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“È una campagna di odio e violenza quella che si staglia nell’immagine funesta che ritrae il presidente Musumeci con la testa grondante di sangue. Davvero incredibile! I Cinquestelle e i loro adepti ancora una volta mostrano la vera natura del loro movimento che in questi anni è cresciuto nell’humus del rancore, dell’odio sociale, dell’aggressione virulenta. Presentare una campagna per la mozione di sfiducia con un’icona che si rifà all’ecce homo, è quasi blafemo. Non abbiamo mai visto niente di più schifoso se non per mano delle brigate rosse che hanno trucidato uomini di stato come Aldo Moro e giuristi come Marco Biagi. Se non conoscessimo Nuccio Di Paola, il deputato che si è vantato di questa scelta così scellerata, ci preoccuperemmo per il significato che tale immagine assume, ma sapendo chi è Di Paola ci viene da ridere, anche se amaramente. Solidarietà piena al presidente della regione”. Lo afferma Eleonora Lo Curto, capogruppo Udc all’Assemblea regio siciliana, in una nota condivisa da tutti i deputati regionali e dal coordinatore siciliano Decio Terrana.

Agrigento è stata premiata dalla Presidenza della Regione come Comune virtuoso che ha raggiunto la più alta percentuale di raccolta differenziata tra tutti i Comuni capoluogo di provincia, siciliani. Arriverà anche la seconda premialità, che consisterà nell’erogazione di un contributo di qualche centinaia di migliaia di euro per avere superato nel 2019 la percentuale del 65 per cento, (oggi si è arrivati quasi al 74 per cento). Si tratta di un grande traguardo realizzato attraverso la collaborazione dei cittadini, il lavoro degli operai e l’impegno quotidiano dell’assessore e del sindaco che giorno per giorno approntano e risolvono i problemi del Sistema di raccolta molto complesso. Le premialità in denaro che saranno erogate ad Agrigento verranno utilizzate per diminuire le bollette e migliorare i servizi. Ora tutte le energie saranno concentrate nella soluzione del problema dello scerbamento e nella pulizia delle strade urbane, utilizzando anche una serie di risorse umane aggiuntive senza nessun costo od onere per il Comune di Agrigento.L’assessore all’ecologia e ambiente, Nello Hamel manifesta la sua soddisfazione ed evidenzia che il riconoscimento ricevuto appartiene a tutti i cittadini di Agrigento che hanno dimostrato un significativo livello di partecipazione al sistema della raccolta differenziata ormai diventata uno degli indici più rilevanti del livello di civiltà di una comunità locale.

Ieri sera è stato inviato lo schema di ordinanza sindacale alla Prefettura, per come previsto dal TUEL. In nottata è arrivata una nota dal Palazzo del Governo con la quale si comunicava che “si fa riserva di esaminarne il contenuto ai fini della conformità ai presupposti normativi di cui all’art. 54 D.Lgs. n. 267/2000 e di fornire successivo riscontro”.
“Non avendo ricevuto altre notizie in merito ho provveduto qualche ora fa all’adozione e pubblicazione dell’ordinanza n. 220 del 18/07/2020, con la quale tutelo la mia comunità. L’hotspot di Bisconte è collocato nel posto sbagliato, oltre a essere abusivo ed a rappresentare un pericolo per la pubblica e privata incolumità. Se dopo il termine previsto dall’ordinanza per la demolizione di tale obbrobrio, nulla cambierà, denuncerò tutti per omissione e abuso, dal Ministro Lamorgese a scendere”. Lo afferma il Sindaco di Messina, Cateno De Luca a seguito della pubblicazione dell’ordinanza sindacale che dispone la chiusura dell’hotspot nell’ex Caserma Gasparro.
Tale decisione, giunta a seguito dei fatti di qualche giorno fa, in cui diversi migranti, sfuggendo al controllo delle autorità hanno fatto perdere le proprie tracce, oltre a fissare un termine ultimo di 5 giorni per la dismissione dell’hotspot, ordina alle Autorità amministrative competenti di dare esecuzione all’ordinanza. Inoltre, impone ai Dipartimenti comunali di procedere alle verifiche sull’abusivismo della struttura in questione, la quale è priva della conformità urbanistica necessaria.

“L’ordinanza entrerà in vigore alle ore 00.01 del 25 luglio prossimo – conclude il primo cittadino. – La mancata osservanza degli obblighi, comporterà le conseguenze sanzionatorie previste dall’art. 650 del Codice Penale, se il fatto non costituisce addirittura reati più gravi. Io nel mio territorio rappresento la massima autorità amministrativa e sanitaria e ciò vale anche per i soggetti che dimorano temporaneamente presso l’hotspot. Esigo di conseguenza che si rispetti quanto disposto”.

Il Sindaco di Naro Maria Grazia Brandara ha chiesto al Sindaco del Comune di Castelbuono Mario Cicero di aderire alla “Rete Cultura e Tradizione dei Castelli”.
Il Comune di Castelbuono, rappresenta l’Ente capofila del progetto. Ogni Comune partecipante, ospita, ovviamente, un’imponente fortezza medievale, che rappresenta una delle suggestive tappe, di questo affascinante itinerario. Lo scopo dell’associazione è la valorizzazione economica del patrimonio artistico e delle risorse culturali della Sicilia, attraverso una rete fra i Comuni aderenti per promuovere, insieme, un progetto culturale di manifestazioni medievali, offrendo il proprio territorio, e tutte le risorse che vi appartengono, come bene di uso turistico.
“Ho subito scritto al mio omologo di Castelbuono – dichiara il sindaco Brandara – per aderire a questo meraviglioso progetto che renderà ancora più importante il Castello Chiaramontano di Naro che già negli anni passati è stato protagonista di diverse manifestazioni culturali.
Lo stesso, nel 1912, è stato dichiarato monumento nazionale e nei prossimi giorni inizieranno i lavori di riqualificazione dello spazio antistante che lo renderanno ancor più caratteristico”

“Domenica 19 luglio, saranno trascorsi 28 anni da quando in via D’Amelio furono uccisi Paolo Borsellino e gli agenti della scorta, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli ed Eddie Walter Cosina. Quest’anno, per colpa del coronavirus – o forse grazie al coronavirus – molti eventi non avranno luogo fisicamente nei soliti posti dove da anni assistiamo a sterili passarelle politiche e alle comparsate di taluni paladini di un’antimafia parolaia e di facciata, alcuni dei quali di recente finiti nelle cronache dei giornali per attività illecite”.

Così, Giuseppe Ciminnisi, coordinatore nazionale dei familiari vittime di mafia dell’associazione ‘I cittadini contro le mafie e la corruzione’.

“Non avrei partecipato comunque ad alcun evento commemorativo della strage, che vide unico sopravvissuto l’agente Antonio Vullo, e quest’anno in particolare, vista l’indifferenza che noi, la cosiddetta ‘società civile’, stiamo dimostrando rispetto le responsabilità e i depistaggi che emergono dal processo in corso a Caltanissetta, nel quale è imputato Matteo Messina Denaro perché considerato tra i mandanti delle stragi di Capaci e via D’Amelio.

Ho sperato – continua Giuseppe Ciminnisi – che l’attività svolta dalla Procura di Caltanissetta ci portasse a prendere atto degli errori che abbiamo commesso nel concedere fiducia a falsi paladini della giustizia e a quanti su questi tragici eventi hanno fatto brillanti carriere. L’ho sperato invano, purtroppo non sempre, e non per tutti, è facile ammettere i propri errori. Ma i depistaggi non si fanno da soli, non possiamo accusare solo qualche falso pentito senza pensare a una regia occulta che ne ha tirato le fila. I nostri errori, e il nostro attuale silenzio, sono altrettanto colpevoli.

Sono figlio di una vittima innocente di mafia, così come i tanti che rappresento all’interno dell’associazione alla quale appartengo, hanno pagato con la vita dei loro cari un orrendo tributo alla cancrena mafiosa che affligge la nostra regione.

Forse per questo motivo, più che ad altri, mi addolora assistere all’ipocrisia e all’inconcludenza con la quale si partecipa a molti incontri e dolorose commemorazioni. In questo momento, avremmo dovuto chiedere tutti insieme che venga fatta piena luce sui misteri che riguardano le stragi del ’92, anziché far finta di non accorgerci di nulla.

Da parte mia, e di quanti si sentono da me rappresentati, voglio testimoniare piena fiducia nel lavoro della Procura di Caltanissetta, con la speranza di poter un giorno ricordare l’anniversario della data in cui ebbero Giustizia i Giudici Falcone e Borsellino, la moglie di Falcone e i componenti delle loro scorte, barbaramente trucidati dalla vile mano assassina di “cosa nostra”.

Fino a quel giorno, non prenderò più parte a eventi commemorativi delle due stragi.

Oggi pomeriggio è stata emanata l’ordinanza del Sindaco di Messina, Cateno De Luca, con la quale si stabiliscono i termini per la chiusura dell’hotspot di Bisconte, attualmente presente nell’ex Caserma Gasparro. La disposizione amministrativa prevede lo sgombero dell’area in questione entro i prossimi 5 giorni. In seguito la struttura sarà soggetta a demolizione.

“Non potevo fare altrimenti, si tratta di un centro abusivo, non a norma sotto il profilo igienico-sanitario. Dalle relazioni tecniche degli uffici comunali è emerso che non esiste nessuna concessione per adibire l’area a centro per identificare e registrare i migranti. Essendo ad ogni modo una sistemazione temporanea, doveva essere dismessa dopo due anni, nel settembre del 2019. Non possiamo tollerare l’abusivismo di Stato. Io sono il garante della comunità che amministro e sono chiamato a tutelare la salute e l’ordine pubblico. Cosí come contrastiamo gli eccessi della movida, non possiamo chiudere gli occhi di fronte a 24 migranti in fuga ed ai rischi conseguenti. Per tale motivo ho chiesto al Viminale di spostare l’hotspot altrove, smettendola di considerarci l’ultima ruota del carro”. Così afferma il Sindaco di Messina, Cateno De Luca.

“Darò un tempo limite di 5 giorni – conclude il primo cittadino – per sgomberare il Centro ed evitare che ci siano altri elementi che mettano in pericolo la pubblica incolumità. Non esistono le condizioni a garanzia della sicurezza. La fuga nella notte di mercoledì è la testimonianza più eclatante: 24 migranti a piede libero sfuggiti al controllo della legge. È pertanto chiaro ed evidente che non si possono accogliere migranti in tale struttura, perché in questo modo certamente non li aiutiamo. La fase dell’emergenza Covid-19 che stiamo vivendo, impone di non abbassare la guardia: non possiamo subire passivamente scelte che mettono a repentaglio l’incolumità dei nostri cittadini. Avverto già da ora il Ministro Lamorgese che se il Governo starà a guardare, senza muovere un dito, si aprirà la fase dello scontro istituzionale, mi sono stancato di dover subire scelte che danneggiano la mia gente”.

I Carabinieri della Stazione di Porto Empedocle hanno denunciato un giovane di 25 anni agrigentino, già noto alle forze dell’ordine, perché sorpreso in automobile in possesso di due coltelli a serramanico con una lama di 16 centimetri. L’atteggiamento nervoso ha insospettito i militari che hanno compiuto la perquisizione prima personale e poi del mezzo. Dal vano portaoggetti sono saltati fuori i due coltelli per i quali il giovane non ha saputo fornire una spiegazione. E’ stato denunciato per porto di armi e oggetti atti ad offendere.

I Carabinieri della Compagnia di Sciacca e della Stazione di Sambuca di Sicilia hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di un cittadino romeno di 31 anni, residente nel centro di Sambuca di Sicilia. Il provvedimento è scattato a seguito di gravi maltrattamenti, all’interno dell’ambito familiare, più volte denunciati da parte della donna, una sua connazionale di 27 anni, che si è separata dall’uomo violento da circa un anno. Malgrado la coppia fosse separata, e nonostante nei confronti dell’uomo fosse già stato applicato il provvedimento di allontanamento dalla casa familiare e dalla persona offesa, ciò non è bastato a contenere la condotta criminosa dell’uomo a danno della ex compagna, costretta a denunciare l’ultimo episodio cruento in cui sarebbe stata brutalmente picchiata e subito dopo minacciata di morte nel caso in cui avesse rivelato le violenze. Immediatamente è scattato il cosiddetto codice rosso. Il nuovo protocollo è stato così applicato immediatamente con l’emanazione dell’ordinanza di aggravamento della misura cautelare emessa dal Tribunale di Sciacca.

Il Tribunale di Palermo, Sez. Lavoro, pone fine ad una complessa vicenda legale durata ben 16 anni, dichiarando costituito un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato tra la stessa Servizi Ausiliari Sicilia Scpa ed un lavoratore, il sig. C.V., di anni 58 ed originario di Licata.

La singolare vicenda inizia nel lontano anno 2004 quando il sig. C.V., adiva il Tribunale di Palermo per sentire dichiarare l’illegittimità dei contratti di fornitura e prestazione di lavoro temporanea stipulati con la Multiservizi S.p.A. fin dal 02.04.2002.

Il giudizio si concludeva, nel 2010, con sentenza di rigetto rispetto alla quale, il sig. C.V, rivoltosi per la tutela dei propri diritti ed interessi, agli Avvocati Girolamo Rubino e Mario La Loggia, proponeva specifico gravame.

Nel corso del secondo grado di giudizio, la Multiservizi S.p.A., eccepiva la propria asserita natura di società a totale partecipazione pubblica regionale ed in ragione di ciò la Corte d’Appello rigettava il proposto gravame.

Ritenendo erronea tale statuizione, il lavoratore proponeva ricorso innanzi la Suprema Corte di Cassazione che, con sentenza 122/2015 del 9 gennaio 2015, riformava la sentenza resa dalla Corte d’Appello, disponendo un rinvio innanzi alla medesima Corte, in diversa composizione, per l’esame nel merito delle doglianze avanzate dal sig. C.V.

La Corte, in sede di giudizio di rinvio, quindi, giusta la sentenza n. 548/2016, accoglieva il ricorso proposto dagli Avvocati Rubino e La Loggia stabilendo che tra il lavoratore e la Multiservizi SpA fosse intercorso un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato sin dal 08.01.2002.

Tuttavia, nelle more della definizione dei superiori giudizi, si era verificato un trasferimento di azienda – ai sensi dell’art. 2112 c.c. – fra la detta società Multiservizi e la SAS e ciò a seguito della Convenzione del 14.09.2012 siglata da quest’ultima e la Regione Sicilia.

Conseguentemente, il sig. C.V., al fine di ottenere l’assunzione alle dipendenze della Sas, dopo l’inoltro di molteplici inviti alla stesa rivolti che, però, restavano privi di qualunque riscontro, sempre con il patrocinio degli Avvocati Girolamo Rubino e Mario La Loggia, si vedeva nuovamente costretto ad adire le vie legali e ciò tramite il deposito di un nuovo ed ulteriore ricorso innanzi al Tribunale di Palermo in funzione di Giudice del Lavoro.

Si costituiva in giudizio la SAS Scpa contestando la fondatezza del ricorso e chiedendone il rigetto.

Ebbene, dopo alcuni rinvii richiesti dalle parti per possibili trattative, fallite per scelta della SAS, ad esito dell’udienza celebratasi il giorno 09 luglio 2020, il Giudice del Lavoro, in persona del Dott. Giuseppe Tango, condividendo le argomentazioni degli Avv.ti Rubino e La Loggia, richiamati alcuni precedenti della Suprema Corte di Cassazione e della Corte d’Appello di Palermo, ribadiva come tra la Multiservizi spa e la SAS scpa si fosse realizzato un trasferimento di azienda e, ritenuta l’applicabilità delle previsioni di cui all’art. 2112 c.c., dichiarava costituito un rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato tra il sig. C.V. e la stessa SAS Scpa a far data dal 01.11.2012, condannando, altresì, la società resistente al pagamento di un’indennità risarcitoria (pari a mesi tre dell’ultima retribuzione globale di fatto) oltre che al pagamento delle retribuzioni medio tempore maturate da decorrere dal 28.04.2016, oltre alle spese di lite.

Sicché, dopo ben 16 anni dall’originaria cessazione del rapporto, il lavoratore di Licata potrà finalmente esplicare la propria attività lavorativa.