Operazione dei Carabinieri e della Direzione investigativa antimafia: 12 arresti tra presunti fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro. In carcere anche Vito Nicastri, il “signore del vento”.
Il 3 aprile del 2013 fu il giorno di una maxi confisca di beni in Sicilia, all’epoca record storico in Italia, 1 miliardo e 300 milioni di euro a carico di Vito Nicastri, 61 anni, di Alcamo, in provincia di Trapani, mestiere elettricista, poi imprenditore, poi “re dell’eolico”, e poi “signore del vento”, come lo ha definito il Financial Times. E pochi giorni dopo, il 29 aprile del 2013, il presidente della Regione dell’epoca, Rosario Crocetta, annunciò l’affitto di un catamarano di 120 metri quadrati confiscato a Vito Nicastri, affinchè veleggiasse nel mare di Sicilia simboleggiando così il riscatto della legalità. Vito Nicastri, già arrestato il 13 luglio del 2012, oggi 13 marzo 2018 è stato arrestato una seconda volta, per concorso esterno alla mafia, in presunta contiguità mafiosa e in affari con Matteo Messina Denaro. Oltre Nicastri, i carabinieri del Comando provinciale di Trapani e gli agenti della Direzione investigativa antimafia hanno arrestato altri 11 indagati presunti nuovi colonnelli nel territorio del superlatitante Messina Denaro. E tra gli 11 spiccano i presunti capi delle famiglie di Vita, Salvatore Crimi, e di Salemi, Michele Guacciardi. Sarebbe stata smantellata un’altra rete di fiancheggiatori, come già accaduto in occasione delle operazioni “Golem” ed “Eden”, organizzata secondo metodi tradizionali, tra postini e pizzini di carta, e impegnata ovunque in Sicilia, e forse anche oltre. L’inchiesta è coordinata dal procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Gianluca De Leo e Carlo Marzella. I reati contestati sono, a vario titolo, associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, favoreggiamento e intestazione fittizia di beni, il tutto aggravato dal metodo mafioso. Sono stati sequestrati anche tre complessi aziendali, nell’ambito delle attività legate agli arrestati, a lavoro non solo nel fotovoltaico e nell’eolico, come Nicastri, ma anche nella produzione di legnami e nella ristorazione. Infatti, gli imprenditori in manette, servendosi anche di professionisti nel settore di consulenze agricole e immobiliari, e di società fittiziamente intestate a terzi, avrebbero investito in colture innovative per la produzione di legname e in attività di ristorazione. E parte del denaro ricavato dagli investimenti dei clan di Vita e Salemi, sarebbe stata destinata a foraggiare la latitanza di Matteo Messina Denaro.
L’elezione della nuova RSU rappresenta per i lavoratori l’opportunità di attuare un reale ricambio generazionale e mettere alla porta qualche esponente sindacale che, troppo impegnato in una conduzione personalistica del Sindacato e mirante quasi esclusivamente alla sottoscrizione di più tessere possibili (a tal proposito, clamorosa è la guerra dei manifesti sulle stabilizzazioni), da dimenticare di occuparsi delle esigenze e delle aspettative dei lavoratori. Vi è, dunque, con le elezioni di questo importante organismo, la possibilità di scegliere nuove e più credibili figure, per questo invito tutti i miei colleghi ad andare a votare. Io mi candido da lavoratore (e non da sindacalista) libero da vincoli di tessera con Organizzazioni Sindacali ed in nome di tutti quei lavoratori che si sentono delusi e non rappresentati dalla fallimentare vecchia classe dirigente sindacale, con dei punti programmatici ben definiti da portare in RSU, come il passaggio degli ex contrattisti a tempo pieno, le progressioni verticali ed i concorsi interni riservati al personale di ruolo, la rimodulazione e la modifica del regolamento delle posizioni organizzative, l’aumento del valore dei buoni pasto.
Il giudice monocratico del Tribunale di Agrigento, Maria Alessandra Tedde, ha inflitto cinque condanne a altrettante persone coinvolte in una vicenda riguardante un incidente sul lavoro cin ui rimasero gravemente feriti tre operai.
Nello specifico un anno e quattro mesi sono stati inflitti a Domenico Conigliaro, 41 anni, di Porto Empedocle, titolare della ditta esecutrice dei lavori, Rosario Zarbo, 56 anni, di Palma di Montechiaro, amministratore della ditta committente dei lavori, Calogero Scrofani, 47 anni, di Palma di Montechiaro, che si occupava del coordinamento e dell’esecuzione, Pietro Zarbo, 45 anni, di Palma di Montechiaro, direttore tecnico ditta committente. Sei mesi, invece, la condanna per Salvatore Provenzani, 40 anni, di Palma di Montechiaro, capo cantiere della società esecutrice dei lavori. Provenzani è stato a sua volta vittima dell’incidente. I fatti risalgono al 2011 a Palma di Montechairo, quando tre operai rimasero folgorati durante l’esecuzione di alcuni lavori e uno di loro ebbe l’amputazione di due dita di un piede.
La Procura aveva chiesto condanne più pesanti.
Ad Agrigento, una vigilessa del corpo della Polizia Municipale è stata travolta da una utilitaria, guidata da una donna, originaria della Città dei Templi, in un incidente stradale che si è verificato in piazzale Rosselli
La vigilessa per le ferite e i traumi riportati è stata trasportata in ambulanza al pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio.Secondo quanto ricostruito la sbadata automobilista avrebbe investito la malcapitata in una manovra di retromarcia.
Operazione antidroga dei Carabinieri di Agrigento che nel fine settimana hanno tratto in arresto tre persone. Nello specifico in manette sono finiti, Simone Modica, 42 anni, proprietario di una nota trattoria, Alessandro Pinzarrone, 32, gestore di un bar del centro di Agrigento, e Calogero Bellaccomo, 32 anni, operaio.
Già svoltosi l’interogatorio di garanzia che ha visto la convalida dell’arresto dei tre agrigentini. Al solo Pinzarrone è stata disposto l’obbligo di dimora nella città dei Templi, mentre sia Bellaccomo che Modica, sono stati rimessi in libertà a disposizione dell’autorità giudiziaria.Il blitz dei carabinieri è avvenuto a casa di Modica dove i Militari dell’Arma hanno effettuato un controllo e dove gli stesi hanno trovato gli altri due indagati. Al termine dell’operazione sono stati rinvenuti 10 grammi di cocaina, 120 di hashish e 50 di marijuana.
Giovedì 15 marzo 2018 alle ore 17,00, presso la sede dell’Associazione Amici della Soprintendenza del Mare, all’Arsenale della Marina Regia a Palermo, si terrà una conferenza a cura di Jean Pierre Misson. Nel corso dell’incontro verranno presentati 14 relitti della II guerra mondiale scoperti a Tabarka in Tunisia e a Marsa El Hilal in Libia. Oltre alle immagini strumentali realizzate in questi ultimi anni, saranno proiettati documenti storici relativi all’identificazione dei relitti del Regio Sommergibile Foca, del sommergibile Urge della Royal Navy, della petroliera Picci Fassio, del sommergibile della Regia Marina italiana Argonauta, del cacciatorpediniere britannico Hms Quentin e di altri sommergibili italiani e britannici affondati lungo le coste del nordafrica. L’evento, organizzato dalla Soprintendenza del Mare in collaborazione con l’Associazione Amici della Soprintendenza del Mare, grazie alle ricerche effettuate da Jean Pierre Misson nei fondali libici e tunisini, cercherà di aggiungere un tassello alla storia e alla memoria di tanti uomini che hanno perso la vita durante la II guerra mondiale.
Ingegnere nel settore delle telecomunicazioni, Jean Pierre Misson ha lavorato in Libia negli anni sessanta del secolo scorso occupandosi di ponti radio governativi. In quel Paese è tornato nel 2012 su invito del Libyan Department of Antiquities per contribuire all’addestramento di personale locale nella ricerca archeologica subacquea con tecniche innovative. Attraverso un lungo e paziente lavoro, sorretto da una profonda passione per la ricerca subacquea, Misson ha potuto finora identificare i relitti dei sommergibili Urge, Argonauta e Foca e della nave cisterna Picci Fassio. Dopo Marsa el Hilal, la sua base operativa per nuove esplorazioni al largo della costa nordafricana è diventata Tabarka, in Tunisia.
–Continua l’attività di consultazione dei lavoratori da parte della Flc Cgil sulla pre intesta, raggiunta il 9 febbraio scorso, dalle organizzazioni sindacali e il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca in merito al rinnovo del contratto collettivo nazionale. La stragrande maggioranza dei lavoratori che oggi a Palermo, presso i locali dell’I.T.I. Vittorio Emanuele III, ha partecipato all’assemblea si è detta favorevole.
“È stato un contratto sudato – ha detto il segretario generale Francesco Sinopoli – un contratto della ricostruzione negoziale. Noi crediamo che da qui si possa ripartire per garantire sempre di più i diritti alle lavoratrici e ai lavoratori della scuola, dell’università, della ricerca, dell’alta formazione artistica e musicale. Questa assemblea ha un valore in sé, che è quella della democrazia. Noi crediamo, infatti, che l’ipotesi di accordo debba essere validata dai lavoratori”.
“Alcuni punti di valore della pre intesa – ha spiegato la segretaria nazionale Anna Maria Santoro – sono molto significativi. Tra questi l’affermazione della comunità educante, che serve a dare una visione di scuola che non è una scuola azienda, ma una scuola che ha un principio educativo incardinato sui valori della Costituzione e serve anche a riaffermare il valore del lavoro collegiale. Un altro punto di valore è la riscrittura delle relazioni sindacali. Infatti, ritornano al tavolo contrattuale materie che la legge Brunetta e la 107 ci avevano sottratto. Infine, abbiamo messo in sicurezza gli aumenti degli stipendi dei lavoratori. Cosa che non sarebbe stata possibile senza il contratto. Questo rinnovo serve a segnare un punto di partenza. Si chiude con 11 anni di disintermediazione e si guarda avanti”.
Soddisfazione è stata espressa dalla segretaria generale di Palermo, Franca Giannola, “per la riuscita dell’assemblea che ha potuto permettere di fare chiarezza sui punti nodali del nuovo contratto e soprattutto ha permesso ai lavoratori di far esprimere le loro valutazioni sull’eventuale firma definitiva”.
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