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In via Manzoni, nel cuore di Agrigento, è crollato il soffitto di un appartamento per fortuna senza gravi conseguenze.

Il bilancio è di due feriti non gravi, trasportati all’ospedale San Giovanni di Dio edue famiglie evacuate per mettere in sicurezza l’intera area

Sul posto sono intervenute più ambulanze ed una squadra dei Vigili del Fuoco del Comando Provinciale di Agrigento.

Avrebbe dovuto essere un ordinario pattugliamento del territorio, magari anche indirizzato ad evitare assembramenti e a garantire le misure anti-Coronavirus. I carabinieri della stazione di Porto Empedocle, domenica, in via Mare, si sono però ritrovati davanti un immigrato che aveva appena montato una bancarella abusiva sulla quale aveva piazzato – in bella mostra, cercando di attirare i clienti – merce contraffatta. L’intervento è stato fulmineo.
Non appena però l’immigrato ha visto sopraggiungere la pattuglia dell’Arma, altrettanto fulmineamente, s’è dileguato, scappando a gambe levate. I carabinieri hanno provato ad acciuffarlo, ma purtroppo non ci sono riusciti. E’ stata invece sequestrata tutta la merce che l’extracomunitario aveva già posto in vendita: 11 paia di scarpe di diverse, importanti, marche e decine e decine di dvd. Tutto è stato portato, ai fini della confisca e della successiva distruzione, alla caserma. I controlli, anche per prevenire e reprimere il sempre presente fenomeno dell’abusivismo commerciale, andranno avanti in maniera capillare.

 

 

Il processo è stato incardinato davanti al giudice Giuseppe Miceli che ha dato la parola al pm Roberto Gambina e al difensore dell’imputato, l’avvocato Fabio Inglima Modica, per la richiesta di ammissione dei mezzi di prova. Il 2 marzo ci sarà la prima udienza del dibattimento con l’audizione della presunta vittima e di alcuni poliziotti che si occuparono del caso.

Curaba per diverse settimane fu ricercato dagli agenti del commissariato di Porto Empedocle a cui si era rivolto il proprietario di un albergo che aveva soccorso la quarantenne in una pozza di sangue. La donna aveva una mandibola fratturata, il timpano rotto, ecchimosi sugli occhi e sulle orecchie, traumi al torace e alla gamba nonché due denti rotti e una costola fratturata. La compagna di Curaba non ha mai sporto denuncia.

Giudizio abbreviato, quindi non ci sarà alcun dibattimento e si deciderà “allo stato degli atti” con l’eventuale condanna ridotta di un terzo. I tre presunti autori della maxi rapina, con bottino dai 50 ai 60mila euro, alla Banca popolare Sant’Angelo di Raffadali, finiscono davanti al giudice.

Si tratta di Raffaele Salvatore Fragapane, 43 anni, di Santa Elisabetta, e dei palermitani Umberto D’Arpa, 53 anni e Martino Merino, 26 anni. I difensori – gli avvocati Giuseppe Barba e Ninni Giardina – subito dopo la decisione del gip Francesco Provenzano di disporre il giudizio immediato, hanno scelto la strategia processuale del rito abbreviato. Fragapane, peraltro, di recente è tornato in carcere.

Il procedimento, davanti al gup Alessandra Vella, è stato incardinato e c’è stata la decisione del giudice di ammetterli al rito speciale che prevede la riduzione della pena di un terzo e l’assenza di istruttoria con la decisione, quindi, che scaturisce solo dall’esame degli atti relativi alle indagini preliminari. Il 3 febbraio è in programma la requisitoria del pubblico ministero Chiara Bisso e le arringhe difensive.

Fragapane, libero nonostante una condanna a 10 anni e 8 mesi rimediata nell’ambito dell’operazione antimafia “Montagna”, avrebbe fatto da basista al colpo, dello scorso 10 febbraio, all’istituto di credito.

I due palermitani, reo confessi della rapina di cui sarebbero gli esecutori materiali, ai danni dei dipendenti della filiale oltre che di un cliente che aveva 1.000 euro in tasca e che è stato costretto a consegnarli, hanno raccontato di essere venuti in treno ad Agrigento per vendere un orologio ma di non averlo fatto perché l’acquirente non si era presentato all’appuntamento.
A quel punto, anziché rientrare a Palermo, secondo il loro racconto, bocciato come “inverosimile” dal gip Stefano Zammuto dopo l’arresto, avrebbero chiamato Fragapane, che avevano conosciuto in passato per avere partecipato insieme ad alcune fiere, che li avrebbe prelevati in auto e avrebbero iniziato a girovagare per Raffadali fino alla decisione estemporanea di rapinare la banca. Fragapane, in sostanza, secondo la loro versione, totalmente bocciata, solo dopo avrebbe saputo del colpo e li avrebbe aiutati ad allontanarsi portandoli nel suo benzinaio di Sant’Angelo dove sono stati sorpresi e arrestati.

Il quarantenne, cugino del boss Francesco Fragapane, aveva di fatto confermato la stessa versione ma, in un secondo momento, ha chiesto di essere interrogato dal pm Chiara Bisso alla quale, “salvo qualche reticenza”, secondo quanto evidenzia il gip, ha ammesso i fatti ottenendo anche il suo parere favorevole alla scarcerazione.
Nelle scorse ore, però, in seguito alla segnalazione di alcune violazioni, il giudice lo ha rimandato in carcere.

 

“La scena del delitto è del tutto diversa da quella descritta dal collaborante Antonino Mangione e, in ogni caso, mancano mandante e movente visto che sono stati arrestati i soli presunti esecutori”.

L’avvocato Teresa Alba Raguccia, difensore del trentacinquenne Angelo D’Antona, arrestato in Germania il 12 settembre scorso con l’accusa di essere l’esecutore materiale dell’omicidio del pensionato di Raffadali, Pasquale Mangione, 69 anni, estradato nelle settimane successive, chiede l’annullamento dell’ordinanza cautelare in carcere emessa dal gip Luisa Turco.

Il tribunale del riesame, che nelle scorse settimane ha confermato il provvedimento per l’altro presunto killer – Roberto Lampasona, 43 anni, di Santa Elisabetta – scioglierà la riserva nelle prossime ore.

Pasquale Mangione sarebbe stato ucciso – secondo l’accusa – su incarico del figlio che non tollerava il suo atteggiamento molesto nei confronti di alcune donne del paese. A raccontare retroscena e modalità dell’agguato è stato il quarantenne Antonino Mangione (ononimo ma non parente della vittima) che, a suo dire, sarebbe stato ingaggiato dall’imprenditore Francesco Mangione per eliminare il padre.

Antonino Mangione si sarebbe rivolto all’amico Lampasona (i due sono stati coinvolti il numerose vicende giudiziarie nel corso degli anni) per organizzare il delitto. Quest’ultimo avrebbe prima chiesto il permesso al boss Francesco Fragapane, poi – dopo averlo ottenuto – avrebbe materialmente realizzato l’agguato in contrada Moccadamo, nei pressi di Raffadali, il 2 dicembre del 2011. L’omicidio fu realizzato con qualche difficoltà perchè la pistola si inceppò, a quel punto D’Antona – secondo la versione di Antonino Mangione che, comunque, non sarebbe stato presente – lo avrebbe finito colpendolo col calcio della pistola e ferendosi. Il corpo fu poi dilaniato dai cani.
„Secondo la difesa “le preoccupazioni espresse nelle conversazioni intercettate fra Lampasona e D’Antona sono relative al fatto che il loro amico Antonino Mangione si sia pentito ma non temono che li accusi dell’omicidio ma di altri fatti criminali che hanno condiviso in passato e che commentano”. La difesa ha sottolineato, inoltre, che – alla luce del mancato arresto di Fragapane e del figlio della vittima (comunque indagati) – l’inchiesta “mostra evidenti lacune perchè mancano movente e mandante”.

 

Nessun favoritismo, secondo il pubblico ministero Gianluca Caputo, nei trasferimenti degli infermieri fra l’ospedale di Licata, che ne aveva in esubero, e quello di Agrigento, che aveva un organico carente.

Il magistrato della Procura chiede l’archiviazione per l’ex general manager dell’Asp, Lucio Salvatore Ficarra, e altri quattro dirigenti: Salvatore Lombardo, Loredana Di Salvo, Vincenzo Pezzino e Giuseppe Amico, finiti sul registro degli indagati con l’accusa di abuso d’ufficio. Sei infermieri, che si ritengono danneggiati dagli atti amministrativi e hanno presentato, nel 2016, una querela alla Procura, si oppongono alla richiesta di chiudere il caso.

Il loro legale Antonino Catania contesta la “superficiale valutazione di elementi probatori rilevanti da parte del pm mentre le evidenze già agli atti lo avrebbero dovuto indurre ad attivare più complete e approfondite verifiche sulle caratteristiche del fatto, compiendo anche le necessarie valutazioni in ordine alla configurabilità di concorrenti reati e alla eventuale compartecipazione criminosa di altri soggetti”.

A decidere se archiviare o meno il caso sarà adesso il gip Alessandra Vella. Una mancata notifica ha fatto slittare l’udienza al 20 gennaio.
„Il giudice, dopo avere sentito il pm, il difensore degli infermieri che hanno presentato la denuncia che sollecita nuove indagini (fra cui l’audizione di due autrici della stessa querela e l’acquisizione di alcuni documenti) e i difensori degli indagati – gli avvocati Antonino Gaziano, Vincenza Gaziano e Maria Giambra – dovrà decidere se archiviare come chiesto dal pm, disporre nuove indagini oppure ordinare l’imputazione coatta. “

 

 

Saranno aperte a marzo 2021, nonostante la pandemia, le 20 ville di lusso nel parco del Verdura Resort, esclusivo complesso turistico della Rocco Forte Hotels a Sciacca, sulla costa meridionale della Sicilia. Un progetto, quello delle ‘Rocco Forte Villas’, frutto del finanziamento che il più grande operatore di hotel ultra-lusso in Europa ha ottenuto da Invitalia attraverso lo strumento del contratto di sviluppo. L’investimento prevede l’ampliamento dei servizi turistici con un’offerta attualmente non presente nell’isola, come quella delle ville di lusso, che andranno a integrare il Verdura Resort. Saranno 20 ville, con 3 e 4 camere da letto, dai 260 ai 350 metri quadrati ciascuna, che potranno essere affittate settimanalmente. Sono previste dal finanziamento tutte le opere edili e gli interventi di impiantistica necessari per realizzare le nuove strutture, la sistemazione degli spazi esterni e l’acquisto delle attrezzature funzionali all’esercizio dell’attività. Un esempio di rapporto vincente tra pubblico e privato, come spiega Maurizio Saccani, global director of operations di Rocco Forte Hotels: ”Quello tra Invitalia e Rocco Forte Hotels è qualcosa di più di un semplice rapporto di finanziamento. A circa dieci anni dall’inizio di questa collaborazione, con la creazione del Verdura Resort nel 2009, possiamo dire che si è trasformato quasi in una partnership per lo sviluppo turistico qualificato, in particolare del Sud della Sicilia sulla costa mediterranea. La collaborazione con Invitalia è poi, infatti, proseguita con il finanziamento recente per la creazione di 20 ville al servizio del Verdura Resort, che, nonostante il Covid, verranno aperte nel marzo 2021”. ”Un altro importante intervento – ricorda Saccani – al quale Invitalia ha partecipato, curandone direttamente l’esecuzione, è quello della protezione dai marosi della costa prospicente al Verdura: questo darà la possibilità non solo di mettere in sicurezza quel tratto di costa, ma favorirà anche la creazione naturale di una spiaggia di quasi due chilometri in quella zona, con evidenti importanti ricadute da un punto di vista turistico per l’area”.

”L’idea delle ville – spiega Saccani – è nata dalla richiesta stessa della nostra clientela più qualificata, italiana ma anche internazionale, prevalentemente europea e americana. Il mondo dell’hotellerie di lusso sta cambiando notevolmente, non solo per via del Covid: il processo è iniziato ormai da parecchi anni. Una parte sempre maggiore di clientela privilegia ora anche sistemazioni diverse da quelle tradizionali della camera d’albergo. Credo, dunque, che il Verdura Resort e i progetti ad esso connessi – ribadisce – siano un esempio di come il rapporto tra pubblico e privato possa essere veramente determinante per lo sviluppo economico e per quello turistico in genere. Il pubblico può agire non solo da finanziatore ma anche proprio come aiuto per snellire le questioni burocratiche, per riuscire a penetrare nell’ambito più difficile della struttura pubblica e delle istituzioni, per poter dare un valido aiuto all’operatore turistico”. Notevole, poi, l’impatto sull’indotto per il territorio. ”Il Verdura Resort così come è oggi – afferma – impiega nella stagione migliore oltre 450 dipendenti, con l’aggiunta delle ville arriveremo probabilmente a 550. Sono 20 ville ma è come avere un altro albergo di 76 camere. E’ importante anche rilevare che l’albergo per sua natura riesce a dare lavoro non solo a personale estremamente qualificato, quale la direzione o il sales e il marketing, ma anche a tutta un’altra serie di figure professionali meno qualificate di cui c’è molto bisogno”. ”Ecco che quindi l’investimento nel turismo dà la possibilità di sviluppare una rete di impieghi che nessun altro tipo di settore può offrire. Per di più, l’indotto è assolutamente notevole in filiere importantissime: parte dal periodo della costruzione ma durerà per sempre durante la vita dell’albergo”. Se dovessi fare un calcolo, che è comunque difficile, potrei dire che l’indotto è pari a 150-200 milioni all’anno”, conclude.

Ogni promessa è un debito. Anche Giardina Gallotti, come Montaperto, Villaggio Peruzzo e Quadrivio Spinasanta, da oggi ha il suo grande albero di Natale, tutto illuminato e con una grande stella sulla sommità.

E’ il segnale che questa amministrazione comunale, con in testa il sindaco Franco Miccichè, ha voluto dare a tutti i quartieri, sia a quelli centrali che a quelli periferici.

“Certamente è stato un impegno gravoso, ma sono molto contento di quello che abbiamo fatto. L’albero illuminato è un segnale di speranza in questo momento di grande tristezza e di preoccupazione. Ne approfitto per esprimere la mia gratitudine a tutti quegli imprenditori, commercianti e professionisti che ci hanno dato una mano e soprattutto all’impegno dell’instancabile assessore Costantino Ciulla che tanto si è prodigato perché questo progetto si realizzasse.

Gli avvocati difensori dell’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, hanno chiesto al Giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Palermo di rinviare l’udienza preliminare, fissata per sabato prossimo, in cui si sarebbe dovuto decidere l’eventuale rinvio a giudizio del leader della Lega imputato di sequestro di persona e omissione di atti d’ufficio in riferimento al caso della nave dell’ong Open Arms a cui nell’agosto del 2019 fu impedito di attraccare a Lampedusa e sbarcare i migranti soccorsi in mare. Salvini non potrà essere a Palermo per partecipare all’udienza perché, sempre sabato, sarà davanti al Gup di Catania per rispondere dell’imputazione di sequestro di persona per un’analoga vicenda accaduta alla nave Gregoretti che aveva salvato in mare i migranti e a cui fu impedito l’approdo.

La Sicilia si prepara al rientro dei fuori sede prima del 21 dicembre e, soprattutto, in occasione del fine settimana tra sabato 19 e domenica 20 dicembre. Si prevede che quasi 70 mila fra lavoratori e studenti torneranno nell’isola per le feste natalizie. All’aeroporto di Palermo è già pronta un’area di mille metri quadrati attrezzata per i tamponi anti-covid, che saranno consigliati a chi all’arrivo non sia già in possesso di un risultato negativo al tampone, ottenuto nelle 72 ore precedenti. Gli esperti del Comitato tecnico scientifico tuttavia raccomandano di mantenere il distanziamento e le norme anti-covid: un tampone negativo, infatti, non rappresenta una certezza assoluta. Massimo Geraci, direttore del pronto soccorso del Civico di Palermo, spiega: “I test all’arrivo sicuramente favoriscono l’intercettazione dei positivi, ma dobbiamo anche considerare la possibilità che esista una finestra all’interno della quale il paziente potrebbe non risultare positivo al tampone”. Nel frattempo, anche se la pressione sugli ospedali dell’isola è diminuita, si teme che rientri e feste provochino un’impennata della curva dei contagi.