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A Palermo si è svolta una manifestazione per la pace a fronte dell’imperversare della guerra in Ucraina. Le colonne del Teatro Massimo sono state illuminate di viola, blu, verde, giallo, arancione e rosso, i colori della bandiera della pace per manifestare solidarietà alle vittime della guerra esplosa in Ucraina dopo l’invasione russa e per condannare ogni forma di violenza. Sulla scalinata del teatro si sono esibiti anche i bambini e le bambine del Coro di voci bianche e Arcobaleno della Fondazione Teatro Massimo, diretti dal maestro Salvatore Punturo. La veglia per la pace è stata promossa dall’organizzazione del Festival delle letterature migranti e dal Comune di Palermo. Tanti i cartelli “stop war” e “pace nel mondo” , tra le note di Ave Verum di Mozart e Imagine di John Lennon.

Nel corso di controlli doganali eseguiti all’imbarco dei mezzi e dei passeggeri su una nave diretta a Tunisi, i funzionari dell’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli (ADM) di Palermo hanno sequestrato, in collaborazione con la Guardia di Finanza, 5 volatili appartenenti a una specie protetta, trasportati illecitamente da un cittadino tunisino.
Durante l’ispezione dell’autoveicolo, i funzionari ADM e la squadra “CITES” delle Fiamme Gialle hanno trovato due gabbie metalliche contenenti 5 esemplari di volatili appartenenti alla specie “Carduelis carduelis” della famiglia dei “Fringillidi”, privi di anelli identificativi e in assenza d’idonea documentazione che ne attestasse il lecito possesso o la provenienza.
È dunque scattato l’immediato sequestro amministrativo, ai sensi dell’art. 13 della L. 689/1981, dei volatili e la contestuale segnalazione all’Assessorato Regionale  dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea per integrazione della fattispecie prevista dall’art. 31, comma 1, lettera g), della L. n. 157/92, recante la normativa per la protezione della fauna selvatica.
L’attività di servizio si inquadra nell’ambito dei controlli doganali volti a contrastare i traffici illeciti che, attraverso gli spazi doganali, interessano il territorio nazionale.

«Dopo più di quarantotto ore di sciopero e disagi, gli autotrasportatori siciliani, accogliendo la richiesta del presidente Musumeci, hanno sospeso i blocchi stradali e preso l’impegno a riportare la situazione alla normalità. Il governo regionale li ringrazia per il senso di responsabilità che dimostrano nei confronti non solo delle realtà produttive, ma anche verso tutti i cittadini e le imprese dell’Isola. Domattina al PalaRegione di Catania, alle 9.30, riapriremo i lavori del tavolo tecnico voluto dal governo Musumeci con autotrasportatori, produttori e rappresentati della Gdo per approfondire ulteriormente le proposte di accordo emerse oggi dalle interlocuzioni fra le parti. La vertenza, infatti, rimane aperta e trova il pieno sostegno della Regione, poiché i problemi degli autotrasportatori restano tutti sul tappeto nella loro gravità. Il tavolo tecnico regionale rimane convocato in maniera permanente, per avanzare le proposte a Roma e tenere alta l’attenzione di tutti. Il governo Draghi, infatti, non può girarsi dall’altra parte, ma deve invece intervenire in maniera strutturale in favore di un comparto che mai come oggi sta scontando il prezzo della crisi e dell’impennata dei costi, a iniziare dai carburanti. La prossima settimana saremo a Roma per convincere il ministro Giovannini a mettere in campo interventi realmente risolutivi».
Lo afferma Marco Falcone, assessore alle Infrastrutture e ai Trasporti della Regione Siciliana, a proposito della sospensione della protesta degli autotrasportatori nelle province dell’Isola.

Proseguono le indagini a seguito della morte del medico di Mondello Vincenzo Albegiani, 67 anni, avvenuta lo scorso 21 febbraio. La Procura di Palermo ha disposto l’autopsia sul corpo dell’uomo per accertare le cause della morte. Il medico è stato trovato in casa morto, con una ferita alla testa. Potrebbe essersela provocata cadendo nell’appartamento. I Carabinieri della compagnia di San Lorenzo hanno acquisito i video delle telecamere di sorveglianza di alcuni locali in zona. Gli investigatori intendono scoprire se qualcuno sia entrato in casa nelle ore che hanno preceduto la morte del medico. Anche l’ambulatorio non è stato trovato perfettamente in ordine. Al momento non è esclusa alcuna pista. Si attende l’esito dell’autopsia.

“Siamo contrari alla norma che consente il terzo mandato per i sindaci nei Comuni siciliani fino a 15.000 abitanti. C’è l’altissimo rischio che venga impugnata dal Consiglio dei ministri, perché a livello nazionale il limite è di 3.000 abitanti, la Sicilia aveva già varato una deroga elevando questo limite a 5.000 abitanti e portarlo adesso a 15.000 è decisamente troppo. Nella nostra regione i Comuni di tali dimensioni costituiscono più dell’80 per cento del totale. Il vincolo dei due mandati serve proprio a non creare centri di potere nei Comuni e a favorire il ricambio politico e generazionale delle amministrazioni”.

Lo dichiarano i deputati regionali del Movimento 5 Stelle, il capogruppo Nuccio Di Paola insieme ai due componenti della commissione Affari istituzionali all’Ars, Gianina Ciancio e Salvatore Siragusa.

“Il terzo mandato era già un’eccezione – osservano i deputati – da applicare in quei Comuni in cui la ridotta popolazione non agevola il ricambio politico. Se, però, l’eccezione si estende alla stragrande maggioranza dei Comuni della Sicilia, diventa una regola e si discosta ulteriormente dalla norma nazionale, esponendosi chiaramente al rischio di un’impugnativa da parte del governo nazionale. La proposta rappresenta la soluzione sbagliata a un problema che effettivamente esiste: la disaffezione dei cittadini verso la politica. Sempre meno cittadini sono disponibili a candidarsi e a proporsi per le cariche istituzionali, ma questo problema non riguarda certamente solo i Comuni fino a 15.000 abitanti, ma tutti gli enti, e va affrontato diversamente. Non è certo consentendo sempre agli stessi di ricandidarsi che si supera l’ostacolo”, concludono Di Paola, Ciancio e Siragusa.

“Esprimiamo apprezzamento per l’approvazione in I  Commissione all’ARS  della norma che consente il terzo mandato per i sindaci dei comuni con popolazione fino a 15.000 abitanti”. Hanno dichiarato Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, presidente e segretario generale dell’ANCI Sicilia.

“Si tratta di una proposta che come  ANCI Sicilia abbiamo avanzato ponendo il  presupposto che tali limitazioni non appaiono giustificate in quanto non trovano corrispondenza in altre cariche istituzionali.

Apprezziamo la posizione assunta dalle diverse forze politiche presenti in Commissione e il fatto che il Governo regionale, per il tramite dell’assessore Zambuto,  abbia espresso parere favorevole. Ci auguriamo adesso che l’Aula – aggiungono Orlando e Alvano – possa esprimersi prontamente con un consenso ampio e trasversale affinché la norma possa trovare applicazione fin dalle prossime elezioni amministrative”.

“Siamo un po’ contenti ma le nostre problematiche dovranno essere affrontate per definire le criticità ed aiutare la categoria che si trova in grande difficoltà”. Lo afferma il leader dell’Aias Giuseppe Richichi in merito alla revoca dei presidi e la costituzione di un tavolo permanente alla Regione con la partecipazione dei grandi e piccoli autotrasportatori e della committenza.

Si sospende così la protesta degli autotrasportatori siciliani. Nella lunghissima riunione al PalaRegione di Catania è stato un delegato dell’assessore regionale ai trasporti Falcone a fare da tramite con le organizzazioni sindacali e con i grandi gruppi della distribuzione alimentare (Lidl, Eurospin, Md E gruppo Arena). La committenza ha garantito che con la ripresa dei trasporti le aziende si impegnano a pagare qualcosa in più agli autotrasportatori.

Le vertenze messe sul piatto delle trattative non si concludono con la riunione di oggi: con il tavolo permanente le istanze degli autotrasportatori saranno affrontate in un confronto romano al quale la Regione ha detto che sarà al fianco della categoria.

La condanna a 10 anni per l’ex presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo Silvana Saguto è stata chiesta dalla pm Claudia Pasciuti al termine della sua requisitoria ne processo d’appello.

L’accusa ha chiesto un aumento della pena, oltre che per la Saguto, condannata a 8 anni e 6 mesi in primo grado, anche per l’amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara (8 anni e 3 mesi), per il marito della Saguto Lorenzo Caramma (6 anni e 10 mesi), Carmelo Provenzano (7 anni e 2 mesi), Roberto Nicola Santangelo (6 anni, 4 mesi), Per gli altri imputati chiesta la conferma della sentenza di primo grado.

(ANSA)

Nel 2016-2017 aveva inizio l’indagine penale che avrebbe poi portato a processo, tra gli altri, l’ex Sindaco di Bagheria, il pentastellato Patrizio Cinque e l’ing. Manlio Munafò all’epoca Commissario Straordinario della Città Metropolitana di Palermo con l’accusa di aver commesso, in concorso, il delitto di cui all’art. 353 bis del codice penale, ossia di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente per l’affidamento del servizio di gestione del Palazzetto dello Sport di Bagheria.
In particolare, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbe stato confezionato “su misura” il contenuto del bando di gara nonché i tempi e le modalità della procedura selettiva allo scopo di favorire l’associazione sportiva N.A.P., in partenariato con il Comune di Bagheria.
Tesi contestata in giudizio dalla difesa dell’ex Commissario Straordinario ing. Munafo’, difeso dagli Avv.ti Girolamo Rubino e Marcello Montalbano.
In particolare, secondo i legali Rubino e Montalbano, dall’istruttoria dibattimentale non sarebbe emerso alcun accordo volto a favorire l’aggiudicazione dell’associazione sportiva N.A.P; trattandosi, invece, di un avviso a scopo informativo, finalizzato ad individuare eventuali operatori economici pubblici, privati o in partenariato tra loro, interessati all’affidamento in gestione del Palasport di Bagheria.
Il Tribunale di Termini Imerese dinanzi al quale si è celebrato il processo, accertata l’assenza di elementi che potessero indurre a ritenere commesso il reato contestato, ha assolto con formula piena “perché il fatto non sussiste” l’ing. Munafò all’epoca Commissario Straordinario della Città Metropolitana di Palermo.

Il Tribunale di Termini Imerese, accogliendo quanto richiesto dalla Procura, ha condannato a 30 anni di carcere Loredana Graziano, 35 anni, imputata di avere avvelenato con il cianuro il marito, Sebastiano Rosella Musico, 40 anni, pizzaiolo, morto il 22 gennaio del 2019. Lui era uno sportivo e godeva di ottima salute. Il decesso era avvenuto tra forti spasmi e dolori lancinanti. Secondo la perizia tossicologica, depositata dal consulente del pubblico ministero, nel corpo del ristoratore c’era cianuro, un tipo di veleno non facile da reperire in commercio. Di infarto, invece, parlò il medico legale, ma i parenti non si sono mai rassegnati a tale tesi. Secondo quanto emerso dalle indagini dei Carabinieri della compagnia di Termini Imerese, e dalle perizie tossicologiche, l’uomo è stato ucciso, avvelenato con il cianuro. Prima la donna avrebbe somministrato nel cibo al marito un farmaco anti coagulante, il Coumadin, con effetti tossici in caso di sovra-dosaggio. Non avendo ottenuto il risultato, avrebbe adottato la soluzione finale: una dose di cianuro.