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L’accosa è tosta. Tentata induzione a dare o promettere utilità, tentata violenza sessuale e traffico illecito di influenze.

Con queste ipotesi di reato il Procuratore Salvatore Vella ed il pm Gianluca Caputo hanno chiesto il rinvio a giudizio per un ex funzionario dell’Asp, ora in pensione, S.S. 69 anni di Raffadali, all’epoca dei fatti nell’ufficio patenti speciali.

I fatti vanno dal 2017 al 2019 e dovrebbero coinvolgere 4 presunte vittime. L’uomo avrebbe chiesto in maniera esplicita che l’ottenimento della patente sospesa, che riguardava le donne o dei familiari, sarebbe stato possibile se avessero assecondato le sue richieste sessuali.

Nonostante il secco rifiuto delle donne coinvolte sembrerebbe che il raffadalese in due di questi incontri avrebbe tentato di baciare in un caso e di abbracciare nell’altro le donne in questione. Ed ecco scattare immediatamente l’accusa di violenza sessuale.

L’udienza preliminare è stata fissata per il 18 settembre davanti al gup Giuseppe Miceli. L’imputato ha nominato come difensore l’avvocato Diego Galluzzo mentre una delle presunte quattro vittime si costituirà parte civile con l’assistenza dell’avvocato Leonardo Marino.

Contestualmente è stato approvato il documento tecnico sulla base del quale la Regione chiederà al ministero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare una misura straordinaria per ristorare gli agricoltori e i produttori siciliani per i danni, anche in considerazione del fatto che il fondo di solidarietà nazionale non copre quelli causati dal vento.

La Prof. R.M. R.  ha svolto le funzioni di Preside di un Istituto scolastico di Monreale.

Con invito a dedurre, la Procura Regionale della Corte dei Conti per la Regione Sicilia   ha contestato alla Prof. R.M. R., unitamente ad alcuni docenti e collaboratori scolastici, una presunta posta di danno erariale correlata al pagamento da parte del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, in esecuzione di una pronuncia del Tribunale di Palermo, dell’importo complessivo di euro 330.053,86.

La superiore somma era stata liquidata, a titolo di risarcimento del danno, alla famiglia di uno studente per i danni subiti dal minore durante la pausa ricreazione.

In particolar modo, è stato contestato all’allora Preside di non aver assunto in via preventiva delle misure organizzative idonee ad evitare il sorgere di situazioni di pericolo che potessero ledere l’incolumità fisica degli studenti.

Per l’effetto, la Procura Contabile ha imputato al dirigente scolastico una frazione dell’asserito danno erariale pari ad euro  148.524,237, contestandole sostanzialmente una condotta omissiva.

La Prof. R. ha dunque conferito mandato difensivo agli Avv.ti Girolamo Rubino e Rosario De Marco Capizzi.

I legali del dirigente scolastico, con apposita memoria, hanno escluso la colpa grave della Preside evidenziando le diverse iniziative assunte dalla stessa in data antecedente all’evento lesivo.

In primo luogo, è stato sottolineato come fossero state varate su iniziativa del dirigente scolastico delle apposite regole finalizzate a disciplinare  l’uscita dei discenti durante le lezioni e la pausa ricreazione.

In particolar modo, sulla base delle nuove regole approvate dal collegio dei docenti su proposta della Preside dell’Istituto, potevano uscire, sia nel corso delle lezioni che della ricreazione, soltanto due studenti per ciascuna classe.

I difensori del dirigente scolastico hanno osservato come tale misura risultasse evidentemente funzionale a contenere il numero degli studenti transitanti lungo i corridoi della scuola riducendo, da un lato, il rischio di accadimenti pregiudizievoli all’integrità fisica dei discenti all’esterno delle classi e, dall’altro, facilitando l’attività di vigilanza dei collaboratori scolastici.

E’ stato inoltre evidenziato come la Preside avesse adottato un’ apposita direttiva con cui erano stati attribuiti specifici compiti di vigilanza e controllo ai collaboratori scolastici, specie nelle aree “più critiche” quali quelle  antistanti le porte di accesso all’istituto e i bagni della scuola.

E’ stata, quindi, esclusa l’inosservanza da parte del Dirigente scolastico dell’obbligo di adottare misure idonee a garantire l’incolumità dei discenti, evidenziando quindi la carenza di qualsivoglia responsabilità a carico della Prof. R.

Ad ulteriori riprova dell’assenza di profili di colpevolezza, la difesa del dirigente scolastico ha evidenziato come, nel giorno in cui si è verificato l’evento lesivo della integrità fisica dello studente, la Preside fosse  impegnata in altro plesso della scuola, al fine di garantire la sicurezza degli alunni nel contesto di una evacuazione che si era resa necessaria per effetto di un allagamento dei locali della scuola dell’infanzia.

In totale adesione alle tesi degli Avv.ti Rubino e De Marco Capizzi, la Procura Contabile ha archiviato il procedimento di responsabilità a carico del dirigente scolastico evidenziando l’insussistenza di una condotta gravemente colposa da parte della Preside alla luce delle circostanze rappresentate dai suoi legali nella memoria difensiva.

La Prof. R. non sarà quindi tenuta a pagare l’importo di euro 148.524,237 a titolo di danno erariale.

Si è intrufolato in un noto ristorante del Viale della Vittoria ad Agrigento, e ha prelevato il registratore di cassa con i soldi. E’ stato però scoperto dai poliziotti della sezione Volanti della Questura, accorsi unitamente ai carabinieri del nucleo Radiomobile, che lo hanno subito bloccato e arrestato. Si tratta di Luigi Caramanno 45 anni, di Favara, già noto alle forze dell’ordine. Deve rispondere di furto aggravato. Il favarese ha nominato difensore l’avvocato Daniele Re. All’interno del registratore di cassa c’erano poche centinaia di euro. Per il 45enne è il terzo arresto per furto in appena pochi mesi. Alcune settimane fa i carabinieri lo hanno sorpreso a scassinare e rubare le monete da un distributore automatico di snack e bevande nel centro di Favara. Qualche mese prima, invece, fu arrestato in flagranza di reato dopo aver fatto irruzione in un panificio in corso Vittorio Veneto sempre a Favara. Per quest’ultimo episodio fu condannato, dopo il giudizio direttissimo, a due mesi e venti giorni di reclusione.

La deputata nazionale agrigentina del Movimento 5 Stelle, Ida Carmina, ha incontrato il neo prefetto di Agrigento, Filippo Romano. E riferisce: “Tra le priorità abbiamo discusso della gestione dei flussi migratori, trasferimenti e accoglienza. Poi del mio emendamento per consentire ai Comuni fino a 15 mila abitanti di utilizzare lo strumento dello scavalco per ingaggiare nuove risorse umane e professionali utili anche per sfruttare le occasioni del Pnrr. E della necessità di trovare delle soluzioni per i Comuni in dissesto e in pre-dissesto, a danno dei servizi essenziali per i cittadini”.

I Carabinieri della Compagnia di Partinico hanno arrestato un uomo di 53 anni di Borgetto, già noto alle forze dell’ordine, coltivazione e spaccio di sostanze stupefacenti. I militari hanno perquisito la sua abitazione e hanno scoperto una serra indoor con 290 piante di marijuana, dell’altezza di 1 metro e mezzo, e 2 chili di infiorescenze già essiccate occultate in una stanza della casa. L’arresto in carcere è stato convalidato dal Tribunale di Palermo. Nel corso della stessa attività antidroga, i Carabinieri hanno arrestato un 45enne di Partinico, sorpreso a bordo di un’automobile in possesso di uno zaino contenente 160 grammi di marijuana. Poi a casa sua è stata rinvenuta un’altra serra indoor, con impianto di aerazione per la coltivazione di 52 piante di marijuana alte 1 metro e 20, oltre che 500 grammi di marijuana già essiccata.

La Cassazione ha confermato il sequestro eseguito lo scorso ottobre dalla Direzione investigativa antimafia agrigentina, su disposizione del procuratore reggente, Salvatore Vella, e del sostituto Gloria Andreoli, finalizzato alla confisca per equivalente del patrimonio di una imprenditrice di Favara, Maria Giusy Barba, 40 anni, attiva nel settore dell’assistenza agli anziani e disabili, indagata per i reati di appropriazione indebita ed autoriciclaggio. Le contestazioni di reato ruotano intorno al re-impiego di denaro ritenuto provento di attività illecita nell’ambito della gestione di una società cooperativa Onlus. I sigilli sono stati apposti a dieci immobili e due conti correnti bancari, per un valore stimato in circa 750 mila euro. Maria Barba è l’ex moglie di Salvatore Lupo, già amministratore della cooperativa e poi vittima di omicidio il giorno di Ferragosto del 2021.

A breve sarà tempo di saldi in Sicilia. Inizieranno il prossimo 6 luglio, e si concluderanno il 15 settembre. Per la stagione estiva degli sconti nell’Isola, l’assessore regionale alle Attività produttive, Edy Tamajo, ha appena firmato il decreto che fissa il periodo d’inizio e termine dei saldi estivi. E afferma: “L’avvio è stato deciso dopo un’attenta interlocuzione con tutte le associazioni di categoria. Si tratta, infatti, di una misura molto attesa sia dai commercianti che dai consumatori. Invito tutti i siciliani a favorire il commercio di prossimità, in modo che ciascuno di noi possa dare un contributo al sostegno del tessuto economico locale”.

Potenziato l’organico della Procura della Repubblica di Agrigento. Tre nuove donne magistrato sono state assegnate all’ufficio attualmente diretto dal procuratore Salvatore Vella. Si tratta delle palermitane Giada Rizzo e Annalisa Failla, e poi Alessia Battaglia di Salerno. Assumeranno servizio nel mese di gennaio prossimo, dopo aver completato l’ultima fase del loro tirocinio. L’ufficio dell’ultimo piano di via Mazzini, quindi, è tra i più “rosa” d’Italia, contando 9 sostituti donna e un solo uomo. E forse sarà donna anche il prossimo procuratore di Agrigento. Infatti, la quinta commissione del Csm, il Consiglio superiore della magistratura, ha appena proposto al plenum i nomi di Roberta Buzzolani, attuale capo della Procura di Sciacca, e Giovanni Di Leo, in servizio alla Procura generale della Cassazione.

Il pubblico ministero di Agrigento, Gloria Andreoli, a conclusione della requisitoria, ha invocato la condanna a 7 anni di reclusione a carico di Antonino Putano, 76 anni, e del figlio Massimo, 47 anni, imputati di rapina aggravata a danno di un imprenditore di Canicattì. Nell’agosto del 2018, padre e figlio si sarebbero recati nella proprietà dell’imprenditore agricolo minacciandolo e sottraendogli una trentina di tubi per l’irrigazione dei campi. La vittima sarebbe stata anche minacciata quando ha tentato di opporre resistenza. E poi, padre e figlio, a bordo di un furgone, avrebbero speronato l’automobile dell’imprenditore che tentò di impedirgli di scappare.