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Da diversi anni ormai versa in gravissime condizioni di dissesto, con enormi rischi per la viabilità.

Stiamo parlando della strada provinciale 15, nel compreso tra l’ospedale “San Giovanni di Dio” e contrada San Benedetto, un asse viario trafficatissimo di competenza di più enti e attraversato costantemente dalle ambulanze che si recano al nosocomio. Nonostante il suo ruolo strategico, però, questa strada è profondamente segnata da numerose buche e asperità che, quotidianamente, provocano danni a cose e persone.

“Una situazione estremamente grave – dice il presidente provinciale dell’Ance, Carmelo Salamone -, alla quale la mia associazione vuole provare a porre rimedio. Consapevoli di come le amministrazioni comunali siano spesso a corto di risorse umane e finanziarie, abbiamo infatti deciso di donare alle amministrazioni pubbliche un progetto esecutivo per la messa in sicurezza della strada, al fine di eliminare le situazioni in pericolo. Ci attiveremo fin da subito per contattare le amministrazioni comunali di Agrigento, Favara e Aragona per definire le questioni burocratiche. Strade più sicure – conclude Salamone – sono un diritto dei cittadini e delle imprese”.

L’associazione Ferrovie Kaos di Agrigento esprime apprezzamento a seguito degli interventi di decoro posti in essere dal gestore dell’infrastruttura Rete Ferrovie Italiane nella stazione ferroviaria di Agrigento Centrale. L’associazione Ferrovie Kaos afferma: “Dopo i lavori di adeguamento dei marciapiedi di stazione abbiamo notato, con grande piacere, che tutte le aree di stazione accessibili ai viaggiatori sono state decorate con piante ornamentali, fiori e balconiere.

Era dai tempi del concorso emanato dalle Ferrovie dello Stato, “Stazioni fiorite”, che non si vedeva una tale cura e dedizione nella gestione degli spazi verdi della stazione. Recentemente è stata anche riattivata l’antica fontana a zampillo degli anni ’30, un piccolo gioiello della stazione di Agrigento C.le che accoglie i turisti in transito. Esprimiamo un vivo ringraziamento a Rete Ferroviaria Italiana e al Responsabile Manutenzione di Agrigento, Innocenzo Ferraro, per l’ottimo lavoro posto in essere nella stazione di Agrigento Centrale”.

“Avevamo sognato che finalmente ad Agrigento si potesse cambiare tendenza, ed invece, ci risiamo…

Abbiamo deciso di scrivere alla Procura della Corte dei Conti della Sicilia, e per conoscenza all’Assessore Regionale Enti Locali, al Direttore Generale Dipartimento autonomie Locali della Regione Siciliana ed infine al Segretario Generale del Comune di Agrigento al fine di mettere, chi di dovere, nelle condizioni di agire immediatamente. 

Già nello scorso 17 febbraio 2021, avevamo chiesto l’intervento del Sindaco e dell’Amministrazione attiva per porre in essere una pronta azione di recupero dei crediti dovuto all’Ente Locale a fronte del mancato incasso del canone di concessione del “Parcheggio pluripiano di via Pietro Nenni”.

Oggi le rassicurazioni verbali non ci bastano più! È tardi! Constatiamo con rammarico che nulla di concreto è stato ancora fatto; non ci risulta, infatti, la revoca della concessione ed il ritorno del parcheggio al Comune.

A fronte di tali omissioni noi non possiamo tacere e così indirettamente concorrere ad un presunto danno contro Agrigento e i suoi cittadini, ignari della perdita di cospicue risorse utilizzabili per il loro benessere e per i servizi dovuti.

Quindi si impone un cambio radicale sul “come” e sul “quando” dell’agire di questa Amministrazione. E noi continuiamo ad essere il “grillo parlante” della situazione; siamo obbligati, per l’immobilismo amministrativo paventato ed a rivolgerci alle autorità superiori alle quali abbiamo illustrato ciò che accade al Comune di Agrigento.

Noi abbiamo ancora una volta fatto la nostra parte, prima sensibilizzando tutti attraverso un dialogo costruttivo e poi riportando ognuno alle proprie responsabilità. Questa è la democrazia”.

Lo scrive il vice presidente del Codacons Giuseppe Di Rosa.

L’inchiesta sui dati presunti falsi relativi alla pandemia covid in Sicilia. Oltre Letizia Di Liberti, anche Salvatore Cusimano, funzionario della Regione Siciliana, difeso dall’avvocato Luigi Spinosa, si è avvalso della facoltà di non rispondere al Gip del Tribunale in occasione dell’interrogatorio di garanzia. Invece, Emilio Madonia, il dipendente di una società che si occupa della gestione informatica dei dati dell’assessorato, difeso dall’avvocato Enrico Sorgi, “ha risposto – come spiega lo stesso avvocato Sorgi – nelle linee generali e con riferimento al proprio ruolo. Per le specifiche contestazioni, non essendo in possesso della documentazione che gli è stata sequestrata, si è riservato di fornire ulteriori chiarimenti in prosieguo, quando potrà disporre dei dati necessari”.

L’inchiesta sui presunti dati falsi relativi alla pandemia covid in Sicilia: si è avvalsa della facoltà di non rispondere, innanzi alla giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trapani, Caterina Brignone, la dirigente generale del Dasoe, il Dipartimento per la Sanità della Regione siciliana, Letizia Di Liberti, difesa dagli avvocati Paolo Starvaggi del foro di Patti e Fabrizio Biondo del foro di Palermo. I legali hanno comunicato che la Di Liberti intende chiedere di essere quanto prima interrogata dai magistrati del Tribunale di Palermo, cui è stata già disposta la trasmissione degli atti per competenza territoriale, riservandosi quindi di rispondere al giudice naturale.

A Favara, in corso Vittorio Veneto, uno o più malviventi hanno forzato l’ingresso di un’abitazione, hanno arraffato diversi oggetti preziosi, anche un fucile ed una pistola, e poi si sono dileguati. I Carabinieri indagano ed hanno denunciato la proprietaria della casa, una donna di 56 anni, che ha ereditato le armi dai genitori deceduti, per omessa custodia delle stesse armi.

Tra Agrigento, Favara e Aragona (ciascun Comune competente per la propria parte) incombono gravi pericoli nell’attraversamento del tratto di strada compreso tra l’ospedale “San Giovanni di Dio” e contrada San Benedetto, lungo la strada provinciale 15. Il tratto di strada è alquanto dissestato, e vi sono buche profonde quasi come voragini, a rischio mortale soprattutto dei motociclisti. Ebbene, l’Ance, l’Associazione dei costruttori edili di Agrigento, coordinata da Carmelo Salamone, offre gratuitamente il progetto esecutivo per il recupero in sicurezza della strada.

L’Ars ha approvato la finanziaria: 35 voti favorevoli e 24 contrari. Si tratta di un documento più che dimezzato e che viene approvato, di fatto, ‘liberato’ per evitare la paralisi ma che è frutto di scontri e veti incrociati.
Per riuscire a uscire dall’impasse è stato deciso lo stop al resto delle norme residue, l’Ars ha dunque votato le tabelle e poi si è proceduto al voto finale della manovra finanziaria. Una decisione comunicata all’aula dal Presidente dell’Ars.

La Procura antimafia di Palermo ha presentato ricorso al Tribunale dei Riesame contro i provvedimenti, emessi dai giudici per le indagini preliminari di Palermo e Agrigento, tramite cui sono stati scarcerati tre indagati arrestati lo scorso 2 febbraio nell’ambito dell’inchiesta antimafia nell’Agrigentino cosiddetta “Xydi”. Si tratta di Giuseppe Pirrera, 61 anni, di Favara, Gianfranco Roberto Gaetani, 53 anni, di Naro, e Antonino Oliveri, 36 anni, di Canicattì. Giuseppe Pirrera è un commerciante che risponde di favoreggiamento aggravato dall’avere agevolato la mafia perché si sarebbe adoperato come tramite dei messaggi tra i clan locali e alcuni emissari di Cosa nostra americana, consentendo che si riunissero nel suo negozio a Favara. Gianfranco Gaetani sarebbe stato invece tramite tra Calogero Di Caro, presunto capo del mandamento di Canicattì, e gli altri associati. E infine Antonino Olieri avrebbe contribuito al controllo delle dinamiche economiche dell’associazione.

Una donna di 30 anni di Porto Empedocle è stata denunciata per stalking allorchè, non rassegnandosi al termine di una relazione, si sarebbe resa responsabile di azioni persecutorie, come pedinamenti e continue telefonate. La trentenne, Z M sono le iniziali del nome, è comparsa innanzi al giudice Francesco Provenzano il quale, peraltro, aveva già disposto nei suoi confronti il divieto di avvicinamento alla persona offesa.