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L’Officina delle Tradizioni Popolari è l’ennesimo lampo di genio di Lello Casesa che Gianantonio Stella, in un suo datato articolo del Corriere della Sera, intitolato “La meritocrazia del friscalettu”, aveva apostrofato come “suonatore di zufolo”.

La sua presenza mediatica, sembra stia ormai raggiungendo proporzioni forse anche troppo ingombranti; lo abbiamo appena visto a Naro in una ricostruzione “storica” molto discutibile della Sagra che già preannuncia l’ulteriore autocelebrazione della sua Officina delle Tradizioni Popolari, la quale con il patrocinio del Consorzio provinciale era stata inserita tra i Luoghi del Cuore del Fai, e innalzata al livello di luoghi di altro profilo storico e culturale, come la Cripta del Duomo di Messina, la Biblioteca Lucchesiana di Agrigento e il Santuario della Dea Cibele a Siracusa.

L’Officina, da poco anche Museo, intestata al padre Gerlando Casesa detto “Gigi” e ubicata in un luogo di proprietà pubblica, contiene tra le altre cose un’accozzaglia di roba mal assortita come attestati e manifesti del vecchio Val d’Akragas, e oggetti antichi di dubbia provenienza.

All’interno della struttura campeggia in bella mostra pure il libro celebrativo del suddetto Gruppo e dei suoi 50 anni, falsi, poiché screditati dalla scoperta di un atto del 1991 e da un successivo video promozionale confezionato ad arte dallo stesso Casesa che farebbe risalire le origini non più agli anni ‘50 ma addirittura al ‘37. Che l’attuale Gruppo Val d’Akragas, diretto da Lello Casesa, affondi le sue origini in quest’ultima data è un ulteriore falso storico dal momento che in realtà compie quest’anno solo 30 anni, come appunto certifica l’atto presso il notaio Maria Nipote,

Un altro maldestro tentativo di dilatare le origini falsate del suo Gruppo di famiglia, rimarcato dal Prof. Lauretta in precedenza, di voler a tutti i costi ergersi come unico depositario del Folklore agrigentino facendo leva su fatti, non rispondenti esattamente al vero, di cercare di far credere che lo stesso abbia partecipato a tutte le edizioni della Sagra dal ’37 in poi.

L’aver costituito questa Officina/Museo dopo aver “creato” un’inafferrabile Scuola di Folklore, nasconde forse un desiderio di ritorno a glorie del passato e probabili richieste per l’ottenimento di contributi da Enti pubblici.

Ora, l’intestazione di una struttura a nome di una persona è una cosa seria e questo presumerebbe che il suo intestatario abbia conseguito dei meriti particolari, ma ciò non risulta ne risultano a carico di Casesa padre dei titoli specifici, studi e pubblicazioni o quant’altro sull’argomento. La sola vena di simpatia e l’aver condotto per tanti anni un locale gruppo folklorico, non sembrerebbero insomma sufficienti a giustificare un’operazione del genere.

Per cui, pur apparendo umanamente comprensibile il desiderio di voler ricordare il proprio padre, restano discutibili se non oscure le motivazioni con cui Enti pubblici promuovono questa intestazione basata sull’autocertificazione del figlio che poi non trova riscontro nell’esistenza reale di requisiti come quelli sopra esposti.

La domanda che sorge spontanea proporre al Commissario dell’ex Ente Provincia, al Presidente del Fai agrigentino, al Sindaco precedente, anche a quello attuale sicuramente in buona fede e ignaro di vicende folkloriche o pseudo tali, è come si sia potuto arrivare a tanto.

Probabilmente sarebbe il caso che il Fai rivedesse i termini e le condizioni per l’ammissione ai Luoghi del Cuore e che gli Enti preposti si riservino di promuovere una cosa di tali proporzioni.

Nino Lauretta, erede del Prof. Enzo Lauretta fondatore dello storico Gruppo del ’52

L’itinerario che la l’Arcidiocesi di Agrigento sta compiendo in preparazione alla beatificazione del servo di Dio Rosario Angelo Livatino è un contesto favorevole per una riflessione sul fenomeno mafioso nella provincia di Agrigento, anche alla luce del documento, Emergenza Mafia” elaborato dal Consiglio Pastorale Diocesano, pubblicato il 19 aprile 1992.
Nella presentazione del documento si richiama il messaggio che il Santo Padre Giovanni Paolo II ha rivolto ai vescovi di Sicilia in visita ad limina Apostolorum.
Un messaggio di dura condanna del fenomeno mafioso con un esplicito invito, ai pastori delle chiese dell’Isola, a reagire, a non rassegnarsi e ad aiutare i fedeli a formarsi e a maturare una retta coscienza etica.
Con la terza edizione delle Giornate di Studi Sociali l’Arcidiocesi agrigentina con l’ufficio di Pastorale Sociale e Lavoro si interroga sulla risposta della società civile ed ecclesiale  al fenomeno culturale e sociale della mafia.

“Mentre si ipotizzano nuove restrizioni nei confronti dei cittadini e delle imprese italiane per contrastare la diffusione della pandemia, continuano a verificarsi fughe di migranti dai centri di accoglienza, come quello di Siculiana dal quale sono scappati in 15.

Preoccupante, inoltre, la situazione a Cateltermini, dove in una struttura presente in città sono ben 22 i migranti positivi, in attesa dell’esito di altri 40 tamponi.

Gravissimo, infine, ciò che è avvenuto a Messina, dove un minore originario della Guinea, dopo essere fuggito dalla struttura che lo ospitava, è stato rintracciato dalle forze dell’ordine ed è risultato positivo alla variante nigeriana del Covid 19, primo caso in Sicilia.

Fratelli d’Italia da più di un anno denuncia il potenziale elemento di rischio di diffusione del virus rappresentato dai migranti che, spesso positivi al Coronavirus, arrivano clandestinamente sulle nostre coste e che sovente, purtroppo, scappano dalle strutture che li ospitano.

Chi ci assicura che quei ragazzi  che chiedono l’elemosina ai semafori, davanti alla chiese o ai supermercati non siano positivi al coronavirus?

Sul tema dell’immigrazione speravamo in un cambio di rotta da parte del Governo Draghi ed invece riscontriamo una desolante continuità con quello precedente.

E’ ora di intervenire e fermare l’importazione di Covid dall’Africa, anche e soprattutto perchè non vi è certezza che la campagna vaccinale oggi in atto in Italia sia efficace contro le nuove varianti come quella nigeriana appunto

Trovato senza vita nella sua abitazione, l’anziano 70enne che viveva in totale solitudine e abbandono.
La morte risale sicuramente a qualche giorno fa, e il ritrovamento  odierno è avvenuto a seguito della segnalazione fatta ai Carabinieri dai parenti che vivono in Belgio e che cercavano  da giorni di rintracciarlo.

I militari che sono giunti insieme ai Vigili del Fuoco di Agrigento, si sono recati sul posto e non hanno potuto far altro che constatare la morte dell’uomo, morte che con molta probabilità è avvenuta in maniera naturale, forse a causa dello stato di abbandono in cui versava da anni ormai.

 

 

A Canicattì un Carabiniere, a fine turno, rientrante a casa, intorno alle ore 2 della notte, in via Livatino, nel centro cittadino, ha sorpreso un uomo alla guida di un’automobile che spingeva un’auto Lancia Y con alla guida un altro uomo. Il Carabiniere è intervenuto, ha allarmato i colleghi, sul posto sono giunti anche i poliziotti del locale Commissariato. Un uomo è stato subito bloccato, l’altro è fuggito, poi si è dileguato a piedi nascondendosi fin sui tetti di un’abitazione della via Monti, ma è stato scovato. I due, condotti in caserma, sono risultati due pregiudicati. Per il furto della Lancia Y uno è stato arrestato ai domiciliari, e l’altro è stato denunciato per concorso nel furto aggravato dell’auto e per la resistenza e le minacce rivolte ai Pubblici Ufficiali. L’arresto è stato convalidato, e al canicattinese è stato imposto il divieto di dimora a Canicattì fino al processo.

Il sindaco di Porto Empedocle Ida Carmina, fa sapere che quello avvenuto sulla statale 115 non è un semplice scivolamento ma un movimento franoso ed ha così spiegato: “La vicenda assume un contorno più critico che non il semplice scivolamento di una manciata di terreno da rimuovere per liberare la sede stradale e ripristinare la viabilità. Quel terreno di cui tutti invocavano l’immediata rimozione costituiva il piede di un movimento franoso ancora in atto e reciderlo avrebbe potuto comportare pericoli per la circolazione con l’ invasione improvvisa dell’ intera carreggiata e la chiusura totale della strada. Quindi , nonostante le mie sollecitazioni l’ANAS ci ha chiesto di pazientare in modo di avere il tempo di procedere agli accertamenti sulle cause dello smottamento in vista dell’ adozione delle corrette soluzioni a tutela della salute pubblica. Venerdì scorso ho convocato un tavolo tecnico per fare il punto della situazione con ANAS, i proprietari dei fondi coinvolti nella vicenda, Girgenti Acque e la Protezione Civile , e gli enti coinvolti , ciascuno per le sue competenze . Lo stato delle cose si è confermato critico, in quanto non si escludono ulteriori scivolamenti del terreno verso valle.Inoltre la questione riguarda non solo il terreno a monte ma coinvolge la SS 115 e la strada che costeggia Marinella , essendosi riscontrato, nella stessa giornata di venerdì , in corrispondenza della frana superiore uno scavernamento (sostanzialmente un vuoto sotto la sede stradale che potrebbe sprofondare al passaggio dei mezzi ) nella strada comunale che costeggia Marinella e che ci ha costretti ad emanare immediata ordinanza di messa in sicurezza.”

La situazione continuerà ad essere monitorata e verranno anche valutate tutte quelle misure progettuali di intervento risolutive, coinvolgendo gli altri enti interessati. L’ANAS, inoltre, si è impegnata, a partire da oggi ad effettuare i lavori necessari sui terreni affinché si possa rimuovere la massa fangosa depositatasi sulla 115 e permettere il transito dei mezzi.