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Dopo anni di attesa, finalmente al via i lavori di pulizia ed il ripristino della sezione idraulica del Fiume Sosio Verdura.

Il Genio Civile ha rispettato l’impegno assunto nei confronti del Presidente Musumeci e dei Sindaci del bacino del Verdura, riuscendo, nell’arco di un anno, a redigere il progetto esecutivo, acquisire tutti i pareri necessari, approvare il progetto ed appaltare i lavori.

“Siamo riusciti ad intercettare le risorse necessarie ed a superare una serie di difficoltà dovute ai vincoli ambientali che gravano sulla zona, afferma il Capo del Genio Civile Rino La Mendola, grazie all’impegno del Presidente Musumeci ed alla proficua sinergia tra il Dipartimento Tecnico ed i Dipartimenti Regionali della Protezione Civile e dell’Ambiente.”

I lavori riguardano la pulizia ed il ripristino degli argini e della sezione idraulica del Fiume SosioVerdura, per uno sviluppo complessivo di circa 20 chilometri, compreso tra la dismessa linea ferroviaria, in contrada Verdura del territorio dei Comuni di Sciacca e Ribera, ed il ponte sulla SS.386, a cavallo del confine tra i Comuni di Burgio e di Chiusa Sclafani, interessando anche il territorio dei Comuni di Calamonaci, Caltabellotta e Villafranca Sicula.

“Il progetto, aggiunge il Responsabile Unico del Procedimento Arch. Alfonso Micciché, impegna complessivamente 6 milioni e mezzo di euro ed è stato suddiviso in cinque lotti, al fine di consentire alle imprese affidatarie di lavorare contemporaneamente, accelerando l’esecuzione dei lavori, che speriamo di concludere, almeno per la zona più esposta ad esondazioni, prima delle piogge invernali.”

“Sono ben tredici, conclude La Mendola, gli interventi di sistemazione idraulica di corsi d’acqua che avvieremo entro il mese di giugno, in attuazione alle politiche di tutela del territorio promosse dal Governo Regionale ed in particolare dal Presidente Musumeci e dall’Assessore al ramo Falcone.”

“Dobbiamo avere fiducia nel nostro futuro”. Ci piace augurare un buon 2 Giugno a tutti gli agrigentini ricordando le parole con cui l’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, il 2 giugno 2001, annunciava il ripristino della Festa con cui gli italiani alle urne diedero vita alla Repubblica Italiana.

Per celebrare la Festa della Repubblica, il FAI, Fondo Ambiente Italiano, per questo motivo, ha deciso di aprire i suoi beni rinunciando al biglietto d’ingresso e affidandosi alla generosità dei visitatori. Un’occasione per festeggiare tutti insieme, dopo la lunga chiusura, anche la forza dell’Italia che inizia a guardare al domani.

È, infatti, nuovamente visitabile l’incantevole Giardino della Kolymbethra nella Valle dei Templi di Agrigento.

Le  visite, però, saranno solo su prenotazione sul sito www.ibenidelfai.it

Da oggi, inoltre, medici, infermieri e personale sanitario che visiteranno i beni o parteciperanno agli eventi nazionali organizzati dalla Fondazione potranno ricevere in omaggio la tessera di iscrizione annuale al Fai, presentando in loco i documenti attestanti la propria professione.

Un gesto di gratitudine nei confronti di chi ha operato in prima linea per la salvezza di tutti durante l’emergenza sanitaria, con lo stesso valore di chi in passato ha combattuto per la difesa del Paese.
Il FAI, così, offre agli italiani una “giornata speciale”, in una occasione così solenne, nei Luoghi di cui si prende cura in tutto il Bel Paese.

È, dunque, il momento di ripartire all’insegna dei valori dei nostri beni storici, artistico – monumentali e paesaggistici. Valori, sottolineiamo, in cui la Nazione  intera si riconosce e si ritrova.

Ma non dimentichiamo il censimento “I Luoghi del Cuore”, come ci ricorda il presidente del Fai Andrea Carandini : “Un suffragio universale spontaneo –  dice – per votare  i luoghi che rappresentano il volto della Patria che oggi prediligiamo e che intendiamo risanare e redimere”.

Lanciata il 6 maggio 2020, la X edizione de I Luoghi del Cuore ha già superato i 270 mila voti e a partire dal 2 giugno si potrà votare anche nei beni del Fai, oltre che online.

Quale migliore occasione della Festa della Repubblica, quindi, per ricordare che un voto può fare la differenza, contribuendo a una grande e virtuosa azione collettiva.

“Bentornata Italia”.

E’ stata rinviata al 24 luglio la requisitoria del procuratore generale nel processo d’Appello per la tragedia accaduta nella riserva naturale delle Macalube ad Aragona, dove il 27 settembre del 2014 morirono i fratellini Carmelo e Laura Mulone di 9 e 7 anni, travolti da un’ondata di fango mentre facevano una passeggiata insieme al padre Rosario, appuntato dei carabinieri. Il rinvio è stato causato da intoppi nella fissazione dell’udienza a causa dei disagi dovuti all’emergenza Coronavirus.

In primo grado, il 30 gennaio del 2018, il giudice del Tribunale di Agrigento Giancarlo Caruso aveva inflitto sei anni di reclusione al direttore della riserva, l’architetto Domenico Fontana, e 5 anni e 3 mesi all’operatore del sito Daniele Gucciardo, entrambi esponenti di Legambiente, associazione che gestisce la riserva sulla base di un contratto con la Regione. Assoluzione, invece, “perché il fatto non costituisce reato”, per il funzionario della Regione Francesco Gendusa. Il procuratore Luigi Patronaggio impugnò il verdetto di assoluzione e lo stesso hanno fatto i difensori dei due condannati.

In occasione della Festa della Repubblica, la Provincia di Agrigento, in collaborazione con la Prefettura e i Vigili del Fuoco, ha esposto due lunghi festoni con i colori della bandiera italiana ed una coccarda tricolore, adornando così il prospetto principale del palazzo che ospita oltre agli uffici dell’ex Provincia, anche la Prefettura di Agrigento. Il commissario della Provincia, Alberto Di Pisa, commenta: “In questo modo intendiamo ricordare l’anniversario della Repubblica, che per gli italiani rappresenta una delle feste istituzionali più importanti del nostro Paese”.

E’ ufficiale. I secondi tamponi rino-faringei effettuati alle 6 persone,un medico e 5 infermieri dell’ospedale “San Giacomo d’Altopasso” di Licata sono tutti negativi. Non c’è dunque nessun caso di Coronavirus nella città marinara.

Il medico e gli infermieri del nosocomio erano stati posti precauzionalmente quarantena, con avvio dell’indagine epidemiologica, necessaria a stabilire gli ultimi contatti diretti. Emergenza rientrata dunque, l’attenzione rinane comunque alta.

di Maria Angela Arancio

In genere quando ti propongono di visitare un piccolo centro, borgo o cittadina della tua provincia, solitamente sei restio, pensi: “Cosa vado a vedere un paesello di 3.000 anime?”. Poni subito un diniego o, se dici si, vai, ma lo fai per non dispiacere chi te lo propone, quasi annoiato e sicuro di trovare: “IL NULLA”. Un paesello arroccato su un altopiano di quasi 500 m. sul livello del mare, vicino ad un fiume, ormai quasi privo d’acqua. Pensi che il massimo che può offrirti è solo aria buona e pulita. Allora vai…Quando ci sei dentro ci vogliono pochi minuti per ricrederti e tornare indietro nel tempo, quando a scuola studiavi: castelli, piazze, feudalesimo, feudatari, plebe etc. etc. e le bellezze di quelle genti e di quei posti, che non esistono più per via della globalizzazione. Pensi alle bellezze che quelle genti hanno lasciato all’Italia tutta, con piccoli castelli, palazzotti, piccole piazze, sempre colme di gente che si raduna per fare e cercare affari, per chiacchierare amabilmente, passeggiare facendo le famose “Vasche” avanti e indietro per la strada principale. Ci si ritrova per il ”PIACERE di RITROVARSI”….Non c’entrano nulla i moderni Centri Commerciali ( per carità  li frequento anch’io), ma hanno depauperato l’identità delle piazze italiane. Centri che offrono tanta mercanzia e nessuno scambio di “Odore di Umanità”!!!

A parte il Borgo anche il paesaggio intorno è meraviglioso, prati verdi, come grandi tappeti di velluto, che il vento scompone, l’erba ondeggia dandoti l’impressione di trovarti in mezzo alle onde di un mare agitato. Prati verdi inframezzati da grandi chiazze di fiori di un rosso intenso, quasi violaceo, chiamati “Sulla”, che vengono raccolti e utilizzati come foraggio per i cavalli. Salendo su per le stradine ripide e scoscese, per raggiungere San Biagio, vieni invaso dall’odore dell’erba appena tagliata, dai profumi dei frutti che stanno nascendo, dalle margherite gialle spontanee, dal mentastro, tanto decantato da Pirandello ( Ritorno. Da quel sentieruolo tra gli ulivi, di mentastro, di salvia profumato….). Mentre cammini, con i finestrini aperti per godere dell’aria pulita e profumata, senti lo scrosciare dell’acqua di un fiume. “In Sicilia, di questi tempi?”, mi è sembrato quasi un “miraggio” ed una “visione” si, una “visione” per le orecchie, se così si può dire (licenza poetica). Infatti ci siamo fermati perché anche il fiume Platani ci ha graziati di una sua vera e propria eccezionalità: “ERA QUASI COLMO D’ACQUA!”, una vera rarità per le nostre terre.

San Biagio Platani è un piccolo comune dell’entroterra Siciliano, in provincia di Agrigento. Conta circa 3.200 abitanti. Situato su un altopiano che culmina in contrada Garipi e degrada verso il fiume Platani.

Gaetano Di Giovanni attribuisce a Mariano Gianguercio, nel 1648, la fondazione dell’insediamento urbano. Il Centro abitato si sviluppò, fin da principio, intorno alla Chiesa Madre e al Palazzo Ducale: venne stabilito un tracciato ed un impianto ortogonale, il cui asse principale è ancora oggi costituito dal corso principale: Viale della Vittoria e dalla Sua CHIESA MADRE.

Nel XVII secolo la crisi produttiva, varie carestie, determinarono il grave decremento demografico del paese. Per fare fronte a tali gravi problemi fu chiamato Agesilao Bonanno che sarebbe divenuto Signore di San Biagio, ma egli stesso non riuscì a far riprendere l’economia e l’aumento demografico di San Biagio, così cedette in gabella l’intero territorio per tornarsene a Palermo.

Il 1812 segnò così la fine della feudalità.

Appena entri in paese ti attende una ripida salita. Finita la salita entri nella piazza antistante la Chiesa Madre e vieni irrimediabilmente rapito da uno splendido quadro, quasi surreale, del piccolo Borgo. Vieni investito da un meraviglioso miscuglio, un “ARCOBALENO” di odori, colori, sapori, ma soprattutto dimentichi le tue ritrosie a percorrere quelle stradine tortuose di montagna per raggiungere il paese.

La manifestazione più importante è legata ancora oggi alla coltivazione dei prodotti locali della terra (legumi nella maggior parte dei casi). Infatti durante il fiorire della Primavera, precisamente nel periodo Pasquale, si svolge a San Biagio una manifestazione detta degli “ARCHI DI PASQUA”, festa pseudocattolica/folkloristica, che richiama numerosi turisti locali e stranieri. Ogni anno gli Archi vengono composti in modo sempre diverso, rispetto a quelli degli anni precedenti. Essi sono composti da strutture tanto alte da coprire l’intero caseggiato della via principale. Visitare il Borgo è stata una grande sorpresa e una gioia per gli occhi, per la mente e il cuore.

Non ci si immagina nemmeno lontanamente cosa questi bravi artigiani sono capaci di costruire con materiale, commestibile della dieta mediterranea, che ogni giorno è sulle nostre tavole.

Ci si trova dinnanzi a vere e proprie architetture: portali e cattedrali, di stile a volte barocco, rococò, spesso somigliante al gotico, giganteschi lampadari e quadri dedicati a Santi, alla Madonna e Gesù Cristo e alle stagioni. Appena entri nella piazza principale del Paese, ti trovi innanzi la Chiesa Madre, l’unica a non essere coperta dagli archi, poiché funge da spartitraffico tra le opere delle due Confraternite che si contendono, amorevolmente, ogni anno il primato: i “Madunnara e i Signurara”: cioè i primi devoti alla Madonna e i secondi devoti del Cristo. Ciascuno allestisce solamente il territorio che gli compete: a sinistra o a destra della Chiesa Madre.

Gli Archi vengono costruiti con strutture di canne e addobbati finemente con tutti i prodotti della terra: chicchi di grano, spighe intere, fagioli secchi, bianchi e colorati, ceci, fave secche sgusciate, lenticchie decorticate, piselli decorticati, mais, mandorle, datteri e perfino conchiglie. Gli archi sono altresì decorati da pane di tutte le fogge a volte ricoperto da un velo di zucchero bianco. Più ti avvicini a certi quadri e meno ti rendi conto che NON SONO dipinti di grandi autori, ma opere composte da personaggi dalla grande manualità, maestria e intelligenza. Un lavoro magnifico, non da artigiani o contadini, ma da veri artisti.

La costruzione degli Archi è lunga e laboriosa e dura quasi un anno. Gli artisti appena smontate le strutture della Pasqua in corso, già cominciano a progettare quelli per la Pasqua successiva. Bisogna altresì evidenziare che nulla va perduto degli Archi, essi sono, infatti, conservati in apposito museo.

I componenti delle Confraternite ci hanno raccontato che nel 2018 addirittura 4 dei quadri, in posa, sarebbero andati in dono al Vaticano e sarebbero stati donati dalle Confraternite direttamente al Papa.

Bisogna evidenziare anche che le Confraternite lavorano, per la realizzazione degli Archi, completamente gratis, solo per devozione, senza nessun contributo da Enti vari.

Durante la manifestazione, lungo la via principale, le bancarelle espongono artigianato locale, piatti in ceramica decorati a mano, dolcetti e pasticcini locali, odore di torrone di mandorle (Cubaita, in siciliano) appena fatto, scialli ricamati dalle donne del posto, etc…. Mentre guardi i maestosi lampadari, cuciti con filo e addobbati con datteri, frutti che sembrano coralli e pietre preziose, non puoi fare a mano di visitare la Chiesa Madre: semplice nel suo biancore, abbagliante, restaurata da poco, con due volte a vela, di colore azzurro, decorate con stucchi bianchi, da non perdere.

La cittadina si presenta al turista pulita e ben tenuta. Tutto sembra funzionare bene, grazie all’Amministrazione e alla collaborazione dei cittadini. Tutti i locali aperti al pubblico, bar, pub come usa adesso, molti ristoranti dove si mangia molto bene. Soprattutto prodotti locali a Km 0: formaggi, ricotta, salumi squisiti, dovuti certamente ai verdi pascoli delle vallate circostanti.                                                             Insomma una meraviglia da non perdere, anche il clima il primo maggio è stato generoso, infatti c’erano 28 gradi.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Chi non ha mai visto San Biagio Platani, si fidi del mio profano giudizio, nel periodo di Pasqua, ma anche nel resto dell’anno, non si può perdere una simile bellezza, ben custodita e, purtroppo, misconosciuta ai più.

MARIA ANGELA ARANCIO

Foto Alessandro Barbagallo

 

I poliziotti della Squadra Volanti di Agrigento, diretti da Francesco Sammartino, hanno identificato gli autori del violento pestaggio di un cinquantenne avvenuto in via Atenea, nei pressi del circolo Empedocleo.

Dopo aver visionato minuziosamente un video, divenuto virale sui social network, sono stati denunciati a piede libero i due aggressori, che sono padre e figlio. Risponderanno all’Autorità giudiziaria del reato di lesioni personali aggravate in concorso.

Stava guidando una Mercedes sulla strada statale Bronese, nei pressi del cimitero di Pavia. In senso contrario procedeva una Bmw e per cause che ancora dovranno essere tutte da chiarire, le due autovetture si sono scontrate frontalmente.

Per la giovanissima Janis Turco, purtroppo, non c’è stato nulla da fare. Nell’impatto, violentissimo, la bella 29enne ravanusana ha perso la vita.

Accanto a lei, seduto il fidanzato. Subito trasportato in ospedale non sembrerebbe essere in pericolo di vita.

L’altra coppia che era a bordo della Bmw, nonostante si sia ribaltata su un fianco, non ha subìto ferite gravi.

A titolo di cronaca. Sfogliando le sue foto su facebook Janis Turco aveva cambiato la sera del 28 maggio alle 23,15, l’immagine del profilo, postando la foto che pubblichiamo di seguito. Ad ognuno la propria interpretazione.

Ciao Janis, riposa in pace…

Rimangono regolari i turni per la raccolta rifiuti ad Agrigento anche per domani 2 giugno, giornata festiva in cui si ricorda la liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo.

Il raggruppamento temporaneo di imprese Iseda, Sea e Seap ha infatti reso noto che la raccolta rifiuti verrà operata secondo il calendario normale anche domani, martedì 2 giugno 2020. Rimane invariato dunque il calendario di raccolta e di conseguenza anche la tipologia di rifiuto da lasciare fuori dalle abitazioni negli orari e nelle modalità consuete che nel capoluogo, per la giornata di domani, prevede la plastica e i metalli.

Il servizio di raccolta differenziata ad Agrigento sarà dunque operato seguendo i turni regolari in modo da non creare accumuli di rifiuti ai cittadini e alle utenze commerciali.

Con atto di citazione depositato in data 1.06.2018, la Procura Regionale della Corte dei Conti ravvisava un danno erariale complessivo di euro 35.401.000, pari alle risorse impiegate nel progetto “ Spartacus ” , contestando la liceità dello stesso sotto tre distinti profili: 1) violazione del divieto di affidare in house il progetto al CIAPI, in quanto ente non adeguato sul piano organizzativo; 2)
violazione del divieto di assunzione in enti e società regionali del personale impiegato per la realizzazione delle attività progettuali; 3) sviamento di risorse pubbliche per finalità diverse da quelle programmate, assumendo che l ’ unico scopo realmente perseguito dalla Amministrazione regionale fosse quello di assicurare lavoro precario ai soggetti precedentemente addetti agli sportelli
multifunzionali.
La Procura Regionale della Corte dei Conti citava l’ex Assessore regionale Maria Lo Bello a comparire innanzi alla Corte dei Conti sezione giurisdizionale per la Regione Siciliana, per sentirla condannare al pagamento della somma complessiva di euro 885.250,00. Più nel dettaglio, la Procura regionale contestava all’Assessore Lo Bello di avere, nella qualità di componente della Giunta Regionale, contribuito con il proprio voto favorevole alla adozione della deliberazione n. 328 del 2013 fornendo, per questa via, un apporto causalmente riconducibile alla programmazione ed alla esecuzione del progetto “Spartacus” .
Costituitasi in giudizio con il patrocinio dell’Avv. Girolamo Rubino, l’ex Assessore regionale sviluppava articolate difese evidenziando, in particolar modo, come la Giunta, con la deliberazione n. 328/2013, si fosse limitata ad esprimere una mera presa d’ atto in ordine alla proposta dell’ Assessore Regionale competente, rimettendo agli organi ed agli uffici dell’Amministrazione
regionale il compito di verificare la concreta fattibilità del progetto in questione, che in quella fase si trovava allo stato embrionale.
In estrema sintesi, l’ex Assessore Lo Bello contestava l’assenza di qualsivoglia nesso causale tra la deliberazione n. 328/2013 ed il presunto danno contestato dalla Procura. Veniva infatti eccepito come la Giunta Regionale risultasse del tutto estranea alle vicende successive che avevano portato alla compiuta elaborazione ed esecuzione del progetto in parola.
Il Giudice di primo grado, in totale adesione alle tesi difensive sviluppate in prime cure dall’Avv. Rubino, escludeva qualsivoglia addebito a carico della Sig. Lo Bello, rilevando la carenza del necessario nesso eziologico tra la più volte richiamata deliberazione della Giunta regionale n. 328/2013 ed il danno prospettato dalla Pubblica accusa.
La Procura ha successivamente impugnato la sentenza pronunciata dalla Corte dei Conti. L’ex Assessore Lo Bello ha conferito dunque mandato all’Avv. Girolamo Rubino al fine di resistere all’appello proposto dalla Pubblica accusa.​
L’udienza di merito è fissata per la data del 16.10.2020.