Redazione Ag, Autore presso Sicilia 24h - Pagina 1030 di 2681
Home / Articoli pubblicati daRedazione Ag (Pagina 1030)

Mio padre è sordo e cieco e non riesco ad avere notizie mentre si trova ricoverato al reparto Covid del Policlinico di Palermo. Non possiamo chiamarlo al cellulare, e ci dobbiamo affidare ai medici e infermieri che non rispondono” – questa la denuncia del figlio di un uomo di 83 anni che si trova da alcuni giorni nel reparto Covid dopo essere stato ricoverato in Cardiologia il 2 gennaio scorso. In quest’ultimo reparto sono stati sospesi i ricoveri a causa di un focolaio di Covid scoppiato nei giorni scorsi.

L’anziano era stato ricoverato in cardiologia perché non stava bene, dopo essere giunto con un’ambulanza. Era negativo al covid. Dopo qualche giorno i medici avrebbero voluto dimetterlo se il tampone fosse risultato negativo, ma l’uomo aveva contratto il covid.
Il figlio dell’uomo e tutti gli altri familiari, sottoposti al controllo sono risultati negativi, pertanto, stando al racconto del figlio, l’83enne avrebbe contratto il virus all0interno del reparto dove, come aveva riferito il medico, vi erano 6 infetti.
Ma da allora dell’uomo non si hanno più notizie.

Ha così continuato: “Chiamiamo al telefono e nessuno risponde. Possibile che non si riesca ad organizzare un call center per dare notizie ai parenti? E’ una vergogna”. “Qualche giorno fa sono andato nel reparto dove naturalmente non si può entrare e abbiamo saputo che mio padre aveva espresso il desiderio di un piatto di pasta cucinato da mia sorella. Noi lo abbiamo esaudito. Ma non sappiamo se mio padre quel piatto di pasta lo abbia mangiato”.

 

“La Sicilia diventa ‘zona rossa’: è il fallimento del commissario Covid Nello Musumeci che con alcune recenti dichiarazioni ha provato ad anticipare la scelta del governo nazionale, nel goffo tentativo di ‘mettere le mani avanti per non cadere all’indietro’. Musumeci ha portato la Sicilia al lockdown: si dimetta da commissario Covid”.
Lo dicono il capogruppo PD all’Ars Giuseppe Lupo ed i componenti della commissione Sanità Antonello Cracolici e Giuseppe Arancio.
“Invece di ascoltare le proposte del PD all’Ars, come quelle sull’esigenza di triplicare il numero di tamponi effettuati e di aumentare il numero dei mezzi pubblici di trasporto – proseguono Lupo, Cracolici ed Arancio – Musumeci ha fatto orecchie da mercante. E è bene ricordare che stiamo parlando dello stesso Musumeci che appena qualche settimana fa ha contestato la ‘zona arancione’, dimostrando di non avere il senso della tragica realtà che vive la Sicilia, soprattutto per la sua incapacità nel contrastare l’epidemia”.

“In previsione della possibile riapertura degli istituti scolastici fissata il 18 gennaio il Dipartimento regionale per le attività sanitarie ha inviato, il 13 gennaio, una nota agli enti ed alle strutture interessate chiedendo di effettuare attività di screening a favore degli alunni e dei docenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado in soli tre giorni, dal 14 al 17 gennaio. Perché questa azione è stata decisa con tanto ritardo, ed avviata solo all’ultimo momento? Perché non è stato dato il giusto peso alle iniziative parlamentari con le quali avevamo segnalato questa situazione per tempo?”. Lo dicono il capogruppo PD all’Ars Giuseppe Lupo ed il parlamentare regionale Nello Dipasquale componente della commissione Cultura e Formazione, che sulla vicenda hanno presentato una interpellanza all’Ars firmata anche dagli altri deputati del gruppo PD.
“Siamo di fronte all’ennesimo pasticcio nella gestione dell’emergenza Covid in Sicilia targata Musumeci-Razza, in questo caso con responsabilità anche da parte dell’assessore all’Istruzione Lagalla – aggiungono Lupo e Dipasquale – si va avanti all’insegna dell’improvvisazione anche in un settore come quello scolastico già messo a dura prova dall’emergenza Covid”.
Nell’interpellanza gli esponenti del PD chiedono di sapere:
– se non si ritenga la nota sopracitata tardiva, sebbene gli interroganti ne abbiano sollecitato anzitempo la necessità, e se non si ravvisi realisticamente l’inefficacia relativamente all’obiettivo di determinare, così come stabilito per il 18 gennaio, uno screening dettagliato e funzionale alla ripresa in tempo utile delle attività didattiche in presenza delle scuole primarie e secondarie di primo grado;
– quali ragioni hanno impedito all’assessore all’Istruzione di confrontarsi operativamente nel merito delle questioni sin qui sollevate nella V Commissione legislativa Cultura e Formazione allo scopo di rendere più funzionali e partecipate le scelte da adottare;
– se e quali iniziative urgenti si intendono adottare per garantire in misura adeguata personale sanitario all’interno degli istituti per una veloce effettuazione dei tamponi senza incorrere in situazioni di rischio per il contagio e se non ritenga necessario a tal fine predisporre l’assistenza diretta e dedicata dalle Usca.

“Riaffiorano durante i lavori di catalogazione e restauro i primi gradini della scalinata della vecchia chiesa madre di Montevago distrutta dal sisma del 1968. Veder riemergere le prime parti del nostro duomo è una grande emozione”. Lo ha detto il sindaco Margherita La Rocca Ruvolo oggi a margine di un sopralluogo nel cantiere della vecchia chiesa Madre aperto nelle scorse settimane.

Il finanziamento complessivo dell’assessorato regionale alle Infrastrutture ammonta a circa 750mila euro; ad aggiudicarsi la gara del primo stralcio funzionale è stata l’Impresalv Srl di Favara. Il progetto prevede la rimozione dei massi rimasti nella struttura dopo il crollo provocato dal terremoto del 1968, la messa in sicurezza delle colonne e quindi la fruizione al pubblico della pavimentazione della chiesa ai fini turistici. Un altro progetto da un milione di euro per un ulteriore intervento di recupero e valorizzazione del vecchio duomo del centro belicino è già stato presentato comune al ministero dei Beni culturali.

“Diversi – ha aggiunto il primo cittadino – gli interventi di riqualificazione che abbiamo realizzato in questi anni nel vecchio centro di Montevago oggi vestito a nuovo per onorare le vittime del sisma, per trasmettere il valore della memoria collettiva della nostra comunità alle nuove generazioni e per valorizzare il nostro patrimonio culturale, architettonico e paesaggistico ai fini turistici. Quello del restauro della chiesa Madre è un progetto importante sia sul piano del recupero dei beni culturali sia per quello che rappresenta per la nostra comunità, per la sua identità e il suo senso di appartenenza. Sarà davvero emozionante poter tornare a calpestare il pavimento di un luogo a noi molto caro”.

La cattedrale di Montevago fu costruita nel luogo in cui sorgeva un tempo la chiesa del Santissimo Crocifisso. E’ dedicata agli Apostoli Pietro e Paolo e fu iniziata a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo dal principe Giovanni Gravina Moncada. Portata a termine dal cardinale Pietro Gravina, fu consacrata nel 1820. La facciata presentava una sagoma neoclassica articolata su due ordini sovrapposti e affiancata da due alti campanili. L’interno era a croce latina, diviso in tre navate con cappelle laterali. All’incrocio del transetto con la navata centrale si innalzava la cupola emisferica. Le pareti dell’abside erano decorate da affreschi monocromatici rappresentanti storie bibliche, mentre nelle cappelle laterali sorgevano altari ornati da pregevoli opere artistiche di tipo scultoreo e pittorico. Dopo il sisma del 1968 l’opera andò quasi completamente distrutta.

Daniele Rampello, 52 anni, di Raffadali, nell’agrigentino, pensionato da oltre un decennio, ritenuto uno dei personaggi chiave dell’inchiesta che ha sgominato la “fabbrica” di falsi invalidi messa in piedi per truffare lo Stato, sarebbe, invece, riuscito ad acquisire un patrimonio di oltre 2 milioni di euro, intestandolo anche a moglie, fratello e cognata. La Corte di appello – sezione misure di prevenzione – ha confermato il decreto di confisca dei beni del cinquantenne, ritenuto uno degli uomini di punta dell’organizzazione sgominata il 22 settembre del 2014, che avrebbe truffato lo Stato. Il raffadalese, che in passato ha gestito un patronato e ha rimediato una condanna per usura, secondo quanto ipotizza l’accusa, avrebbe fatto da intermediario e procacciatore di affari per la presunta organizzazione che, attraverso il pagamento di tangenti a medici compiacenti, avrebbe ottenuto il riconoscimento di false invalidita’. Il patrimonio di cui e’ stata decisa, anche in appello, la confisca e’ composto da immobili, vetture, rapporti finanziari e impianti di produzione di energia rinnovabile di proprieta’ o ritenuti nella disponibilita’ di Rampello. Fra i beni sequestrati anche una villa di Raffadali, dotata di una piscina coperta, con muri di sostegno ricoperti di pietra e mosaici; una villa a Giallonardo con vista sul mare e un appartamento a Sa’ Marinedda ad Olbia, in Sardegna. Sigilli anche a sei conti correnti, quattro polizze assicurative e due fondi di investimento.

E’ vietato ogni spostamento, anche all’interno del proprio Comune, in qualsiasi orario, salvo che per motivi di lavoro, necessità e salute. Vietati gli spostamenti da una Regione all’altra e da un Comune all’altro.

Chiusura di bar e ristoranti, 7 giorni su 7. L’asporto è consentito fino alle ore 18 per i bar e 22 per i ristoranti. Per la consegna a domicilio non ci sono restrizioni. Chiusura dei negozi, fatta eccezione per supermercati, beni alimentari e di necessità. Restano aperte edicole, tabaccherie, farmacie e parafarmacie, lavanderie, parrucchieri e barbieri. Chiusi i centri estetici.

Didattica a distanza per la scuola secondaria di secondo grado, per le classi di seconda e terza media. Restano aperte, quindi, solo asili e scuole dell’infanzia, le scuole elementari e la prima media. Anche se la Regione si è riservata la possibilità di lasciare chiuse tutte le scuole di ogni ordine e grado che è stato avviato di concerto con i Comuni. Chiuse le università, salvo specifiche eccezioni.Sono sospese tutte le competizioni sportive salvo quelle riconosciute di interesse nazionale dal Coni e Cip. Sospese le attività nei centri sportivi. Rimane consentito svolgere attività motoria nei pressi della propria abitazione e attività sportiva solo all’aperto in forma individuale. Sono chiusi musei e mostre. Chiusi anche teatri, cinema, palestre, attività di sale giochi, sale scommesse, bingo, anche nei bar e nelle tabaccherie.

Per i mezzi di trasporto pubblico è consentito il riempimento solo fino al 50%, fatta eccezione per i mezzi di trasporto scolastico.

Per poter circolare è obbligatoria l’autocertificazione.

 

Firmerà la nuova ordinanza, il ministro della Salute Roberto Speranza, che entrerà in vigore da domenica 17 gennaio.
La firma giunge sulla base dei dati critici che riguardano la Sicilia ma anche la Lombardia e la provincia autonoma di Bolzano.

Colorate di arancione invece Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria e Valle D’Aosta. Restano in area arancione Calabria, Emilia-Romagna e Veneto.

A spingere verso questa decisione il governatore della regione Sicilia Nello Musumeci che alla luce dei dati che raccontavano giorno dopo giorno un aumento dei contagi, ha chiesto a gran voce che la regione venisse dichiarata “zona rossa” almeno per due settimane. Evidentemente la cabina di regia ha accolto la richiesta del governatore, ed è pronta ad emanare le nuove limitazione previste per le zone dichiarate rosse, così come richiesto in maniera perentoria anche da molti sindaci, come Orlando.

Uno striscione da stamane davanti al carcere Pagliarelli di Palermo, dove vi sarebbero 31 detenuti positivi al covid-19: “Garantire distanziamento e rispetto della vita nelle carceri

“Nonostante fosse prevedibile la diffusione incontrollata del Covid-19 all’interno delle carceri – si legge in una nota diffusa dal movimento indipendentista Antudo – non si è fatto il necessario per scongiurare questa eventualità. È soprattutto il sovraffollamento e la scarsa igiene a non consentire misure di prevenzione adottate all’esterno come il distanziamento sociale. Anche ai detenuti va garantito il diritto alla vita e alla salute”.
La nota poi si conclude così: “Per questo e per tanti altri motivi bisogna emettere subito provvedimenti straordinari come l’amnistia e l’indulto”

Beni per 40 milioni di euro sono stati confiscati dalla Guardia di finanza di Catania all’imprenditore Emanuele ‘Lele’ Greco, conosciuto come il re degli imballaggi, perché, secondo gli indaganti, tramite l’appoggio delle famiglie mafiose gelesi riconducibili a Cosa Nostra sarebbe riuscito a imporsi nel mercato degli imballaggi di cartone. Sigilli sono stati posti dalla Guardia di finanza di Catania a sette società e imprese individuali del Ragusano operanti nel settore dell’ortofrutta e degli imballaggi; a 18 fabbricati, tra unità abitative e capannoni; a 16 appezzamenti di terreno in provincia di Ragusa; a un’autovettura e un motociclo.