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«Il premier Conte ha chiesto alle Regioni di condividere con i ministeri competenti eventuali scelte di anticipare riaperture di attività. Valutiamo l’ipotesi che lo Stato propenda di andare oltre al 3 maggio, mentre la nostra posizione è che non si può andare oltre a quella data, perché in Sicilia ci troviamo in una condizione epidemiologica diversa da quella di altre regioni.

Così l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, all’Assemblea siciliana. La Regione quindi dirà al premier che il 4 maggio in Sicilia deve cominciare la cosiddetta fase 2 anche se – ha avvertito l’assessore – «sarebbe un grave errore se la graduale apertura delle attività fosse valutata al di fuori della sicurezza dei lavoratori che deve posarsi su solide basi scientifiche e sanitarie».

Razza ha anche spiegato che il “lockdown” in Sicilia è previsto fino alla data del 3 maggio perché c’è «la necessità di gestire due momenti di forte afflusso: il weekend del 25 aprile e il ponte del 1 maggio».

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Per consentire alla cittadinanza di donare con generosità il proprio sangue  l’A.D.A.S., effettuerà due raccolte, domenica 19 Aprile ad Aragona davanti la Parrocchia Madonna di Pompei dalle 8.00 alle 12.00 ed a Camastra davanti l’officina centro revisioni Ferraro dalle ore 8.00 alle 12.00.

A tutti i donatori saranno inviate a cura della stessa associazione le analisi cliniche  effettuate in occasione della donazione.

La comunità castrofilippese tira un grande sospiro di sollievo.

Il tampone post mortem effettuato alla anziana signora che risiedeva nella comunità “Boccone del Povero” di Castrofilippo è risultato negativo.

Queste è davvero una bella notizia visto e considerato quello che sta accadendo in tante Rsa in Italia.

Ovviamente, come impone il protocollo, a tutti i degenti della casa di riposo è stato effettuato il tampone e i risultati si avranno nei prossimi giorni.

Giova ricordare che Castrofilippo è uno dei pochissimi Comuni della provincia di Agrigento che non è ancora stato colpito dal coronavirus.

Intanto il sindaco Franco Badalamenti continua imperterrito nell’opera di sanificazione di tutta la cittadina, compreso la caserma dei Carabinieri, il posto dei vigili urbani e lo stesso istituto Boccone del Povero.

Come è noto, si tratta di due tipi di test sierologici (qualitativi e quantitativi), che serviranno alla rilevazione di anticorpi IgG e IgM anti-Sars-Cov2, e ovviamente saranno complementari al tampone rinofaringeo, che continuerà ad essere adoperato per i soggetti sintomatici, paucisintomatici, per coloro che sono entrati in contatti con persone positive al virus e per tutti i cittadini individuati dalle circolari del ministero della Salute e dalle ordinanze del presidente della Regione. La somministrazione dei test sierologici, invece, si differenzia per categorie di popolazione, così come definito dal Comitato tecnico-scientifico regionale.

Nello specifico, il test quantitativo per la ricerca degli anticorpi verrà effettuato sul personale dei Covid Hospital, dei reparti dedicati alla cura del Covid e dell’emergenza sanitaria (compresi tutti gli operatori della Seus). Ma anche sui dipendenti delle strutture di ricovero pubbliche e private non Covidsul personale delle Usca (Unità sanitarie di continuità assistenziale) e delle Asp impegnato nell’esecuzione dei test, sui medici di Medicina generale e pediatri di libera scelta e sugli operatori dei Presidi di continuità assistenziale. Test quantitativi anche sui ricoverati e su personale delle Rsa, delle Cta, delle Case di riposo, così come sui medici in servizio nelle carceri, sugli agenti della polizia penitenziaria e sui detenuti.

I test rapidi qualitativi con card, invece, saranno estesi ad un’ampia parte della popolazione, seguendo un preciso ordine di priorità a partire dalle Forze dell’ordine (Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di finanza e Polizia locale), Vigili del fuoco, i militari delle Forze armate destinati a fronteggiare l’emergenza Covid e il personale che deve recarse nelle isole minori per motivi di lavoro.

Il test verrà esteso anche ad un target di cittadini residenti o domiciliati all’interno delle “zone rosse” di Agira, Salemi, Troina e Villafrati, ma anche sui volontari impegnati nell’emergenza sanitaria e sul personale dell’amministrazione giudiziaria. In vista dall’allentamento delle misure restrittive, è stata prevista l’effettuazione del test qualitativo rapido anche sui dipendenti della Grande distribuzione organizzata, dei negozi alimentari e di altri esercizi commerciali autorizzati all’apertura nel periodo di lockdown.

Nella circolare diramata dall’assessorato della Salute – alle Aziende del Ssr, alle strutture sanitarie private accreditate e agli Ordini provinciali dei medici e degli odontoiatri, ai nove prefetti all’Anci Sicilia e al provvitore regionale dell’amministrazione penitenziaria – viene inoltre chiarito che «le categorie di soggetti sopra indicate potranno essere ulteriormente integrate tenuto conto dell’andamento epidemiologico». Inoltre tutte le Asp istituiranno un presidio in ogni distretto per l’esecuzione del test ai cittadini individuati nelle categorie, ovviamente tutte le strutture dotate di proprio personale medico potranno ritirare i kit presso l’Asp territorialmente competente, eseguire i test e inviare i dati al dipartimento di prevenzione di riferimento. Infine, anche i professionisti privati che operano nell’ambito sanitario potranno eseguire il test in autonomia a tutela dei propri pazienti.

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Dal report si possono evincere, ripartiti per provincia, il numero di domande, quello delle domande in pagamento, nonché il numero di domande per le quali l’INPS è in attesa di validazione dell’IBAN da parte delle banche.

 

 

  INDENNITA’ DI 600 EURO D.L. 18/2020
  REGIONE SICILIA – Giovedì 16 aprile 2020
PROVINCIA                  Domande   In pagamento       Verifica Iban
Agrigento 37.535 27.236 2.373
Caltanissetta 18.320 12.972 1.213
Catania 78.149 51.146 7.504
Enna 13.167 9.952 929
Messina 49.000 31.699 3.284
Palermo 65.941 40.979 5.569
Ragusa 41.541 29.542 3.333
Siracusa 30.805 20.099 2.100
Trapani 34.071 22.168 2.141
TOTALI 368.529 245.793 28.446

 

 

Apprezzamento dei Sindaci: “Un primo aiuto alle aziende agricole, nelle prossime settimane incontreremo l’assessore Bandiera per richiedere ulteriori interventi”

In queste settimane di emergenza sanitaria, i Sindaci dei comuni di Alessandria della Rocca, Bivona, Burgio, Calamonaci, Cianciana, Lucca Sicula, Menfi, Ribera, Sciacca, Villafranca Sicula si sono tenuti in contatto con l’assessore regionale all’Agricoltura Edy Bandiera per sostenere il comparto agricolo, fulcro dell’economia del territorio. Ieri nella manovra finanziaria regionale emergenziale per il 2020 in Sicilia, presentata all’Assemblea Regionale siciliana per l’avvio dell’iter di approvazione, è arrivata una prima risposta dal Governo regionale con i primi interventi per il settore agricolo.
L’aver inserito in finanziaria all’art. 6, in particolare, la sospensione dei versamenti relativi ai ruoli istituzionali ed irrigui emessi dal consorzio di Bonifica della Sicilia relativi al triennio 2017/2019 fino al 30 novembre 2020 e la sospensione dell’emissione della bollettazione per l’anno corrente rappresenta, scrivono i sindaci in una nota trasmessa all’assessore in data odierna, un primo passo importante e una risposta immediata a quanto abbiamo rappresentato all’assessore nelle scorse settimane circa le preoccupazioni che come Amministrazioni raccoglievamo dai nostri agricoltori, a cominciare in primis dal problema dei canoni irrigui emessi dal consorzio di Bonifica AG3.
Sono tante, ancora, scrivono i Sindaci nella nota, le problematiche da affrontare: da un intervento risolutivo sull’ormai annoso problema dell’aumento esagerato del canone irriguo, alla chiusura e/o accesso in sicurezza dei mercati ortofrutticoli e alla difficoltà lungo tutta la filiera agro-alimentare, in termini di approvvigionamento di materie prime, di commercializzazione e trasporto dei prodotti.
È stato chiesto un nuovo incontro nelle prossime settimane all’assessore Bandiera ritenendo indifferibile e necessario concertare azioni e assicurare soluzioni immediate atte a sostenere la nostra agricoltura con ulteriori misure a sostegno delle imprese agricole anche alla luce dello stato di crisi per il settore dell’agricoltura, agroalimentare e agrituristico, conseguente all’emergenza Covid-19, dichiarato dal governo regionale in data 9 aprile 2020.
«Con questo atto – ha dichiarato l’assessore per l’Agricoltura, Edy Bandiera – intendiamo manifestare, chiaramente, dinanzi a quale catastrofe di carattere economico ed occupazionale ci troviamo e chiedere un’immediata accelerazione dei provvedimenti a sostegno dei settori duramente colpiti».

Il nuovo prefetto ha avuto parole di incoraggiamento per tutti i sindaci, dando massima disponibilità e collaborazione nella difficile fase della ripartenza dopo il periodo di emergenza e di difficoltà. I sindaci hanno auspicato una vicinanza nel difficile percorso che gli enti locali saranno costretti ad affrontare di fronte alle legittime istanze che arriveranno dalla comunità provinciale e dai settori produttivi in particolare.

Che la sfida sia politica e non umanitaria è dimostrato dai fatti.

Se le Ong, in particolare quelle tedesche e olandesi, fossero interessate alla vita dei migranti farebbero bene a recarsi nelle acque dell’Egeo, al largo delle coste della Turchia, dove si sono verificati molti naufragi.

La Turchia paese molto poco sicuro, peraltro, pagato con i soldi dell’Unione Europea per chiudere la rotta che portava i migranti in Germania, guarda caso in quelle acque non c’è stata mai  nessuna Ong tedesca a salvare i migranti.

I porti più sicuri ed in cui le ONG la fanno da padroni sono i porti italiani.

Il  fantomatico “portavoce della UE”, oltre a dire che Tripoli non è porto sicuro, dovrebbe anche spiegare perché tutti i restanti porti del Mediterraneo, ovviamente tranne quelli italiani, non sono dei porti sicuri.

Quello che è assurdo sono le regole sancite e mai discusse in modo serio e concreto del  trattato di Dublino in cui l’Italia è l’unico paese a farne le spese in tutti i sensi.

Primo: perché abbiamo la massima responsabilità dell’accoglienza e della gestione della domanda d’asilo in quanto paese di primo approdo.

Secondo: i cosiddetti “dublinanti” sono i migranti sbarcati in l’Italia, poi passati nei paesi confinanti attraversando la frontiera a Bolzano, Ventimiglia o altrove, intercettati dalla polizia e identificati in base ai dati della rete Eurodac, la banca dati europea delle impronte digitali.

Se dai dati si scopre che sono arrivati in Italia questi migranti “dublinanti” vengono rispediti indietro, verso il paese di primo sbarco. Germania, Austria e Francia lo possono legittimamente fare in base al trattato di Dublino, che impone che i migranti chiedano asilo e restino nel paese di sbarco. Trattato che l’Italia non ha mai ottenuto di modificare.

Ed ecco l’invito ad una riflessione:  vero è  che in Italia ci dicono che c’è  una diminuzione degli sbarchi, ma in compenso il numero di coloro (Germania Francia ed Austria in primis) che dal resto dell’Unione europea  vengono rispediti nel nostro paese supera di gran lunga quello di coloro che approdano lungo le nostre coste.

Con l’inizio della bella stagione inizia il via vai  delle navi Ong che tornano ad operare nel Mediterraneo stracolme di immigrati, così come inizia il via vai del nostro Governo che inizia ad invocare  solidarietà europea; si tratta di una scena già vista in cui nessuno si fa avanti; iniziano solo i  proclami, le apparizioni in tv con presunta disponibilità colma, a mio modo di vedere, di ipocrisia.

La preoccupazione della Germania, dell’Olanda, dell’Austria e degli altri governi è disponibile solo a parole:  è quella di diventare di primo approdo e dunque di non poter poi spedire indietro i migranti, qualora realmente le Ong  tornerebbero verso la  rotta dei propri paesi di origine; ovviamente l’applicazione del trattato di Dublino darebbe loro massima responsabilità su accoglienza e gestione delle domande d’asilo.

Dunque, la pressione sul Governo italiano di mantenere i porti aperti per tutte le Ong, molto forte dall’Europa e da Berlino soprattutto, può essere spiegata semplicemente così, in questo modo sarebbe sempre e solo l’Italia a sobbarcarsi l’onere di gran parte del fenomeno migratorio, anche in questo particolare momento in cui la  pandemia ha segnato inesorabilmente ed in maniera indelebile la vita quotidiana di ognuno di noi.

Ed ecco ancora una volta dimostrato che il nostro paese viene ridicolizzato e usato da questa finta Europa solidale fatta di sciacalli burocrati e speculatori finanziari pronti a tendere la mano, mostrare milioni di sorrisi e milioni di numeri poco reali  in tv ed usare la scure il raggiro e l’interesse personale egoistico legato all’arricchimento delle  proprie economie e dei propri stati nazionali.

Ancora una volta L’Europa della collaborazione, dell’equità e della condivisione ha messo a nudo la sua vera natura  : e cioè che questa Europa non esiste più già da tempo…..

Italiano si !!! ma Pupo in mano ai Pupari europei no !!!!!!!!!!!!!

Gerlando Piparo

Questa la divisione degli attuali positivi nelle varie province:

Agrigento, 129 (0 ricoverati, 2 guariti e 1 deceduto);

Caltanissetta, 115 (14, 13, 10);

Catania, 600 (121, 70, 65);

Enna, 292 (174, 25, 24);

Messina, 370 (133, 48, 38);

Palermo, 330 (71, 44, 25);

Ragusa, 59 (5, 5, 5);

Siracusa, 100 (49, 60, 14);

Trapani, 113 (6, 17, 5).

Più controlli e monitoraggi nelle Rsa (residenze sanitarie assistenziali) siciliane, per tutelare la salute di ospiti e operatori sanitari contro il coronavirus. Lo chiede Roberta Schillaci, deputata regionale del Movimento 5 Stelle, che ha presentato un ordine del giorno all’Ars. “Non vogliamo che si crei un caso ‘Pio Albergo Trivulzio’ anche da noi. Ci sono circa 1.600 Rsa in Sicilia – ricorda Schillaci – e ben 200 solo in provincia di Palermo. Alcune di queste si sono trasformate in focolai, provocando vittime tra gli anziani ospiti delle strutture. Esempi a Villafrati, piccolo centro del palermitano, diventato zona rossa con dieci gli anziani morti nella Rsa Villa delle Palme, o l’Oasi Maria Santissima di Troina (Enna), con 162 casi di contagio tra ospiti e dipendenti. Ancora, a San Marco d’Alunzio, nel Messinese, la Rsa Villa Pacis con 11 i contagi e la casa di riposo Residenza Aluntina con 8 contagi, o i 10 ospiti e i 3 operatori sanitari contagiati in una casa di riposo di  Canicattini Bagni, nel Siracusano. Insomma, in ogni parte della Sicilia queste strutture ospitano anziani non autosufficienti e con molte patologie, che meritano una particolare attenzione, insieme al personale medico e sanitario. Il governo adotti tutte le azioni necessarie”, conclude Schillaci.