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Nell’ambito di un’attività di controllo, la guardia di finanza di Mussomeli, ha sequestrato oltre mille pezzi di sushi con rispettive vaschette sistemate all’interno di un’auto station wagon alla cui guida c’era il dipendente di un locale del litorale agrigentino, che una volta fermato dai militari, non è stato in grado di fornire la documentazione relativa al cibo. Sushi che doveva essere peraltro trasportato da un mezzo idoneo dotato di casse coibentate con apposite piastre per non alterare la conservazione.
La persona fermata è stato segnalato all’autorità giudiziaria per i reati previsti dalla normativa igienico-sanitaria.

 

 

669 i nuovi casi di Covid19 registrati in Sicilia nelle ultime 24 ore su 6.216 tamponi eseguiti. I decessi sono 26, che portano il totale a 2.181.

Con i nuovi casi sono a 33.903 gli attuali positivi, con un aumento di 20 casi rispetto a ieri. Di questi sono ricoverati 1.267 siciliani, 13 in più rispetto al dato complessivo di ieri; 1086 dei quali in regime ordinario, 10 in più rispetto a ieri; 181 in terapia intensiva 3 in più sempre rispetto a ieri. I guariti sono 623.
I nuovi casi divisi per province:

Catania con 279 casi,

Palermo con 212,

Caltanissetta 52,

Ragusa 40,

Siracusa 39,

Messina 33,

Enna 12,

Trapani 2,

nessun caso ad Agrigento.

Rubati oltre mille carciofi, pronti alla commercializzazione, da due diversi impianti agricoli di contrada Chiana Scunchipani a Sciacca. Dopo la denuncia, a carico di ignoti, formalizzata dai proprietari degli impianti agricoli, i poliziotti del commissariato cittadino hanno avviato le indagini per cercare di dare un nome e cognome ai ladri di carciofi. Gente che – visto la quantità del prodotto portato via – sicuramente proverà a rivenderlo.
Il comitato di quartiere “Chiana Scunchipani” ha lanciato un accorato appello ai residenti: segnalate sempre movimenti sospetti, appuntando il numero di targa dei mezzi sconosciuti che circolano nella zona.

 
 

La morte avvenne il 16 luglio del 2013 dopo una caduta accidentale che ha determinato una frattura cranica occipitale e dopo un ricovero in un ospedale Agrigentino e il successivo trasferimento in un ospedale dell’Asp di Caltanissetta. Gli eredi, per ottenere il risarcimento dei danni, citano le due Asp e in primo grado – sentenza del 22 luglio scorso – il tribunale di Caltanissetta dichiara la responsabilità dei sanitari.

Le Asp di Agrigento e Caltanissetta erano state convenute per omissione terapeutica consistita “nell’omesso, immediato, trattamento emodialitico, causa del decesso”. Accogliendo la domanda risarcitoria degli eredi della donna che è morta, il tribunale ha, dunque, condannato l’Asp di Agrigento in misura del 10 per cento e quella di Caltanissetta per il restante 90 per cento.

L’azienda sanitaria provinciale della città dei Templi ha già predisposto la liquidazione di 102.547,54 euro, di cui 98.619,59 euro per risarcimento danni, interessi legali, rimborso spese mediche e funerarie. Impegno di spesa perché non è stata proposta istanza di sospensione dell’esecutività. Ma l’Asp di Caltanissetta ha proposto appello ed ha citato tanto gli eredi quanto l’azienda sanitaria provinciale di Agrigento a comparire all’udienza del prossimo 16 gennaio davanti la Corte d’appello di Caltanissetta. L’Asp Nissena chiede una nuova Ctu finalizzata all’estromissione di ogni responsabilità dei sanitari che hanno avuto in cura la donna, “avendo agito con prudenza, diligenza e perizia” e “la dichiarazione che la morte avvenne per cause naturali o in subordine ritenere che la maggiore responsabilità è imputabile al comportamento omissivo dei sanitari dell’Asp di Agrigento o, in ulteriore subordine, ottenere la riduzione dell’ammontare del danno liquidato”.

L’Asp di Agrigento però non ci sta e per ottenere il rigetto delle pretese formulate in danno dell’azienda sanitaria provinciale ha deciso di costituirsi nel giudizio di appello ed ha già conferito l’incarico professionale di rappresentanza dell’ente all’avvocato Rossana Castaldo del foro di Agrigento.

Nel luglio del 2013, la donna si recò al pronto soccorso di un ospedale Agrigentino (non viene indicato quale negli incartamenti dell’Asp della città dei Templi) a causa di una caduta accidentale che aveva determinato una frattura cranica occipitale con presenza di iperkaliemia moderata, trattandosi di una persona emodialitico. La donna, dall’Agrigentino, venne trasferita in un presidio ospedaliero dell’Asp di Caltanissetta dove è, appunto, spirata il 16 luglio del 2013.

 

Fortunatamente sono tutti negativi al tampone rapido per il Covid, i 134 passeggeri giunti in Sicilia sull’ultimo aereo proveniente da Londra dopo la notizia della mutazione del virus già identificata nel Regno Unito.

Adesso bisognerà aspettare l’esito dei tamponi molecolari.

I medici dell’Asp di Palermo e dell’Usmaf (ufficio della sanità aeroportuale, portuale e di frontiera), Polaria, Enac, Gesap, la società di gestione dell’aeroporto di Palermo, e GH Palermo hanno attivato il canale sanitario con ingresso lato Air side, dove i passeggeri sono stati sottoposti a doppio tampone: antigenico e molecolare. Adesso, i passeggeri dovranno osservare 14 giorni di isolamento fiduciario. Le autorità sanitarie hanno inoltre acquisito le liste passeggeri, per monitorare l’andamento della quarantena di coloro che erano a bordo dell’aereo. Il volo è ripartito per Londra ieri alle 22. A bordo c’erano 44 passeggeri.

Si è trattato dell’ultimo volo in arrivo dal Regno Unito, almeno fino al 6 gennaio 2021, per effetto dell’ordinanza del ministero della Salute, pubblicata oggi, “che blocca i voli in partenza dalla Gran Bretagna e vieta l’ingresso in Italia di chi negli ultimi 14 giorni vi è transitato”.Sono 1.115 i cittadini che, dal 14 dicembre scorso hanno fatto ingresso nel territorio siciliano provenendo dal Regno Unito. Dei 1.115 cittadini arrivati dal Regno Unito, in  Sicilia negli ultimi giorni, «636 hanno già effettuato il tampone molecolare (ovviamente negativo) prima di arrivare nell’Isola. Tali dati – ha spiegato Razza – sono stati estratti dagli uffici dell’assessorato regionale alla Salute e sono già nella disponibilità dei Dipartimenti di prevenzione delle Asp per tutte le misure del caso contenute nella nuova ordinanza del ministro Roberto Speranza».

Sambuca di sicilia è Covid free.

Ad oggi non ci sono positivi nel comune in provincia di Agrigento. Ma nel borgo agrigentino si sono vissuti due mesi terribili, da quando scoppiò un focolaio in una RSA che provocò il contagio di anziani e personale e il decesso a distanza ravvicinata degli ospiti della struttura.

“L’esito degli ultimi due tamponi che aspettavamo è risultato Negativo – ha dichiarato il sindaco Leo Ciaccio – A 2 mesi esatti dall’istituzione della zona rossa, a prescindere dai bollettini dell’Asp, vi comunico che la nostra Sambuca torna a contagi Zero. Sono stati due mesi difficili. Abbiamo registrato più di 170 persone positive al Covid-19 ma non abbiamo mai smesso di lottare, non ci siamo risparmiati e non ci siamo arresi. Abbiamo pianto i nostri morti, ben 17. Ora tiriamo un sospiro di sollievo, con la consapevolezza che questa impari battaglia non è finita. Non dobbiamo abbassare la guardia e dobbiamo rispettare le regole.”

 

Buone notizie per Raffadali. Dopo decenni d’attesa è arrivato l’ok per mettere in sicurezza il rione Barca. Ad annunciare l’importante notizia è il governatore di Sicilia, Nello Musumeci. Ad occuparsi della questione sarà  la struttura contro il dissesto idrogeologico, guidata dal presidente della Regione. L’importo complessivo dell’appalto è di sei milioni e duecentomila euro l’importo complessivo dell’appalto. 
C’è tempo – fanno sapere dalla Regione – sino all’11 febbraio del 2021 per presentare le domande di partecipazione. Da quel giorno potrà iniziare il countdown per il consolidamento di un’area a dir poco problematica che ha un indice di pericolosità P2 sotto il profilo geomorfologico, ma c’è soddisfazione per una situazione che può dirsi finalmente sbloccata. Ci troviamo a ridosso del centro storico, nella parte a monte che si sviluppa fra due valloni denominati ‘Barca’ all’interno dei quali si estende una zona di circa sette ettari costituita da una coltre detritica argillosa. L’obiettivo è quello della salvaguardia di una porzione significativa dell’abitato, con opere di stabilizzazione di varia natura nell’area a sud di via Nazionale. Da un punto di vista tecnico, le soluzioni, previste da un progetto che è stato redatto nel 1988 e adeguato alle nuove esigenze, consistono nella collocazione di pali posti a quinconce, nella riduzione della pendenza del suolo con gradoni sostenuti da gabbionate con funzione di drenaggio, e nella sistemazione idraulica dei due compluvi con interventi trasversali di brigliatura. Si procederà – concludono dalla Regione – inoltre con la costruzione di opere di sostegno in cemento armato e con la risagomatura dell’alveo”

 

Le cause che hanno innescato la scintilla iniziale non sono chiare. I poliziotti del commissariato di Licata, in attesa della consegna della perizia dei vigili del fuoco, hanno avviato, già durante la notte fra sabato e ieri, le indagini. E’ mistero infatti su cosa abbia fatto divampare l’incendio nel ciclomotore di una giovane licatese.

Il mezzo era stato lasciato parcheggiato in corso Roma quando, poco prima delle 3,20, sono scoppiate le fiamme. Lanciato l’allarme, sul posto si sono immediatamente precipitati i vigili del fuoco del distaccamento cittadino e gli agenti del commissariato di polizia. I pompieri, idranti alla mano, hanno cercato di salvare il salvabile e sono rimasti al lavoro, rimettendo tutto in sicurezza, fino alle 4,45 circa. Spento il rogo, i poliziotti – assieme ai pompieri – si sono occupati del cosiddetto sopralluogo di rito. Accanto allo scooter non sono state trovate tracce di liquido infiammabile, né taniche o bottiglie sospette. Elementi indispensabili per poter parlare, fin da subito, di un incendio dalla matrice dolosa.
Ciclomotore distrutto dalle fiamme, è mistero sulle cause
„Ipotesi che, però, ieri mattina, non risultava essere affatto scartata dagli investigatori. Agli atti, le cause dell’incendio erano “ancora in corso d’accertamento”. Servirà, di fatto, del tempo per lasciar progredire l’attività investigativa e mettere dei punti fermi sull’accaduto. I poliziotti, come procedura investigativa esige, hanno già ascoltato la proprietaria del ciclomotore: la giovane licatese. E non è escluso che, nel tentativo appunto di far chiarezza, la ragazza possa tornare ad essere ascoltata ancora una volta. E’ stata anche data un’occhiata approfondita su corso Roma per verificare la presenza, o meno, di eventuali telecamere di video sorveglianza pubbliche o private.
 

Il potenziamento dei servizi di vigilanza sia nel centro storico che poteva essere – ed è stato – “teatro” della folle corsa ai regali di Natale dell’ultimo minuto, nonché su San Leone: luogo di ritrovo della movida pre-lockdown era stato disposto, nei giorni scorsi, dal prefetto di Agrigento Maria Rita Cocciufa durante l’ultimo comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. In campo, tanto in via Atenea e al viale Della Vittoria quanto a San Leone e al Villaggio Mosè, sono tornati a scendere polizia, carabinieri, Esercito con i militari dell’operazione “Strade sicure”, ma anche agenti della Municipale.

Unico e solo l’obiettivo: prevenire gli assembramenti. Obiettivo che s’è tradotto, di fatto, nel garantire le distanze interpersonali e nel corretto utilizzo delle mascherine di protezione anti-Covid. L’ultimo week end di “libertà” – prima che si torni a fare i conti con giorni “arancioni” e “rossi” – è stato caratterizzato da un’azione di controlli.

Tanto sugli agrigentini quanto sugli esercizi pubblici. Sono state elevate delle multe (numeri che verranno diramati nelle prossime ore dalla Prefettura), ma molti di più sono stati i richiami all’ordine e al rispetto delle prescrizioni anticontagio. Per le festività natalizie, i controlli si concentreranno sulle sedi e le zone ritenute più esposte e a rischio e attenzione particolare verrà prestata sugli spostamenti tra Comuni.

 
 
 
 

Ad Agrigento la via Vallicaldi, tra via Atenea e piazza Ravanusella, si è trasformata in una perenne discarica di rifiuti. Su iniziativa del vice sindaco e assessore al ramo, Aurelio Trupia, la zona è stata ripulita e sono stati collocati dei contenitori della spazzatura differenziata, invitando gli abitanti della zona a differenziarla nelle proprie case e a conferire in modo ordinato, anche in assenza di propri mastelli. Lo stesso Trupia commenta: “Lo scopo è quello di cominciare a lavorare in una zona dove finora la differenziata non veniva effettuata evitando di creare ancora una volta discariche abusive di rifiuti indifferenziati che, tra l’altro, costano molto di più al Comune”.