Conosco i pronto-soccorsi di Palermo e di Agrigento, dove in situazioni normali gli ammalati e traumatizzati sono tenuti per ore, alcune volte per notti intere, su brandine, nei corridoi. Come si provvederà – e con tutto il cuore ci auguriamo che non ce ne sia bisogno – a fornire le strumentazioni necessarie, le camere asettiche, tutto ciò che serve per combattere e debellare le polmoniti?
In questo stesso giornale avete già letto, o leggerete, gli appelli dei presidenti delle regioni Puglia, Calabria, Sicilia, Campania. In sintesi, un appello ai lavoratori fuori sede o agli studenti che tornano nelle loro case, tra i propri familiari, di fare marcia indietro, se sono in tempo, o di sottoporsi a una volontaria quarantena (“isolamento fiduciario” lo chiamano), per non mettere a rischio le loro regioni d’origine. Lo stesso, immagino, hanno fatto o faranno i governatori di Lazio, Abruzzo, Molise, Basilicata.
Un paradosso, questo, che ieri è venuto a ribaltare quanto finora si è detto dell’Italia del Nord in relazione al suo Sud. Tutta una letteratura racconta di uomini e donne che, a costo di duri sacrifici, hanno lasciato le loro misere case per cercare una vita migliore per sé e per i propri figli. E ricordate, nel cinema, quanta pena, quanto dolore? Due soli titoli possono bastare a renderne l’idea: “Rocco e i suoi fratelli” e “Il cammino della speranza”. Un cammino ora, pazzescamente e in una notte ripercorso in tutta fretta, al contrario. Chissà quante altre sorprese, governati come siamo, ci riserverà questo Covid-19.
Matteo Collura

Le carceri sono in fermento a seguito del decreto Conte dell’8 marzo che vieta i colloqui fisici con i familiari dei detenuti. Rivolte, anche violente con aggressioni e sequestri di poliziotti penitenziari, oltre che con incendi, si sono scatenate in tanti penitenziari della Penisola. In Sicilia è accaduto un tentativo di evasione dal carcere Ucciardone a Palermo. Alcuni detenuti, per protesta contro lo stop alle visite in carcere per l’emergenza coronavirus, hanno tentato di scavalcare la recinzione dell’istituto di pena per tentare di fuggire. Il tentativo è stato bloccato dalla polizia penitenziaria. Il carcere è circondato dai carabinieri e polizia in tenuta antisommossa. Anche le mura del carcere sono presidiate. Le strade attorno al vecchio carcere borbonico sono chiuse. Ieri sera la protesta è scattata anche al Pagliarelli, il secondo carcere di Palermo.

A seguito della grave emergenza sanitaria che il nostro Paese sta purtroppo attraversando, dichiara il dirigente nazionale di Cambiamo! Marcello Fattori, è di vitale importanza che le elezioni amministrative siciliane fissate per il 24 maggio prossimo vengano urgentemente rinviate a dopo l’estate.
L’imminenza della data del 24 Maggio costringe infatti in questi giorni tutti gli operatori politici che hanno in programma di candidarsi o che stanno curando l’organizzazione delle liste,  a frequenti incontri e contatti con centinaia di persone, con il serio rischio di contribuire ad aumentare le possibilità di contagio del Coronavirus in tutto il territorio siciliano.
Chiediamo dunque al Presidente Musumeci, conclude Fattori, di adoperarsi per allargare l’orizzonte temporale delle elezioni, lanciando in tal modo un ulteriore segnale forte che indurrebbe tutti alla prudenza,alla massima collaborazione e concentrazione per superare uniti più che mai questo triste periodo di emergenza.

Insieme alla preoccupazione per l’emergenza coronavirus e dopo gli appelli a rimanere in casa per aggirare il contagio, oggi in provincia di Agrigento c’è da fare i conti con una nuova allerta meteo.

Il Dipartimento regionale della Protezione civile ha infatti diramato fino alle ore 24 di oggi un avviso di condizioni meteo avverse con livello di attenzione gialla. Sono infatti previsti forti temporali in tutta la provincia per l’intera giornata.

La città sembra cominci a rispondere agli inviti al senso di responsabilità che arrivano da ogni parte.

La foto che pubblichiamo è stata scattata alle ore 20.15 in piazza Carmine. Mentre a San Leone Agrigento sentono il problema lontano dalla loro realta’, a Sciacca dopo i 10 casi positivi la cittadinanza si sta mobilitando. Poche persone in giro, solo alcuni giovani nei locali dove trasmettono la partita di calcio Juventus-Inter.

E’ un momento difficile per le attività commerciali, gli esercenti pagheranno cara l’emergenza coronavirus, ma anche loro si stanno rendendo conto che non ci sono alternative per prevenire i contagi e limitare rischi per la comunità tutta. I locali pubblici hanno modificato la sistemazione dei tavoli e tutti si adeguano alle nuove regole.

Nonostante il pericolo di veloce diffusione del coronavirus, nonostante tutti gli appelli e divieti, a San Leone di Agrigento (e non solo) i giovani sembrano sfidare il pericolo. Le foto di oggi sono emblematiche e dimostrano il menefreghismo di giovani e giovanissimi. Molto probabilmente, i genitori dormono sonni tranquilli, forse sicuri che la terribile emergenza possa schivare i loro figli.

I numeri del Coronavirus sono ogni giorno sempre più preoccupanti e per questo motivo, la scorsa notte, il Governo ha varato un nuovo decreto legge con cui si impongono importanti limitazioni da seguire. Le foto pubblicate sono la rappresentazione plastica dell’incoscienza. San Leone, cuore della movida agrigentina invasa sin dal pomeriggio di oggi da fiumi di giovani che prendono d’assalto locali, bar e si ritrova in massa in piazza.

Sono in molti a segnalare l’arrivo oggi dal nord di pullman, provenienti anche da zone a rischio, stracarichi di insegnanti, bidelli, studenti, impiegati tutti originari dell’agrigentino. Centinaia di persone, dunque, potenzialmente a rischio contagio.

Cosa è stato fatto? Le autorità sono intervenute? Sono state applicate le nuove regole disposte dal Governo e dal presidente della Regione Musumeci? Non sappiamo bene se sono stati identificati tutti i passeggeri ed eventualmente posti in quarantena nelle loro abitazioni.

Si spera in un controllo da parte delle autorità civili e militari.