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L’osservatorio del procuratore della Repubblica di Agrigento Luigi Patronaggio è decisamente privilegiato e attendibile, in questo caso sul tema rovente dell’immigrazione verso le coste agrigentine. “I flussi migratori provenienti in questi giorni dalla Tunisia “creano seri problemi di ordine pubblico”, aggravati dalla pandemia in atto, che mettono a dura prova le forze dell’ordine. Per arginare questo flusso servirebbero “degli accordi politici internazionali bilaterali ovvero multilaterali con Tunisi”. In una intervista esclusiva all’Adnkronos, Patronaggio, sottolinea come “i tunisini” a differenza di altri migranti provenienti dall’Africa subsahariana non fuggono da situazioni di persecuzione politica o razziale, ma che cercano in Italia solamente migliori condizioni di vita”.
In questi giorni la Procura di Agrigento ha effettuato ovvero convalidato un numero elevatissimo di fermi ed arresti per favoreggiamento della immigrazione clandestina e per reingresso illegale di cittadini stranieri già espulsi o dichiarati indesiderati in Italia. “In particolare, spiega il magistrato, l’attività del Roan della Guardia di Finanza ha permesso di fermare 5 cittadini tunisini che avevano tentato di fare sbarcare loro connazionali sull’isolotto di Lampione. Sono al vaglio della Procura le posizioni di altri 22 cittadini tunisini che, utilizzando il cosiddetto sistema della ‘nave madre’, hanno tentato di introdurre sul territorio altri loro connazionali, alcuni dei quali minorenni”.
La Squadra Mobile di Agrigento, inoltre, “ha proseguito in modo efficace e costante la sua attività di identificazione ed arresto di cittadini stranieri ospiti nei centri di accoglienza della provincia aventi precedenti provvedimenti di espulsione o allontanamento”, prosegue Luigi Patronaggio.

“Il fenomeno della immigrazione clandestina di queste ultime settimane ha riguardato quasi esclusivamente cittadini tunisini che con grossi barconi da pesca hanno di fatto “accompagnato”, in modo affidabile e sicuro, loro connazionali a Lampedusa o addirittura fino sulle coste agrigentine”, spiega il Procuratore parlando degli ultimi sbarchi a Lampedusa che proseguono senza sosta. “Su uno degli ultimi gommoni arrivati c’era persino un barboncino bianco tenuto al guinzaglio da una signora con il cappello a falde larghe di paglia. Talvolta sui barconi tunisini sono stati imbarcati anche subsahariani o bengalesi, ma la rotta tunisina ha delle peculiarità che la differenziano da quella libica, allo stato in frenata dalla cosiddetta Guardia costiera libica, in quanto è utilizzata da cittadini tunisini che non fuggono da situazioni di persecuzione politica o razziale ma che cercano in Italia solamente migliori condizioni di vita e di lavoro”. Il magistrato ricorda che è “un tipo di immigrazione che probabilmente potrebbe essere arginata o regolamentata con successo da accordi politici internazionali bilaterali ovvero multilaterali con Tunisi”. “Si ritiene, infatti, sulla scorta delle conoscenze processuali acquisite, che non è complesso identificare gli organizzatori di questi traffici e le loro basi logistiche e predisporre conseguentemente efficaci servizi di prevenzione e controllo”.
“Purtroppo questi flussi creano seri problemi di ordine pubblico, aggravati dalla pandemia in atto, che mettono a dura prova l’instancabile, encomiabile e altamente professionale operato delle forze di polizia, creando malumore fra i cittadini e proteste dei sindaci”, dice Patronaggio. E’ di oggi la lettera inviata dal sindaco di Caltanissetta Roberto Gambino alla ministra del’Interno Luciana Lamorgese in cui chiede più uomini delle forze dell’ordine ma soprattutto “più sicurezza” perché altrimenti si rischia “una deriva razzista”. “Va tuttavia positivamente registrato lo sforzo sinergico di tutti gli attori in campo, Prefettura, Questura, Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza e Guardia Costiera nonché protezione civile, autorità sanitaria e mondo del volontariato, affinché le operazioni di sbarco, identificazione, controllo sanitario e distribuzione su tutto il territorio nazionale avvengano in sicurezza e nel rispetto della normativa nazionale e sovranazionale”, tiene a sottolineare ancora il Procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio. Il capo della Procura di Agrigento precisa anche che “Il numero abnorme di immigrati da gestire potrebbe tuttavia fare emergere situazioni di illegalità e atti di violenza che impongono a quest’Ufficio una vigilanza e un controllo non comuni, attività cui questa Procura non si sottrarrà operando con la consueta serena severità che la contraddistingue”.

Inaugurata questa mattina a piazzale Ugo La Malfa, la prima casa dell’acqua comunale. Si tratta di una eco fontana di ultima generazione in grado di erogare acqua naturale e frizzante al costo di cinque centesimi per litro. Quella della zona “Esseneto” è il primo distributore di acqua potabile in città, la prossima casetta, dovrebbe essere collocata nel quartiere del Villaggio Mosè. Secondo la società che gestisce il servizio, la casetta dell’acqua ha un duplice obbiettivo, ovvero quello di contribuire a ridurre il consumo di plastica e fornire ai cittadini acqua potabile ad un costo inferiore di quella in bottiglia. “Abbiamo la voglia di realizzare una rete in tutte le aree periferiche per fare in modo che la nostra città possa essere plastic free”.

Queste sono state le parole del sindaco di Agrigento, Lillo Firetto a margine dell’inaugurazione della casetta dell’acqua.

Tensostruttura di Porto Empedocle in corso di svuotamento. Sono 320 i migranti ospitati sono stati trasferiti alla volta di centri d’accoglienza del Lazio. In mattinata, ne partiranno – secondo il piano di trasferimenti varato dalla Prefettura di Agrigento – gli altri: poco meno di 200 per il Piemonte. La struttura, dove ieri si sono registrati alcuni disordini che hanno portato alla fuga di un centinaio di migranti, dovrebbe restare vuota. All’alba, dopo un’intera notte di ricerche e perlustrazioni da parte di polizia, carabinieri e Guardia di finanza, erano state rintracciate poco più di una cinquantina di persone. Alcuni migranti in fuga sono tornati indietro spontaneamente: sono stati avvisati, al cellulare, da connazionali rimasti nella tensostruttura che era stato pianificato il loro trasferimento.
Sbarchi senza fine, Ida Carmina: “Oltre 500 migranti chiusi nella tensostruttura, rischiano di soffocare”
A denunciare una situazione complessiva ormai ingestibile erano stati, sui propri canali social, i volontari della Protezione civile di Agrigento. “Oggi (hanno detto riferiti a ieri ndr) è scattata la scintilla, alcuni migranti hanno mosso una rivolta contro il personale presente nella Tensostruttura, forze dell’ordine e i Volontari della Croce Rossa, creando un caos incredibile, danneggiando alcune aree della tensostruttura, apparecchiature sanitarie e mezzi della Cri in sosta. Oltre alle forze dell’ordine intervenute tempestivamente nel sedare gli animi, si sono aggiunti anche dei migranti che hanno dato il loro contributo affinché la situazione tornasse alla normalità”.

I sig.ri F.F., E. D.C., P.F, , M.D., T.S. , T.A.,  T.G., T.F., A. C., C.M., A.F., A. M., A. J. A., L. G., L. A., A.M., S.M., proprietari o comproprietari di uno o più appartamenti di un fabbricato ubicato a San Leone – frazione balneare di Agrigento -, realizzato nel 1983 in assenza della concessione edilizia e ricadente in area sottoposta a vincolo, inoltravano al Comune di Agrigento istanze di sanatoria per il fabbricato in questione, corredate dalla prova dell’avvenuto pagamento dell’intera oblazione nella misura prevista dalla legge.

A distanza di ben 18 anni, la Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Agrigento rilasciava il Nulla Osta per il rilascio del titolo edilizio in sanatoria, subordinando però lo stesso alla condizione che venissero demoliti gli ultimi due livelli del fabbricato in questione ritenuti un “ostacolo alla visuale prospettica” ed elementi di  “disturbo con l’ambiente tutelato“.

Avverso il suddetto provvedimento, i proprietari dell’immobile proponevano ricorso giurisdizionale, con il patrocinio dell’Avvocato Girolamo Rubino, al fine di ottenerne l’annullamento nella parte in cui il rilascio del prescritto nulla osta in sanatoria per il fabbricato veniva condizionato all’abbattimento degli ultimi due piani del medesimo fabbricato.

L’impugnativa veniva affidata a plurime doglianze volte a censurare sia l’evidente difetto di istruttoria e di motivazione – avendo, la Soprintendenza, emesso il parere/nulla osta sulla base di una motivazione generica e contraddittoria e di idoneo supporto tecnico-scientifico- ,  sia la lesione del principio di affidamento incolpevole dei ricorrenti, avendo l’Amministrazione adottato il provvedimento a distanza di ben 18 anni dall’avvenuto pagamento dell’oblazione, con conseguente convinzione in capo agli stessi che l’opera fosse sanata.

Inoltre, l’Avv. Rubino deduceva l’avvenuta formazione del c.d. silenzio – assenso sulla richiesta di sanatoria avanzata alla Soprintendenza.

L’Amministrazione si costituiva in giudizio chiedendo il rigetto del ricorso.

Il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana, condividendo le articolate difese esplicate dall’Avv. Rubino, ha ritenuto applicabile al caso di specie il meccanismo del “c.d. silenzio assenso” e conseguentemente ha ritenuto che – decorso il  termine perentorio di novanta giorni fissato dall’art. 17, comma 6 della L.R. n. 4/2003 – il parere/nulla osta dalla Soprintendenza di Agrigento dovesse ritenersi favorevolmente reso.

Conseguentemente, il CGA ha ritenuto illegittimo il provvedimento con il quale – a distanza di numerosi anni dalla formazione del silenzio assenso – la Soprintendenza ha subordinato il rilascio del proprio il parere/nulla osta alla previa demolizione degli ultimi due piani dell’immobile.

Per effetto della suddetta sentenza i proprietari potranno finalmente conseguire la concessione in sanatoria e non saranno tenuti a demolire gli ultimi due piani dell’immobile.

Approvati dal Commissario Straordinario Alberto Girolamo Di Pisa lo schema del bilancio di previsione 2020 e il Documento Unico di Programmazione del Libero Consorzio Comunale di Agrigento.

L’approvazione definitiva del bilancio 2020 avverrà nelle prossime settimane con delibera del Commissario con i poteri del Consiglio Provinciale, dopo che i revisori dei conti avranno espresso il loro parere obbligatorio.

Il bilancio di previsione 2020 contiene una previsione di entrate per un totale di 93.798.694,22 euro. Queste sono costituite in parte da entrate correnti per 18.520.000,00 euro, trasferimenti correnti per 23.954.555,43 euro, entrate extra tributarie per 1.614.571,50 euro, entrate in conto capitale per 40.069.567,29 euro.

Le uscite prevedono spese correnti per 43.150.208,20 euro e spese per investimenti per 50.423.278,06 euro. Le spese per gli investimenti sono destinate prevalentemente agli interventi sulla viabilità interna, sulle infrastrutture stradali, all’edilizia scolastica provinciale e alle scuole superiori. Inoltre, anche se ridotti rispetto agli anni passati, sono stati inseriti i fondi per le “Politiche Sociali” a favore dei portatori di disabilità grave che frequentano le scuole superiori nel territorio provinciale, derivanti da funzioni delegate dalla Regione.

Lo schema del bilancio di previsione 2020 ha dovuto tenere conto anche del pesante prelievo forzoso da parte dello Stato che quest’anno intorno si aggira sui dieci milioni di euro e che riduce notevolmente la capacità di assicurare i servizi previsti dalla legge in favore dei cittadini. Nello schema di bilancio è stato utilizzato nelle entrate un avanzo di amministrazione pari a € 5.575.033,38  e 999.803,47 euro sono stati destinati al rimborso di prestiti.

Continua l’ulteriore diminuzione della spesa per il personale per il 2020 che ad oggi conta su  449 unità a tempo indeterminato e 126 a tempo determinato.

Il sindaco di Ravanusa Carmelo D’Angelo ha annunciato che una donna recentemente all’estero è risultata positiva al tampone per il Covid-19. La paziente, ha precisato non è purtroppo asintomatica e si trova al momento ricoverata presso una struttura ospedaliera. “L’Asp ha già avviato la necessaria indagine epidemiologica che servirà a verificare gli eventuali contatti con altri soggetti. Ho già convocato l’unità di crisi per monitorare l’evolversi della situazione nella speranza che il focolaio rimanga circoscritto”. D’Angelo ha lanciato un appello ai cittadini perché mantengano alta l’attenzione. “Nonostante la curva di contagio si sia abbassata, il rischio è dietro l’angolo. Faccio appello ai giovani, soprattutto: non pensiamo che tutto sia finito serve responsabilità soprattutto verso anziani e immunodepressi”.

Dopo dieci giorni di agonia non ce l’ha fatta il pensionato Carmelo Gelo, 73nne rimasto ustionato nell’esplosione della bombola del gas, nel pomeriggio del 17 luglio scorso, in via Duomo, nel centro storico di Agrigento.

Dopo 10 giorni di agonia all’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento, è deceduto a causa delle traumi riportati e del quadro clinico complessivamente già precario.

E’ grave l’altro ferito, un operaio 45enne, chiamato dal 73enne a cambiare la bombola del gas. Il paziente è stato trasferito al Centro grandi ustioni di Brindisi.

Il vice coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia, Giuseppe Milano, esprime vicinanza nei confronti dei tre carabinieri aggrediti, ieri sera, da due extracomunitari che cercavano di fuggire da un centro di accoglienza della città: “A nome di Fratelli d’Italia – afferma Milano – esprimo totale solidarietà ai tre carabinieri colpiti, nell’adempimento del proprio dovere, da due tunisini che tentavano di scappare da una struttura di accoglienza.

Episodi del genere, che peraltro stanno diventando, purtroppo, sempre più frequenti, sono intollerabili e vanno fermamente condannati, per questo chiediamo l’espulsione immediata di questi soggetti dal territorio italiano, che vadano a scontare l’eventuale pena nel loro Paese.

Chi viene in Italia deve rispettare le leggi e non può permettersi di commettere simili atti nei confronti delle forze dell’ordine.

Chi colpisce un uomo o una donna in divisa, colpisce lo Stato.

Ai tre carabinieri rimasti contusi vanno i più sentiti auguri di una pronta guarigione”.

Nel pomeriggio del 20 luglio scorso unità navali della Guardia di Finanza e della Guardia Costiera hanno catturato un peschereccio tunisino che aveva sbarcato migranti sull’isola di Lampione, arrestando i cinque membri dell’equipaggio.

Dopo aver ricevuto una segnalazione da personale in servizio all’Area Marina Protetta Isole Pelagie, testimone di uno sbarco sull’isola di Lampione, la Capitaneria di Porto di Lampedusa ha allertato il dispositivo di vigilanza marittima presente sull’isola, nel quale operano le unità navali della Guardia di Finanza, della Guardia Costiera ed assetti aereonavali dell’Agenzia Europea Frontex.

Una vedetta della Sezione Operativa Navale di Lampedusa ha intercettato in acque territoriali il peschereccio segnalato, impedendone la fuga e riconducendolo in porto, mentre una motovedetta della locale Guardia Costiera ha recuperato i migranti abbandonati sull’isola di Lampione. Gli accertamenti di polizia giudiziaria, effettuati dai finanzieri di mare in collaborazione con i colleghi della Tenenza della Guardia di Finanza di Lampedusa e del locale Ufficio Circondariale Marittimo, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Agrigento, hanno confermato che era effettivamente la barca utilizzata per trasportare illegalmente i migranti.

I cinque soggetti tunisini sono stati sottoposti a fermo di polizia giudiziaria, convalidato il 27 luglio dal Giudice per le Indagini Preliminari, e condotti in carcere ad Agrigento con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, mentre il peschereccio è stato sequestrato.

Comincia a prendere forma il Museo della Città, a 2600 anni dalla fondazione di Agrigento. Annunciato dal sindaco, Lillo Firetto, e ispirato dal Fai in vista della ricorrenza millenaria, finalmente il progetto definitivo, realizzato anche grazie all’intervento dell’Ufficio speciale per la progettazione di Palazzo d’Orleans, consente al Comune di Agrigento di accedere al finanziamento europeo di un milione di euro. Tra gli interventi, è prevista la rifunzionalizzazione degli spazi interni e esterni di uno degli edifici storici di pregio del centro storico, il Collegio dei Padri Filippini, in via Atenea: saranno realizzati servizi di accoglienza, una biglietteria-bookshop, e le sale saranno attrezzate per accogliere mostre permanenti e temporanee; punto di forza del museo sarà un percorso multimediale destinato a residenti e turisti, che, attraverso le più avanzate tecnologie, potranno ripercorrere tutte le fasi storiche della Città dei Templi. Agrigento, spaccata in due tra l’area archeologica valorizzata dall’Unesco e l’area urbana, schiacciata dall’immagine delle speculazioni edilizie della seconda metà del secolo scorso,  ritrova con questo Museo la forza e la volontà di rileggere e raccontare tutta la sua storia, frutto di secolari stratificazioni, per una valorizzazione complessiva della sua identità. L’idea progettuale, già sviluppata da tempo, ha cominciato a concretizzarsi con la sottoscrizione di una lettera d’intenti con il FAI, con cui si manifestava assieme al Comune la reciproca disponibilità, ciascuna nell’ambito delle proprie competenze, e nel rispetto delle procedure decisionali interne, a contribuire alla realizzazione del “Museo della Città”. Per realizzare questo ambizioso progetto occorrevano però le risorse che sono state reperite attraverso Agenda Urbana. Si tratta più spefìcificatamente dei fondi del programma operativo FESR Sicilia 2014-2020, ma è in Agenda Urbana che si concretizza una serie di interventi per il centro storico, tra cui il Museo della Città: interventi che coincidono con una visione precisa dell’amministrazione Firetto sul futuro della città. Il Museo della Città, così come le celebrazioni dei 2600 anni, rappresenta un passo necessario di consapevolezza che la città deve compiere per recuperare con orgoglio la sua storia e far sì che i 2600 anni siano oggi punto di partenza e non di arrivo. “Il FAI, prezioso alleato della Città – commenta il sindaco Lillo Firetto -; lo ha dimostrato con entusiasmo con la partecipazione a Capitale italiana della Cultura e ora con il Museo della Città, significativo esperimento in Italia di un luogo che racconta la storia, cresce quotidianamente con i contributi di tutti e invita la gente di Agrigento e tutti i visitatori a fermarsi nel cuore della città antica, per raccontare e restituire bellezza, diventando polo di attrazione nella piazza Pirandello in cui insistono altri edifici di pregio e d’interesse culturale e turistico”.  Come afferma il sindaco “il progetto è inserito in un programma, che comprende anche un investimento di 400 mila euro per attrezzature tecnologiche di avanguardia degne di una grande città d’arte europea e ancora altre 400 mila per realizzare finalmente un info point di prima accoglienza, una nuova segnaletica turistica e soprattutto una promozione della destinazione agrigentina di grande effetto per una città capace di raccontare attraverso luoghi, fatti, e personaggi, i suoi 2600 anni di storia. Tutto è nato dopo l’acquisto delle Case Montana da parte del Fai, presso la Kolymbethra, a ulteriore momento di sintesi di un percorso che ci ha visto insieme al presidente Andrea Carandini, al vice presidente Marco Magnifico, al presidente regionale Giuseppe Taibi, impegnati nella riscoperta  della storia di Agrigento, di tutta la sua storia e non soltanto quella greca di cui rimane traccia visibile in preziosi reperti e monumenti”.  Agrigento è un unicum di rara bellezza nella sua dimensione multiculturale e millenaria. La sua cultura è espressa in mille sfaccettature, dall’armonia delle tecniche di coltivazione arabe, all’arte e all’architettura di epoche diverse, spesso confuse o sovrapposte ma sempre ideate per comporre un’unica scrittura, quella di una città che accoglie, che include sapientemente e che ha un grande cuore. Agrigento intende raccontare  questa storia, per continuare a far conoscere e amare Agrigento e per essere pronti ad un eccezionale recupero della memoria dopo 2600 anni. Nel rispetto delle procedure di evidenza pubblica, potrà essere sottoscritto un accordo di valorizzazione e gestione del Sito e del Museo, ove occorra, coinvolgendo altre istituzioni pubbliche. Orrori e abusi avevano offuscato l’immagine della città, sembrava in modo irrimediabile. Ora Agrigento può ritrovarsi e ritrovare  le motivazioni forti per raccontarsi. Questo è un cambio di prospettiva, che viene compreso bene dai giovani, oltreché da chi guarda da fuori la città.