Redazione Palermo, Autore presso Sicilia 24h - Pagina 67 di 321
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Tanto tuonò che piovve. Forza Italia sempre più indebolita a livello regionale , la notizia di oggi che all’interno del partito azzurro a Palazzo dei Normanni la desistenza armata tra i miccicheiani e anti-miccicheiani è finita nel peggior modo possibile.

I cosiddetti dissidenti alla linea Miccichè hanno defenestrato il capogruppo del partito, Tommaso Calderone , di stretta osservanza al Presidente dell’Assemblea e di fatto domani eleggeranno Mario Caputo come nuovo capogruppo.

Praticamente le liti e le incomprensioni degli ultimi mesi hanno portato alla rottura clamorosa, da un lato i filo governisti che vogliono il Musumeci bis e dall’altra i Miccicheiani che sono in posizioni alternative e hanno messo un niet sul governatore di Militello in Val di Catania.

Nel gioco di forza adesso Miccichè si trova inaspettatamente in minoranza.

Caputo , Falcone, Savona, La Rocca Ruvolo, Pellegrino, Papale e Gallo Afflitto, dall’altra Miccichè, Calderone,Mancuso, Ternullo, Lantieri, Grasso che rivendicano la linea di rottura al governatore.

Il casus belli sembrerebbe stato innescato da Calderone che di fatto con lega e grillini domani bloccherà il ddl governativo per il ricambio dei manager della sanità, uno stop alle velleità di Musumeci.

Di rimando Micicchè adesso è tentato ad azzerare le commissioni parlamentari e ben 3 commissioni vedono come Presidenti tre dissidenti.

Forza Italia sta arrivando alle prossime amministrative e regionali come un partito lacerato con troppi veleni e poche idee . A questo punto si dovrà capire quali saranno gli sviluppi dopo il clamoroso sgambetto interno a Miccichè che non può passare in cavalleria.

“Le commissioni dell’Ars appaiono immobili, abbiamo davanti ancora 8 importanti mesi di legislatura, proviamo a dargli nuova verve, rivotando i componenti che sono praticamente gli stessi del 2017 e che per prassi avrebbero dovuto ruotare a metà percorso. Sono certo che la Sicilia non potrebbe che trarne benefici”. Lo afferma il capogruppo del M5S all’Ars Nuccio Di Paola, che oggi, nel corso di un intervento in Aula,  ha avanzato questa richiesta alla presidenza dell’Assemblea.
“Non vedo – dice Di Paola – perché dovremmo trascinarci stancamente verso le nuove elezioni in una eterna campagna elettorale destinata a mortificare i bisogni dei siciliani. Una nuova composizione di questi organi potrebbe movimentare i lavori di un Parlamento che deve essere operativo ed efficiente fino all’ultimo giorno utile. Otto mesi non sono tantissimi, ma neanche pochi e se anche una legge in più dovesse arrivare al traguardo, sarebbe sicuramente qualcosa di importante”.

L’aumento esorbitante dei costi dell’energia e delle materie prime sta gravando pesantemente su condizione economica e qualità della vita di famiglie ed imprese italiane.
Gli effetti drammatici e rovinosi del conflitto tra Russia ed Ucraina stanno generando un riverbero insostenibile su un’Europa già profondamente colpita, al pari del resto del mondo, dall’incedere della pandemia da Covid-19.
In Italia si registrano aumenti di circa il 95% nel primo trimestre del 2022 sulle bollette del gas e oltre il 131% in quelle della luce, con l’aggravio del costo di benzina e gasolio schizzato alle stelle, zavorrato da accise ed Iva.
Una situazione oggettivamente fuori controllo che sta generando una crisi economica e sociale di proporzioni abnormi, coinvolgendo ogni comparto della società. Il dibattito ideologico e politico in merito alle possibili soluzioni da adottare per arginare questo inquietante trend impazza: cittadini, famiglie, mondo dell’industria e dell’imprenditoria a tutti i livelli rischiano un inevitabile tracollo.
Il Segretario regionale dell’Udc Sicilia, Decio Terrana, Responsabile Nazionale Enti Locali del partito centrista, esprime la sua valutazione sul frangente estremamente complesso e delicato che condiziona il presente ed avversa il futuro di ognuno di noi.
In questi contesti di assoluta emergenza su scala mondiale, istituzioni e classe politica devono dar prova a cittadini ed elettori di raziocinio, efficienza e solerzia. La pandemia da Covid-19 ha già dilaniato la nostra società sul piano umano, sociale, sanitario ed economico. Non abbiamo ancora smaltito gli effetti psicologici, emotivi e sostanziali, sgradevole retaggio delle ondate di Coronavirus, che ci ritroviamo a vivere il dramma del conflitto tra Russia ed Ucraina con l’insostenibile riverbero trasversale che ne consegue. Non esiste guerra che abbia ragion d’essere in una società civile. Solidarietà, buonsenso e dialogo devono ispirare la tutela dei beni più preziosi su cui si fonda la nostra esistenza: la vita umana e la pace tra i popoli. L’impennata folle dei costi di luce e gas, unitamente all’aumento esponenziale del prezzo del carburante, sta mettendo in ginocchio famiglie ed imprese italiane. Ritengo sia letteralmente inconcepibile pensare che nuclei familiari ed attività commerciali, che già stentavano a sostentarsi ed a far quadrare i conti in piena recessione economica post Covid, possano reggere autonomamente costi di gestione più che raddoppiati senza andare incontro ad un tracollo. Tagliare l’accise sulla benzina, tassa di scopo ormai diventata da troppo tempo una costante,  riducendo drasticamente l’entità delle imposte su gas e carburante, potrebbe certamente attutire il peso dell’emergenza. Sarebbe di fatto un primo step per sostenere la causa di famiglie e lavoratori ed allentare la morsa della crisi sulla nostra economia. 
Credo sia un dovere da parte di profili ed organi istituzionali di riferimento attualmente al Governo Nazionale, così come di tutta la classe politica, concertare una soluzione per reperire le risorse sufficienti ad ammortizzare i rincari clamorosi che oggi gravano totalmente sulle spalle dei cittadini. Lungaggini e rigidità burocratiche, sterili beghe di partito e questioni di mera opportunità devono essere accantonate senza indugi. Servono fluidità, concretezza ed immediatezza, oltre che una visione più ampia delle strade da percorrere. Penso a forme di incentivazione e sviluppo delle cosiddette energie alternative, al ripristino ed all’utilizzo delle numerose piattaforme da cui è possibile estrarre ingenti quantità di gas sul territorio nazionale. I pozzi potenzialmente attivi, misteriosamente non eroganti, presenti in Italia sono oltre 750. Attivare l’iter burocratico utile ad autorizzarne il funzionamento, procedendo all’estrazione del gas autonomamente e provvedendo al fabbisogno nazionale, implicherebbe costi di gran lunga inferiori a quelli attualmente sostenuti per l’importazione dall’estero. Bisogna fermare ogni forma di speculazione, ottimizzando e valorizzando le risorse interne. Anche in Sicilia – conclude il leader regionale dell’Udc – possiamo fare molto in questo senso: penso ai giacimenti di gas Argo e Cassiopea, situati tra Gela e Licata, facenti parte di un protocollo d’intesa firmato dal Ministero dello Sviluppo Economico nel 2014. Accelerare il processo burocratico e documentale per le relative autorizzazioni, propedeutiche all’attivazione, consentirebbe alla nostra regione di poter implementare la produzione di gas siciliano in misura notevole. Idem il progetto per la costruzione del rigassificatore a Porto Empedocle, tema spinoso e divisivo in ambito politico e sociale su cui servirebbe una profonda ed accurata riflessione, tornato fortemente d’attualità in questi giorni così difficili”.

A Palermo, al palazzo di giustizia, lo scorso primo giugno, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Claudia Rosini, a conclusione del giudizio abbreviato nell’ambito delle inchieste antimafia, su rapporti con la politica e massoneria deviata, tra Licata e Campobello di Licata, cosiddette Halycon e Assedio, ha emesso 8 condanne e 3 assoluzioni. Sono stati inflitti 20 anni di reclusione ad Angelo Occhipinti, 66 anni, presunto nuovo capo della famiglia mafiosa di Licata, poi 12 anni a Raimondo Semprevivo, 48 anni, imprenditore edile, presunto braccio destro di Occhipinti, poi 12 anni a Giovanni Mugnos, 54 anni, 10 anni e 8 mesi a Giuseppe Puleri, 41 anni, 10 anni e 8 mesi ad Angelo Lauria, 46 anni, 10 anni e 8 mesi a Lucio Lutri, 61 anni, funzionario della Regione Siciliana, 10 anni e 8 mesi a Giacomo Casa, 65 anni, e 2 anni e 4 mesi a Marco Massaro, 36 anni. Gli imputati assolti sono stati Vito Lauria, 50 anni, Angelo Graci, 33 anni, e Giuseppe Galanti, 62 anni. Ebbene, adesso in Appello, a conclusione della requisitoria, la Procura Generale, tramite Maria Teresa Maligno, ha proposto la parziale conferma della sentenza di primo grado. In particolare, ha chiesto la condanna a 10 anni e 8 mesi di reclusione ciascuno per due dei tre imputati assolti: Vito Lauria e Angelo Graci. Poi il PG ha chiesto la conferma delle altre 8 condanne inflitte dal Tribunale. L’assoluzione di Giuseppe Galanti non è stata impugnata.

I giudici della terza sezione penale della Corte di Appello di Palermo, ribaltando la sentenza di primo grado del tribunale di Agrigento, hanno disposto l’assoluzione per non avere commesso il fatto nei confronti di quattro persone accusate di aver rubato in casa di un anziano medico. Si tratta di Giuseppe Matina, 51 anni, Amedeo Restivo, 28 anni, Gianluca Stagno, 31 anni, e Jenny Ehing, 28 anni. Tutti erano stati condannati in primo grado ad un anno di reclusione. Il verdetto, però, è stato riformato dalla Corte di Appello che adesso li ha assolti.

La vicenda risale al 2011. Secondo la ricostruzione accusatoria, che però non ha retto al vaglio dibattimentale, i quattro sarebbero entrati in azione utilizzando una scusa: la ragazza, infatti, si sarebbe fatta aprire la porta di casa dal medico dicendo di stare male e di essere incinta. Una volta dentro però all’uomo sarebbero stati sottratti quasi 400 euro. La vittima, nel frattempo deceduta, aveva riconosciuto in foto tre dei quattro imputati ma non è bastato per avere la certezza che fossero stati loro a compiere il furto.

“Sull’escalation senza sosta dei listini dei carburanti dovranno intervenire la magistratura e l’Antitrust”. Così annuncia Francesco Tanasi, segretario nazionale del Codacons, che ha presentato un esposto alle 9 Procure della Repubblica siciliane e all’Autorità garante della concorrenza, chiedendo di indagare sugli abnormi rincari dei prezzi di benzina e gasolio alla pompa e su possibili speculazioni in atto a danno di consumatori e imprese. Tanasi afferma: “In questi giorni i listini dei carburanti venduti nei distributori sono letteralmente fuori controllo, con la benzina che in modalità self viaggia verso i 2,3 euro al litro e costa in media il 39,3% in più rispetto allo stesso periodo del 2021, mentre il gasolio sale addirittura del + 51,3%. Sono aumenti la cui entità non appare giustificata né dalle attuali quotazioni del petrolio, né da riduzioni delle forniture sul territorio legate alla guerra in Ucraina, senza contare che benzina e gasolio venduti oggi nei distributori sono stati acquistati mesi fa, a prezzi sensibilmente inferiori. Il rischio è che i rincari dei prezzi alla pompa possano essere dopati da fenomeni speculativi tesi a sfruttare la delicata situazione in Ucraina per incrementare i guadagni a danno di consumatori e imprese. Per tale motivo presentiamo un esposto all’Antitrust e alle 9 Procure di tutta Sicilia, chiedendo di aprire indagini sul territorio con l’ausilio della Guardia di Finanza e accertare eventuali speculazioni e illeciti, alla luce delle possibili fattispecie di aggiotaggio e manovre speculative su merci” – conclude. Aggiunge chi scrive: “Perché il signor Draghi, contro le speculazioni delle compagnie, non impone un tetto massimo al costo del carburante, o non riduce le accise? Anche il ministro Cingolani glielo ha detto, che si tratta di una colossale truffa. Forse il signor Draghi è troppo impegnato a chiudere le televisioni locali. Così questo i cittadini non lo sanno. Come fa Putin in Russia”.

Il capogruppo del Partito Democratico all’Assemblea regionale siciliana, Giuseppe Lupo, e il vice capogruppo Michele Catanzaro, esprimono sostegno ai lavoratori e alle rappresentanze sindacali dell’Esa, l’Ente di sviluppo agricolo, attualmente in agitazione. E affermano: “Abbiamo incontrato i lavoratori e già predisposto un ordine del giorno da presentare in Assemblea per chiedere al governo regionale di accogliere le proposte delle organizzazioni sindacali per la valorizzazione dei lavoratori e per assicurare stabilità gestionale all’ente”.

Tensioni in casa Forza Italia siciliana. Il coordinatore regionale, Gianfranco Miccichè, rilancia: “Non ho nessuna intenzione di dimettermi dalla carica”.

Si tratta di una smentita a fronte di alcune indiscrezioni pubblicate secondo cui il leader siciliano di Forza Italia avrebbe espresso l’intenzione di dimettersi dopo le elezioni Regionali, a seguito della spaccatura all’interno del partito e alle critiche da parte di alcuni esponenti azzurri come l’assessore Marco Falcone che ha definito “ondivaga” la gestione di Miccichè, sollecitando una riorganizzazione del partito. Le divisioni all’interno di Forza Italia sarebbero state innescate dalla riunione che si è svolta sabato sera all’Assemblea Regionale in collegamento telefonico anche con Silvio Berlusconi e in presenza della senatrice Licia Ronzulli, venuta a Palermo per discutere delle prossime elezioni Comunali e Regionali. All’incontro non hanno partecipato alcuni esponenti del partito come gli assessori regionali Marco Falcone, Gaetano Armao e Marco Zambuto.

Nel corso della riunione è stata decisa la candidatura di Francesco Cascio, esponente di Forza Italia, a sindaco di Palermo. Secondo la componente del partito che contesta Miccichè, la candidatura di Cascio sarebbe stata avanzata dall’ex presidente del Senato Renato Schifani, anche lui critico con Miccichè. Il segretario cittadino del partito, Andrea Mineo, afferma invece, in una nota diffusa alla stampa, che è stato proprio Miccichè a proporre alla Ronzulli la candidatura di Cascio

Sistematicamente qualche frangia del partito tenta di sferrare attacchi al coordinatore regionale Gianfranco Miccichè con motivazioni risibili e inconcludenti. Gli stessi che chiedono collegialità poi disertano gli incontri politici collegiali”.

Lo scrivono in una nota i Seniores di Forza Italia di Sicilia.

“Questo ormai periodico attacco strumentale a Miccichè – scrive in una nota il coordinatore regionale Salvatore Sparacino – è diventata, come già detto in altre occasioni, ormai monotona e fastidiosa, oltre ad essere controproducente per tutti perché danneggia il partito siciliano che grazie a Miccichè è risalito a numeri importanti dopo il tragico periodo delle percentuali dello zero virgola. Non è il momento – aggiunge – di riproporre polemiche sterili alla vigilia di importanti competizioni elettorali, ma in un momento così delicato e importante, occorre un forte e chiaro richiamo all’unità di tutti a cominciare da chi, dentro Forza Italia, ricopre importanti ruoli politici e di governo della Sicilia. Chiedere collegialità nelle decisioni e poi non presentarsi agli incontri di partito la dice lunga sulla bontà di queste tesi sostenute da qualcuno. I Seniores di Sicilia – conclude Sparacino – ribadiscono di sostenere convintamente e fortemente l’operato e l’impegno di Gianfranco Miccichè per rafforzare ulteriormente la crescita di Forza Italia in Sicilia”.

Nel gennaio 2020, il Consiglio Comunale di Palermo aveva disposto l’istituzione di due nuove sedi farmaceutiche: una nel quartiere Uditore e l’altra nel quartiere Arenella.
Il Tar Sicilia Palermo, accogliendo il ricorso proposto dalle titolari di una farmacia del quartiere Uditore in prossimità della quale sarebbe stata istituita la nuova farmacia, assistite in giudizio dagli Avv.ti Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia, annullava il provvedimento di istituzione della nuova sede farmaceutica nel quartiere Uditore, per la mancata valutazione, da parte del Comune di Palermo, dei necessari pareri dell’ASP e dell’Ordine dei Farmacisti.
Tale sentenza, impugnata in appello dai titolari della nuova farmacia, è stata confermata in secondo grado dal Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana che, pronunciandosi sulla vicenda, ha dichiarato definitivamente l’illegittimità dell’istituzione della nuova farmacia nel quartiere Uditore, condividendo le censure formulate già in primo grado e ribadite in appello dai legali Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia, difensori dei titolari della farmacia già esistente e operativa nel quartiere Uditore.
In appello, i legali Rubino ed Impiduglia hanno difatti ribadito come, pur sussistendo, secondo la normativa di riferimento, la competenza del Comune in materia di istituzione e localizzazione delle farmacie, questo non possa prescindere dalla previa acquisizione e valutazione obbligatoria dei pareri dell’Azienda Sanitaria Provinciale e dell’Ordine dei Farmacisti per l’istituzione di nuove sedi farmaceutiche; sottolineando, altresì, come, nella delibera contestata, non erano state espresse le ragioni che avevano indotto il Comune ad istituire le nuove sedi farmaceutiche proprio nei quartieri Uditore e Arenella anziché altrove.
Il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Sicilia, condividendo le censure fatte valere in giudizio dalla farmacia appellata difesa dagli avv.ti Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia in entrambi i gradi di giudizio, ha respinto in toto il ricorso proposto dai titolari della nuova farmacia, confermando di fatto la sentenza di primo grado emessa dal TAR Palermo.