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Nuovo scontro tra la Cisl Siracusa ed il direttore generale dell’Asp Lucio Salvatore Ficarra. Secondo quanto sostenuto dal segretario provinciale del sindacato, Vera Carasi, nel corso di una conferenza in streaming tra i vertici dell’azienda sanitaria e le parti sociali, ci sarebbe stato uno scontro, legato alle vicende sulla sanità siracusana, al centro di una bufera giudiziaria, dopo gli esposti in Procura che hanno prodotto l’apertura di diverse inchieste, relative alle morti in ospedale ed ai contagi nei reparti. Nella ricostruzione del sindacato, sarebbe stato il segretario della Cisl Medici territoriale, Vincenzo Romano, a finire sotto attacco di Ficarra.

“Nessuna minaccia del direttore generale dell’Asp può essere tollerata da questo sindacato. Quanto accaduto, in sede di video conferenza – dice il segretario provinciale della Cisl, Vera Carasi – con le parti sociali, denota nervosismo, scarse capacità relazionali, spregio delle norme più elementari di relazioni sindacali e democratiche. Serve serenità di giudizio e di valutazione per gestire la fase 2 di questa emergenza sanitaria. La Cisl agirà in tutte le sedi opportune e competenti per tutelare l’immagine e la dignità della nostra organizzazione e del nostro dirigente.”

“L’avvertimento diretto, lanciato al nostro segretario della Cisl Medici territoriale, Vincenzo Romano – spiega Vera Carasi – non possiamo tollerarlo. Ficarra è stato, evidentemente, innervosito dalle continue e puntuali denunce della Cisl siracusana che hanno poi trovato riscontro nei provvedimenti adottati per rimediare. La sanità è un paziente da curare con grande attenzione, con il rispetto che gli è dovuto. Il direttore generale di un’Azienda sanitaria provinciale, deve avere la capacità di assumere responsabilità, confrontarsi e non pensare, esclusivamente, a gettare discredito sugli altri per provare a difendere sé stesso. Le denunce servono a risolvere i problemi, insieme”

“Ringraziamo tutte le organizzazioni sindacali, presenti all’incontro, che hanno manifestato solidarietà al nostro dirigente – ha concluso Vera Carasi – Gli iscritti che in queste settimane hanno chiesto solidarietà e vicinanza al sindacato, che continuano a lavorare nei nostri ospedali, meritano il rispetto loro dovuto. Il direttore Ficarra che minaccia querele a destra e manca pensasse a fare fino in fondo il proprio ruolo. Anche difendere l’indifendibile, ad un certo punto, crea soltanto ulteriori danni. La Cisl non si fa imbavagliare da nessun manager pro tempore; i lavoratori continueranno ad averci al loro fianco. Ficarra se ne faccia una ragione.”
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“Esprimiamo apprezzamento  per l’iniziativa lanciata dalla pianista Liliana D’Angelo, che ha invitato tutti i cittadini a inviare un “Grazie”  in occasione della ricorrenza del  primo maggio attraverso un sms, un messaggio whatsapp o  scrivendo sul profilo social del proprio sindaco e che,  insieme a un gruppo di artisti siciliani, sta organizzando il concerto del primo maggio on line dedicato ai 7.904 sindaci italiani, impegnati in prima fila a proteggere dal coronavirus i propri   concittadini”.  Ha dichiarato Leoluca Orlando, presidente di ANCI Sicilia.

”Esprimiamo la nostra gratitudine nei confronti degli artisti e  dei cittadini che aderiranno all’iniziativa – continua Orlando – con i quali condivideremo la festività dedicata a tutti i lavoratori che, quest’anno,  verrà vissuta ancora più intensamente a causa del difficile momento che stiamo attraversando”.

I Carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento hanno consegnato al Gruppo di Protezione Civile del Libero Consorzio di Agrigento una considerevole somma di denaro da destinare all’acquisto di beni di prima necessità per le famiglie bisognose. Un gesto di grande solidarietà da parte dei Carabinieri, già impegnati senza sosta nei controlli finalizzati a frenare i possibili contagi da coronavirus, con un’iniziativa partita dai figli degli stessi Carabinieri che hanno voluto rompere i loro salvadanai per aiutare i bambini meno fortunati. L’esperienza maturata dall’Ufficio di Protezione Civile del Libero Consorzio nella distribuzione ai vari Comuni dei beni di prima necessità consentirà di concretizzare questo ulteriore gesto di solidarietà dei Carabinieri, che si aggiunge ai tanti altri compiuti nell’ombra a favore dei più deboli (per esempio la consegna a domicilio delle pensioni agli ultra 75enni).

E’ stato già acquistato un certo quantitativo di generi alimentari non deperibili che il personale di Protezione Civile provvederà a distribuire ai Centri Operativi dei Comuni che ne avevano fatto richiesta, analogamente a quanto già effettuato nei giorni scorsi.

Il Commissario Straordinario del Libero Consorzio, dr. Girolamo Alberto di Pisa, ringrazia il Comando Provinciale dei Carabinieri per il gesto di solidarietà, ricordando che l’Ente è sempre a disposizione di quanti volessero ulteriormente contribuire ad alleviare le sofferenze delle famiglie provate da questa grave emergenza economica.

Una task force per contrastare il fenomeno dell’abusivismo. Il sindaco di Raffadali, su sollecitazione delle operatrici e degli operatori che si occupano della cura e del  benessere della persona, ha assicurato l’immediato intervento dell’amministrazione comunale, attraverso i controlli delle forze dell’ordine, per tutelare le regolari attività di parrucchieri,  barbieri e  centri di estetica, a cui viene ancora imposta la chiusura nell’ambito delle misure di contenimento per la diffusione del Coronavirus. Silvio Cuffaro ha partecipato ad una videoconferenza, organizzata dalla CNA locale, alla presenza del presidente, Giovanni Lombardo, dei vertici provinciali, Francesco Di Natale e Claudio Spoto,  e di quelli regionali, con il segretario Piero Giglione e il coordinatore del settore Francesco Cuccia. La Confederazione, in questi giorni, si è  mobilitata, nei vari livelli, per chiedere con forza la riapertura anticipata delle attività e la lotta all’esercizio abusivo della professione. Due temi sensibili e molto sentiti, per i quali il comparto di Raffadali rivendica soluzioni adeguate e risposte concrete e immediate da parte delle istituzioni e delle autorità competenti, “in assenza delle quali – hanno detto in coro – si corre il serio rischio che venga decretata, dopo tanti sacrifici ed investimenti, la morte del nostro lavoro”.  La CNA, dal canto suo, ha illustrato tutte le iniziative messe in campo, fino ad oggi, finalizzate a spingere il governo nazionale a rivedere la programmazione della ripresa dei codici ateco e a quello regionale di ottenere possibili deroghe, tenuto conto che nel nostro territorio la parabola del contagio è ormai prossima allo zero. Rispetto a questo comparto – conclude la nota – la CNA, che  rinnova l’appello alla sensibilità di chi ha responsabilità di governo,  è fortemente preoccupata per il destino di numerose imprese, per le quali l’ulteriore slittamento suonerebbe come una sonora condanna  a morte. E questo, francamente, non dobbiamo consentirlo”.

“In un momento in cui tutta la comunità siciliana si aspetta chiarezza da questo Parlamento, nella legge di stabilità, lei chiede di votare di nascosto…”. Queste sono le parole più importanti pronunciate dal Presidente Musumeci. Spiace, vorremmo dire “stupisce”, ma mentiremmo, che tanti colleghi dell’Ars, non condividano la posizione di Nello Musumeci. La richiesta di votare con voto segreto sui soldi dei siciliani, soprattutto in tale contesto emergenziale è inaccettabile anche perché di questa finanziaria sono state protagoniste le opposizioni in commissione bilancio. I deputati, soprattutto coloro che si sono precipitati a “gridare allo scandalo” per lo sfogo di Musumeci, avrebbero potuto criticare “i modi” con i quali il presidente della Regione ha argomentato le proprie ragioni, dissociandosi da talune sue affermazioni. Tuttavia, non stigmatizzare che proprio sulla finanziaria va fatta un’operazione trasparenza e verità a beneficio di tutte quelle categorie, dalle famiglie, alle imprese, agli operatori economici che aspettano una risposta concreta dal parlamento, non è condivisibile. La Sicilia è in ginocchio e rischia il collasso, da Roma non arrivano le risposte e gli aiuti richiesti e per questo che bisogna serrare le fila e difendere con le unghie e con i denti gli interessi di tutte, ma proprio tutte, le famiglie siciliane. Che il Presidente abbia lasciato l’Aula ci dispiace. Che l’uomo, il siciliano, si sia infuriato innanzi a tale inconcepibile richiesta è comprensibile ed assolutamente giustificabile. Questo Governo ha un cuore che pulsa. Un cuore ancora capace di indignarsi!Importante e determinante l’intervento del presidente Micciché che nel ribadire le prerogative istituzionali del Parlamento è riuscito a ripristinare calma e ordine necessari a riprendere i lavori con responsabilità e buon senso”. Lo affermano i capigruppo della maggioranza Eleonora Lo Curto (Udc), Tommaso Calderone (Forza Italia), Elvira Amata (Fratelli d’Italia), Carmelo Pullara (Popolari autonomisti), Antonio Catalfamo (Lega) e Luigi Genovese (Ora Sicilia).

A Racalmuto i rappresentanti degli esercenti commerciali, Sergio Schillaci e Salvo Sardo, hanno consegnato al sindaco Vincenzo Maniglia le chiavi degli esercizi commerciali, manifestando così le perduranti gravi difficoltà economiche provocate dall’altrettanto perdurare delle misure restrittive per contrastare il diffondersi del coronavirus. Il sindaco Maniglia nel frattempo prospetta: “Vi saranno interventi di riduzione delle tassazioni locali Tari e Tarsu per tutte le attività che sono state costrette a chiudere. E poi concessioni di autorizzazioni straordinarie ad estendere l’esercizio delle attività su spazi pubblici esterni tali da consentire il rispetto delle misure di distanziamento sociale previste dalle norme”.

Sono giunti nella tarda serata di ieri al porto di Porto Empedocle i 100 migranti (49 uomini, 44 donne e 7 bambini) approdati martedì scorso al molo Favarolo a Lampedusa. Ad accoglierli al porto empedoclino sono stati un massiccio dispiegamento di forze dell’ordine, il dottore Franco Miccichè, referente d’igiene pubblica a Porto Empedocle, e la sindaca Ida Carmina. Dopo le visite di routine gli immigrati sono stati trasferiti al centro d’accoglienza di Pozzallo. I migranti, sbarcati dal traghetto di linea, hanno sempre indossato la mascherina di protezione.

Con il DPCM del 26/04/2020 del Governo tanta parte del mondo economico commerciale è rimasta scontenta. Tra tutti il mondo del Turismo, che risulterà in assoluto quello più danneggiato, è insorto a vario titolo soprattutto con il Ministro Franceschini che ad oggi non ha dato alcun segnale concreto di speranza se non sul lunghissimo periodo; ma il problema è oggi ed è ora.

Pertanto tante associazioni dell’Extra alberghiero si sono cominciate a muovere per tentare di far aggiustare il tiro al Governo.

Ci è stata inoltrata una missiva nella quale è contenuto un documento redatto da un’Associazione del settore extra alberghiero nella quale, in vista di un prossimo decreto nazionale, specifico per il settore turistico, si richiede una libera e non forzosa sottoscrizione dello stesso da inoltrare al Governo Nazionale con due richieste ben precise:

  • La riapertura urgente delle attività con codice ATECO 52.2, ossia quello che identifica il settore extra alberghiero, ad oggi non contemplato in nessun decreto di emergenza;
  • Un ristoro economico per quella parte dell’extra alberghiero definito “non imprenditoriale” ossia senza partita iva.

 

Garbatamente e senza voler polemizzare sentiamo di dover fare, come associazione di categoria del settore extra alberghiero, alcune  brevi considerazioni in merito.

Relativamente alla prima richiesta risulta evidente che come qualsiasi attività economica, Covid-19 permettendo, abbiamo tutti una gran fretta di riaprire i battenti delle nostre strutture… ma ci sorge spontanea una domanda: a quale prezzo?

Sappiamo bene che sono in fase di emanazione delle ben precise linee guida comportamentali, se non obblighi, che determineranno una nuova metodologia di accoglienza degli ospiti per il settore alberghiero e, certamente ridimensionata, anche per il settore extra alberghiero.

Regole che includeranno l’utilizzo di tutti i sistemi atti al contenimento della diffusione del Covid-19 tra cui immaginiamo mascherine, guanti, distanza di sicurezza all’interno ed all’esterno delle strutture, sanificazione specifica periodica se non giornaliera con presidi medici, self check-in, colazioni preferibilmente servite in camera etc. Tali accorgimenti hanno un costo, sia in termini di approvvigionamento che di organizzazione e di personale, anche per le strutture a conduzione prettamente familiare.

Si ipotizza per altro un turismo regionale che per numeri sarà nettamente inferiore a quello nazionale ed internazionale al quale siamo abituati.

Sarà in grado una piccola struttura ricettiva di 5 o 6 camere a far fronte a queste spese che, visto anche l’innalzamento dei prezzi dei DPI certificati,  non sono cosa da poco? Ipotizzando la vendita di una camera matrimoniale, che costo hanno due mascherine, quattro paia di guanti, gel disinfettante, prodotti per la pulizia con categoria di presidio medico OGNI GIORNO? E soprattutto, che costi ha un singolo intervento di sanificazione di tutti gli ambienti da parte di ditte specializzate ed autorizzate? O in sostituzione di questi, si potranno usare apparecchi per la produzione di ozono, molto pubblicizzati per adesso, ed il cui costo parte da 6-700 euro ciascuno? Quanto occorrerebbe far pagare la camera ai due ospiti? Quanto occorrerebbe guadagnare per far fronte a questi costi che si aggiungono alla normale gestione della struttura?

In definitiva, conviene davvero aprire adesso oppure sarebbe meglio attendere, anche facendo sacrifici?

E tralasciando l’aspetto economico…nessuno ha più un ragionevole e sensato timore di subire il contagio in una fase in cui occorre ancora prestare la massima attenzione?

Occorre infatti considerare che un qualunque turista staziona, ad esempio, in un bar giusto il tempo dell’acquisto o di una consumazione dunque normalmente da 10  a 60 minuti (in tempi pre Covid-19) ; ma in una struttura alberghiera o extra alberghiera staziona per almeno 10 ore di cui certamente 7-8  ore in camera. Pertanto l’eventuale, e da tutti scongiurata, “carica virale” presente solo per ipotesi in un bar, potrebbe mai essere inferiore a quella di una camera d’albergo o di un B&B?

Relativamente alla seconda richiesta, ci esprimiamo riferendoci esclusivamente alla legislazione in vigore.

Quella che viene definita “struttura ricettiva non imprenditoriale”, con lievi differenze normative che ne regolano l’organizzazione ed i requisiti, necessita comunque ed in qualunque regione italiana di una autorizzazione da parte degli Enti preposti.

E’ indubbiamente un’attività economica turistica in quanto produce reddito. Pertanto l’aspetto fiscale non è determinata dalle normative turistiche regionali ma dal Diritto Tributario e dal relativo Codice.

Anche il Codice Civile recita espressamente che “l’imprenditore è chi esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o servizi”.

E pure l’Agenzia delle Entrate si è chiaramente espressa in merito alla quaestio.

Mi pare scontato che un’attività economica in ambito turistico per lavorare deve per forza essere organizzata nella sua gestione, attraverso software specifici (Sito web, Booking engine e/o Channel Manager), promozione sulle OTA e su portali web che fungono da vetrina. E certamente anche i guadagni, in linea di massima dovrebbero essere commisurati a tali investimenti economici poichè diversamente l’attività sarebbe in perdita.

Già questo basta a comprendere, senza voler addurre ancora altre ragioni, che non riteniamo possibile classificare un’attività economica turistica come “non imprenditoriale”…a meno che i posti letto siano due o quattro ed i guadagni siano talmente bassi, nell’ordine di circa 10mila euro annui, tali da poter essere inseriti in dichiarazione come “redditi diversi”.

Senza volerci addentrare ulteriormente in materia fiscale, poiché  ognuno ha il suo commercialista di riferimento e pur comprendendo il momento di grave crisi mondiale, riteniamo che non sia corretto chiedere di accedere a degli aiuti per le attività economiche turistiche vere e proprie ossia imprenditoriali quando si dichiara apertamente che non lo si è!

Piuttosto ci auguriamo, e sarebbe più giusto proporre, che un ristoro ad hoc venga studiato per coloro i quali vivono ed hanno come unica fonte di reddito l’attività di accoglienza turistica a basso reddito, dunque non imprenditoriale, che è cosa ben diversa.

Salta all’occhio comunque che le leggi di riferimento del settore turistico extra alberghiero attuali sono oramai inidonee a regolamentare un settore in fortissima espansione ed evoluzione in tutti i suoi aspetti. E che le fonti da cui si tenta di trarre la “corretta via normativa” sono troppe, confuse e spesso contrastanti tra loro.

Una buona revisione delle leggi in materia, per riorganizzare correttamente il comparto, è quantomai necessaria ed urgente.

Il Presidente

Giovanni Lopez

Un nuovo caso di soggetto positivo al coronavirus oggi a Sciacca. Si tratterebbe di un giovane la cui infezione si è sviluppata all’interno del nucleo familiare che già, in precedenza, aveva registrato la positività al tampone. La situazione attuale a Sciacca è di 4 contagiati. I guariti sono complessivamente 17, mentre i decessi sono stati 4. Il nuovo caso segue la tendenza recente, cioè che i nuovi casi di contagio spesso trovano terreno fertile all’interno del nucleo familiare dove si sono registrati infettati.