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Investimenti per quasi cinquanta milioni di euro in cinque anni, questo prevede il programma inviato dal Libero Consorzio Comunale di Agrigento all’Assessorato regionale alle Autonomie Locali e agli Assessorati regionali alle Infrastrutture e alla Pubblica Istruzione. Si tratta dei fondi individuati dal decreto interassessoriale n° 150 del 10 giugno 2020.

Il programma predisposto dai settori Edilizia scolastica e Infrastrutture stradali, inviato dal Commissario Straordinario Alberto Girolamo Di Pisa,prevede interventi di progettazione e lavori per adeguamento antisismico, impiantistico e funzionale di alcuni istituti scolastici di proprietà del Libero Consorzio e lavori di manutenzione straordinaria lungo le strade provinciali della zona Ovest, della zona Est oltre ai lavori di manutenzione straordinaria lungo le strade provincialiex consortili ed ex regionali.

Il quaranta per cento delle somme per le strade provinciali sarà utilizzato per la zona Ovest, un altro quaranta per cento per la zona Est ed il 20 per cento delle risorse disponibili per le strade provinciali ex consortili ed ex regionali.

Per il 2020 sono stati individuati interventi per circa due milioni di euro da utilizzare per l’accordo quadro relativo alle strade provinciali del Libero Consorzio e per il Liceo Classico “Pirandello” di Bivona.

Dal 2021 al 2025 l’importo richiesto ammonta a 9.509.594,61 per ogni annualità che comprende sia gli interventi per le strade provinciali che per l’edilizia scolastica.

Gli interventi programmati, nel quinquennio, dal settore Edilizia Scolastica riguardano l’I.I.S.-Istituto magistrale “F. Crispi” di Piazza Zamenhof a Ribera, l’I.I.S.-Liceo Classico “Pirandello” di via Montemaggiore  contrada Paratore a Bivona, L’I.I.S.-Liceo Sperimentale “F. Crispi” di via Circonvallazione aRibera, l’Istituto d’Arte “Bonaccia” di via De Gasperi a Sciacca e l’Istituto Alberghiero di Contrada Tonnara aSciacca.

L’Asp di Agrigento ha confermato con bollettino ufficiale i nuovi 39 casi di coronavirus, ma non viene riportato il dato dei tamponi effettuati, che resta fermo a 28.942. 

I dati, sono in continuo aggiornamento.

I Nuovo ricoveri sono 4, 37 i soggetti in quarantena e 23 i guariti. Due i decessi registrati dall’Asp di Agrigento: a uno di loro è stata riscontrata la positività al Covid-19 post-mortem.

Le piazze italiane, anche in Sicilia, sono gremite da titolari di bar e ristoranti, in protesta perché indispettiti e furibondi a seguito della chiusura totale in zona rossa, o parziale nell’arancione e nella gialla, imposta dal nuovo Decreto del presidente del Consiglio dei ministri. Sul piede di guerra vi sono anche tanti genitori di alunni delle scuole dell’infanzia, elementari e medie, costretti a frequentare in presenza le lezioni, diversamente dagli studenti delle scuole superiori, per i quali è stata disposta la didattica a distanza. Infatti, sia nel caso di bar e ristoranti, che delle scuole inferiori, è sollevata una incongruenza che oggettivamente sarebbe più che condivisibile, ovvero: se la chiusura di bar e ristoranti mira a scongiurare assembramenti e diffusione del contagio, ci si domanda legittimamente se tali assembramenti non ricorrano pericolosamente anche innanzi alle scuole aperte, negli spazi scolastici comuni, e poi in tanti mercati rionali che diversi sindaci, come ad esempio ad Agrigento, hanno autorizzato a proseguire le proprie attività di esposizione e di vendita della merce. Tuttavia, se nei mercati la presenza delle forze dell’ordine garantisce o dovrebbe garantire il rispetto delle prescrizioni contro il contagio, ciò invece non è praticabile all’esterno o all’interno delle scuole. Peraltro, tra le scuole inferiori incombe anche un altro problema: l’obbligo di indossare la mascherina. Non tutti, soprattutto i più piccoli, dai 6 anni in su, sono capaci di tollerare l’occlusione della mascherina per diverse ore. Alcuni bambini, ad esempio, soffrono di asma, o di allergie, e l’uso della mascherina per parecchio tempo aggrava tali patologie. Sarebbero opportune quindi delle modifiche al Dpcm, valido fino al prossimo 3 dicembre. Alla scadenza dunque tali incongruenze si auspica siano risolte alleviando un pesante disagio a danno di alcune fasce sociali.

“La Sicilia sia dichiarata zona gialla”. È un coro all’unisono quello che parte dalle associazioni datoriali Sicindustria, Confindustria Catania, Confindustria Siracusa, Confcommercio Sicilia, Confesercenti Sicilia, Confapi Sicilia, Legacoop, Confcooperative, Unci, Agci, Unicoop Sicilia, Ance Sicilia, CNA Sicilia, Conflavoro PMI Sicilia, Assoimopresa, Confagricoltura.

Le organizzazioni, riunite tutte insieme, rivolgono un appello al Governo nazionale e alla Regione Siciliana in testa ma anche a tutti gli enti e le istituzioni della Sanità, e a tutti gli organismi attori dello sviluppo: “In un momento drammatico come quello che le nostre imprese stanno vivendo, occorre senso di responsabilità fuori dai giochi di appartenenza politica. Vengano messe in campo tutte le procedure e tutte le attività necessarie, tutte le prassi e i protocolli per far sì che la Sicilia venga riportata nel novero delle regioni cosiddette gialle, occorre prendere tutte le misure che consentano da un lato di tutelare la salute e dall’altro di affrontare il tema della tenuta del nostro sistema economico e sociale”.

Con sentenza dello scorso 9 ottobre il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto ha dichiarato il fallimento della Essequattro s.r.l., società facente capo alla holding proprietaria della catena di negozi con il marchio “Centro Convenienza”.

Per quasi un anno i punti vendita Centro Convenienza avevano continuato a vendere mobili e ad acquisire ordini, nonostante le centinaia di diffide già pendenti per mancata consegna dei beni. Qualche cliente aveva anche notificato un decreto ingiuntivo alla società, ma senza riuscire ad ottenere il pagamento.

Con la dichiarazione ufficiale di fallimento da parte del Tribunale inizia una nuova fase: ora, entro il 9 febbraio 2021, i creditori della società (e quindi anche chi ha acquistato mobili mai ricevuti), hanno la possibilità di presentare domanda di insinuazione al passivo fallimentare per tentare di recuperare almeno parte della cifra pagata.

Nel corso dell’ultimo anno e mezzo Federconsumatori ha assistito centinaia di clienti dei vari punti vendita disseminati in tutto il territorio regionale, che avevano acquistato mobili che non erano poi mai stati consegnati (in molti casi anche stipulando finanziamenti). Federconsumatori è pronta ad assistere gli ex clienti del Centro Convenienza anche in questa ulteriore fase, offrendo consulenza per la redazione e l’invio delle domande.

Non promettiamo alcun rimborso sicuro ai clienti di Centro Convenienza – afferma la Coordinatrice della Consulta Giuridica Regionale di Federconsumatori, Gaia Matteini – perché siamo una associazione seria, che tutela i consumatori e non dà false speranze. Sappiamo che sarà difficile ottenere un risultato pieno, ma è nostro obbligo morale aiutare chi ha perso migliaia di euro, attivando tutti i rimedi che la legge offre“.

Coloro che fossero interessati potranno contattare, entro e non oltre il mese di dicembre, la sede di Federconsumatori più vicina: sulla home page del sito www.federconsumatorisicilia.it è disponibile l’elenco completo delle sedi, con i rispettivi recapiti e orari di apertura.

Ai consumatori posso dire che Federconsumatori ha le competenze per fare tutto ciò che la legge prevede in casi del genere – aggiunge il presidente regionale Alfio La Rosa – e che siamo a loro disposizione perché è nel nostro DNA assistere il cittadino-consumatore specialmente in casi come questo“.

La sede centrale del Comune di Agrigento, in piazza Pirandello 35, lunedì 9 novembre resterà chiusa. Lo ha disposto il sindaco Franco Miccichè per consentire la sanificazione di tutti gli uffici, assolutamente necessaria in questo periodo di contagi. Lunedì il sindaco continuerà a lavorare nella sede della Polizia Locale mentre il successivo martedì tornerà regolarmente in sede.

Vietati gli assembramenti
 Il sindaco Franco Micciché, come consentito dall’ultimo Dpcm, ha messo in atto delle misure di contenimento del rischio contagi. In particolare l’area del Lungomare di San Leone, secondo l’ordinanza firmata stamattina, sarebbe “particolarmente a rischio diffusione Covid-19” in quanto in questa si vengono a creare “occasioni di concentrazione e aggregazione di persone che possono favorire, per la loro naturale dinamicità, un’attenuazione, anche involontaria, del grado di osservanza sia delle misure riguardanti il distanziamento interpersonale sia il divieto di assembramento”. Tutto questo si tradurrebbe, quindi, in occasioni di maggiore probabilità di contagio. Per questo ha ritenuto necessario adottare un divieto temporaneo di assembramento nell’area del lungomare Falcone e Borsellino, compresa la parte finale di viale Viareggio e piazzale Giglia e i giardinetti di via Nettuno dal 7 novembre a 31 dicembre cioè il periodo di vigenza del nuovo Dpcm. La Polizia locale è stata incarica di far rispettare il divieto.

I Carabinieri della Compagnia di Licata, a seguito di un sopralluogo, hanno accertato che due congiunti, padre e figlio, di 51 e 28 anni, G F e A F sono le iniziali dei nomi, hanno occupato abusivamente terreni confiscati alla mafia in contrada Gibbesi a Naro, al fine custodire il proprio gregge, di circa 1200 ovini, o parcheggiare mezzi agricoli. I Carabinieri hanno così ovviato ad un “torto immorale” a danno dei tanti volontari della cooperativa agricola “Le terre di Rosario Livatino – Libera terra”, a cui sono stati affidati i terreni. Ai due congiunti è stato contestato anche il reato di furto perché autori di un allaccio abusivo alla rete dell’energia elettrica.

Anziani maltrattati, picchiati, lasciati nudi per terra insieme ai loro escrementi, incastrati tra le sbarre di protezione del letto, con vistose ferite e una piaga da decubito in una paziente non adeguatamente curata e conseguentemente peggiorata nel tempo. E ciò che emerge dalle fotografie, sequestrate dai Carabinieri, scattate da una dipendente della casa di riposo “San Camillo” ad Aci Sant’Antonio, in provincia di Catania. A conclusione delle indagini, coordinate dalla Procura di Catania, il Tribunale ha disposto il divieto di esercitare l’attività imprenditoriale per 12 mesi a Giovanni Pietro Marchese, 60 anni, amministratore unico della casa di riposo, e di esercitare la professione per 9 mesi a tre dipendenti della struttura: Giovanna Giuseppina Coco, di 37 anni, e per le 41enni Rosaria Marianna Vasta e Alessandra Di Mauro. Sorpresi e denunciati anche 11 lavoratori in nero, e alcuni denunciati perché percettori del reddito di cittadinanza.