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Sono stati assegnati all’Arnas Civico gli incarichi di direzione dei nove Dipartimenti di area Sanitaria previsti dal nuovo atto aziendale. La selezione interna era partita con un avviso il 29 ottobre del 2021, rivolto ai direttori di UOC afferenti ai relativi dipartimenti.

Insanitas ha ora avuto notizia del conferimento delle direzioni, avvenuto da parte del direttore generale Roberto Colletti con una delibera del 4 marzo su proposta del direttore sanitario Salvatore Requirez (entrambi nella foto) che ha effettuato una valutazione curriculare dei candidati.

La guida dei Dipartimenti è per tre anni rinnovabili. I neo direttori mantengono l’incarico di struttura complessa di cui sono titolari.

Ecco i direttori (tra parentesi gli altri candidati)

Dipartimento di Emergenza-Urgenza: Agostino (Massimo) Geraci (Salvatore Cottone, Roberto Sciortino e Fabio Genco).
Dipartimento di Oncologia: Pierenrico Marchesa (Livio Blasi).
Dipartimento di Medicina Clinica: Salvatore Corrao (Alberto Maringhini e Francesco Di Gesù).
Dipartimento Diagnostica Avanzata e Servizi: Tommaso Aronica (Nunzia Scibetta).
Dipartimento Materno-Infantile: Vito Chiantera (Marcello Vitaliti).
Dipartimento di Pediatria: Giovanni Corsello (Mirella Collura e Paolo D’Angelo).
Dipartimento Testa-Collo: Vincenzo Immordino.
Dipartimento Diagnostica per immagini e Interventistica: Domenico Messana (Gaspare Arnone).
Dipartimento Cardio-Vascolare: Francesco Talarico.

Un incidente mortale è avvenuto all’alba di stamane a Villabate (Pa) in Viale Europa: una Volkswagen Golf ha speronato diverse auto parcheggiate prima di schiantarsi contro il muro di un negozio.

Il conducente, Salvatore Scirè, 39 anni, palermitano, è morto nonostante l’intervento dei sanitari del 118.

Sull’asfalto nessun segno di frenata, si presume un malore improvviso o un colpo di sonno. Le indagini sono condotte dagli agenti della polizia municipale di Villabate coordinate dal comandante Giuseppe Tuzzolino. Sul luogo dell’incidente sono arrivati anche i carabinieri della stazione di Villabate.

Numerose le iniziative avviate dai comuni siciliani, in queste ultime ore, a sostegno della popolazione Ucraina e per l’accoglienza dei profughi.

“L’ANCI Sicilia nel rinnovare la propria disponibilità a mettere in campo tutte le forze possibili per offrire assistenza e ospitalità, nel pieno rispetto delle normative vigenti per il contenimento dell’emergenza epidemiologica da Covid 19,  sottolinea che, oltre alle iniziative avviate dalle singole amministrazioni, molte delle quali hanno attivato delle mail cui inviare richieste e informazioni, da questo pomeriggio sul sito istituzionale dell’Associazione verrà attivato un form specifico per aderire all’appello e aiutare concretamente la popolazione ucraina. Il form, rivolto ai comuni e, per il loro tramite, anche ad associazioni e privati, sarà reso disponibile nell’home page del sito  www.anci.sicilia.it.”.

Lo ha detto Leoluca Orlando, presidente dell’ANCI Sicilia che, questa mattina, insieme con il segretario generale Mario Emanuele Alvano, ha preso parte alla riunione convocata dal presidente Musumeci per dare seguito alle esigenze manifestate dal Console generale dell’Ucraina a Napoli, Maksym Kovalenko, finalizzate a pianificare ogni misura idonea per l’accoglienza dei profughi sul territorio regionale.

“La nostra iniziativa – conclude Orlando – servirà a raccogliere tutte le disponibilità offerte dai comuni per favorire un più ampio coordinamento da parte della  Regione e delle prefetture”.

Un giovane avvocato palermitano – A.G. – ha partecipato al concorso pubblico, per titoli ed esami, per il reclutamento a tempo determinato di 8.171 unità (di cui 410 presso la Corte d’Appello di Palermo) da adibire all’ufficio per il processo.
In esito alla prova concorsuale, il suddetto avvocato non è stato inserito nella graduatoria degli idonei, avendo conseguito un punteggio di pochissimo inferiore a quello minimo (21).
Il mancato superamento della prova e il conseguente mancato inserimento nella graduatoria degli idonei è dipeso dalla non corretta valutazione della risposta fornita ad un quesito ambiguo in materia di “il piano triennale dei fabbisogni”.
Ed infatti, ove la P.A. avesse neutralizzato il suddetto quesito ambiguo, il candidato avrebbe conseguito un punteggio utile al superamento della prova scritta e all’inserimento in graduatoria.
Il giovane, pertanto, ha proposto, con il patrocinio degli avv.ti Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia, un ricorso innanzi al TAR Lazio Roma, chiedendo l’annullamento degli atti della procedura concorsuale.
Con il ricorso è stato rilevato che i quesiti sottoposti ai candidati devono essere caratterizzati da certezza ed univocità della soluzione giacchè la selezione dei capaci e dei meritevoli deve passare attraverso un test attendibile e corretto.
A sostegno delle censure mosse con il ricorso, gli avv.ti Rubino e Impiduglia hanno citato un recente precedente secondo il quale non “appare rispondente ai principi di imparzialità e buon andamento dell’Amministrazione addebitare ai candidati la mancata individuazione della risposta che meno si discosta dalla soluzione corretta”.
Il TAR Lazio Roma, con sentenza breve, ha accolto il ricorso patrocinato dagli avv.ti Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia, rilevando che, con riferimento al quesito contestato, nessuna delle tre alternative offerte ai candidati trova riscontro nel tenore testuale della disposizione normativa richiamata.
In esecuzione della suddetta sentenza l’Amministrazione dovrà rivalutare la posizione del ricorrente, e ciò “mediante una serie di possibili correttivi che rientrano nell’alveo delle proprie valutazioni discrezionali (a mero titolo di esempio: annullare il quesito e di rimodulare la soglia di sufficienza, oppure riconoscere il punteggio di 0,75, oltre al recupero della penalità di 0,375, come se anche la risposta data dal ricorrente fosse stata esatta)”.
Il ricorrente, pertanto, potrà ottenere l’inserimento nell’elenco degli idonei ed aspirare all’assunzione in servizio per effetto dello scorrimenti della graduatoria che verrà a breve attuata, data la rinuncia di taluni vincitori.

La Corte d’Assise di Palermo ha condannato Maria Grazia Demma, ispettrice della Polizia municipale, a 4 anni e 9 mesi di reclusione, e la figlia Simona Fichera a 3 anni e 3 mesi. Le due donne hanno gestito due case di riposo a Palermo e sono imputate di maltrattamenti e abbandono di persona incapace. E’ stata assolta, invece, la badante Franca Silvana Gnoffo. La Procura, nel corso della requisitoria, ha chiesto 9 anni e mezzo per la madre, 8 anni per la figlia, e 3 anni per la badante. Le due case di riposo “Anni d’Oro” e “Arcobaleno” sono state sequestrate dalla Polizia nel 2015. I poliziotti trovarono nelle due strutture anziani denutriti, puniti, legati e storditi da psicofarmaci. I 17 assistiti sono stati inoltre trovati disidratati e sottopeso come riportato nei referti dei medici che hanno visitato i pazienti dopo l’intervento della Polizia. A denunciare il tutto è stata una delle impiegate che si è rivolta agli inquirenti. Successivamente anche altre due impiegate, stanche di assistere ai soprusi sugli ospiti e alle vessazioni, hanno raccontato ciò che sarebbe accaduto nelle case di riposo. E la Polizia ha piazzato telecamere e cimici, che hanno testimoniato e confermato le accuse.

E’ in calendario il prossimo 3 giugno la prima udienza del processo al Tribunale di Palermo a carico di tre medici, appena rinviati a giudizio, imputati della morte di Candida Giammona, 40 anni, morta il 30 gennaio del 2021 dopo un travagliato parto alla clinica “Candela” di Palermo. Si tratta di Laura Carlino, 58 anni, specialista in Ostetricia e Ginecologia, Salvatore Bevilacqua, 60 anni, e Maria Genova, 33 anni. La Procura contesta ai tre medici di aver provocato la morte della donna in quanto – si legge nel capo d’imputazione – dopo averla operata con un taglio cesareo d’urgenza, ed estratto il neonato nonostante le circostanze del caso concreto quali la duplice rottura della parete posteriore dell’utero, non hanno effettuato l’intervento salvavita che sarebbe consistito nell’asportazione dell’utero”. La difesa invece ha opposto che non si è proceduto all’asportazione dell’utero per non infliggere una mutilazione in grado di pregiudicare future gravidanze della donna.

Il commissario regionale della Democrazia Cristiana Nuova, Totò Cuffaro, insieme ad una delegazione del partito, ha incontrato questa mattina il Presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, al PalaRegione di Catania.

“Noi della DC ci adopereremo per tenere unita la coalizione e ragionare insieme come meglio poter essere utili a questa terra difficile e martoriata ma che merita di essere amata e servita – dichiara Totò Cuffaro subito dopo l’incontro -. Con il presidente Musumeci c’è stato un confronto sereno ed equilibrato. Abbiamo ribadito che la  coalizione è un valore. E lo diciamo noi che siamo parte della coalizione anche se non siamo all’interno del governo. Vogliamo lavorare – prosegue Cuffaro – perché la futura coalizione di governo ci veda partecipi ma soprattutto ci veda uniti nella scelta di una candidatura che sia nell’interesse della Sicilia e dei siciliani”.

“Non abbiamo pregiudizi sui nomi – sottolinea il commissario regionale della DC Nuova – e su questo oggi ci siamo trovati d’accordo. Vogliamo soltanto ragionare su ciò che è utile per la Sicilia e per gli interessi dei siciliani e discutere del futuro di una coalizione che sia importante che rimanga unita e coesa”.

“Ho chiesto al presidente della Regione – conclude Cuffaro – di predisporre un disegno di legge che consenta agli operatori della sanità siciliana di poter andare in Ucraina, come volontari, usufruendo dell’aspettativa retribuita. Sarebbe un bel segnale di pace, non potendo fare altro che pregare, nei confronti di un popolo che sta attraversando un momento drammatico”.

«Dobbiamo sentirci tutti giocatori della stessa squadra, è la lezione più grande che ci viene dalla pandemia e bisogna creare un sistema di sanità pubblica che sia nelle condizioni di rispondere alle esigenze di tutti i cittadini», ha quindi affermato l’assessore.

«Voglio dire grazie per il dialogo che abbiamo avuto in questi mesi con il comparto sociosanitario di Confindustria Sicilia e facciamo un focus sulle prossime scadenze di programmazione, dobbiamo decidere insieme – ha sottolineato Razza -. Il sistema di lavoro di collegialità portato avanti con il presidente Albanese e con il presidente Ruggeri ci ha consentito di condividere alcuni punti avanzati che hanno riguardato anche l’integrazione tra pubblico e privato nelle progettualità già esistenti e il lavoro che dovrà essere fatto in vista degli obiettivi di programma del Pnrr. In Sicilia il peso del sistema sanitario sul Pil è del 13% e nelle aree più svantaggiate le potenzialità di crescita sono enormi. Oggi servono scelte concrete e rapide», ha concluso Razza.

C’è la nostra ovvia e ampia disponibilità ad incontrare i rappresentanti di Anci Sicilia e il suo presidente per ascoltare le loro ragioni in merito all’adeguamento delle indennità e al terzo mandato dei sindaci, su cui peraltro mi sembra ci sia larga convergenza sia da parte del governo che dall’Assemblea”.

Lo scrive in una nota il Presidente dell’Assemblea Regionale siciliana, Gianfranco Miccichè in risposta alla nota dell’Anci Sicilia.

La Cassazione ha confermato la condanna a 7 anni e 6 mesi di carcere inflitta prima dal Tribunale di Sciacca e poi dalla Corte d’Appello di Palermo ad un anziano di 83 anni di Gibellina, in provincia di Trapani, imputato di violenza sessuale a danno di una nipote, all’epoca della commissione del reato, nel luglio 2018, di 7 anni. Lui è il nonno materno della vittima. La figlia e il genero dell’imputato si sono costituiti parte civile tramite l’avvocato Calogera Falco, del foro di Marsala. Le violenze sono avvenute nell’abitazione dell’ottantenne, a Gibellina.