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Altra tragedia dell’immigrazione nel Canale di Sicilia verso Lampedusa: due bambini, di 1 e 2 anni, sono morti a causa di gravissime ustioni. Altri due bambini e cinque donne sono anche loro ustionati. Una donna è grave ed è stata trasferita con l’elisoccorso al Centro gravi ustioni a Palermo. Sul barcone hanno viaggiato 37 migranti, intercettati e soccorsi al largo dell’isola dalla Guardia Costiera. Le indagini sono in corso al fine di risalire alla causa che ha scatenato l’incendio. Si ipotizza che il fuoco sia divampato da uno dei bidoni di benzina di scorta.

Il sindaco di Lampedusa, Filippo Mannino, commenta: “La presidente della Commissione europea venga a Lampedusa a vedere quello che succede. E’ un inferno. Sono sindaco da appena 100 giorni e ho già contato 5 vittime. L’Europa deve fare immediatamente qualcosa, non è più possibile far morire la gente”.

Domenica prossima è atteso “Scipione l’Africano”, un anticiclone che rilancerà l’estate in Sicilia con temperature anche di 33 – 34 gradi. Così prevedono gli esperti de “Il Meteo.it”, che spiegano: “La prossima settimana l’anticiclone ‘Scipione l’Africano’ sarà superstar e provocherà la terza Ottobrata. Al momento le previsioni sub-stagionali per le prossime 6 settimane indicano temperature sopra la media del periodo, quindi anche novembre potrebbe iniziare con condizioni calde e soleggiate. Previste per la prossima settimana giornate soleggiate e calde con massime fino a 27 gradi al nord, 28-29 gradi al centro-sud, e 33-34 gradi sulle isole maggiori, Sicilia e Sardegna”.

Ci sono anche le dichiarazioni di due ex indagati, poi condannati, nell’inchiesta sulle gare truccate nella sanità siciliana che oggi ha portato a 10 misure cautelari.

Fabio Damiani, ex manager dell’Asp di Trapani e responsabile della centrale unica di committenza degli appalti e il manager Salvatore Manganaro, condannati rispettivamente a sei anni e sei mesi e a quattro anni e quattro mesi nella prima tranche dell’inchiesta di due anni fa, hanno dato agli inquirenti input importanti.

“Non può che affermarsi la piena attendibilità di entrambi gli indagati- scrive il Gip nel provvedimento – i quali hanno reso racconti specifici, dettagliati e riscontrati. Il racconto degli indagati appare circostanziato, esattamente collocato nel tempo rappresentando un’esatta ricostruzione degli eventi e soprattutto del loro succedersi ed evolversi nel tempo”.

Già , Salvatore Manganaro, canicattinese purosangue, rampante manager della sanità (un tempo) che non ama sentirsi indicato come “faccendiere”, che nelle sue dichiarazioni tira in ballo anche il padre, Cataldo, originario di Aidone ma da sempre residente a Canicattì dove è stato anche sindaco, navigato dirigente in importanti aziende sanitarie siciliane oggi in pensione, e l’avvocato Calogero “Lillo” Mattina, racalmutese doc (seppur nato a Palermo), che nell’inchiesta Sorella sanità era entrato come legale di Manganaro e quasi immediatamente dopo uscito, almeno come avvocato, data la partecipazione diretta, scrivono i giudici, nel sistema spartitorio delle tangenti con specifico riferimento alla vicenda Siram.

Entrambi sono stati destinatari di richiesta di cattura, che il Gip non ha accolto perché i reati commessi sarebbero datati nel tempo e quindi prescritti. Per Manganaro, che tutti avevano già dato per arrestato) la cattura era stata persino disposta salvo poi essere revocata dal Gip Clelia Maltese con apposita integrazione al provvedimento restrittivo.

Infatti, aveva scritto il Gip Maltese che: Cataldo Manganaro è risultato essere dalle indagini un fido consigliere del figlio. L’indagato forte della sua esperienza di Provveditore dell’Asp di Agrigento si è mostrato prodigo di consigli e caute soluzioni dirette a turbare il regolare svolgimento delle gare e in particolare l’andamento, a favore di Siram, della gara di cui al capo 11) della rubrica. L’indagato si è cioè mostrato proclive a turbare e concorrere a turbare gare pubbliche, condotta che appare peraltro non occasionale, ragione per cui allo stesso per evitare il pericolo di reiterazione di reati della stessa specie di quelli occorre applicare una misura cautelare fortemente restrittiva della libertà personale, e quindi della possibilità di avere contatti e relazioni con terzi, qual è quella degli arresti domiciliari”.

L’integrazione del provvedimento (che recita testualmente: “Ritenuto che tale reato, in assenza di atti interruttivi, risulta oggi prescritto Corregge e integra la suddetta ordinanza nel senso che nessuna misura cautelare, essendo il fatto di reato prescritto, viene disposta nei confronti di Cataldo Manganaro in relazione al capo 11) della rubrica)” gli ha evitato la cattura e le conseguenze successive.

Anche Lillo Mattina si è salvato in extremis dato che ha schivato l’arresto grazie alle valutazioni del Gip che lo ritiene fuori da ogni accordo corruttivo e di turbata libertà degli incanti.

Chiarificatrice è la posizione del Gip che su Manganaro e Mattina scrive: “Con riferimento a Managanaro Cataldo, invece, appare significativo lo screenshot di un appunto verosimilmente manoscritto da Manganaro Salvatore, in cui, con riferimento anche alla società Siram, sono previsti compensi, oltre che per l’avvocato Mattina, anche per l’avv. Cataldo Manganaro, che giustamente la Pg individua nel padre di Salvatore.

Ebbene, gli elementi a carico di Calogero Mattina appaiono insufficienti a fondare la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza in ordine al fatto di turbata libertà degli incanti consistito nell’indirizzare la commissione di gara a non escludere Siram in sede di aggiudicazione provvisoria a seguito della mancata indicazione da parte di detta partecipante in seno all’offerta economica degli oneri di sicurezza aderendo all’indirizzo del Consiglio di giustizia amministrativa, e non anche a quello del Consiglio di Stato (peraltro già attuato dalla Commissione di gara nella c.d. gara ponte effettuata in attesa dell’espletamento della gara de qua), così come indicato a Damiani da Cataldo Manganaro.

Nessun elemento sussiste anche con riguardo all’avv. Calogero Mattina (detto Lillo). Dallo stesso racconto reso da Manganaro (che non ha peraltro trovato riscontri certi), questi veniva indicato dal faccendiere a De Stasio per il ricorso avverso la successiva (poi non avvenuta) esclusione dalla gara. L’avv. Mattina non sembra aver in alcun modo spinto affinché Siram non fosse esclusa già in sede di valutazione delle offerte economiche, ma forse ha espresso il suo parere in ordine alla possibilità di ricorrere al Tar laddove Siram fosse stata esclusa in sede di aggiudicazione definitiva per la mancata indicazione degli oneri di sicurezza, manchevolezza poi integrata con la giustificazione delle anomalie dell’offerta. Nessuna condotta illecita, alla luce dei pochi elementi emersi, può cioè essere imputata all’avv. Mattina, il quale a dire dello stesso Salvatore Manganaro, avrebbe reso un parere legale in ordine alla possibilità di ricorrere al Tar avverso l’esclusione in sede di aggiudicazione definitiva.

Diverse considerazioni devono essere fatte con riguardo al contributo offerto da Cataldo Manganaro.

Il chiaro contenuto delle conversazioni registrate da Damiani dimostra, infatti, in maniere incontrovertibile come questi abbia spinto Damiani a far sì che la Commissione di gara non escludesse Siram già in sede di valutazione delle offerte economiche aderendo all’indirizzo del Consiglio di giustizia amministrativa di cui lui stesso metteva a parte il pubblico ufficiale.

È cioè su spinta, o meglio a seguito di collusione con Cataldo Manganaro che Damiani, quale presidente della Commissione di gara, non escludeva Siram aderendo all’indirizzo giurisprudenziale del Cga (indirizzo disatteso dalla Commissione di gara della c.d. gara ponte) e non anche a quello del Consiglio di Stato che lo stesso Damiani riferiva come maggioritario nelle stesse conversazioni registrate.

Cataldo Manganaro ha cioè, in concorso con il figlio e il pubblico ufficiale preposto all’incanto  volutamente turbato la gara, facendo sì che la Commissione non escludesse Siram.

Al riguardo è appena il caso di evidenziare che nessun rilievo con riguardo al fatto di turbata libertà degli incanti ha il fatto che non vi sono elementi per poter affermare che Cataldo Manganaro sapesse dell’accordo corruttivo con De Stasio che prevedeva la corresponsione di € 100.000,00 a fronte della non esclusione di Siram, prescindendo la condotta di turbata libertà degli incanti dall’accordo corruttivo. Come detto in premessa ai fini della configurabilità di una condotta penalmente rilevante è sufficiente che la condotta fraudolenta o collusiva abbia anche soltanto influito sulla regolare procedura della gara medesima.

Ciò posto, gli elementi acquisiti appaiono insufficienti i per poter affermare la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza in capi a Cataldo Manganaro anche in ordine al fatto di corruzione di cui al capo 12) della rubrica. Il solo fatto che talune consistenti somme siano transitate da Mh Holding Trust sui conti correnti intestati a Cataldo Manganaro negli anni 2018-2020 non prova certo, neanche al livello di gravità indiziaria, che l’indagato abbia concorso nel reato di corruzione, né tale affermazione può basarsi sul fatto che lo stesso abbia concorso nel reato di turbata libertà degli incanti.

Insufficiente appare anche l’appunto verosimilmente manoscritto da Salvatore Manganaro, in cui, con riferimento a Siram, sono previsti compensi, oltre che per l’avvocato Mattina, anche per l’avv. Cataldo Manganaro.

Tale appunto non prova in alcun modo una partecipazione di Cataldo Manganaro agli accordi corruttivi.

Nessun elemento porta a poter affermare che questi abbia concorso, sia pure moralmente, alle trattative fra De Stasio e il figlio Salvatore Manganaro da cui scaturivano gli accordi relativi alla corresponsione di € 100.000,00 a seguito della mancata esclusione di Siram, e di tangenti pari all’1% del fatturato di Siram mediante il pagamento di fatture mensili dell’importo di € 22.500,00 a favore di Greensolution.

In conclusione, questo giudice in relazione ai fatti di cui al capo 11) della rubrica ritiene la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza solo in capo a Damiani Fabio, Manganaro Salvatore; Manganaro Cataldo e De Stasio Crescenzo, mentre non ritiene sussistere gravi indizi di colpevolezza con riguardo a Manganaro Cataldo in relazione al capo 12) della rubrica.

La sezione penale del Tribunale di Agrigento presieduta da Alfonso Malato ha condannato a 3 anni e 2 mesi di carcere l’ex dipendente del Comune di Licata, Vincenzo Faraca, 72 anni, imputato di peculato allorchè si sarebbe appropriato di circa 8.000 euro versati dagli utenti per ottenere il rilascio o il rinnovo della carta di identità. Il pubblico ministero Gianluca Caputo, a conclusione della requisitoria, ha proposto al Tribunale la condanna di Faraca a 4 anni e 6 mesi di reclusione. L’indagine è stata avviata dopo le segnalazioni della Corte dei Conti, ed a seguito di un esposto presentato dal dirigente del Comune di Licata, Vincenzo Ortega.

Ad Agrigento, in via Orazio, a ridosso della via Atenea, due malviventi hanno scippato la borsa ad una pensionato di 81 anni. Lei ha sporto denuncia ai Carabinieri. Dentro la borsa ha custodito ben 1.600 euro. Sono state avviate le indagini, con il coordinamento della Procura della Repubblica. Si auspica l’aiuto da parte di eventuali telecamere di video-sorveglianza nella zona.

La Procura di Agrigento ha disposto la citazione a giudizio a carico di un pescivendolo di Porto Empedocle di 40 anni, Cristian Sgrò, imputato di truffa allorchè, dopo avere contattato i potenziali acquirenti su Messenger, avrebbe proposto vendite a prezzi stracciati di Jeep Compass, Fiat 500, Peugeot 3008, aspirapolvere Folletto, ferri da stiro e televisori, presentandosi come impiegato della sezione fallimentare del Tribunale di Genova e curatore fallimentare. Avrebbe così ottenuto tre bonfici di 3.800 euro, e 14.300 euro in assegni.

Sono 1.520 i nuovi casi di Covid19 registrati nelle ultime 24 ore in Sicilia a fronte di 12.689 tamponi processati. Ieri i positivi erano 1.608. Il tasso di positività è al 12%, in diminuzione rispetto al 12,9% di ieri.

La Sicilia è all’ottavo posto per contagi fra le regioni italiane. Gli attuali positivi sono 21.104 con un aumento di 132 casi. I nuovi guariti sono 1.387, una la vittima, che portano il totale a 12.224. Sul fronte ospedaliero i ricoverati sono 284, mentre in terapia intensiva sono 18.

Questi i dati nei Comuni capoluogo: Palermo 368 casi, Catania 334, Messina 239, Siracusa 147, Trapani 166, Ragusa 93, Caltanissetta 65, Agrigento 79, Enna 29.

Le recenti manifestazioni di  protesta contro l’esagerato aumento delle bollette energetiche vedono il Cartello Sociale della provincia di Agrigento a fianco delle imprese e delle famiglie tanto duramente colpite da queste folli dinamiche.
Una situazione a dir poco drammatica se si mette in relazione con i dati del XXI Rapporto della Caritas dal titolo “L’anello debole”.
Un rapporto che ci consegna un quadro che desta grandi preoccupazioni con sempre più famiglie che vivono in condizioni di povertà, anche come conseguenza dello strascico economico e sociale della pandemia, uno scenario già fosco su cui si innestano adesso le difficoltà legate al caro-bollette.
In questa direzione il Cartello Sociale condivide le preoccupazioni dei cittadini  affinché il Governo provveda tempestivamente ad adottare misure atte ad impedire la chiusura di tante aziende e la scongiurare la prospettiva di fare piombare nella povertà assoluta tante famiglie non più in grado di sostenere gli aumenti delle bollette e la crescita esponenziale dell’inflazione.
Ringraziando il Prefetto di Agrigento per la consueta disponibilità ad ascoltare le istanze dei manifestanti il Cartello Sociale auspica che battaglie così importanti e che interessano tutti indistintamente possano, fin da principio, coinvolgere i vari protagonisti della comunità in modo da potere incidere con più autorevolezza nei confronti delle autorità competenti, come è stato dimostrato in altre occasioni quando il livello massimo di collaborazione e sinergia ha prodotto risultati positivi a vantaggio del territorio.

Proseguono incessanti i flussi clandestini di migranti verso Lampedusa dove dalla mezzanotte fino al mattino di oggi sono giunte, con 5 barconi, 302 persone, comprese donne e minori. Sono provenienti da Siria, Tunisia, Mali, Costa d’Avorio, Guinea, Senegal, Togo, Liberia, Congo, Ghana, Camerun, Sierra Leone e Niger. Tutti sono stati trasferiti nel Centro d’accoglienza in contrada Imbriacola, che scoppia di presenze: 1.168 a fronte di una capienza di 350. La Prefettura di Agrigento è impegnata nell’organizzare i trasferimenti.

Il sindaco di Montagnareale, in provincia di Messina, Rosario Sidoti, è stato arrestato ai domiciliari dalla Guardia di Finanza per bancarotta fraudolenta, tentativi di accaparramento di ingenti finanziamenti pubblici e connesse operazioni di riciclaggio e autoriciclaggio. Misure cautelari anche nei confronti di altre nove persone, tutte suoi familiari (i genitori, la moglie, la suocera, la figlia, le due sorelle, un cognato ed una cugina), alle quali è stato imposto il divieto di esercitare imprese o uffici direttivi di persone giuridiche per 12 mesi.