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E’ stato trovato in possesso di 79 dosi – per un totale di 18 grammi – di cocaina. E’ per l’ipotesi di reato di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio che un ravanusano cinquantaduenne è stato arrestato e posto ai domiciliari. I carabinieri della stazione di Ravanusa, coordinati dal comando compagnia di Licata, hanno scovato la “roba” – che, stando all’accusa, era nascosta in cucina – durante una perquisizione domiciliare.

Il controllo nell’abitazione è stato realizzato nell’ambito di un mirato servizio antidroga. Durante la perquisizione domiciliare, i militari dell’Arma hanno sequestrato non soltanto i 18 grammi di cocaina, ma anche un bilancino di precisione e 185 grammi di sostanza da “taglio”. Formalizzata l’accusa a carico del cinquantaduenne, su disposizione del sostituto procuratore di turno di Agrigento, il ravanusano è stato posto – in attesa dell’udienza di convalida – agli arresti domiciliari. I servizi antidroga dei carabinieri, da Licata a Sciacca passando per Agrigento e tutti i Comuni dell’hinterland, continuano ad essere sistematici. E accade, appunto, che – una volta trovata la droga – scattino gli arresti, così come è avvenuto nelle ultimissime ore a Ravanusa.

 

Salvatore Parla si trova in condizioni di grave infermità fisica e psichica, tali, invero, da esigere un trattamento che non si può attuare nello stato di detenzione carceraria, anzi da necessitare di cure e trattamenti indispensabili non praticabili in tale stato”.

Con queste motivazioni il difensore, l’avvocato Angela Porcello, ha chiesto, di fatto, la scarcerazione del settantenne di Canicattì, condannato all’ergastolo per l’omicidio del giudice Rosario Livatino. L’istanza è stata discussa davanti al tribunale di sorveglianza di Bologna e, nei prossimi giorni, i giudici scioglieranno la riserva.

Nei mesi scorsi si era aperto un dibattito, con numerose prese di posizione polemiche, dopo la concessione di un permesso premio di nove ore a Giuseppe Montanti, altro ergastolano condannato per l’omicidio di Livatino. La richiesta della difesa che propone di sospendere l’esecuzione della pena, in questo caso, si basa esclusivamente sulle precarie condizioni di salute del settantenne che, peraltro, avrebbe pure più volte tentato il suicidio.

“Le sue condizioni di salute – secondo il legale che elenca tutte le patologie di cui l’anziano ergastolano, detenuto nel carcere di Parma, soffrirebbe – fanno palesemente apparire l’espiazione della pena in contrasto con il senso di umanità, cui si ispira la Costituzione e in violazione dei tre principi costituzionali di uguaglianza, di senso di umanità e di diritto alla salute”.

I giudici hanno acquisito l’intera documentazione clinica che sarà esaminata prima di prendere una decisione.

Torna la musica all’interno del teatro Pirandello di Agrigento. OGGI sabato 12 dicembre, alle ore 18.30 si svolgerà infatti il concerto “Il mandolino, strumento colto e popolare” inserita nella rassegna pensata e realizzata dal maestro Pietro Marchese, insegnante di mandolino presso la scuola di musica “The brass group” di Palermo e direttore dell’orchestra “Quattrocanti”, aderente al sistema delle orchestre giovanili italiane.

“L’iniziativa – ha spiegato l’assessore alla Cultura Costantino Ciulla – è stata inserita in una rassegna che prevede la realizzazione di un concerto in ogni capoluogo di provincia siciliana. L’emergenza Covid ne aveva bloccato la realizzazione e ora è stato deciso di svolgere lo stesso i concerti nei luoghi stabiliti, anche se solo in diretta streaming, non potendo il pubblico accedere alla struttura al chiuso. Così stasera sera si esibirà il New enseble con “Dal Jazz al Su America” che vedrà l’esibizione di Sergio Calì alle percussioni e al vibrafono; Pietro Marchese ai Plettri; Nicola Marchese alla chitarra e Giorgio Garofalo al Violoncello”.Chi volesse seguirlo potrà collegarsi sui social nella pagina dell’associazione culturale “Altroquanto”.

La Corte d’Appello di Palermo ha confermato in toto la sentenza emessa ad Agrigento, al palazzo di giustizia, il 22 novembre del 2018, quando la sezione penale del Tribunale presieduta da Luisa Turco, nell’ambito dell’inchiesta antimafia a Camastra cosiddetta “Vultur”, ha inflitto 17 anni e 6 mesi di carcere al presunto capomafia del paese, Rosario Meli, 70 anni, e poi 14 anni e 6 mesi al figlio, Vincenzo Meli, 48 anni, e 13 anni e 6 mesi a Calogero Piombo, 67 anni, di Camastra, tabaccaio. E poi al boss di Canicattì Vincenzo Di Caro, 72 anni, sono stati inflitti 22 anni che assorbono comprendendoli i precedenti 14 anni subiti al processo “Alta Mafia”. Il Tribunale ha inoltre confiscato l’agenzia di onoranze funebri che sarebbe stata gestita con metodi mafiosi dalla famiglia Meli.

Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, il giudice per le udienze preliminari, Stefano Zammuto, a conclusione del giudizio abbreviato, ha condannato Filippo Napoli, 57 anni, di Agrigento, funzionario della Provincia, ad 8 mesi di reclusione per tentativo di induzione indebita a dare o promettere utilità. Napoli avrebbe minacciato una coppia di coniugi di Licata ad attivare le procedure di revoca dei loro passi carrabili se non avessero ritirato un’istanza di annullamento di un’asta pubblica. Sono stati i due coniugi a rivolgersi alla Procura per segnalare le pressioni indebite.

La Corte d’Appello di Palermo ha confermato la sentenza emessa dal Tribunale di Agrigento in abbreviato l’8 gennaio del 2016 che ha assolto, “perché il fatto non sussiste”, cinque tra funzionari e dirigenti dell’ex Asi di Agrigento imputati nell’ambito dell’inchiesta cosiddetta “La grande abbuffata”. I giudici d’Appello hanno riconosciuto e confermato che alcune promozioni dirigenziali nell’ex consorzio Asi sono state legittime così come la determina con cui decisero di aumentare i loro compensi. Nessuna irregolarità anche per le spese di acquisto di beni di rappresentanza, l’affidamento di appalti e le spese delle missioni. Gli assolti sono l’ex presidente del consorzio Asi Stefano Catuara, Maurizio Bonomo, Eugenio Esposto, Filippo Siracusa, tutti componenti del consiglio direttivo, e Salvatore Callari, dirigente del consorzio. Le ipotesi di reato contestate sono state, a vario titolo, l’abuso di ufficio, la truffa e il peculato.

In Sicilia toccano quota mille i nuovi positivi nelle ultime 24 ore, esattamente 999. 28 i decessi che fanno salire a 1923 il numero dei morti. Con i nuovi casi sono 36.410 gli attuali positivi, con un decremento di 559 casi rispetto a ieri. Di questi 1.477 sono i ricoverati: 1.280 pazienti in regime ordinario e 197 in terapia intensiva. In isolamento domiciliare ci sono 34.933 persone. I guariti sono 1.530.

Ed ecco adesso la situazione nei capoluoghi di provincia: Catania 450 casi, Palermo 274, Messina 118, Ragusa 18, Trapani 25, Siracusa 53, Agrigento 18, Caltanissetta 21, Enna 22.

Come richiesto dalla Procura Generale, la Cassazione ha confermato l’assoluzione dell’ex ministro Calogero Mannino, difeso da Grazia Volo, nel processo stralcio sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. I giudici della Sesta sezione penale hanno dichiarato inammissibile il ricorso proposto dalla Procura Generale di Palermo contro il proscioglimento di Mannino emesso dalla Corte di Appello di Palermo il 22 luglio 2019. L’ex ministro è stato imputato di minaccia a Corpo politico dello Stato. Anche in primo grado l’ex politico democristiano è stato assolto.

Con 8 carroattrezzi sono state prelevate ben 13 autovetture che sono state trasportate nei centri di raccolta autorizzati per la demolizione e la radiazione. E’ stato ristabilito – ad opera della polizia – decoro e vivibilità nel quartiere di via Palma: agglomerato popolare conosciuto anche come “Bronx”. A disporre il maxi servizio di controllo straordinario è stato il questore di Agrigento

Il rione – dove si sono succedute ripetute operazioni di polizia che hanno condotto, nel corso dell’ultimo decennio, all’arresto di soggetti riconducibili alla criminalità locale e al rinvenimento di armi e sostanze stupefacenti – da tempo era divenuto un vero e proprio cimitero di autovetture. Un grande sversatoio di carcasse di veicoli e di autovetture, gravati – ha ricostruito la Questura – dai vincoli giuridici dei sequestri amministrativi e penali, le quali anziché essere preservate in luoghi idonei alla custodia venivano abbandonate sulla pubblica via, ingombrando e imbrattando la pubblica strada e attraverso la sedimentazione di oli e combustibili fuoriusciti nel corso del tempo.  “

Nel corso dell’attività di polizia, il personale del commissariato di Licata assieme agli equipaggi del reparto Prevenzione Crimine Sicilia Occidentale di Palermo e della sezione polizia Stradale di Agrigento, hanno avviato l’operazione di recupero e bonifica del quartiere popolare, restituendo – finché durerà – spazi per la sosta regolare dei veicoli.

 

Come già pubblicato lunedì scorso, l’Ati, l’Assemblea territoriale idrica agrigentina, che comprende tutti i sindaci della provincia, con la delibera 3 del 2020 ha adottato nuove tariffe idriche in aumento rispetto alle tariffe praticate finora dall’ex Girgenti Acque. Bene, complimenti ai signori sindaci. Pertanto l’ex Girgenti Acque ha inviato ai cittadini una bolletta maggiorata a conguaglio a decorrere dal primo gennaio 2018. In proposito interviene il deputato regionale, Carmelo Pullara, che afferma: “E’ chiaro che tutto questo grava sulle tasche dei cittadini, commercianti, imprenditori e amministratori di condomini che hanno fortemente e legittimamente contestato questi aumenti. Sono adeguamenti inopportuni e ingiusti soprattutto considerando il periodo drammatico e difficile che stiamo vivendo, anche dal punto di vista economico, a causa della pandemia Covid. Mi farò carico della questione e ho inviato richiesta di audizione, in Quarta Commissione, dell’Assessore regionale ai servizi primari, Pierobon, l’Ati, Girgenti Acque e Cittadinanzattiva.”