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Più che una biografia è una topografia a tracciare i sentieri umani, culturali e letterari di Leonardo Sciascia. La guida alla figura di uno dei maggiori scrittori del Novecento, nel centenario della nascita, non poteva che partire dal paese a cui era rimasto sempre legato: Racalmuto, il luogo della vita e della memoria.

E da qui comincia il viaggio dentro un universo di storie e di personaggi che Salvatore Picone e Gigi Restivo descrivono nel libro “Dalle parti di Sciascia” (Zolfo editore, 280 pagine, 18 euro).
Di Racalmuto sono non soltanto gli autori ma anche l’editore Lillo Garlisi e lo scrittore Gaetano Savatteri che firma la prefazione. Tutti appartengono a una generazione che con Sciascia si è inevitabilmente confrontata, anche sulle pagine del giornale locale “Malgrado tutto”, nella Regalpetra immaginaria (ma non troppo) dalla quale lo scrittore proiettava il suo sguardo, la sua ricerca, le sue eresie.
In quella Sicilia che scompare qualcosa si è salvato: è la casa di via Regina Margherita che Pippo Di Falco è riuscito a sottrarre al decadimento e a fare diventare un luogo in cui la memoria è stata ravvivata. In queste stanze lo scrittore è vissuto, è cresciuto, ha letto i suoi libri di formazione, ha scritto le sue prime opere. Questa è la prima tappa di un percorso che da qui si inoltra verso altri luoghi: le chiese, le varie “parrocchie” civili, la scuola dove Sciascia insegnò, il circolo Unione, il municipio, la piazza, il teatro ma soprattutto la casa di contrada Noce che d’estate diventava il cenacolo e il punto di incontro con scrittori come Gesualdo Bufalino e Vincenzo Consolo, fotografi come Giuseppe Leone, registi come Francesco Rosi.
Il rapporto con il suo paese non racchiude però tutti i luoghi dell’anima sciasciana. Savatteri ne parla ricorrendo al gioco di spirali di una chiocciola ideale che ha portato lo scrittore ad allargare i confini di Regalpetra prima a Caltanissetta, poi a Palermo, alle sue gallerie e alla casa editrice Sellerio passando ancora per Roma, Milano, Parigi, Madrid, la Spagna. Ma tenendo sempre ferme le radici nel paese del cuore. “Ho tentato di raccontare – diceva – qualcosa della vita di un paese che amo, e spero di aver dato il senso di quanto lontana sia questa vita dalla libertà e dalla giustizia, cioè dalla ragione”. Qui tutto oggi parla di Sciascia: la sua rete di amicizie che si va fatalmente assottigliando (il poeta Stefano Vilardo, suo compagno di scuola, è morto da poco), la fondazione che raccoglie le sue carte e la trama dei suoi rapporti con il mondo della cultura, perfino il cimitero. Sulla lapide della sua sepoltura ha voluto non a caso riprendere una frase di Claude Joseph Rouget de Lisle: “Ce ne ricorderemo, di questo pianeta”

La Sicilia per il secondo giorno di seguito è sotto quota 900 per numero di nuovi contagi da Coronavirus.

Per la precisione, nella giornata odierna si registrano 885 positivi su 20.808 tamponi processati.

Questi dati hanno indotto il presidente della Regione Nello Musumeci a dire: “La zona rossa non è stata un capriccio, ma una necessità: eravamo arrivati a 1.970 contagiati e a oltre 40 morti al giorno. Siamo all’ultima settimana di zona rossa e per fortuna i dati cominciano ad essere incoraggianti, anche se il numero delle vittime rimane ancora alto. Sono fiducioso: se il calo dovesse essere costante potremmo anche revocare la zona rossa e tornare a respirare nella zona arancione”.

L’ufficio statistica del comune di Palermo dice: “emergono i primi segnali di rallentamento della pandemia in Sicilia: rispetto alla settimana precedente sono diminuiti i nuovi positivi e sono cresciuti meno i ricoverati e i deceduti. Sono però aumentati ancora gli ingressi in terapia intensiva. In particolare, nella settimana appena conclusa i nuovi positivi in Sicilia sono 9023, il 28,8% in meno rispetto alla settimana precedente, quando si era registrato il valore più elevato dall’inizio della pandemia. I tamponi positivi sono pari al 23,1% delle persone testate, in sensibile diminuzione rispetto al 29,9% della settimana precedente”

 

 

 

885 i nuovi positivi al Covid19 in Sicilia, su 20.808 tamponi processati con una incidenza del 4,2%.

La Sicilia è  terza per contagio dopo la Lombardia e l’Emilia Romagna. Le vittime sono state 34 nelle ultime 24 ore e portano il totale a 3.260. Il totale degli attualmente positivi è 48.001, con un incremento di 347 casi rispetto a ieri.

I guariti sono 504.

Negli ospedali i ricoveri sono 1.666, dei quali 227 in terapia intensiva.

I nuovi contagi per provincia.

Catania 208,

Palermo 386,

Messina 166,

Trapani 11,

Siracusa 26,

Ragusa 11,

Caltanissetta 74,

Agrigento 1,

Enna 2.

Il giudice monocratico del Tribunale di Agrigento Iacopo Mazzullo ha condannato ad un anno e quattro mesi (pena sospesa) un sessantenne di Raffadali – P.S. – accusato di aver appiccato fuoco al pavimento della propria abitazione in seguito ad una lite coniugale.Il raffadalese è stato condannato altresì al pagamento delle spese processuali.
Nel medesimo procedimento era imputata anche l’ex moglie – R. C- coetanea dell’uom, che però è stata assolta dall’accusa di lesioni lievi. La vicenda in questione risale al luglio del 2017. La moglie è stata difesa dagli avvocati Guido e Gianfranco Gueli.

Sempre più spesso ci si imbatte in soggetti che vivono a stretto contatto con un positivo al covid senza venirne contagiati.
Sui perché di questa dinamica gli scienziati sono all’opera, ma anche per capire perché siano più uomini che donne a contagiarsi e perché alcuni soggetti contraggono nuovamente il virus a stretto giro.

Gli addetti ai lavori stanno quindi cercando di capire come muta questo virus all’interno dell’essere umano, analizzando diversi casi, soprattutto quello di persone che – statisticamente ormai – non si infettano seppur avendo avuto contatti di convivenza stretta con un positivo. Cercano la spiegazione nel sistema immunitario, oltre quelle che sono le normali regole dettate dal protocollo ossia il distanziamento, la mascherina e l’igienizzazione frequente delle mani.

Un team di lavoro di scienziati e genetisti di Tor Vergata, con un consorzio internazionale, sta analizzando i casi e si avanza l’ipotesi che esistano geni che rendano alcune persone più protette dal contagio e quindi più resistenti, perché se il virus è lo stesso, la differenza la fa “chi lo ospita”. Lo studio è in corso ed è molto complesso perché servirebbero individui molto esposti al virus come il personale sanitario e i parenti dei positivi, che siano negativi sia al sierologico che al tampone.

E’ il genetista di Tor Vergata a Roma, Giuseppe Novelli a spiegare che “quando c’è una pandemia i fattori in gioco sono il patogeno, l’ospite e l’ambiente, ossia il contesto in cui si sviluppa l’infezione. Noi ci siamo concentrati sulla seconda, che è fondamentale”.

Poi continua: “Ci siamo prima concentrati sui malati gravi e abbiamo scoperto che esiste un 10-12 per cento di casi che hanno una caratteristica genetica particolare, non riescono cioè a produrre interferone che è la prima molecola di difesa. Sulla base di questa esperienza ci siamo chiesti se ci sono differenze genetiche in quelli che noi chiamiamo i resistenti cioè persone che quando convivono con un soggetto che è certamente positivo non solo non si ammalano, ma non si infettano nemmeno”.

Con molta probabilità le risposte che famiglia ed inquirenti cercano circa la drammatica morte della piccola Antonella Sicomoro, morta per aver partecipato ad una sfida lanciata sull’ormai famosissimo social Tik Tok, è contenuta nel suo telefonino, ricevuto in dono per il suo decimo compleanno.

Eppure il tutto diviene ancora più difficile perché ad oggi, gli inquirenti ancora non sono riusciti ad accedere a quel telefono cellulare, perché sembrerebbe che la piccola, senza dirlo ai genitori, avrebbe cambiato la password, mettendo così in difficoltà i tecnici informatici che dovranno prima individuare quello, per poi immergersi su tutto quello che il cellulare della piccola contiene.

Esiste per adesso solo una denuncia contro ignoti, per istigazione al suicidio, perché alla fine, solo dal contenuto del cellulare si potrà risalire non solo agli ultimi minuti di vita di Antonella, ma si potrà anche capire se la stessa fosse stata avvicinata da qualcuno affinché partecipasse a quella sfida estrema che l’ha condotta alla morte.

L’autopsia avrebbe intanto già confermato che la piccola è morta per asfissia, provocata da quella cinta che da sola si sarebbe stretta al collo, per vincere, quella orrenda sfida

 

Dopo nove giorni di ricovero all’ospedale “Sant’Elia” di Caltanissetta, è morto l’automobilista che lo scorso 15 gennaio, lungo la provinciale 24, nei pressi del bivio Tumarrano, a Cammarata, a bordo della sua automobile, una Fiat Punto, è stato travolto dal rimorchio di un camion che si è accidentalmente sganciato. Si tratta di Giuseppe Tatano, 57 anni, di Cammarata, ragioniere.

Tre mila euro al mese per 20 anni. La fortuna bacia Ioppolo Giancaxio, paesino straordinario a pochi chilometri da Agrigento. Uno scommettitore poco fa ha puntato due euro sulla seguente combinazione nel gioco “Win for life”: 2, 4, 6, 7, 10, 12, 15, 17, 18, 20 con numerone 12.

Lo scommettitore non ha creduto ai suoi occhi quando si è visto combaciare numeri e schedina. Più di 10 mila euro subito e 3 mila euro al mese per 20 anni.

Il tutto è avvenuto all’interno del bar ricevitoria “Il Gufo”, sito nella centralissima piazza Marconi di proprietà della signora Linda Cammilleri. La stessa ha dichiarato: “Felici che la fortuna si sia ricordata di Ioppolo Giancaxio; con questo vitalizio vinto all’interno del mio bar speriamo di aver reso felice una intera famiglia”.

Ed in effetti sembra che a vincere sia stato un giovane del luogo, attualmente in cassa integrazione, sposato a padre di un figlio.

Al fortunato anche i nostri migliori auguri!

 

 

 

 

Quattromila e trecento lavoratori in meno, 707 imprese cessate, oltre tre milioni di ore lavorate in meno e circa 23 milioni di euro di massa salari andati in fumo.

Sono questi i dati della Cassa Edile di Agrigento rispetto alla situazione del comparto delle Costruzioni tra il 2010 e il 2020.

“Una fotografia impietosa della morte di un intero settore – spiega il presidente dell’Ance, Associazione nazionale costruttori di Agrigento, Carmelo Salamone – che in questi 10 anni ha visto diminuire del 53% il numero delle aziende del settore, del 60% il numero degli operai impegnati e del 71% le ore lavorate, cui si aggiunge un abbattimento del 62% della massa salari. Per questo, nel silenzio delle istituzioni – continua Salamone – diamo il triste annuncio della morte del settore. Più che un decesso naturale, un vero e proprio omicidio. Le armi usate per commettere il delitto sono scelte politiche irrazionali adottate senza alcun confronto con la categoria”.

Tra queste, dicono dall’associazione, una “ossessiva, e probabilmente dolosa, disattenzione ai tempi procedurali per l’approvazione dei progetti, che sono in media di 15 anni, a fronte di un continuo e ossessivo intervento sulle procedure di aggiudicazione che oggi, sacrificando la trasparenza, si sono ridotti all’osso. Dinnanzi a questi comportamenti – continua Salamone – non si può che avere una certezza: si sbaglia con la contezza di sbagliare”.

“Non accettiamo – conclude il presidente Salamone– che si ritenga questa crisi un effetto ‘collaterale’, un male condiviso con altri settori: nei giorni in cui si è capaci di festeggiare l’arrivo di centinaia di commissari per grandi opere che avranno ricadute marginali sul tessuto produttivo delle piccole e medie aziende, noi ribadiamo che la linea fin qui seguita dalla politica e dalla burocrazia non potrà che portare ad una desertificazione produttiva irreversibile”.

La dottoressa M.C. – giovane praticante di Porto Empedocle  – ha partecipato, presso la Corte di Appello di Palermo, all’Esame di Stato per abilitazione all’esercizio della professione di avvocato.
In particolare, la dottoressa, avendo superato le prove scritte, è stata ammessa alla prova orale, poi sostenute nel novembre 2020.
All’esito della prova orale, la Commissione esaminatrice ha dichiarato la ricorrente non idonea, attribuendo alla stessa un punteggio insufficiente nelle materie oggetto di esame.
Ritenendo illegittimo il giudizio espresso nei propri confronti, la giovane ha impugnato – con il patrocinio degli avv.ti Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia – gli atti della Commissione di Esame
In particolare, a mezzo del ricorso, è stato sostenuto come, nella riunione di determinazione dei criteri di valutazione e di individuazione dei quesiti da sottoporre ai candidati, fossero presenti  solo avvocati ed un magistrato, con conseguente mancanza di una delle tre categorie previste dalla normativa di settore. In particolare, tra i presenti non figurava alcuno dei componenti di provenienza dal mondo accademico (Professore universitario o Ricercatore).
A sostegno delle proprie censure, gli avv.ti Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia hanno citato taluni recenti precedenti giurisprudenziali secondo i quali la nuova disciplina dell’ordinamento della professione forense non consente alle commissioni esaminatrici di operare in composizione diversa da quella prescritta, con conseguente illegittimità degli atti compiuti dall’organo irregolarmente composto.
Il TAR Sicilia Palermo Sez. III – Presidente dott.ssa Maria Cristina Quiligotti, Relatore dott. Roberto Valenti, condividendo le censure degli avv.ti Rubino e Impiduglia, ha disposto “che l’Amministrazione, sollecitamente ed entro trenta giorni, proceda in seduta plenaria, con la partecipazione per ogni sottocommissione dei componenti di ogni categoria prevista dalla norma: a) alla rideterminazione dei criteri di valutazione; b) alla predisposizione delle nuove domande da sottoporre alla candidata”.
Per effetto della suddetta pronuncia del TAR Palermo la giovane praticante sarà sottoposta a “un nuovo esame orale innanzi una sottocommissione diversa da quella presso la quale ha precedentemente sostenuto la prova, previo preavviso non inferiore a 30 giorni”