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La città è sporca, l’erba alta.

Eppure in questi mesi non ci sono stati i bagordi del fine settimana, con migliaia di bottiglie e tovaglioli sporchi, lasciati per strada. C’è stata poca circolazione di persone e i cestini stradali sono rimasti vuoti.

Non era necessario spazzare ogni giorno via Atenea e viale della Vittoria o piazzale Giglia: poca gente per strada significa poco sporco, poche cartacce, poche cicche.

Gli operai per lo spazzamento e il diserbo, che l’amministrazione si era vantata di avere già rinforzato con nuove unità poco prima del fermo, dovevano essere aumentati con le unità non impegnate con la raccolta presso le utenze aziendali, purtroppo chiuse. Uscendo di casa avremmo dovuto trovare tutto pulito e niente erba, invece facciamo i primi passi tra spazzatura ed erba alta.

I cittadini, costretti nelle case e con unica possibilità di “uscita” sporgere la testa dalle finestre o affacciarsi ad un balcone, lamentano di non aver visto netturbini in tante vie. Mai spazzate prima, mai spazzate durante la pandemia. Se prima, per la frenesia di ogni giorno, poteva essere solo un”impressione”, con il lockdown c’è stato il tempo per fare caso, ogni giorno, a quella bottiglia/sacchetto/ volantino stazionanti nei pressi di casa nostra, come una certezza nel tempo.

La TARI per il periodo di chiusura sarà fatta pagare alle aziende che non hanno lavorato? Abbiamo dato questo indirizzo in consiglio. L’amministrazione, ha fatto capire che ha intenzione di ridurre la TARI per le utenze aziendali ma aspetta di sapere se arriveranno denari dalla Regione o dal governo statale per queste riduzioni. In realtà, per le utenze commerciali chiuse, avrebbe dovuto registrarsi un calo nelle quantità di spazzatura conferita con una riduzione dei costi. La scorsa settimana, in Consiglio, non hanno saputo dare risposte su variazioni delle quantità di spazzatura conferite a marzo e aprile. Hanno fatto finta che non esistesse la domanda, segno ulteriore che questa amministrazione non ha nessun controllo sul servizio rifiuti e non ha rispetto per il Consiglio.

Il dirigente finanziario ha fatto capire che le tariffe del 2020 arriveranno a dicembre e quindi si prospetta solo la possibilità di un eventuale conguaglio per il 2021 per utenze che, pur non avendo prodotto spazzatura, dovrebbero pagarla per intero nel 2020 sommando al disagio economico per il lockdown anche la beffa di una tassa iniqua, da pagare con soldi che non ci sono!

La colpa dello sporco, poi, riamane sempre degli “incivili” ma da 3 anni manca un regolamento che dovrebbe definire “l’incivilità”.

Manca una efficiente ed efficace comunicazione, pur con la presenza di un addetto stampa dell’amministrazione, pagato dai cittadini: le poche informazioni si trovano sulla bacheca del sindaco o sulla bacheca (con condivisione solo per “amici”) dell’assessore, mentre nel sito comunale si è fermi da Aprile. L’informazione langue in tutti i campi: dall’assistenza, ai servizi offerti, all’apertura degli uffici, alle tasse.

Chi osa criticarli viene detto fazioso perchè loro sono bravi. Con la macchina della propaganda e del fumo.

 

Continua anche oggi l’attività del Libero Consorzio di Agrigento per le ricerche di Giuseppe Fallea, l’anziano di Favara scomparso da diversi giorni. Le due squadre di operatori dell’Ufficio di Protezione Civile coordinate dal funzionario responsabile dr. Marzio Tuttolomondo, stanno collaborando con Carabinieri e Vigili del Fuoco unitamente ai volontari delle associazioni “I Falchi” di Palma di Montechiaro e “I Grifoni” di Favara, perlustrando attentamente tutto il vasto territorio comunale di Favara e le relative strade provinciali che vi insistono, oltre ad aree coltivate ed incolti. Ieri invece si erano unite alle ricerche anche i volontari delle associazioni AEOP Ribera, Vigili del Fuoco in congedo di Sciacca e Vigili del Fuoco in congedo di Naro. Ricerche, purtroppo, finora rimaste senza esito.

 

 

Le fiamme, favorite dal vento, si sarebbero sviluppate verso le 7. La combustione del materiale plastico ha generato un’alta colonna di fumo nero. I vigili del fuoco di Marsala sono ancora sul posto, anche per accertare l’origine (se dolosa o no) del rogo.

I danni causati dal fuoco sono rilevanti. I titolari dello stabilimento balneare si stavano preparando a riaprire in vista della stagione estiva. Lo «Zelig» è uno dei lidi più frequentati, soprattutto dai giovani, delle spiagge marsalesi.

Fumata bianca!! Dal comignolo di palazzo Chigi alle ore 17:30 di ieri, dopo una lunga e serrata notte, grazie anche alle barricate alzate dal presidente Musumeci si è trovato l’accordo tra stato e regioni che ha fatto liberare il “candido” fumo: “Habemus” protocollo sicurezza.
Sospiro di sollievo delle migliaia partite iva del comparto turistico ricettivo, che dalle note fatte trapelare nei giorni scorsi, riguardando le misure da adottare, una delle tante “note stonate” era quella del distanziamento tra un tavolo e l’altro nei ristoranti.
Parliamo di 4 metri… con un ridimensionamento di almeno un 70 % della vecchia capienza.
A far cambiare idea al governatore siciliano una delegazione di associazioni di categoria. Ristoworld, Horeca Sicilia e La voce del popolo Siciliano.
Che giovedì 14 maggio hanno partecipato a un tavolo tecnico presso l’assessorato Attività produttive con l’assessore Turano e il suo staff.
Abbiamo sentito la loro portavoce la dottoressa Linda Moceri presidente regionale Ristoworld italy e responsabile affari istituzionali regione Sicilia.
Un volto noto nell’ambiente della politica siciliana al quale le abbiamo posto qualche domanda.
Qualè stato il motivo per la quale l’ha spinta a dare voce a migliaia di operatori del mondo della gastronomia siciliana?
Sono delegata Palermo e provincia di Ristoworld Italy e Responsabile affari istituzionali della Regione Sicilia, pertanto nel momento in cui dal 9 marzo hanno fermato tutto, tutti gli operatori del comparto ristorazione turistico alberghiero e wedding, lasciati a casa in balia di loro stessi, si sono rivolti a me. Per mia coscienza personale (io non vivo di tale lavoro e non ho interessi economici tengo a precisare) mi è sembrato doveroso dare voce al loro disagio.
La sua esperienza nel mondo della politica è servita per il “cambio di rotta” della regione riguardo al protocollo apertura del 18 maggio?
Certamente.. Avere lavorato tanti anni dietro le quinte e nei palazzi della politica, ha fatto sì che potessi interloquire con i vari esponenti del Governo, facendo da collettore per far parlare proprio coloro che vivono di tali attività.
Si sente di ringraziare qualcuno in modo particolare per il risultato ottenuto? Ovvio.. Innanzi tutto devo dire Grazie! a tutti i ristoratori che mi hanno dato fiducia, perché io sostengo loro ma loro mi danno l’energia e la forza per portare avanti, con un dialogo costruttivo, (senza manifestazioni inutili e distruttive) i loro problemi reali per cercare una soluzione. Devo ringraziare però, in particolar modo, l’ on. Catanzaro per l’audizione, l’on. Savarino, gli assessori Lagalla e Turano che hanno dialogato con il Presidente Musumeci, al quale va il nostro plauso per aver detto a Conte che il decreto Inail avrebbe soltanto accellerato e distrutto il tessuto economico siciliano.
Poliedrica e testarda … così che la dipingono. Dopo il mondo del food nella sua agenda ha già segnato un’altra categoria che merita altrettanto attenzione?
Sono testarda perché credo in ciò che faccio, ho sempre messo il cuore nelle battaglie fatte e chi mi conosce lo sa. Adesso si deve pensare al comparto della banchettistica e dei lavoratori stagionali e di tutto il comparto di filiera come per esempio le piccole cantine…. quelle così dette di nicchia …. le loro bottiglie sono presenti solo nei ristoranti di un certo livello quindi vivono di riflesso al mondo della ristorazione, quindi dobbiamo insieme continuare a portare avanti le nostre proposte per alleggerire i problemi economici della non liquidità e dei debiti per non aver potuto lavorare. I nostri piccoli imprenditori non vogliono elemosina dal governo, vogliono riprendere le loro attività nel modo corretto anche dal punto di vista sanitario. Se non sono morti di coronavirus , non possono morire per fame!
Dunque una vera e propria Vittoria?
Oggi portiamo a casa un risultato importante…. consapevole che nelle prossime ore porteremo sui tavoli della regione altre proposte e altri documenti utili ad alleviare le sofferenze di tante partite iva.

Intervista ad Andrea Farri

di Giuseppe Maurizio Piscopo

 Al Teatro Biondo di Palermo in occasione dello spettacolo teatrale Marat Sade tratto dall’opera di Peter Weiss con la regia di Claudio Gioè, abbiamo  incontrato l’Autore delle musiche Andrea Farri un giovane compositore nato a Roma nel Febbraio 1982.

Andrea a 17 anni inizia a lavorare componendo e suonando per teatro e danza.

Nel 2005 scrive la colonna sonora per due cortometraggi muti di Jean Vigo: “Taris” e A propos de Nice”, che esegue in vari Festival.

A 25 anni firma la sua prima colonna sonora Un gioco da ragazze di Matteo Rovere.

Farri è anche un pianista, che compone e programma utilizzando vecchi sintetizzatori analogici e li mescola all’orchestra classica. Tra i suoi maestri troviamo il pianista Andrea Alberti e il compositore Richard Trythall.

Nel 2015 vince il Globo d’Oro come miglior colonna sonora per il film Latin Lover di Cristina Comencini.

Nel 2017 ottiene  due nomination ai David di Donatello (Miglior Colonna Sonora e Miglior Canzone Originale) per il film Veloce come il vento.

Nel 2019/20 ottiene la nomination ai Nastri d’Argento e ai David di Donatello (miglior Colonna Sonora) per il film Il primo re.  Andrea Farri ha musicato film molto popolari, ne cito solo alcuni: La befana vien di notte, Sono solo fantasmi, Croce e delizia, Rosy Abate, Squadra antimafia, Latin lover…

Come nasce la musica di un film ?

Scrivo la musica di un film appena leggo la sceneggiatura, mi piace farmi raccontare il film dal regista e poi leggere. Dalle sensazioni e dai personaggi nasce l’idea musicale. Tengo molto alla prima impressione che ho avuto del racconto. Poi quando il film è montato, lavoro con le immagini per affinare il tiro. Nel mio studio, è un grande privilegio essere il primo spettatore di un film.

Compositore si nasce o si diventa?

Non saprei! Io ho sempre amato la musica fin da piccolissimo, ma anche molto il cinema! A 7 anni scoprii John Ford, grande regista di western: cieli meravigliosi, cavalli, cowboy… insomma il massimo che si potesse desiderare! A 8 anni ho iniziato a comporre.

Qual è stato il tuo primo strumento musicale?

Il mio primo strumento è stato la chitarra. Ho avuto un bravissimo maestro (Marco Cianchi) che mi ha incoraggiato a comporre, (all’epoca scrivevo strani esperimenti per chitarra) e mi ha spinto a non seguire troppo gli schemi.

Quando è nata la passione per la musica?

In realtà da sempre. Ho iniziato da autodidatta, in casa c’era una chitarra e ho iniziato a suonarla malamente da me. Finché non ho supplicato i miei genitori di farmi andare a lezione! Ho sempre ascoltato e suonato di tutto: dal pop all’elettronica, dalla contemporanea al jazz. E credo che le mie composizioni di oggi siano la sintesi di tutti questi generi.

Qual è stata la tua prima composizione?

A 8 anni scrissi un brano per chitarra solista che si chiamava “Ischia” (ispirandomi ad una lunga vacanza estiva). Non un’opera memorabile suppongo, ma da qualche parte bisogna pur cominciare!

Come vive un compositore in una città caotica e piena di rumori come Roma?

Vivo piuttosto appartato in realtà, sono per lo più confinato in studio. Politica, pittura e musica, come si dice, sono scelte di vita. Amo molto Roma, la città in cui sono nato, piena di rumori, ma anche di arte barocca. Io nello specifico vivo a Monteverde, il quartiere in cui sono nato, una sorta di città nella città.

Tu sei un eccellente pianista. Da chi hai appreso quest’arte?

Ho avuto un grande maestro: Andrea Alberti. Pianista e compositore siciliano. Mi ha insegnato tanto sull’armonia e tanto sulla vita.

Chi sono i tuoi musicisti di riferimento?

Amo molto la figura di Nina Simone, cantante e pianista geniale, cosi grande che alla fine è stata anche superiore al successo. Si è isolata dal mondo a Cap d’Antibes, nel sud della Francia. Meravigliosa.

In altri paesi come la Polonia, l’Ungheria, la Russia la musica ed il balletto sono molto valorizzati. In Italia, la patria del bel canto, ancora siamo indietro. Qual è la tua opinione?

Hai ragione, quanto mi sarebbe piaciuto scrivere un balletto! In realtà in Italia gli Enti e i Teatri Lirici fanno troppe poche commissioni e i compositori sopravvivono solo insegnando o facendo musica applicata. Ma è un problema che ha radici più profonde: basti pensare che nella scuola italiana non si studia Storia della musica. 

Nello spettacolo su Marat hai costruito  una colonna sonora con delle canzoni molto particolari. Dove hai tratto ispirazione nel ricreare le musiche della Francia della rivoluzione? A quale fonte ti sei ispirato?

Mi sono ispirato al varietà. Alle canzonette italiane dei tempi della guerra. Che melodie c’erano! Erano autori che avevano orecchiato la grande opera italiana, e che ironia nei testi!

La musica può essere pericolosa, parafrasando una frase di Federico Fellini riferita a Nicola Piovani?

Assolutamente si, la musica “so’ radiazioni pericolose!”. Mi viene in mente il racconto di Dostoevskij. Tre taglialegna camminano nel bosco, sulle spalle portano un pesante tronco di albero appena tagliato. Si fermano a riposare stremati. Quando ripartono però solo in due portano il tronco, il terzo sta in piedi sul tronco e canta; ma i due sotto non vanno più lenti, anzi, grazie al canto, camminano più veloci.

 

 

Sono partiti questa mattina gli interventi di scerbamento e pulizia nelle strade del quartiere di Fontanelle, a cui seguirà a breve una disinfestazione dei luoghi.

Il Comitato di Quartiere nei mesi scorsi malgrado i momenti di grande difficoltà per la nota vicenda del Covid-19 non è rimasto inerme alle problematiche del quartiere, inviando numerose segnalazioni per attenzionare la situazione di degrado e abbandono in cui versa Fontanelle. L’obiettivo è quello di stimolare l’amministrazione verso l’adozione di un programma costante e non il continuo ricorso a richieste e comunicati, per far sì che la manutenzione di strade , aiuole, marciapiedi e rotatorie, non sia un intervento straordinario ma una pratica da calendarizzare nei periodi più efficaci al contenimento degli infestanti e alla proliferazione di insetti.

Ed ancora in seguito alla richiesta d’intervento sull’assenza di illuminazione pubblica su alcune strade del quartiere, si registra il ripristino dell’illuminazione pubblica nella piazzetta antistante la Parrocchia San Nicola, ma ancora c’è molto da fare in quanto sono diverse le zone prive parzialmente d’illuminazione che compromettono l’incolumità pubblica e provocano disagi agli abitanti del quartiere stesso.

Si è inoltre ritenuto doveroso informare le autorità competenti sul fenomeno del randagismo presente sul territorio di Fontanelle, al fine di adottare i giusti provvedimenti e garantire la sicurezza di tutti gli abitanti.

I componenti del Direttivo del Comitato “Fontanelle Insieme” fin dalla sua costituzione si sono prodigati con molteplici sacrifici, senza interessi personali di alcun tipo, nel migliorare la qualità della vita di tutti i residenti del quartiere, mettendo in comune progetti e sogni, con l’augurio che possano realizzarsi grazie all’impegno di tutti, avendo come unico obbiettivo la valorizzazione del territorio e la riscoperta della comunità che ha sempre contraddistinto gli abitanti di Fontanelle.

L’impegno all’interno del Comitato di Quartiere è sempre stato volontario e tale  rimarrà, mirato a dare voce alle richieste del territorio e alla ricerca del benessere comune e soprattutto di tutti coloro che vivono il quartiere e lo ritengano come noi “la nostra casa”, promuovendo il concetto che la comunità unita  può dare il contributo necessario al raggiungimento del bene comune.

Il Comitato invita tutti gli abitanti a prendere coscienza della possibilità di riscattare Fontanelle dalla situazione in cui versa, ed invita tutti a partecipare vivamente alla vita del quartiere e a dare un contributo per i prossimi eventi o iniziative che verranno organizzati.

 

 

“È trascorso un anno bufera che ha investito il Csm in merito alle nomine ai vertici delle procure, quando l’ex consigliere del Csm Luca Palamara finì al centro di un’indagine su casi di corruzione, scambio di favori e rivelazione di segreto d’ufficio. Mentre Palamara non è più accusato di aver ricevuto 40mila euro per nominare Longo come procuratore di Gela, e sembra sgonfiarsi lo scandalo nato a seguito dell’inchiesta da parte della Procura di Perugia, scoppia la seconda bufera che vede coinvolto chiunque abbia parlato al telefono con l’ex consigliere del Csm. Dal capo di Gabinetto del Ministro Bonafede al capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, ai tanti colleghi del magistrato, ai diversi cronisti di giudiziaria le cui intercettazioni sembra non contengano elementi utili alle indagini.”

Lo afferma Giuseppe Ciminnisi, coordinatore nazionale dei Familiari di vittime innocenti di mafia, dell’associazione “I Cittadini contro le mafie e la corruzione”.

“Che nelle nomine dei vertici delle procure sia determinante il ruolo delle correnti della magistratura, è un dato di fatto. Quello che lascia basiti sono le notizie in merito alle intercettazioni dalle quali emergono i nomi di magistrati come Borrelli, Dino Petralia, Marcello Viola, Vito Saladino, Antonio Chiappani, Massimo Forciniti e Leonida Primicerio. Intercettazioni da cui, ad oggi, sembra non emerga nulla di penalmente rilevante.

A una “giustizia a orologeria” eravamo abituati dalle accuse mosse da esponenti politici ma quello a cui stiamo assistendo adesso è qualcosa di ben diverso, apparentemente riconducibile a uno scontro tutto interno alla magistratura – messo in atto un anno dopo il “caso Palamara” – che rischia di generare un pesante clima di sfiducia da parte dell’opinione pubblica.

Lo stesso clima – prosegue Ciminnisi – che si respirava prima del ’92, quando avvennero le stragi di Capaci e via D’Amelio.

Nella qualità di coordinatore nazionale dei familiari di vittime di mafia dell’associazione che rappresento, non posso non manifestare serie preoccupazioni relativamente a quella che pare una corsa alla ricerca di potere e di importanti poltrone da occupare, anche a costo di arrivare a un gioco al massacro, quantomeno sotto il profilo e la credibilità di chi diventa oggetto di allusioni la cui fondatezza sarebbe doveroso venisse accertata prima di alimentare quel venticello così ben descritto nel primo Atto del Barbiere di Siviglia.

Un venticello – conclude Giuseppe Ciminnisi – che finirebbe con lo spazzar via la credibilità dell’intera magistratura e non soltanto quella dei singoli magistrati”

Questi i casi di coronavirus riscontrati nelle varie province dell’Isola, aggiornati alle ore 15 di oggi, così come segnalati dalla Regione Siciliana all’Unità di crisi nazionale. Questa la divisione degli attuali positivi nelle varie province:

Agrigento, 49 (0 ricoverati, 91 guariti e 1 deceduto);

Caltanissetta, 50 (6, 109, 11);

Catania, 638 (50, 327, 96);

Enna, 81 (8, 311, 29);

Messina, 299 (44, 205, 56);

Palermo, 360 (37, 163, 34);

Ragusa, 29 (4, 58, 7);

Siracusa, 32 (9, 185, 28);

Questo il quadro riepilogativo della situazione nell’Isola, aggiornato alle ore 15 di oggi, in merito all’emergenza Coronavirus, così come comunicato dalla Regione Siciliana all’Unità di crisi nazionale. Dall’inizio dei controlli, i tamponi effettuati sono stati 117.426 (+2.463 rispetto a ieri), su 105.074 persone: di queste sono risultate positive 3.388 (+6), mentre attualmente sono ancora contagiate 1.555 (-104), 1.566 sono guarite (+108) e 267 decedute (+2). Degli attuali 1.555 positivi, 158 pazienti (-13) sono ricoverati – di cui 13 in terapia intensiva (+1) – mentre 1.397 (-91) sono in isolamento domiciliare.

Per il deputato saccense, alla sua seconda legislatura all’Ars, l’amore pentastellato è finito, si è concluso. Una delusione d’amore che condivide con i colleghi Angela Foti, Valentina Palmeri, Elena Pagani.

“E’ inutile nascondersi dietro un dito, sono giorni difficili quelli che sta attraversando il gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle in Sicilia”, confessa Matteo Mangiacavallo che parla di “giorni difficili che hanno portato i nodi al pettine di un gruppo che non è più tale”.

E’ noto che all’Ars, il M5S è spaccato tra gli intransigenti e i moderati. E quando alla moderazione “vengono meno i principi del dialogo, della solidarietà tra colleghi e del rispetto, valori che ci hanno guidato nel corso di otto lunghi anni, viene meno non solo lo spirito di un gruppo, ma anche il desiderio di farne parte, la voglia e i progetti per i quali si sta insieme”.

La delusione prende forma “dalle illazioni e alle provocazioni lanciate dalle pagine dei giornali già dalla fine dell’anno scorso” e riguarda la vicenda del deputato Sergio Tancredi. “Il trattamento riservato al collega, prima ancora che all’amico, Sergio, a cui esprimiamo la nostra solidarietà, ci spinge ad ulteriori riflessioni di cui vogliamo rendervi partecipi. Abbiamo preso i nostri principi e li abbiamo distorti, stravolti e interpretati a piacimento”.

Mangiacavallo è amareggiato, ma ancora di più deluso perché è venuto meno quel “nessuno deve rimanere indietro”, mantra dei grillini e “portato avanti come vessillo dall’intero gruppo”. Un mantra “che doveva significare tendere la mano a chi era in difficoltà”, ma è “svanito nel nulla quando Sergio Tancredi è stato fatto accompagnare alla porta”.

Lo sfogo di Matteo Mangiacavallo è duro anche se fa esultare diversi grillini saccensi che non l’hanno mai amato, o forse è più appropriato dire che lo hanno odiato.  “Abbiamo preso un compagno di squadra e lo abbiamo pugnalato colpendolo proprio nel suo punto debole”, dice Mangiacavallo col tono esterrefatto di Giulio Cesare nel pronunciare tu quoque, Brute, fili mi! 

Già, “sapendo delle sue difficoltà (di Tancredi n.d.r.) gli è stato ripetuto come un mantra, con un cinismo che non dovrebbe appartenere ad un Movimento che si reputa comunità, o restituisci o ti buttiamo fuori; solo i più ingenui non hanno capito che era un modo per non confrontarsi e avviare il dibattito su quella linea politica che il gruppo regionale (prima forza politica della regione nel 2017) non è stato in grado di affrontare”.

Chi di vaffa ferisce, di vaffa perisce. E’ il destino che segna gli stessi grillini. “Così, per chiudere le bocche a quel desiderio di costruire e onorare il mandato è bastato colpire i punti deboli, dapprima con Sergio, poi, uno per uno, come obiettivi già mirati, verso chi, quei malesseri voleva affrontarli”, chiosa Mangiacavallo.

Un movimento nato dal vaffa dove, per Mangiacavallo, “non c’è mai stato ascolto, né la reale volontà di trovare una sintesi. Il  dibattito è sempre stato derubricato a frasi del tipo “o così o ve ne andate”, celandosi dietro le “scelte della maggioranza numerica”, come se la democrazia, anche interna ad un gruppo, non debba racchiudere anche la rappresentatività delle “minoranze”. E il vaffa, bellezza.

La vicenda di Sergio Tancredi ha lasciato il segno. “Abbiamo saputo dell’espulsione di Sergio solo dopo la richiesta, presa in autonomia dal capogruppo, di sostituire con effetto immediato Sergio dalla Commissione, a sua insaputa. Le motivazioni le abbiamo scoperte solo dall’ennesima intervista”. Insomma, un vaffa per sentito dire.

“Come non é mai stata presa in considerazione la nostra proposta di sostenere formalmente e sostanzialmente il collega Tancredi, sia davanti ai probiviri, chiedendo del tempo per mettersi in regola e garantendo economicamente per lui, sia, come avvenuto in passato con altre vicende giudiziarie, contribuendo alle sue spese legali. Mentre l’amico Sergio veniva sbattuto fuori, siamo stati ignorati”, aggiunge Mangiacavallo,ma anche Foti, Palmeri, Pagana.

“Nessuno di noi può accettare una cosa del genere. I principi del Movimento 5 Stelle che con orgoglio abbiamo costruito, portato avanti e difeso sono passati in secondo piano cedendo il passo sotto i colpi di logiche in cui, per fortuna, non ci riconosciamo”.

E’ un addio del deputato Matteo Mangiacavallo al mondo pentastellato. Un addio corale con Sergio Tancredi, Angela Foti, Valentina Palemri e Elena Pagana. Un gruppo che all’Assemblea regionale ha si occupato i banchi dell’opposizione, ha si criticato, ma anche detto si a quelle proposte utili alla collettività  siciliana anche se provenienti dalla maggioranza, dalla parte politica avversaria.

Un gruppo di cinque deputati che adesso hanno il tempo di riflettere e capire quale rotta tracciare. Una cinquina che da tempo ha compreso che la politica tutto può, anche tra gli intransigenti come quelli che dicevano mai col Pd e poi lo hanno sposato.

Di certo, il gruppo dei cinque ha una caratura moderata. L’emergenza coronavirus ha creato anche una frattura epocale. Nulla può esser più come prima, neanche in politica.

Filippo Cardinale